Quando Superman era rumeno

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Sette maggio 1986, Siviglia.
Allo stadio Stadio Ramón Sánchez Pizjuán settantamila tifosi assistono ai momenti conclusivi della finale di Coppa Campioni, tra Barcellona e Steaua Bucarest, la grande sorpresa di quella edizione. Quasi tutti i presenti sono spagnoli, vuoi per la vicinanza tra Siviglia e Barcellona, vuoi perché dalla Romania di Ceausescu difficilmente si riusciva a uscire, specialmente se si faceva parte dei “normali cittadini” e non di qualche ministero e/o corpo di polizia.
Considerate anche il contesto storico: erano gli ultimi anni della Guerra Fredda, esisteva ancora la Cortina di Ferro, est e ovest del mondo continuano a guardarsi in cagnesco. Paesi come la Romania venivano ancora considerati esotici, viste le poche informazioni che filtravano dai rispettivi regimi. Non solo: pochi giorni prima (il 26 aprile del 1986) era avvenuto il disastro nucleare di Chernobyl. Sarebbe però occorsa ancora una settimana per comprenderne davvero l’entità e il pericolo di quanto accaduto in Ucraina.
Sicché, quel 7 maggio, il mondo intero guardava incuriosito a una della finali più atipiche della storia del calcio: Barcellona-Steaua Bucarest. La squadra del presidentissimo, del padre della patria. I tempi regolamentari finiscono con un incredibile 0-0. Si va ai rigori. I catalani, allenati dal britannico Terry Venables, non sono più così certi di ottenere la loro vittoria. Il perché è presto detto: la Steaua ha in porta Superman. Quello vero.

Helmuth Duckadam.
Helmuth Duckadam.

All’anagrafe il suo nome è Helmuth Duckadam, baffuto portiere dalla fama di campione e di pararigori. Fama meritata, tra l’altro. Duckadam è una delle tre stelle della squadra, insieme al centrale Belodedici (che in realtà era uno jugoslavo, naturalizzato rumeno), alla punta Piturca e al giovane Lacatus, che da lì a breve sarebbe venuto a giocare in Italia, alla Fiorentina, senza lasciare il segno.
Quella notte Helmuth sa che tutta la patria pesa sulle sue spalle. Non una patria normale, bensì il regime proto-comunista di Ceausescu, un dittatore dalla mente poco lucida, invasato da impossibili sogni di gloria.
Duckadam però è davvero in vena di supereroismi e supera se stesso, parando ben quattro rigori su cinque ai catalani. Un’impresa difficilmente ripetibile, che consegna incredibilmente (è proprio il caso di dirlo) l’ambita coppa ai rumeni, e il portiere all’olimpo degli eroi del calcio.

L’ascesa del nuovo eroe nazionale ha però breve durata. A soli ventisette anni, con la fama di Superman (così lo avevano chiamato diversi quotidiani dopo il trionfo), Duckadam annuncia il ritiro per colpa di una trombosi alle mani, che gli causa atroci dolori al braccio destro, rischiando addirittura di dover ricorrere a un’amputazione.

Le leggende metropolitane però raccontano da sempre un’altra versione. Narrano di un suo diverbio col figlio del dittatore, il feroce Valentin Ceausescu, il quale gli chiese, senza ottenerla, la consegna della Mercedes ottenuta in regalo da re Juan Carlos in persona, dopo la vittoria di Siviglia. In un paese socialista nessuno poteva infatti vantarsi di guidare un’auto del genere. Il rifiuto di Duckadam gli costò la fatwa da parte di Valentin. Le storie sussurrate all’epoca parlano di una spedizione punitiva organizzata da agenti della terribile Securitate (la polizia segreta rumena), che spaccarono le mani a bastonate al Superman della Steaua.

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Duckadam oggi.

Di fatto la carriera del portierone poteva già ritenersi finita. Dopo tre anni di convalescenza fu tesserato da una piccola squadra, il Vagonul Arad, dove giocò (alla grande) alcune partite. Tuttavia le mani erano perennemente doloranti, al punto da non permettergli di conservare il posto da titolare. Nel 1991 abbandonò definitivamente il calcio, accontendandosi di diventare vicepresidente del modesto club in cui aveva ricominciato a giocare.

