Autodifesa verbale modello Aikido

aikido

L’Aikido è una disciplina marziale giapponese, che affonda le sue radici nella storia e nella cultura del Sol Levante. Il significato di Aikido è “armonia”, ma anche “congiungimento”. Vuol dire anche “disciplina”.
La finalità ultima dell’Aikido non è quella di imparare a far del male al prossimo né – strettamente parlando – quella di acquisire dei metodi perfetti di autodifesa. Quest’arte marziale mira piuttosto al raggiungimento della corretta vittoria, quella ottenuta attraverso la padronanza di se stessi.
Il fine ultimo dell’Aikido è quindi quello di abbandonare la brama di competizione, per arrivare a primeggiare sui nostri limiti, e non sulle debolezze del prossimo.
Questa filosofia è stata ripresa dalla dottoressa Barbara Berckhan, esperta di comunicazioni, per scrivere un interessante e agile saggio: il Piccolo Manuale di Autodifesa Verbale, edito in Italia da Urra Edizioni. Vediamo un po’ che racconta, pur non essendo questa una vera e propria recensione…

Capita a tutti di rimanere senza parole quando qualcuno ci parla in modo villano. I commenti offensivi e le osservazioni arroganti possono provocare ferite profonde che spesso restano inespresse, facendo quindi ancora più male, oppure, al contrario, possono scatenare reazioni di rabbia incontrollata, alla fine altrettanto dannosa.
Reagire nel modo giusto, con equilibrata determinazione, è un’arte da coltivare con pazienza. Proprio come un’arte marziale. piccolo-manuale-di-autodifesa-verbale

Devo ammettere che difficilmente riesco a seguire le regole comportamentali proposte dalla Berckhan. Il confronto quotidiano con troll (online) e con perfetti imbecilli (offline) rende davvero complicata la strada della difesa verbale passiva. Per essere sincero non sono nemmeno certo che sia la strategia corretta per avere la meglio su chi ci offende con una comunicazione aggressiva/offensiva.
Essendo un tipo sanguigno mi trovo bene nel rispondere in modo duro e definitivo. Taglio senza pietà le persone che si rivolgono a me in modo maleducato, specialmente online. Il metodo funziona e mi ci trovo bene.
Però la lettura del Piccolo Manuale di Autodifesa Verbale è stata ugualmente interessante.
In primis perché avere a che fare con persone che suggeriscono soluzioni alternative è sempre e comunque stimolante.
In secondo luogo perché dal manuale della Berckhan si possono trarre comunque utili insegnamenti.

– Rispondere ai commenti inopportuni senza offendere nessuno;
– Controbattere con umorismo e intelligenza;
– Confondere l’avversario con risposte insolite;
– Affrontare la prossima sfida con sicurezza ed entusiasmo;
– Riconoscere quando il silenzio è la risposta vincente.

E’ interessante il presupposto da cui parte l’autrice per giustificare un’autodifesa verbale di tipo passivo: ogni confronto, per quanto vittorioso, causa un accumularsi di stress, di nervosismo e di negatività che risulta sempre più difficile da smaltire. Sì, un po’ come se si trattasse di rifiuti tossici.
Cercando di replicare alle aggressioni verbali/comunicative in modo quieto, o perfino col sorriso, permette di evitare tutto ciò. In tal modo è solo chi attacca che subisce gli effetti collaterali della sua aggressività, mentre chi viene attaccato se la cava con un po’ di nervosismo e nulla più.
Questo, almeno, in teoria.

Non sono mai stato molto zen in vita mia. Dubito di poter applicare i cinque punti di difesa verbale proposti dalla Berckham. A volte una replica dura è liberatoria e necessaria. Tuttavia dal suo libro ho tratto utili insegnamenti, alcuni dei quali già applico nella gestione dei miei contatti virtuali. In primo luogo la strategia di non rispondere alle provocazioni che possono essere ignorate senza difficoltà.
L’esempio più classico sono i messaggi di certi troll perniciosi, che finiscono direttamente nello spam.
Rapido e indolore.
E voi come vi difendete dalle aggressioni verbali? Con l’Aikido o con la Kickboxing?

– – –

(A.G. – Follow me on Twitter)

23 commenti

  1. Utilizzo la rete per lavoro e, pertanto, si tratta quasi sempre di comunicazioni molto formali e burocratiche. Frequento tre blog e diversi forum ed ho notato che molte persone non hanno compreso la differenza tra i due ambienti virtuali, almeno, per come li concepisco io. Per me il forum è come andare nella piazzetta o al bar dello sport, ci può stare il tono alto della voce, un pò di turpiloquio e tanta polemica, tanto ci sono i moderatori. Entrare in un blog equivale invece ad essere ospiti in casa altrui, ti viene offerto un caffè o un dolce fatto in caso e devi apprezzare il gesto e l’impegno del padrone di casa, non metterti a polemizzare o fare piazzate da cortile. Il problema è che oggi si è arrivati a credere che dire la prima cosa che ti passa per la mente, equivalga ad essere sinceri, ad essere uno che “dice le cose in faccia” ed invece, molto più semplicemente, significa solo essere tanto maleducati. La stessa cosa avviene anche nella vita reale e, dopo aver ricevuto un commento inopportuno o maleducato, spesso mi difendo in due modi: con il silenzio, continuando comunque a fissare negli occhi l’interlocutore il quale aspetta invano la controreplica, oppure, quando la situazione lo richiede e sono in vena, rispondendo con ironia e sarcasmo che sono due cose a me non mancano.

