La narrativa del Fantastico: perché sì.

William-Blake-quotes-proved

Le polemiche su quella cialtronata di talent show per scrittori, Masterpiece (in onda su Rai 3, ogni domenica in seconda serata) non si spengono.
Hanno fatto rabbia soprattutto le continue uscite, supponenti, intellettualoidi e del tutto opinabili, di Andrea De Carlo contro la narrativa del fantastico. La speculative fiction, per dirla all’inglese. Perché, cito a spanne, “la vita reale è già sufficientemente interessante per raccontare tutto ciò che va raccontato“. O giù di lì.
Con buona pace di una fetta di mercato che altrove, fuori dai nostri tristi confini, ha un’importanza colossale sia a livello di vendite che di produzione artistica.
Vi segnalo gli articoli di alcuni stimati colleghi, che hanno detto la loro con dovizia di particolari.

Potrei davvero aggiungere altro? Potrei usare sfumare diverse per ribadire un discorso già così ben approfondito dai colleghi blogger?
No, non potrei. Probabilmente sono anche un po’ stanco di difendere la dignità dei generi di cui mi occupo, e di cui là fuori troppo spesso continuano a non volerci capire nulla. Che è qualcosa che va al di là del lecito gusto personale. No, qui si tratta proprio di supponenza e di poco rispetto per il lavoro altrui. Il che, se ci pensate, è intollerabile.

Allora, non volendo aggiungere altre parole, il mio perché sì alla narrativa del fantastico ve lo spiego con un video.
Con buona pace di quel borioso signore dall’aria perennemente scazzata che è Andrea De Carlo.

Tre volte Randolph Carter sognò la meravigliosa città, e tre volte venne portato via mentre si trovava ancora sull’alta terrazza che la dominava.
Riluceva, dorata e splendida nel tramonto, con le sue mura, i templi, i colonnati e i ponti ad arco di marmo venato, mentre fontane d’argento zampillavano con un effetto prismatico su ampi piazzali e giardini odorosi, e larghe strade passavano tra alberi delicati, urne ornate di boccioli e statue d’avorio disposte in file lucenti. Su vertiginosi strapiombi, rivolte verso nord, si arrampicava invece una lunga serie di tetti rossi, e antichi frontoni aguzzi si susseguivano lungo stradine erbose coperte da ciottoli.
(La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath – H.P. Lovecraft)

– – –

(A.G. – Follow me on Twitter)

Segui la pagina Facebook di Plutonia Experiment

23 commenti

  1. “la vita reale è già sufficientemente interessante per raccontare tutto ciò che va raccontato“

    Certo: in fondo Dante Alighieri, Omero, Shakespeare e molti, molti, altri sono dei cialtroni…. Dio che immane c*****a!

    “La fantasia si può paragonare al sogno di Adamo: Adamo si destò, e scoprì che era verità.”
    John Keats

    E giusto per difendere il mio sottogenere preferito.

    “Science fiction is the most important literature in the history of the world, because it’s the history of ideas, the history of our civilization birthing itself. …Science fiction is central to everything we’ve ever done, and people who make fun of science fiction writers don’t know what they’re talking about.”
    Ray Bradbury

  2. Andrea De Carlo io non so neanche chi cazzo è.
    Però ho letto al tua produzione (penso tutta), e qualcosa di Davide Mana, e di Marina Belli (per pescare tra i “citati”). Per me fa parte del fantasy il tipo e il “circo” che va in onda (comprensivo di donne barbute, donne cannone, uomini forzuti e Freaks correlati).
    A volte sono dispiaciuto di leggere alcune tue considerazioni nei post, non volermene. Le considerazioni sono giuste, sagge, argomentate come sempre! Parlare di questo programma e di queste opinioni sul genere “fantastico” da spazio al nulla. Sto Tizio qui ha mai letto Ende? La storia infinita? Ecco lui è il riduzionista che considera solo l’aspetto ormonale/elettrico della vita e delle emozioni umani, che non può andare oltre il suo essere, lui è centro, il resto periferia.
    « “Tutto ciò che accade, tu lo scrivi”, disse.
    “Tutto ciò che io scrivo accade”, fu la risposta. »

    Ecco cosa siete per me Voi Scrittori. Spero comenti come un grazie

      1. Anche questo non ci sorprende, purtroppo, D’altro canto trasmissioni del genere hanno l’ovvio obbiettivo di innalzare l’ignoranza e mortificare il senso critico. lo so, è deprimente, ma che altro aspettarsi da una manica di scimmie catodiche?

