Bilanciare il prezzo di un ebook

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Mesi fa i più grandi editori del mondo – HarperCollins, Simon & Schuster, Macmillan, Penguin e Hachette – hanno rotto i loro contratti con Amazon, il più grande rivenditore di libri del mondo con il 60 per cento delle vendite online. La ragione principale della rottura era il diritto di decidere il prezzo dei propri ebook in vendita su Amazon. A distanza di qualche tempo tre di queste case editrici – Hachette, HarperCollins e Simon & Schuster – hanno registrano una forte diminuzione nelle vendite degli ebook.

Così recita un articolo de ilpost.it datato 22 settembre 2015.
Si tratta di un pezzo abbastanza esaustivo e documentato, dategli un’occhiata, se vi va. Ritengo importante tenersi aggiornati su come e quanto i media italiani si occupano di editoria digitale, visto che qui da noi, ai margini dell’impero, la questione ebook è ancora in parte sconosciuta.

Il prezzo dei libri digitali è tuttora la “pietra dello scandalo” su cui Amazon ed editori si fanno la guerra.
La questione ovviamente coinvolge anche gli autori indipendenti e il self (tendo a distinguere le due categorie), visto che costituiscono una larga fetta del mercato.
Sempre citando l’articolo in questione:

Secondo una ricerca riportata dal Wall Street Journal curata da Codex LLC – un’agenzia americana di statistica editoriale –, il prezzo medio degli ebook dei cinque editori in vendita nel Kindle store di Amazon è di 10,81 dollari, mentre il prezzo medio generale è di 4,95. Durante le trattative Amazon ha spinto per un tetto massimo di 9,99 dollari per ebook, ma non è riuscita a convincere gli editori.

Anche in Italia gli editori stanno proponendo prezzi a dir poco stupidi, per quel che riguarda la versione ebook di libri usciti anche nel classico formato cartaceo.
Spesso c’è una quasi coincidenze tra i due prezzi, il che è veramente assurdo.
In questo senso ha ragione Amazon nel voler porre un tetto massimo agli ebook. Non è un caso che, da quando gli editori “ribelli” si sono tirati fuori dalla multinazionale di Jeff Bezos, le altre case editrici, rimaste legate allo store di Amazon, hanno registrato un notevole aumento delle vendite.

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Per contro dobbiamo considerare sorpassata e poco lungimirante la scelta di vendere ebook a prezzi eccessivamente ribassati.
Ci sono molti romanzi di 300 e più pagine venduti a 0,99 cents (non limitatamente ai periodi promozionale, strategia), il che riduce il margine di guadagno degli autori, pur puntando sulla vendita all’ingrosso.
Sul mercato americano lo 0,99 cents viene percepito come un prezzo sospetto, indice di scarsa qualità e di poca fiducia nel materiale messo a disposizione dell’acquirente.
La filosofia è la medesima di quella dei discount: se comprate un paio di scarpe in gomma, in un negozietto cinese, risparmierete soldi, però con la consapevolezza di aver comprato qualcosa di qualitativamente infimo.

In Italia al momento avviene un processo diverso. Lo 0,99 cents è ancora il prezzo ancora più appetibile, tanto che difficilmente gli ebook sopra i 3,99 euro riescono a vendere bene, tranne quelli delle grandi casi editrici (ma, anche qui, non è detto che avvenga).
Il motivo?
L’acquisto compulsivo, e la sensazione che lo 0,99 sia il “nuovo gratis”. Questo prezzo ha senso per i racconti, ma continuo a considerarlo assurdo per i romanzi. Il rischio, tra l’altro, è quello di ottenere un accumulo di vendite istintive, a cui non segue una reale lettura, né quindi dei feedback o delle recensioni.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

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4 commenti

  1. Condivido il tuo ragionamento. In effetti, in Italia, 0,99 e’ il nuovo gratis. Quasi tutti gli ebook sopra quella cifra vendono poco o nulla, romanzi o racconti che siano, di grandi o piccoli editori penso conti poco. Purtroppo non c’è una soluzione al problema, a mio parere. Bisogna adattarsi, improvvisare e raggiungere lo scopo. Come diceva il filosofo Gunny. O perlomeno provarci.

  2. Il discorso importa anche tre variabili innate che bisognerebbe tenere in considerazione, in Italia, a beneficio di un discorso più strutturato:
    – Sfiducia, in Italia, per un mercato poco conosciuto, che porta ancora l’acquirente a non voler spendere troppo rischiando “sole” tipografiche e di contenuti.
    – Poca conoscenza dell’ambiente del self-publishing – sempre in Italia – con la diretta conseguenza della diffidenza nei confronti di chi non vanti il bollino di una etichetta (ancora considerato in un certo qual modo sinonimo di qualità contenutistica)
    – Difficoltà di muoversi degli “emergenti” o dei “prima pubblicazione” nel mondo degli autoprodotti, cosa che porta irrimediabilmente a provare a mantenere basso il prezzo per intercettare mercati più ampi.

    Resta il fatto che non è nè intelligente nè produttivo alla lunga mantenere un prezzo di copertina troppo basso (in rapporto al numero di pagine offerte), al limite della svendita o del regalo, visto che ciò comunica sempre e comunque al lettore “informato” la sensazione che neppure l’autore ci creda in quel che ha fatto/scritto.

  3. Mah , io compro molto , se l’autore non lo conosco o mi fido poco dell’istinto preferisco , se possibile , puntare sul racconto/romanzo breve da 1/2 euro , ma se conosco e apprezzo chi scrive non mi pongo il problema dei 5/7 euro .. certo più di 10 per un digitale faccio fatica a capirli , o punti sulla comodità dell’acquisto online e della poca spesa /facilità di archiviazione ( che per me è fondamentale con oltre 4000 titoli in cartaceo .. ) , oppure non ti puoi aspettare di vendere chissà cosa .
    Oltretutto in questo periodo di difficoltà economica per molti , discorso a parte per saggi molto ponderosi e similari , ma non credo siano neppure molti quelli proposti finora in digitale , almeno io non ne vedo in giro …

  4. Seguo questo blog perché dai informazioni interessanti. Come per questo articolo che trovo davvero illuminante per molti versi. Complimenti!

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