Top 5: Cinque maestri di scrittura

Chiunque si diletti di scrittura ha inevitabilmente dei punti di riferimento. Prendere il mano la penna (la tastiera e il mouse) è infatti quasi sempre un gesto conseguenziale alla lettura. Con la lettura si maturano gusti e preferenze. Quando poi si fa il grande passo e si prova a scrivere qualcosa, il pensiero va subito a loro, ai maestri. Che poi altro non sono se non gli scrittori che ciascuno di noi preferisce.
All’inizio si tende a imitarli, a copiarne stile e storie. Solo col tempo e con l’esercizio è possibile abbandonare l’emulazione, filtrandone soltanto certi elementi e maturando al contempo uno stile personale, originale quanto basta (sfido chiunque a dimostrare che esiste un’originalità assoluta). Eppure qualcosa dei maestri rimane sempre dentro. E’ giusto che sia così: non c’è altro modo per portare avanti le storie che amiamo, evolvendole senza dimenticare di omaggiarne le origini.
Ebbene, tra la vastissima scelta di autori che seguo fin da bambino, questi sono quelli che a oggi indico come maestri. Non necessariamente i più vecchi o i più conosciuti, bensì coloro che davvero -dopo averli letti- hanno in qualche modo cambiato il mio rapporto con la scrittura. Anche se oggi alcuni di loro sono decisamente superati…

Stephen King

(USA, 1947)


Ok, questo è un nome decisamente conosciuto. Sebbene King sia uscito dalla mia lista degli autori preferiti da parecchi anni non posso fare a meno di dimenticare quanto ho divorato i suoi libri da ragazzino. Erano in tempi in cui horror faceva rima con King, e in effetti la cosa non era affatto casuale. Molti lo ritengono un autore sopravvalutato, incapace di gestire l’infodump, incapace di scrivere dei finali decenti, sprovvisto di un buon editor.
Accuse in parte vere, per carità. Eppure King è anche uno scrittore che ti fa venir voglia di prendere la penna in mano, di copiarlo. Chissà quanti ci avranno provato dopo aver letto qualcosa di suo, magari IT o The Stand. Tra l’altro è l’autore di due ottimi saggi che reputo indispensabili per gli aspiranti imbrattacarte: Danse Macabre e On Writing.

H.P.Lovecraft

(USA, 1890-1937)


Altro big in senso assoluto, altro autore horror. Ancora più di King è stato un maestro assoluto per il sottoscritto. Le similitudini col Re non finiscono qui: molti ritengono lo stile di HPL superato, obsoleto. Ridondante e contrario a tutto ciò che dicono i moderni manuali di scrittura. Eppure io sfido chiunque a trovare un autore tanto bravo a descrivere una tematica astratta quale “l’alienità”, la diversità di razze, divinità e mostri totalmente estranei al concetto biologico e mentale di umanità.
Molti dicono che Lovecraft è un maestro della paura, mentre per me è e rimane il maggior esponente mondiale del fantastico in senso assoluto. Per scrivere qualcosa che rientri nei generi fanta-horror è quasi impossibile non aver letto e studiato lo stile del solitario di Providence. Anche nel caso non vi piaccia.

James Herbert

(UK, 1943)


Autore quasi dimenticato da noi, dopo un periodo in cui Urania pubblicava con una certa costanza i suoi romanzi.
Inglese di Londra, peculiarità che si nota molto leggendolo in lingua originale, Herbert è un autore che si destreggia fin dai lontani anni ’70, saltando tra fantascienza, horror e thriller paranormale. I suoi lavori non sono mai quelli che un critico definirebbe “capolavori”, eppure raggiungono sempre l’invidiabile obiettivo di soddisfare il pubblico di genere, anche quello esigente.
James Herbert è quello che mi piace classificare come un ottimo artigiano della scrittura. Romanzi quali Nebbia (1975), La Reliquia (1978), e I topi (1974) hanno ancora molto da insegnare a un potenziale scribacchino fantahorror. Più di tanti supposti maestri assai più giovani.

