Ha senso parlare di nerd?

orcus

Non mi sono mai pronunciato ufficialmente sulla questione “i nerd hanno vinto!”, contrapposta alla teoria opposta, vale a dire “i finti nerd hanno rovinato tutto”.
O forse qualcosa avevo già accennato, qui sul blog o sui social, ma sinceramente non ricordo, e non ho voglia di controllare.
Perciò facciamo che oggi spendo due parole in merito, magari cercando di prendere il discorso da un altro punto di vista.
Cominciamo col dire che odio la parola nerd. L’ho sempre vista come un esempio di ghettizzazione, spesso di autoghettizazione, e in alcune occasioni lo ritengo un termine usato come insulto, puro e semplice.
Per questo non mi definisco un nerd, non sono un nerd, e non vado in giro a definire le gente coi miei stessi interessi con questa parola. Se loro lo fanno, nulla da eccepire. Probabilmente hanno una sensibilità diversa o magari, semplicemente, se ne fregano.

Mi piace piuttosto affermare che ho delle passioni particolari. Ma, anche qui, è una questione di lana caprina. Negli anni ’70-’80-’90 il nerd veniva accusato (tra le altre cose) di occuparsi di cose non attinenti alla realtà, ai problemi del mondo vero, di sviluppare hobby che non hanno alcuna attinenza con la vita adulta.
Se la definizione può tecnicamente avere senso, mi chiedo perché un nerd doveva subirsi questi pipponi, mentre il fan di un cantante o il tifoso di una squadra di calcio venivano quasi sempre ritenuti individui normali dotati di “forti passioni”.
Ora probabilmente le cose vanno diversamente. Guardare Game of Thrones o The Walking Dead è socialmente accettabile.
Quindi, venendo al dunque, se dovessi per forza definire con un termine preciso questo insieme di mie passioni userei questo: appassionato di cultura pop.
Ma sto divagando.

I nerd sono stati sdoganati da un ventennio a questa parte?
In parte sì.
C’è chi dà il merito di questo a programmi come Big Bang Theory, che altri invece indicano come fonte di ogni male.
Io appartengo al primo partito: adoro BBT (beh, le prime stagioni) e non ritengo che abbia fatto del male alla categoria, pur rappresentandola a tratti in modo decisamente parodistico. Anche se io conosco diversi “nerd” che hanno poco da invidiare alle fisse di Sheldon Cooper.

Dopo questa specie di ribaltone ideologico la cultura nerd è stata in qualche modo sdoganata.
Buona parte di questa conquista – ammesso che sia tale – lo si deve anche al grande successo di prodotti di larghissimo consumo, come i film sugli eroi Marvel e DC, sul Signore degli Anelli, sugli zombie etc.
Se vent’anni fa mi avessero detto che la gente comune – quella che non leggerebbe un libro o un fumetto nemmeno sotto tortura – sarebbe andata in giro indossando le magliette di Iron Man o del Dottor Who, beh, sarei scoppiato a ridere. Sono figlio dei tempi in cui solo i trekker più sfigati (perdonatemi, ma è così) andavano a spasso indossando i pigiami della Flotta Stellare, e degli anni in cui l’Uomo Ragno era quello della canzone degli 883.
Che ora il buzzurro ignorante e fiero di esserlo indossi la felpa di Capitan America è una specie di rivincita, sì.
Una rivincita un po’ amara.

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Non si è mia troppo vecchi per indossare la giacca di pelle di Capitan America (http://amzn.to/2sYFMd6).

A godere di questa vittoria sono infatti i grandi brand e le grandi produzioni, che oltre a vendere film riescono a saturare il mercato con gadget di ogni genere.
Ma questi clamorosi successi hanno aumentato la vendita di libri o di fumetti?
No, anzi: questi settori sono in crisi clamorosa, scalzati da altri in cui l’impegno cognitivo è decisamente minore. Penso per esempio ai social media, sdoganati come passatempi universali, e il cui utilizzo, se non viene fatto a fini professionali, è davvero semplice e istintivo (non richiede cioè una cultura, né l’arricchisce).
In quanto autore e studioso di certe tematiche – per esempio del fantastico – non vivo cambiamenti concreti in questa rivincita dei nerd.
Chi va a vedere Deadpool non compra i miei ebook, ma nemmeno compra i fumetti che hanno per protagonista il medesimo supereroe. Di fatto essi appartengono a un mercato chiuso che va dai film alle t-shirt, sforando di tanto in tanto nei videogame.
Attenzione: non ne faccio un discorso d’odio, visto che io stesso sono un collezionista di t-shirt a tema “nerd” (vedi foto). Le mie considerazioni sono di carattere pratico. Spero che si capisca.