  3. Come se già non ricevesse continue critiche, si è inimicato abilmente parte dell’audience. Io non lo seguo, non l’avrei seguito comunque, ma dopo questa uscita lo sento in qualche modo “ostile”. E contrario al buonsenso, perché pare che vi sia l’idea di uno scrittore fantastico che viva del tutto avulso dalla realtà – un’idea ridicola, ribadiamolo.

    1. Io non volevo seguirlo, mi hanno chiesto di farlo come “addetto ai lavori”.
      Al di là delle incazzature per la spocchia dei giudizi, direi che è stato istruttivo: ho capito perché l’editoria italiana è morta.

      1. C’è però un’altra chiave di lettura della vicenda: loro sono “i meglio intellettualoidi della sinistra”, quelli che odiano il capitalismo sonante delle megatirature alla Harry Potter/Twilith/non saprei.
        La “spocchia” del “verismo verissimo” potrebbe essere anche una strategia (nella scelta del tizio di cui sopra, che sono ignorante e non so nemmeno chi è) per accontentare il pubblico di RAI3 che vede nei prodotti di massa il demonio del denaro/successo/degrado ideologico.
        Senza dimenticare che ormai il pubblico televisivo è veramente relagato alla fascia “stagionata” della popolazione. Non conosco nessun 16 enne che la domenica sera voglia guardare la TV, ne conosco molti che si “ammazzano” di you tube/streaming/altro. E se li immaginiamo in cameretta con il PC, ancora li stereotipiamo: loro usano il tablet o lo smathphone, il pc è roba da trentenni.
        Giusto per farmi pensare che l’attacco al fantasy è forse per accattivarsi il bronto-spettatore che appena sente parlare di magia/robot/olocausto nucleare/viaggi interspaziotemporali, si ricorda cosa gli diceva il babbo nel dopoguerra “non si campa con la fantasia, ma tirando la carretta per 10 ore al giorno e che la felicità è in dio, patria, famiglia”. Lui ha DOVUTO credere a queste cose: adesso cosa fa? Potrebbe mai accettare che il suo universo non è “terra centrico”, “uomocentrico”, potrebbe mettere in discuissione la teoria della creazione? potrebbe credere che dell’universo è una struttura “spugnosa” di indefinito/infinito numero di galassie ognuna formata da molti corpi solari?
        forse meglio continuare a parlare di microesperienze…

        1. Direi che è una chiave di lettura molto vicina alla realtà. Io sono stato fortunato perché mia madre da piccolo mi raccontava Ultimatum alla Terra e mio padre la Guerra dei mondi.. e loro la guerra l’avevano vissuta.

  4. Non ho visto il programma, ma personalmente mi permetterei di affermare l’esatto contrario: che senso ha raccontare storie realistiche, la realtà la viviamo ogni giorno! Inoltre, ritengo mille volte più creativo un testo fantastico che crea nuovi mondi, realtà immaginarie, paesaggi di sogno…
    Già è stato detto sopra (citando Dante, Omero e Shakespeare) che fior di autori, tra i più geniali, facevano letteratura fantastica. La narrativa, si può dire, in certa misura, è sempre fantastica. Non si può descrivere un fatto reale e, contemporaneamente, fare letteratura, se non si crea qualcosa. Maggiore è la creatività, maggiore, a mio modesto avviso, è il merito di chi scrive.
    Sembra quasi la critica della pittura astratta! Sarebbe come dire che la massima forma di arte figurativa è la fotografia (senza nulla togliere a questa pregevole arte, ma c’è anche altro, no?).

