I danni causati dai social network

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A volte mi si accusa di essere troppo “futurista”.
In tutti i post in cui parlo di come promuovere le proprie attività, cito i social network come veicoli fondamentali della voce di ciascuno di noi. Soprattutto di chi è slegato dai grandi circuiti di distribuzione, come gli scrittori autoprodotti, i blogger, chi fa musica indie etc.
Sapete anche che odio il luddismo in tutte le sue forme, e mal sopporto tutti i discorsi nostalgici del tipo “com’era bello il mondo senza i computer, quando giocavano a mosca cieca dalla mattina alla sera“. Sono palesi idiozie, soprattutto se vengono scritte su Facebook, che di Internet 2.0 è l’emblema, il simbolo assoluto.
Tuttavia non sono ottuso. Noto anch’io che per certe persone l’uso dei social network è diventato patologico. Ci sono serie ricerche scientifiche che mettono in guardia sui possibili danni causati dai social. I problemi principali che possono sorgere sono questi.

  • I social network aumentano l’ansia di chi ne fa abuso.
  • I social network causano malumore.
  • I social network possono accresce l’irritabilità.
  • Più genericamente i social network possono alterare l’umore senza che vi siano effettive ragioni.
  • I social network alterano la capacità di giudizio.
  • Di conseguenza distorcono o annullano l’obiettività di una persona.
  • I social network aumentano il fenomeno del cyberbullismo, soprattutto negli adolescenti;
  • I social network ci obbligano a essere sempre multitasking, distorcendo così il nostro livello d’attenzione.
  • I social network riducono la vita più a essere vista attraverso uno schermo che non vissuta.
  • I social network aumentano vertiginosamente il senso di competitività.

Una bella galleria degli orrori, vero? E mi sono limitato a citare le voci più citate dagli psicologi, evitando di scendere nel dettaglio.
Una cosa interessante di questi studi è il sottolineare che ci troviamo ancora in piena fase di intossicazione. In fondo i social, gli smartphone, i tablet etc esistono solo da pochi anni. Fa qualche tempo avremo una fase di stabilizzazione, e forse perfino di (lieve) rigetto.

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Nel mentre, che fare? Vivere in una capanna di bambù, isolati dal mondo?
La risposta ovviamente non può essere questa.
Occorre semmai imparare a utilizzare i social network. Essi sono strumenti. Come tutti gli strumenti possono fare male o bene a seconda di chi li utilizza. Un’auto è di per sé pericolosa? No. Ma se la guida un ubriaco, un drogato o un cieco, può trasformarsi in un’arma letale. Idem per milioni di altri oggetti, applicazioni, software o altro.
Sarebbe dunque utile capire che Facebook, Twitter e compagnia possono essere fondamentali strumenti di lavoro e di socializzazione, se usati in modo consapevole.
Ed è qui che casca l’asino: la gente oramai non vuole imparare nulla. Si getta a capofitto nelle cose, senza leggere il “libretto di istruzioni”, causando danni su danni. Sintomo di una società distratta e stupida di suo, non certo per colpa di Facebook.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

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16 commenti

  1. Cavoli….hai ragione, su tutta la linea! Credo che Second life non sia affatto sparita, anzi! ma mi chiedo: qual è la vita reale, quella che viviamo ogni giorno, o quella dei social?

  2. L’esperienza che ho vissuto in questi giorni mi ha insegnato che i social network causano un altro tipo di problemi, con un sacco di gente che parla per partito preso di una cosa senza nemmeno averla letta fino in fondo…e qui mi fermo per il momento. Quell’esperienza in fondo è finita bene e forse nei prossimi giorni metterò nero su bianco tutta una serie di considerazioni.
    Alle volte come dici basterebbe semplicemente sforzarsi di leggere veramente il “libretto delle istruzioni” e anche qualcosa d’altro. 😉

    1. I social network fanno cadere le inibizioni. Certe cose che faccia a faccia non diremmo mai, su Facebook, Twitter e altrove vanno a ruota libera.
      Bisognerebbe mantenere un po’ di sangue freddo anche nel virtuale. Ma è difficile, lo ammetto.
      Però è obbligo almeno provarci.

  3. Secondo me molto dipende dal fatto che la stragrande maggioranza degli utenti dei social network sono novellini della rete.
    Io in certe “trappole sociali” c’ero cascato agli albori dei newsgroups su usenet, ai tempi di mIRC, etc. e ricordo che era una vera droga, non riuscivo a non pensarci, non riuscivo a starne lontano. Era un mondo nuovo di cui non conoscevo ancora i confini e che dava una grandissima illusione di libertà.
    Oggi esistono moltissime persone che hanno scoperto la rete da facebook in poi e che quindi non hanno ancora sviluppato gli anticorpi necessari a battere quell’esuberanza da monitor. Ma tutto sommato non credo sia poi così grave.

    1. Dipende da quali casi ti imbatti.
      A me è capitato di vedere cose che forse è esagerato definire gravi, ma che senz’altro non sono nemmeno da minimizzare.
      Inoltre che, a livello d’impatto sociale e psicologico, i social network siano fattori chiave per l’evoluzione dei rapporti interpersonali.

