L’arrivo di Wang (2012)

L’arrivo di Wang
di Marco e Antonio Manetti
Italia 2011

Sinossi

Gaia, una giovane interprete di cinese, viene chiamata per una traduzione urgentissima e segreta. Si troverà di fronte Curti, un agente dei Servizi Segreti privo di scrupoli che deve interrogare un fantomatico signor Wang. Per la segretezza l’interrogatorio viene fatto al buio e Gaia non riesce a tradurre bene. Quando la luce viene accesa, Gaia scoprirà perché l’identità del signor Wang veniva tenuta segreta. Una scoperta che cambierà per sempre la sua vita… e non solo.
Perché stanno arrivando gli alieni, e a quanto pare sono diretti proprio in Italia.

Commento

– Contiene spoiler – 

Si fa tanto berciare della morte della fantascienza italiana (cosa che, in linea di massima, corrisponde alla verità), poi quando salta fuori un’eccezione sono tutti pronti a riderne e a sbeffeggiare.
Il nostro è un fantastico paese, non c’è che dire. L’arrivo di Wang è senz’altro fantascienza, infatti ho letto in giro delle recensioni che non stanno né in cielo né in terra, che guardano il dito e non la luna che esso indica. Proviamo a rimettere un po’ di ordine.

Non abbiamo a che fare con un film perfetto, questo no. Il budget è risicato (e si vede), gli effetti speciali strappano più di una volta un meh! di disappunto e alcuni passaggi della trama suscitano qualche interrogativo fin troppo grosso.
La storia è semplice: un esploratore alieno sbarca a Roma. Appartiene a una civiltà extraterrestre di creature tentacolute e sostiene di venire in pace. Per puro caso è stato catturato dalla Polizia e consegnato ai Servizi Segreti. L’agente Curti, incaricato di interrogarlo, ha bisogno di un’interprete, perché l’alieno ha imparato una sola lingua terrestre: il cinese mandarino. Scelta apparentemente logica, visto che è l’idioma più diffuso al mondo.
Facendo le cose “alla maniera italiana” Curti ingaggia un’interprete freelance, per non passare le trafile burocratiche del Ministero. E’ così che Gaia, traduttrice freelance, si trova nella sgradevole posizione di dover interrogare Wang (questo è il note in codice del nostro ET).
Wang pare venire in pace, ma Curti è convinto del contrario. L’interrogatorio ha un crescendo drastico, finché Gaia, non sopportando più i metodi brutali dell’agente, decide di aiutare l’esploratore alieno.
Ma siamo sicuri che sia una buona idea? 

Il film è decisamente statico e ruota quasi interamente attorno all’interrogatorio di Wang. L’agente Curti – un ottimo Ennio Fantastichini – è il tipico militare dai metodi spicci e dalla mentalità brutale. Gaia è una giovane sensibile e civile, che mal sopporta gli abusi perpetrati ai danni dell’alieno. Wang, infine, è un mistero. Calmo, educato, serafico: il classico astronauta che una civiltà extraterrestre manderebbe sulla Terra per stabilire un contatto pacifico. Però, pian piano, emergono degli interrogativi sulla natura della sua missione: cos’è lo strano marchingegno che aveva con sé? Dove si è nascosto nelle due settimana trascorse prima della sua cattura?

I Manetti Bros orchestrano bene un film basato quasi solo sui dialoghi, realizzando un bizzarro incrocio tra un poliziesco e un film di fantascienza. Il colpo di scena finale lo si intuisce più o meno da metà pellicola, ma comunque è abbastanza funzionale alla storia proposta.
Certo, i limiti di budget saltano all’occhio nell’unico momento in cui si è resa necessaria una prospettiva differente rispetto a quella del bunker dell’interrogatorio. Si può soprassedere, ma è un peccato che questi cinque, fondamentali minuti non siano stati curati con maggior attenzione.
La realizzazione di Wang risulta invece interessante. Per fortuna ci allontaniamo dai soliti stereotipi dell’alieno di razza “Grigia”. I Manetti optano invece per un umanoide poliputo, dall’aria mostruosa ma al contempo innocua. Senz’altro una caratterizzazione interessante.
In sostanza L’arrivo di Wang si colloca in quella sottile fascia di film inaspettati, di cui si premia la buona volontà e l’evidente ricerca di una qualità che arriva però a fasi alterne. Speriamo che in Italia arrivino altri Wang, e che il pubblico dia loro qualche chance. Viceversa è anche inutile continuare a lamentarsi, non credete?