Terry Brooks

(USA, 1944)


Ora è deragliato completamente, impelagandosi in una serie infinita di sequel relativi al mondo di Shannara, il suo più grande successo in qualità di autore. Eppure Terry Brooks è un nome che, più di Tolkien (ebbene sì), ha insegnato a molti autori contemporanei come si scrive un certo tipo di fantasy senza scadere nel young adult più scontato e becero.
Brooks ha ridefinito il genere fin dalla pubblicazione de La Spada di Shannara, da molti ritenuto un reboot in salsa moderna dello stesso Tolkien. Probabilmente c’è qualcosa di vero in questa affermazione, eppure lo scrittore nativo di Sterling ha introdotto elementi innovativi, sviluppati poi nel resto della saga.
Ora il suo modo di scrivere fantasy pare sorpassato, mentre in realtà è soltanto copiato. Copiato fino allo stremo, fino all’esaurimento. Ma questa non è colpa sua.

Dan Simmons

(USA, 1948)


Un altro veterano con l’abilità di spaziare tra una miriade di generi e sottogeneri, senza mai sbagliare un colpo (o quasi). A tutt’oggi la sua quadrilogia I Canti di Hyperion rappresenta il top per quel che riguarda la fantascienza, almeno per il sottoscritto. Ma credo anche per tanti altri lettori. A differenza di altri autori citati in questo articolo Simmons è stato in grado di reggere il passo coi tempi, proponendo romanzi sempre all’altezza. Gli unici svarioni -se così si possono definire- li ha quando mette troppo in risalto le sue convinzioni politiche attraverso i personaggi dei libri. Ma, anche qui, si può non concordare con lui, eppure è difficile fargli una colpa perché ha un credo politico.
Per me rimane un maestro.

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Se vi interessa una classifica sulla stessa falsariga, questo è il post di Ferruccio Gianola riguardo ai suoi scrittori preferiti.

45 commenti

  1. Sai che corrispondono quasi esattamente con i miei “maestri spirituali”? Da qualche parte lì in mezzo ci butterei pure Lansdale e fredric Brown, ma per il resto sono perfettamente d’accordo.

  2. Uhm Terry Brooks… Ho letto Landover e il primo ciclo di shannara. Landover l’ho trovato molto più interessante sia come stile che come costruzione della narrazione e della storia, come mai non ne hai parlato? Non ti è piaciuto?
    A parte questo Shannara l’ho trovato abbastanza “infantile” …

    1. Come ho detto, Brooks è legato al mio passato e allora era figo, anche perché non c’erano poi tutti questi scrittori fantasy che venivano tradotti per il mercato italiano.
      Ora non riesco più a leggere qualcosa di suo, pare fermo esattamente al punto da cui era partito.
      No, Landover non mi ha mai appassionato più di tanto, sorry.

  3. Simmons è un maestro anche per il sottoscritto, almeno per i primi 2/4 dei Canti. Lovecraft… beh, ho letto precursori, coevi e successori, ma lui è inarrivabile.
    Terry Brooks purtroppo è spesso cassato per avere esordito con un remake di Tolkien. In realtà poi ha dato prova di avere un immaginario suo e delle idee interessanti, anche se mi sono fermato al terzo libro e non mi azzardo ad affrontare la saga infinita!

  4. Per quanto mi riguarda, io direi:
    1) Howard P. Lovecraft
    2) Robert E. Howard
    3) Richard Laymon
    4) Joe R. Lansdale
    5) Alan D. Altieri
    Non necessariamente in quest’ordine.
    Ma è difficile non trovare un posticino anche per King, Tolkien e Elmore Leonard…

  5. Sono felice che si siano Herbert e Simmons, spesso tendono a dimenticarli, ma sono dei veri punti di riferimento. Su HP, lo sai, io vado in estasi solo a sentirlo nominare

  6. Gran cosa aver citato Herbert, invece devo ammettere che- rischiando di attirarmi le ire della maggior parte dei commentatori devo dire che Brooks non mi ha mai detto niente sin dai tempi de La Spada di Shannara, che ho sempre trovato indigesto.
    Solo un mio parere, ovvio. 😉

  7. Lo sapevo! Scatenerò l’inferno come da minaccia scritta su Facebook ^_^

    A parte gli scherzi, io ho (non in ordine): Asimov, Silverberg, O’Brian, Harris… e Wilbur Smith (nelle descrizioni dei paesaggi è un mago!). Aggiungerei anche Murakami e Ishiguro… e pure un pizzico di Grisham. Tutti uomini, tutti stranieri. Aspé, dimenticavo Hanne Holt. Ecco una donna ^_^

    1. Posso recuperare ora e mettere Glauco Silvestri come fuori classifica? 😀

      Scherzi a parte, Asimov e Harris piacciono moltissimo anche a me! Anche Smith a suo modo mi ha insegnato molto. E Ken Follet! Senz’altro meritava un posto in una classifica allargata a dieci nomi.