    1. Ecco, questa cosa che parlare fra i denti equivale sempre a essere onesti è decisamente abusata. Proprio come dici tu lo vedo come un modo per poter fare i cafoni liberamente, soprattutto in casa altrui.
      È una cosa che non sopporto più. Se uno comincia col “sai che io dico le cose in faccia” mi va subito in odio.

  2. Onestamente dipende molto dall’interlocutore e dal contesto.
    Sono d’accordo con l’autrice del libro che è preferibile controllarsi, ma ci riesco solo a volte… in altre occasioni inizio a urlare come un pazzo esagitato, specialmente se l’interlocutore ha un atteggiamento arrogante e urla a sua volta. Diciamo che in certi casi ricorrerei davvero alla kick-boxing…
    Però mi capita pure di sopportare passivamente, specialmente in contesti particolari in cui per rispetto della persona X evito di litigare col suo amico Y (non so se ho reso l’idea).

  3. Molto interessante, applicare un’arte marziale al linguaggio è un’idea suggestiva e neanche sbagliata. Dei cinque punti che hai citato applico il secondo e il terzo, il primo invece non lo controllo molto bene e quindi è possibile che offenda con uno sfottò invece di spiazzare con un battuta (a volte però non vedo il motivo di pentirmene, lo ammetto). La sicurezza, l’entusiasmo e il silenzio invece mi vengono meno facilmente, o comunque il silenzio è tradito dall’espressione del viso che non può trattenere una smorfia di commiserazione o fastidio. Poi sono dell’idea che i vaffanculo facciano girare il mondo e che spesso e volentieri siano sacrosanti, la miglior medicina per un fastidio persistente. L’unico effetto collaterale è la secchezza delle fauci se lo sfanculamento richiede troppo tempo e parole, ma poi uno si prende un sorso d’acqua e va tutto giù liscio.

    1. Litigare mi logora, su questo l’autrice ha ragione. Per tutto il resto la vedo come te. Faccio molta fatica a porgere l’altra guancia. Diciamo pure che non appartiene al mio modo di fare…

  4. Io rispondo sempre a tono, anche se ammetto che non è che litigo poi così spesso. Se sto antipatico a qualcuno o viceversa di certo non gli sto attorno, perché dovrei? Così evito litigate e discussioni futili. Solitamente comunque tento di rispondere con ironia se decido di star calmo, anche se non sempre viene la frase giusta 🙂

  5. non pratico molto l’autodifesa verbale…di solito ignoro chi non merita , a meno di assalti veri e propri, d’altra parte chi mi ha davanti , per motivi “fisici” tende a non aggredirmi….a meno che non sia un masochista, chi non mi conosce di persona , finchè rimane nell’iperspazio, puo dire quello che vuole, a meno che non offenda apertamente la mia famiglia o la mia attività professionale, ma lì ci sono altre strade per difendersi,. In definitiva cerco di stare sempre calmo e controllato, e di solito ci riesco.L’esperienza maturata , con lati belli e brutti, nei corpi speciali, ti insegna anche che nella vita è meglio non prendersela troppo, è molto più ” labile ” di quanto si pensi…

    1. Immagino che i militari di professione siano addestrati a mantenere un certo autocontrollo anche nelle situazioni estreme.
      Avevo un amico, ex legionario, che riusciva a mantenere la calma anche quando veniva attaccato fisicamente da più persone contemporaneamente. Quando doveva alzare le mani, per autodifendersi, approfittava della rabbia altrui per avere la meglio nel giro di massimo 2/3 secondi.

  6. Anche io tendo a “prendere fuoco” facilmente ma è assolutamente vero che le risposte migliori sono le battute, magari ficcanti, fatte con il sorriso. La soddisfazione di vedere ammutolire l’interlocutore ostile è unica.

  7. Che bello questo post!
    Mi è piaciuta molto l’apertura in cui dici che è normale rimanere senza parole quando si viene attaccati in modo villano. Perchè mi capita sempre di pensare di essere fessa e tonta davanti a certi modi aggressivi che mi colgono completamente impreparata.

    Dei 5 punti tento sempre di rispondere ai commenti inopportuni senza offendere nessuno al più resto in silenzio.
    Però mi piacerebbe molto controbattere con umorismo e intelligenza e confondere l’avversario con risposte insolite ma proprio non mi riesce e usualmente non riesco ad affrontare la sfida successiva con sicurezza ed entusiasmo anzi rimugino per un sacco di tempo chiedendomi se avessi potuto in qualche modo evitare di attirare su di me simili atteggiamenti negativi.

