Con Luca Morandi condivido da sempre la passione per quello che, per molti versi, è il miglior autore italiano contemporaneo di fantascienza (anche se è limitativo definirlo tale): Tullio Avoledo. Anzi, non andate proprio ad andare in giro a dire che scrive fantascienza, perché i primi a negare saranno i suoi editori 😉
Entrambi aspettavamo con una certa trepidazione l’uscita di Chiedi alla Luce, il suo nuovo romanzo. Gli ultimi lavori di Avoledo ci hanno spiazzato un po’, e volevamo quel guizzo di classe, quel ritorno alle origini, che l’autore friulano può dare in qualunque momento.
Dunque, a conti fatti, siamo rimasti soddisfatti?
A questo giro ho deciso di ospitare Luca e di chiedere un parere a lui. Quindi quella che vi apprestate a leggere è la sua recensione, che tuttavia io condivido quasi totalmente.
Buona lettura.
Chiedi alla Luce
Recensione di Luca Morandi
Se ne è andato in una settimanella di lettura l’ultimo Avoledo, migliore, per fortuna, delle sue ultime tre fatiche (ma ci voleva poco).
Giudizio?
Mah. Meh. Scritto bene, sì, nulla da eccepire.
Sul piano dello stile, chi ama lo scrittore friulano non resterà deluso.
È la storia ad essere un po’… così.
Discontinua, troppo slegata, alterna.
Gran bei passaggi e splendide pagine alternate a passaggi prolissi, ridondanti, noiosi e – in definitiva – poco utili all’economia globale del romanzo.
Il finale è una delle parti meno riuscite, anche se l’autore gioca la carta alla “Inception”, instillando nel lettore il dubbio che tutto quello che ha letto fino a quel momento sia solo un trucco, un’illusione, un sogno, un’allucinazione. Abbiamo o no avuto a che fare con un angelo, per le quasi cinquecento pagine della storia? O era solo il delirio di un malato terminale?
Potrebbe avere poca importanza, considerato che comunque il gioco è stato condotto con maestria, ma ad ogni modo non si tratta di una trovata nuovissima.
Gli incontri di Gabriel con gli altri protagonisti del romanzo non sono tutti ugualmente riusciti, e alcuni appaiono un po’ pretestuosi. Avoledo si salva sempre, o quasi sempre, sul filo dello stile –sempre buono, elegante, moderno, personale.
Più che un romanzo, Chiedi alla luce sembra una raccolta di racconti brevi a tema comune: l’arcangelo Gabriele (travestito da architetto di successo) e i suoi incontri coi mortali. Alcuni più suggestivi e riusciti di altri: mi sono piaciuti quelli col boia di stato di Butovo e con Mathieu, il cantante uxoricida (anche se con questo la tira un po’ troppo per le lunghe). Meno quelli col regista inglese e il falso zingaro.
In mezzo, c’è molto buon vecchio Avoledo, quello che gioca coi viaggi nel tempo con eleganza e leggerezza, dai dialoghi caustici e che sembrano vivere di vita propria.
Molte, anche se non tutte, delle figure, degli ambienti e delle situazioni evocate da Avoledo riescono a dare forza propulsiva al romanzo, che a tratti altrimenti sembra rallentare e quasi fermarsi sotto il proprio stesso peso.
Dove proprio non apprezzo Avoledo è quando parla d’amore, slittando quasi inevitabilmente nel banale e nel già detto infinite altre volte, per non parlare quando si attarda nelle descrizioni degli atti sessuali, del tutto inutili ed evocative quanto il bugiardino di un farmaco antiacido.
In definitiva, un buon libro, ma non la sua cosa migliore.
Sfoltito di un centinaio di pagine, meglio raccordato e dotato – magari – di un fil rouge meno esile del non meglio identificato percorso salvifico di Gabriel, avrebbe guadagnato punti in più.
⇒ Il blog di Luca Morandi: http://cyberluke2008.blogspot.com/
⇒ La pagina Facebook coi suoi capolavori grafici: https://www.facebook.com/lucamorandidesign/
se dovessi cominciare con Avoledo… cosa consigliate?
“Lo Stato dell’Unione” è, IMHO, il suo capolavoro. Non troppo lungo, Avolediano al 100%, godibilissimo.
Poi, direi, “L’anno dei dodici inverni”. Splendido.