Ragazzi, Lovecraft è altra cosa

Ieri mi sono imbattuto in un post su un gruppo dedicato a H.P. Lovecraft.
Un post polemico, perché su Facebook ovviamente il gioco è quello di essere più fighi, più giusti e più saggi del resto dell’umanità.
Il post dice così:

Ragazzi Lovecraft è altro. È immaginazione, filosofia, ignoto e orrore. Smettiamola di sperperare in queste cose per bimbi… E il pupazzino di Chtulhu, il gioco da tavolo, il portachiavi etc..
Lovecraft è uno scrittore dei primi del ‘900 mica un trend.
I racconti sempre quelli sono, anche se gli cambiano la copertina.

Trovo tutto ciò irritante al limite del fastidio fisico, ma quantomeno questo insieme di banalità mi ha dato lo spunto di parlarne in questo articolo.

Partiamo col dire che un 5% di questo post è condivisibile.
HPL è oramai stato ripubblicato in tutte le salse possibili, con centinaia di copertine diverse, con vari formati editoriali – ebook, raccolte di racconti, racconti singoli, racconti illustrati, audiolibri – ma ovviamente il contenuto non cambia mai.
Non potrebbe essere altrimenti, visto che Lovecraft è morto nel 1937.
Voglio aggiungere, per onestà mentale, che le continue ripubblicazioni italiane dei racconti del Maestro hanno probabilmente tolto spazio ad altri autori attualmente viventi, che nel nostro paese sono ingiustamente sconosciuti (mentre in UK e negli USA spopolano).
Ma, si sa, gli editori non sono dei mecenati illuminati e spesso preferiscono puntare sui vecchi cavalli vincenti, anche se tutti li abbiamo visti correre mille volte (e le cui qualità NESSUNO mette in dubbio).

Ciò detto è veramente stucchevole che qualcuno venga a fare la morale perché esiste un merchandising legato a Lovecraft.
Siamo nell’anno del Signore 2019 ed esiste un merchandising legato a QUALUNQUE cosa, compresi quegli argomenti che fino a 10-15 anni fa erano relegati nella nicchia dei pochi sfigati che amavano/amano leggere.

C’è da aggiungere che questo merchandising, oltre a non fare del male a nessuno, in 9 casi su 10 è a uso e consumo di chi conosce già i libri/film/fumetti a cui fa riferimento.
Io possiedo portachiavi, magliette, agendine, felpe e stampe ispirate all’universo narrativo di Lovecraft, ma tutto parte dal mio amore per il suoi racconti, che oramai è datato di circa quasi trent’anni (ho scoperto HPL che avevo solo 13 anni).
Lo stesso discorso è applicabile, tanto per citare degli esempi a caso, ai fumetti della Marvel, a Conan di Cimmeria, a Stephen King etc.

Se spesso abbiamo esaminato il fenomeno stucchevole dei “nerd che hanno vinto”, vale la pena spendere qualche parola anche per chi va in senso contrario. Ovvero su quei soloni dalla mentalità da vecchi che credono di conservare l’Unica Vera Conoscenza dell’oggetto della loro idolatria.
Sono quelli che mettono sull’altare un autore, un regista, un fumetto, e che si ergono a difensori di un’ipotetica ortodossia del medesimo.

Sempre per stare nell’esempio della Marvel, intercetto spesso dei casi umani simili nei gruppi Facebook dedicati ai fumetti. Sono quelli che disprezzano i film del MCU, perché “la vera Marvel è solo quella dei fumetti che leggevo negli anni ’70“.
Io le ritengo posizioni da imbecille, da gente che vive nella nostalgia del passato, oppure che si arrocca in posizioni di presunto intellettualismo sterile ed egoriferito.

Il mondo del Fantastico è in continua evoluzione, e così lo sono le dinamiche di chi ne è appassionato.
Se da un lato assistiamo a episodi assurdi, come la petizione per chiedere il rifacimento della stagione 8 di Game of Thrones, dall’altro ci sono questi fenomeni di rifiuto del futuro (anzi: del presente), la faccia luddista di un nostalgismo nerd da terza età.
Di questa seconda categoria fanno parte anche coloro che bocciano a priori la scelta di un nuovo autore per interpretare Batman, tanto per capirci.

Per me il Fantastico è sempre stato un modo per espandere l’immaginazione, per sognare situazioni, mondi e realtà che sfuggono al mero grigiore quotidiano. Ed è anche un modo per accettare le diversità, anche quelle che lecitamente non ci piacciono poi molto.
Ora, dopo anni di onorato servizio, mi trovo circondato da persone che, pur avendo teoricamente le mie stesse passioni, le vivono con livore, con cattiveria, con perenne insoddisfazione.
Tornare a godersi il bello delle cose sarebbe un buon modo per imparare a vivere in modo rilassato anche altre situazioni, o almeno credo.

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4 commenti

  1. Sono d’accordo su tutta la linea, senza contare il fatto che adoro avere ammennicoli legati ai miei interessi – e spesso il merchandising di Cthulhu è almeno una cosa tra divertente e di buon gusto.
    Se poi parliamo di trasposizioni ad altri mezzi narrativi, come videogiochi, gdr etc., è bello vedere che idee per storie vecchie di cent’anni continuano a generare idee e interesse.

    Comunque mi devi uno smartphone nuovo: sto sbavando su quel bicchierino per tirare i dadi XD

    1. Esatto: divertirsi non è un peccato e non facciamo male a nessuno. Inoltre, come dici tu, è bello che idee vecchie continuino a vivere migrando attraverso altri media. Io la trovo una cosa stupenda.

      Bellino il bicchierino, vero? 😀

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