Per anni Duckadam ha vissuto nell’anonimato, con un tenore di vita di poco superiore a quello di un normale cittadino.
Ai giornalisti che di tanto in tanto lo cercavano, il Superman di origini transilvane (nato a Semlac, nel 1959) ha provveduto a smentire la storia riguardante il motivo del suo prematuro addio all’attività agonistica, spiegando che tutto era realmente dovuto a una trombosi alle mani. La versione potrebbe essere vera, oppure, come dice qualcuno, di comodo, per non irritare certi nostalgici che potrebbero aver ragione di prendersela con la sua famiglia, se si rivangassero vecchie storie.

Da un paio di anni Duckdam è tornato alla ribalta. Gigi Becali, un oligarca rumeno, arricchitosi in modo alquanto misterioso, ha acquistato la Steaua Bucarest, utilizzando il tornaconto mediatico del calcio per lanciarsi in politica col suo partito, “Nuova Generazione”. Desideroso di avere un uomo immagine alla presidenza del club, Becali ha ripescato la gloria del calcio nazionale, Superman Duckadam, offrendogli la carica dirigenziale.
Quanto sarà però lunga la distanza che separa Valentin Ceauscescu da Gigi Becali?

Steaua Bucarest 1986

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(A.G. – Follow me on Twitter)

14 commenti

  1. Fu la seconda finale di Coppa dei Campioni da me vista. Lo ricordo bene, come pure le storie che hai riportato sul suo “eclissamento”.
    Nota di colore, Belodedici, con il nome di Belodedic, è stato il primo calciatore a vincere due volte la Coppa dei Campioni/Champions League con due squadre diverse; vinse nel 1991, sempre ai rigori, con la Stella Rossa.
    Adesso, il record appartiene, se ben ricordo, a Seedorf, con tre affermazioni.
    Comunque fossi in Duckadam mi terrei un po’ a distanza dal patron del club

    1. Belodedic e un altro personaggio che meriterebbe un articolo a parte, in effetti, fosse anche solo per il suo cambio di passaporto e di… nazionale!

  2. A me piacerebbe scrivere (anche leggere) qualcosa su Laszlo Kubala o su Alfredo Di Stefano. Anche gli sportivi, un tempo, avevano un’aura e una epicità che adesso non c’è più

  3. Me la ricordo quella finale. Invredibili le sue parate, ho visto qualcosa di simile solo nella semifinale Olanda Italia di un europeo in cui Toldo parò due rigori durante i tempi regolamentari e alcuni quando si andò al tiro dal dischetto 5 contro 5. Una partita che se fosse finita 4-1 per l’Olanda non ci sarebbe stato nulla da eccepire, invece vinse l’Italia ai rigori. Anche se poi in finale il golden gol di Trezeguet…

  4. Non vedevo l’ora di tornare dal lavoro per commentare questo articolo. Complimenti, riesci sempre a toccare le corde giuste quando racconti dei personaggi più affascinanti e, per certi versi misteriosi, appartenenti alla memoria collettiva di quelle generazioni nate tra gli anni 60 e i 70. Anche a me rimase molto impressa quella finale ed il portiere dello Steaua (anche perché, ero rimasto scottato soltanto due anni prima a causa della mia Roma che aveva perso una finale di Coppa Campioni proprio ai rigori). Sulla vicenda del pestaggio e della mercedes, se dovessi ascoltare quello che mi hanno raccontato alcuni miei colleghi rumeni sarei portato a crederci. Tra l’altro, anche la bella ginnasta Nada Comaneci ebbe i suoi problemi con il figlio di Ceacescu.

    1. Ricordo anche la tragica finale della Roma… il portiere era Grobelar, o forse sbaglio?

      Comunque la Securitate era una bella associazione di bastardi, tutto è possibile… E la Romania era una terra di nessuno.

  5. Bruce Grobbelaar, anche lui un bel personaggio. Il portiere clown che da ragazzo aveva anche combattuto per quasi tre anni nella guerra civile rhodesiana.

  6. solo una precisazione, belodedici era rumeno, scappò dal regime e approdò in jugoslavia dove cambiò il cognome. Quindi semmai era rumeno naturalizzato jugoslavo.

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