      1. Beh, io parlo di un livello medio di assuefazione/atteggiamenti.
        Io da adolescente per socializzare andavo “in comitiva” e passavo pomeriggi interi davanti ad un bar, una pizzeria a taglio, una sala giochi, etc. dove ho assistito a delle cose anche molto gravi, ma mediamente tutte le persone che ho conosciuto in quel contesto sono poi rientrate nei normali standard di socializzazione.

  4. non sapevo che i social network potessero influenzare così tanto l’umore! sono stati fatti degli studi in proposito?

    riguardo al multitasking confermo in pieno, tanto che di solito quando ho intenzione di scrivere devo chiudere tutto il resto per non farmi distrarre (e a volte non basta).

    in generale sono d’accordo con la tua linea, e io stesso cerco di fare un uso ragionato dei social. il che non vuol dire necessariamente “serio”, perché passa sempre il messaggio che se una cosa ha un contenuto leggero o divertente non possa essere un’attività “seria”.

    1. Eccome se ci sono degli studi in merito.
      Del resto i social hanno rivoluzionato il tempo e le attività di moltissime persone, è inevitabile che condizionino anche i comportamenti.
      L’importante in realtà è cercare di usarli e di non farsi usare. Che poi basterebbe un po’ di sangue freddo, mica chissà cosa.

  5. Condivido tutto quanto in toto. Conosco un paio di persone che soffrono il “mal da Facebook” e ti assicuro che non sono belle cose… tanto da sentirli parlare solamente di ciò che capita su Facebook, fare ragionamenti astrusi sui commenti ricevuti, creare e cancellare simpatie solo in base ai mi piace delle persone, e soprattutto a ignorare tutto ciò che là sopra non è documentato.
    Il fatto – come tu stesso sottolinei – è che i social sono in realtà degli strumenti, e come tali sono neutri, siamo ‘noi’ che ne facciamo un uso errato, o male interpretiamo le sue potenzialità.
    Però… Secondo me chi ha creato questi strumenti non è proprio innocente al 100%. Così come chi produce pistole di sicuro non le fa per piantare fiori nei giardini (per quanto si dica che non è la pistola a uccidere, bensì l’uomo che tira il grilletto).
    Chi sta dietro ai social ha sicuramente schiere di psicologi capaci di comprendere come fare ad attirare l’attenzione delle masse. Più persone utilizzano lo strumento, e più tale uso è vasto, maggiori sono gli introiti.
    Di sicuro non è nei loro scopi creare patologie… ma non credo gli dispiaccia se si genera una “innocente dipendenza”.
    Non è un caso che Google stia tentando in tutti i modi, anche i più biechi (come quello di deviare tutti i suoi vecchi servizi, non ultimo Gmail, verso il suo G+), per convincere/forzare le persone a entrare e usare il suo social network.

    1. Di persone così dipendenti da FB (o da Twitter) ne conosco anch’io alcune. Fanno un po’ paura…

      Riguardo ai meccanismi che stanno dietro alla nascita (e al continuo perfezionamento) dei social ci sono senz’altro degli studi complessi, proprio come dici tu.
      Oramai però siamo oltre allo step di porsi delle domande in merito al loro utilizzo, eticamente parlando. Per chi svolge certe professioni i social sono oramai indispensabili… quasi tutto “il marketing” viene da essi.
      Occorre però stare attenti a non farsi fagocitare del tutto.
      Sono stato testimone di guerre ferocissime su FB, tutto per aver insultato un film o una squadra di calcio.
      Praticamente è l’esaltazione estrema di ciò che già accade nel mondo reale.

      Forse, proprio in quest’ottica, i brand sanno di poter far leva su un’immedesimazione ancora più netta, proprio attraverso i social. Solo che a volte i risultati fanno paura.

  6. Hai perfettamente ragione. La questione della competività fa quasi paura. Ormai vita virtuale e vita reale si sono unite, non si tratta più di generarsi un “avatar”, ormai si è la stessa persona e la gente usa FB nel modo più sbagliato in assoluto e gli smartphone-tablet-ecc hanno peggiorato tantissimo la situazione. Internet è un mezzo molto potente ed ha una doppia faccia, si deve saper utilizzare se non ci si vuol fare male, ne sono sempre più convinta.

  7. Citando Spiderman 🙂 “Grandi poteri, grandi responsabilità”. I social network ci offrono un “potere” (connettività, comunicazione, aggregazione in tempi brevissimi, impensabili sino a pochi anni fa) che molti non hanno ancora imparato a gestire correttamente (o forse hanno imparato benissimo e approfittano lucidamente degli aspetti peggiori che hai elencato per meschini fini personali).
    Ci vorrà sicuramente del tempo per abituarsi, ma temo che gli abusi esisteranno sempre, come continuano a esistere i guidatori imprudenti benché le auto esistano da più di un secolo e nonostante che prima di poter guidare occorre fare un esame molto accurato per dimostrare di saperlo fare correttamente.

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