Questa fanciulla che vedete in foto è il tenente Lene Lie, franco-norvegese, ufficiale del Corpo Automi e pilota del Titano Atlante, in servizio presso la Brigata Titani dell’Esercito di Napoleone III.
Come? Non avete capito nulla? Ok, ora vi spiego meglio.
Lene è una delle protagoniste del sequel de I Robot di La Marmora che, Dio volendo, leggerete nei prossimi mesi (magari tra fine novembre e dicembre). Ho già finito la prima stesura e attualmente il manoscritto è in fase di editing*. Forse già conoscete il titolo del romanzo, di cui ho parlato sui miei social network: I Mecha di Napoleone III.
Del sequel ho già accennato in questo post, e molte altre volte sulla pagina Facebook dedicata a Plutonia Experiment.
La genesi di Lene è stata piuttosto divertente. Mi serviva un personaggio femminile che fosse centrale nelle vicende narrate, visto che finora lo sbilanciamento dalla parte maschile era notevole. Sicché ho pensato di creare una soldatessa, cosa più unica che rara, nel 1871 (anno in cui è ambientato I Mecha di Napoleone III).
Ovviamente ho dovuto dare un background credibile a Lene, ma questo lo scoprirete leggendo il romanzo.
Mi serviva poi immaginarmela, visualizzarla per bene mentre la facevo agire e interagire. Questo passo è stato particolarmente semplice, visto che la mia eroina è nata con le fattezze (e col nome) di Lene Grawford Nystrom, ex cantante degli Aqua, ora attrice nella natia Norvegia.
L’impareggiabile Giordano mi ha infine regalato l’immagine che vedete in questo post, dove l’intrepida Lene imbraccia uno dei fucili a proiettili perforanti (ossia all’uranio impoverito) che hanno fatto la loro comparsa nel primo ebook della saga steampunk-rinascimentale. Qualcuno probabilmente li ricorderà.
Adoro costruire i miei personaggi in questo modo, prendendo a prestito volti più o meno noti e lavorando strato su strato, fino ad arrivare al risultato finale.
Lene è solo l’ultimo esempio di un’ampia casistica. Chi mi legge da tempo sa quali altri eroi e antieroi sono nati più o meno in questo modo.
Non so se sia il modo corretto di procedere, ma non credo che ci sia un sistema giusto – né uno sbagliato – per dare vita ai protagonisti di un racconto o di un romanzo.

La fase di documentazione di costruzione di personaggi e scenari è forse quella che mi piace di più, nella complessa procedura che riguarda la creazione di un libro. La narrazione di solito vien da sé. Senza di essa è inutile tentare d’improvvisare una trama, se non in pochi, fortunati casi. L’infrastruttura della storia nasce invece di conseguenza e, a par mio, è tutto ciò che va a far polpa sullo scheletro.
Inventarsi personaggi, ambientazioni e altro è divertente. Al contrario odio partire da set preconfezionati. Per questo, per esempio, non ambisco in alcun modo a scrivere fan-fiction. Trovo molto noioso basarmi su qualcosa di già scritto, visto, rivisto, letto, conosciuto, eviscerato mille e mille volte.
Ma, come vi dicevo, questo è solo il mio punto di vista. Non è una verità dogmatica, non è IL metodo giusto per scrivere, bensì solo UN metodo.
Magari i vostri sono radicalmente diversi.
I making of finora pubblicati
* La prima fase di editing, che gestisco io. Ne seguirà una più professionale, esterna.
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Il tuo personaggio che mi piace di più è Sibir, senza dubbio. Per i miei personaggi invece tendo a non ispirarmi a persone reali quanto, nel limite del possibile, a una serie di aspetti piuttosto sfumati che approfondisco in base al contesto. Molto dispersivo però. Mentre per i personaggi secondari cerco di esasperare degli aspetti caratteriali di amici/colleghi/conoscenti in modo da ottenere qualcosa di, come dire, memorabile (nel senso che sia facile da associare, memorizzare, manie, tic, ossessioni).
Grazie per i complimenti su Sibir, è anche il mio personaggio preferito, in assoluto ❤
Interessante il tuo metodo per creare personaggi. A volte rimango anch'io più sul vago, non sempre necessita una caratterizzazione tanto "densa".
Hype a mille!
Ci saranno anche vecchie conoscenze del capitolo precedente? 🙂