14 commenti

  1. Infatti, io certe reazioni di dileggio puro nei confronti di questo film non le capisco. Non se le merita affatto. A volte ho la sensazione che preferiamo lamentarci e distruggere quel poco di buono che si riesce a fare, perché altrimenti poi non sapremmo più cosa dire…

    1. Siamo in Itaglia, dove chiunque è più bravo di chi fa qualcosa nel concreto, ma solo a parole… La “gl” che vedi non è un refuso 😛

  2. L’avevo scaricato ma…andava a scatti e non sono riuscito a vederlo. Sembrava interessante, nonostante i difetti “tecnici” lampanti. Quando uscirà in dvd, non mancherò di recuperarlo. 🙂

  3. Ma dico, una volta tanto che in Italia si gira un qualcosa diverso dal solito bisognerebbe sostenerlo a prescindere, come diceva il Principe, invece eccoci a scannarci come al solito..boh, teniamoci De Sica e compagnia allora..comunque il film l’ho visto e non è male, certo con + budget.., ma insomma , l’importante è partire.

    1. Evidentemente qui c’è chi ancora pensa che potremmo realizzare Alien o Star Wars, mentre tutte le vie di mezzo sono spazzatura. Andremo lontano, sì sì.

  4. Tra chi aspetta “Natale su Marte” e chi vorrebbe l’equivalente di “Star Trek” in salsa italiaca mi sembra davvero si stia passando il segno dell’intelligenza. Nel senso del livelo minimo necessario per appartenere ai senzienti. Non so quanti di questi brillanti detrattori a prescindere passerebbero il test di Turing.

    1. Mai contenti, mai soddisfatti, solo pronti a ridere e insultare. Nell’editoria quanto nel cinema abbiamo visto nascere una generazione di mostri che si credono caustici e geniali critici.

  5. Il delirio di perfezionismo sta diventando una malattia terminale.
    Nulla è sufficientemente perfetto, nulla si conforma a sufficienza alle regole, nulla arriva a quello standard di qualità a cui nulla in effetti è mai arrivato, ma (complice una strisciante ignoranza) i perfezionisti non lo sanno.

    Ho detto altrove che i Manetti Brothers non mi sono esageratamente simpatici (ma forse perché io sono uno dei Mana Brothers).
    Però questo film è un buon segnale.
    È a basso budget, forse contiene delle ingenuità.
    Un amico me lo ha descritto come un esteso episodio di Twilight Zone – beh, ad avercene, di cose a livello Twilight Zone.
    Però mi si fa notare che anche Twilight Zone non si conformava agli standard di eccellenza di alcuni – era in bianco e nero, girato in studio, con cast ridotti…
    Che ridicolaggine!

    Wang è un segnale, ed un segnale positivo.
    Ma come dice Angelo, molti non hanno l’intelligenza minima per capirlo.

    1. Un episodio de “Ai confini della realtà”? Perché no, il paragone ci sta. Anche a livello di effetti speciali siamo ahimè fermi più o meno a quegli anni…
      Ma il film ha un’anima, un senso, una sceneggiatura e degli spunti interessanti. A me tanto è bastato, rispetto al nulla totale che c’è in alternativa.
      Altri sanno fare meglio? Trovino finanziamenti e attori e ci provino. A questo punto sono un po’ stanco della solita giustificazione ” ah, no, io parlo da critico, quindi posso dire ciò che mi pare”…

      1. Io di solito davanti a questi perfezionisti della malora, porto l’esempio del cinema di Hong Kong, che è stato dileggiato per decenni – i film mal doppiati )come se fosse colpa loro), girati su pellicola scadente, con montaggi a strappi e chissà che altro.
        Ma sono cresciuti, hanno sviluppato un’industria sana, hanno addirittura creato dei generi che noi occidentali, oggi, cerchiamo di copiare.
        La creazione è sempre un processo graduale.
        Serve coraggio, ma serve anche compassione.

  6. Interessate articolo e condivido molti dei commenti contro i critici perfettini.
    Un bel segnale, sì.
    Vista la mia impazienza me lo procurerò in modo rapido. Ma appena esce il dvd, darò il mio contributo per premiare il coraggio delle idee.

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