Per farvi capire quanto questo sdoganamento di una imitazione di cultura “nerd” sia inutile, vi cito un breve aneddoto personale: conosco un tale che crede che Batman sia stato inventato da Nolan, con buona pace di tutto ciò che c’è stato prima della trilogia del Cavaliere Oscuro. Questo tizio, che è un’evidente caso limite dei finti nerd, ce l’ha con il nuovo volto di Batman, Ben Affleck, perché a suo dire “rovina il personaggio creato da Nolan”.
Un caso limite, evidentemente, ma nemmeno poi tanto.
Quando contribuirà questo tizio a migliorare la cultura di settore? Quanti soldi porterà nelle casse di autori e CE del fantastico?
Ve lo dico io: zero.
Perché gente così non leggerà un fumetto di Batman nemmeno se dovesse farlo per lavoro.
E scusate se ne faccio una questione (anche) di soldi.

batarang.jpg
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8 commenti

  1. il termine nerd non lo amo troppo nemmeno io, spesso veniva associato per persone che non esagero nel definire sociopatiche. un appassionato di cultura pop e del fantastico invece l’ho sempre considerato una persona curiosa, con interessi variegati e che non disprezza le contaminazioni di genere.
    il “nerd” di oggi invece mi sembra più legato ai grandi franchising del settore, con poca di approfondire, con cultura fumettistica praticamente assente. quindi i colossi anche grazie a questo pubblico non vedono più la necessità di rischiare, perché è molto più redditizio e a basso rischio lanciare l’ennesimo reboot. Quindi no, non direi che i “nerd” hanno vinto.
    La speranza per un certo tipo di storie forse sono piattaforme come Netflix che può proporre qualcosa di diverso, o che quando ripesca dagni anni 80 lo fa con intelligenza e gran gusto, come Strangers Things

    1. Esattamente: i nerd fieri di esserlo che ho conosciuto sono in buona misura dei sociopatici. Gli altri, quelli meno imbruttiti, sono appassionati di cultura pop, come dici tu aperti a contaminazioni di genere.
      E concordo anche ciò che dici a proposito degli anni ’80: io li adoro, ma vanno citati con intelligenza e possibilmente con approfondimenti sulla cultura dell’intrattenimento di quegli anni, da cui ancora oggi registi e scrittori saccheggiano a piene mani.

    1. Dicevo, prima che l’app mi sminchiasse il commento, se intendiamo un nerd come un appassionato di una o più cose.
      Credo che sia un po’ come la parola negro in italiano: chi la vede negativa, chi no.
      Per me, nerd non è negativa – non è mai stata usata per insultarmi, di solito sono stato deriso per una passione specifica e non per tutte nell’insieme.
      Personalmente la trovo comoda per descrivere un appassionato a una certa gamma di attività, spesso collegate tra loro dalla transmedialità, ma capendo che ad alcuni non piace, cerco di non abbinarla alle persone specifiche diverse da me 😛

  2. Sono d’accordo con te, anche a me il termine “nerd” non è mai andato molto giù, mi sembra più che altro una delle tante etichette che appiccichiamo agli altri e a noi stessi, o che magari vengono appiccicate su un prodotto per venderlo. Conosco gente che condivide i meme con Cthulhu (generalmente lo scrivo sempre sbagliato, lo so) e ha il relativo pupazzetto in versione carina, ma al nome H. P. Lovecraft ti risponde ” Eh?” .
    Non scherzo, non hanno idea di chi sia, no hanno mai letto niente di suo e probabilmente credono che il detto grande antico sia il personaggio di un cartone animato, che ovviamente non hanno mai visto. Detto questo è un bel momento per molti miei interessi che coincidono con l’universo cosiddetto nerd, è innegabile, ad esempio dalle mie parti (Genova) non ho mai visto tanto interesse per il GDR da 20 anni a questa parte. Ci fosse più attenzione per la letteratura fantastica di qualità… Ma non mi voglio lamentare.

  3. ciao! ho letto il tuo pezzo e mi ha divertito. Anche io odio la parola nerd, ma la uso perché mi sono innamorata di uno di loro (di voi, a questo punto) e mi sono inventata di raccontare dal mio punto di vista le vostre adorabili stramberie. Una più divertente dell’altra. Almeno dal mio punto di vista. Piacere: nerdwife! se ti va, fai un salto sul mio blog… mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi 😉

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