    Quello che noto da lettrice di blog riguardo ai troll, ma anche rispetto a scontri verbali in pubblico è che pagano molto le strategie 2 e 3.
    Cioè se si riesce a rispondere ad un flame con ironia e intelligenza secondo me il resto dei lettori del blog(il pubblico in genere) saprà molto bene dove far pendere l’ago della bilancia.
    A nessuno piace chi ha modi villani e di solito si apprezza e si riconosce immediatamente la superiorità di chi ha talmente tanto distacco e autocontrollo da riuscire a scherzarci su.
    Solo che è davvero un’arte!!:D

    1. Infatti, imparare ad avere a che fare con certi molestatori è un’arte 😛
      Io sto imparando poco alla volta, ma non è facile. Il mio metodo è quello di ignorarli, come se non esistessero. Il che, nel mondo virtuale, equivale a fare ampio utilizzo della cartella spam 🙂

  8. Divertente segnalazione.
    Io ho un approccio diverso – diciamo che mi ispiro alle Lettere al Maestro di Spada di Takuan Soho.
    Io gli importuni non li uccido – restituisco loro la vita.
    Anche se a volte un calcio nei denti gli farebbe solo bene.

  9. Io caratterialmente sarei un tipo molto sanguigno, pronto a reagire alle offese e pronto anche a rimanerci male a causa della maleducazione degli interlocutori. Diciamo però che la vita mi ha insegnato che spesso una bella risata in faccia a chi se lo merita e una bella battuta (alla napoletana) finiscono per smontare diversi avversari.

  10. Da ex-timida sono passata a praticante attiva del Kickboxing verbale se attaccata, soprattutto offline, in fondo sul web posso prendermi il tempo che voglio per rispondere, far passare qualche ora, ponderare, ma nella vita di tutti i giorni, soprattutto lavorativa ho visto che chi alza di più la voce è quello che viene ascoltato maggiormente… c’è un proverbio in dialetto che dice che il bambino che piange di più è quello che sta maggiormente in braccio alla mamma…

    1. In effetti la cosa veramente complicata è resistere alla tentazione di mandare a quel paese tutti coloro che lo meriterebbero. Diciamo che bisogna decurtare il 50% dei possibili vaffanc*lo quotidiani 😀

  11. in effetti la cosa più difficile quando si utilizza il linguaggio verbale con lo scopo di difendersi è quella di gestire bene le proprie emozioni che altrimenti interferiscono con l azione, e poi c’è la difficoltà di restare all interno del contenuto, attraverso la forma usata dal nostro antagonista..pratico l’Aikido e sono un formatore. Mi è capitato spesso di toccare questo argomento anche in corsi specifici.ho trovato interessante, a questo scopo, l’uso del meta modello, parte della PNL.anche nel linguaggio utilizzato dall ipnosi ericksoniana, in cui ci sono elementi per gestire e dirigere il comportamento degli altri.ci sono cose che mi sono piaciute anche nel modello di George Thompson,che ha scritto” verbal judo”.una cosa che la gente trova difficile perchè non è comunemente abituata a concepirlo così, è pensare al linguaggio come uno strumento da usare con scopi estremamente specifici. in effetti pensando all Aikido la cosa che immediatamente mi colpisce è che praticandolo si sta nella realtà e ci si occupa di fare delle cose molto precise.questo tiene nel presente ed evita le elaborazioni parassite della mente . grande pratica….

  12. Non vi serviranno a nulla queste tecniche salvo usare il normale buon senso e un attimo di moderazione ma senza nascondere ne emozioni ne pensieri dietro ad un dito.. perchè proprio quel vostro dito (quello medio) sarà quello che mi manderà affanc..o.

    Perchè dico questo? Perchè la Realtà richiede espressione e semplicità, onestà chiara d’intenti .. visibile a chiunque.

    Sbattetevene degli idioti e degli ignoranti, dei malvagi come dei cretini.
    E’ scritto nelle Parole di Gotama (canone pali) un discorso tra due saggi-santi :

    “ecco vedi caro amico come quell’elefante incatenato costretto a sopportare la fila e a lavorare duramente controvoglia dimostri apertamente il suo fastidio, ciondolando la testa, con gli occhi infastiditi, arrabbiati ma anche pieni di voglia di libertà?”

    “si lo vedo, ed è cosi che deve essere l’Essere, cosi, semplice nell’esprimere i suoi pensieri e sentimenti, il suo stare bene e stare male, senza barriere e senza finte e maschere mentali come usano fare l’uomo ignorante, lo stolto, il malizioso e l’uomo mondano che vive di cose, forme, oggetti e brame egoiste”.

    Siate felici, la libertà è altrove..

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