  5. Tra l’altro, Alex, quelli sono i re e le regine del luogo comune. Ovvio che per loro, la “vera vita vissuta” valga più di uno sforzo di fantasia. E’ la banalità innalzata al ruolo di finta saggezza. Il vero dispiacere e la vera preoccupazione è che vengano pagati profumatamente per dire le loro cazzate.

  6. Mah, il problema non è il “raccontare la verità”, quanto piuttosto il raccontare del proprio “ombelico”.
    Si può raccontare la sola e cruda realtà, e dargli perfino un forte taglio fantastico, e questa si chiama fiction, e ce né è di grandiosa, oppure raccontare la propria vita, che però non è letteratura, ma autobiografia, cosa che a meno di non essere Very Important People, credo importi/interessi meno di zero.
    Ma si sa, l’arte non è per tutti…

  7. Se ci pensate bene è un grandissimo paradosso.
    Una trasmissione del network nazionale condiziona le menti della popolazione.
    Bandisce ogni forma di fantasia e di pensiero alternativo e focalizza tutto lo sforzo (pseudo)creativo sulla vita di tutti i giorni, vita che a sua volta è indottrinata dalle stessa letteratura che viene propinata e che gira su se stessa come il più classico dei cani che si insegue la coda.
    De Carlo, nel bandire il fantastico, diventa a sua volta personaggio distopico/fantastico e nemmeno dei più originali.
    Se non ne avessero già scritti più d’uno sarebbe da scriverci un libro. Ovviamente genere Fantasy.

    1. vero, tra l’altro la presunzione di ritenere che le proprie vite siano di grande interesse per i lettori. E in ogni caso esistono le biografie per quello. De Carlo tra l’altro è un noto raccomandato, e forse dovrebbe stare un po’ più zitto.

      1. Per onestà devo dire che il suo Due di Due mi è piaciuto molto. Non ho letto altro di lui ma quello l’ho veramente apprezzato.

        1. Ma anche a me alcune delle prime cose sono piaciute, e di sicuro ha talento, ma ha avuto la possibilità di esprimerlo perchè aveva solidi appoggi.

          1. De Carlo è uno che ha avuto delle possibilità e le ha sfruttate, naturalmente al netto della sua competenza e preparazione come artista che è evidente.
            Il problema è la sua miopia, il suo guardarsi l’ombelico, senza sapere cosa c’è fuori. Chiamiamola superbia o mancanza di umiltà(non dico volontaria ma conseguente alle sue origini non umili).
            Lui scrive autobiografie mascherate da romanzi, e mi sta bene, il problema che lui è nato nella Milano bene, è stato inserito sin da piccolo in contesti artistici e produttivi di alto profilo, interessanti, il papà gli ha pagato viaggi in giro per il mondo… una vita interessante, particolare, degna(forse) di essere raccontata.
            Ma gli altri?
            Quelli che hanno avuto una vita banale allora non sono degni di scrivere perché non possono rifarsi ad una vita interessante?
            E l’immaginazione non conta?
            E i sentimenti di alcuni sono di serie B?
            E il poveraccio che si inventa un mondo fantastico per evadere dal proprio? E quell’impiegato alienato che scrive di una italia distopica non racconta del proprio?
            E poi si aggiunge l’ignoranza, si scorda tutta la tradizione fantastica che parte dall’alba della nostra letteratura fino all’altro giorno, non c’è da andare a pescare i romani, o Dante, o Ariosto… ma Primo Levi scrittore di fantascienza non se lo ricorda nessuno? E Italo Calvino scrittore che attraversa i generi con spensieratezza e onestà?
            Comunque la pietra tombale sul discorso la mette il grande Davide Mana sul suo blog: “seriamente credi che la tua memoria della tua vita costituisca una replica esatta di ciò che è accaduto davvero?”
            Ecco, De Carlo fa parte di tutta quella schiera di artisti che si arroga il diritto di parlare della realtà anche se l’ha vista solo dal suo binocolo.

Scrivi una risposta a fako Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.