  8. King anche oggi è un grande. Non hai letto “Notte buia senza stelle”? Tre storie molto belle, la quarta non era al livello delle altre tre. Certo cose come “The Dome” lo declassano. Non ho ancora letto quello sull’omicidio Kennedy, ma l’ho preso quando è uscito. Altre 1200 pagine, impegnativo, insomma.

  9. My top 5

    1 – Isaac Asimov, maestro assoluto e non ritengo di dover aggiungere altro, la Trilogia della Fondazione e’ grandiosa.

    2 – Robert Anson Heinlein, dico solo Straniero In Terra Straniera, La Luna e’ Severa Maestra e Universo, il resto e’ storia

    3 – Alfred Eton Van Vogt, altro grande maestro, i cicli del NON – A e degli Slan sono fondamentali per capire la SF

    4 – H.L. Lovecraft, tutta la letteratura fantastica del XX secolo, e anche di oggi, gli deve qualcosa. Fondamentale.

    5 – J.R.R. Tolkien, Il Professore, non dico altro.

    😀

  10. La mia personale, invece, è:
    H.P. Lovecraft
    S. King
    E.A. Poe
    Seabury Quinn
    Edward Frederick Benson

    Gli ultimi due sono meno conosciuti ma, chi ha letto qualcosa di loro, sa di cosa erano capaci e di quanti brividi sono in grado di strappare con le loro ghost stories e non solo quelle…

  11. se Lovecraft oggi scrivesse in un blog verrebbe preso a pernacchie e dissezionato dai segaioli della manualistica di scrittura, eppure ha stregato milioni di lettori in tutto il mondo. buffo no?
    bella la scelta di Herberth, me lo ricordo piuttosto crudo. il suo La Nebbia è di gran lunga migliore di tanti apocalittici scritti di recente e chissà, magari ha ispirato lo stesso King per the mist

  12. sono d’accordo quasi su tutto, aggungerei anche Ballard, la “serie ” che va da ” il vento dal nulla a “foresta di cristallo ” ha cambiato il modo di interpretare la SF, Lovecraft è il mio idolo e credo di essere stato uno dei primi a leggere King e Simmons, quando ancora non se li filava nessuno ( il richiamo di Kalì è uno straordinario esordio horror).

    1. Il canto di Kali di Simmons, sinceramente, non è che mi sia piaciuto più di tanto. L’estate della paura, invece, un altro dei pochi libri dell’autore che ho letto, lo reputo un capolavoro, un pilastro della letteratura orrorifica di tutti i tempi nonchè uno dei migliori romanzi di formazione.
      Anche La scomparsa dell’Erebus, che tutti hanno osannato, non l’ho trovato così avvincente e accattivamente come L’estate…
      Però non posso farmi un’idea totale dell’autore avendo letto, oltre ai tre citati, soltanto L’inverno della Paura…

      P.S.
      Caro Ale, a quando una top five dei libri più disturbanti che hai letto?

  13. Zio Stephen lo rileggo volentieri, non conosco Herbert. Ballard, Lansdale, Matheson. Solo alcuni,. Ce ne sono moltissimi altri. Unico “horrorista” italiano, Samuel Marolla. Fantascienza italiana, Dario Tonani, Forlani (per quello che ho letto sul blog). Questi, i “pubblicati”.

  14. sull’Erebus concordo in pieno, sembra quasi Kinghiano nel procedere, ottimo fino a 3/4, nel finale una sequela di baggianate pseudo_sciamaniche a non finire, ( e lo dico con rispetto nei confronti dello sciamanesimo, avendo avuto l’onore di studiare con M.Harner nel 96….), i due paurosi ( estate e inverno ) ottimi, però Stirpe di sangue meglio…ehehehe poi sono innamorato di Jeff Long ,( non in QUEL senso..), peccato che in Italia…non si pubblica, mannaggia!

    1. “I figli della paura” mi sa che devo recuperarlo. Non sei il primo a tesserne le lodi. Anche Ale, un po’ di tempo fa, sul forum di Scheletri, ne ha parlato in termini entusiastici…
      Quindi, in definitiva, l’ho aggiunto fra le mie prossime letture… : D

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