Polvere di Mummia per curare impotenza e cefalea

Mumia

Oggi vi parlo di un rimedio omeopatico, che ha fatto storia della medicina, e che magari potreste trovare interessante e utile per curare i vostri acciacchi. Del resto vanno sempre più di moda le protoscienze alternative, anche le più strampalate, dalla cristalloterapia alle cure a base di urina umana e animale, senza dimenticare il lavaggio del colon e altre piacevolezze. Quindi perché non guardare ancora un po’ più indietro, e rivolgersi alla scienza farmacologica dell’antico Egitto?
Questo è dunque un post storico un po’ diverso dal solito, e in futuro penso che pubblicherò altri articoli di medicina “weird”, sempre se possono interessarvi, si capisce.
Ma torniamo a noi: qual è la panacea che vi sto per proporre?

Polvere di mummia!

Era facile intuirlo dalla foto e dal titolo, ma forse avete pensato a uno scherzo o a un’esagerazione. Invece no: per secoli e secoli le ceneri degli antichi egizi mummificati sono state vendute come prodigiosi rimedi farmaceutici. Questo fin dall’epoca romana. Del resto la mummificazione era una pratica molto diffusa in Egitto, ma al contempo avvolta in un alone di mistero che intrigava gli apotecari e i maghi. Così furono proprio i romani, dopo la sconfitta del regno tolemaico, a iniziare il saccheggio delle centinaia di migliaia di tombe egizie in cui erano sepolte le mummie.
Ma il vero boom di questo rimedio medico ci fu ben più tardi, ossia tra il VI e il XII secolo D.C. Tali pratiche erano proibite dalla Chiesa, che invitavano i malati a pregare per ottenere la guarigione, eppure il mercato nero fioriva come non mai. Oltre ad altre sostanze esotiche, come il corno d’unicorno (ossia del rinoceronte africano), la polvere di mummia era sempre al top delle vendite.

Del resto era ritenuta ottima per curare la cefalee, l’amenorrea, la depressione, le coliche, l’asma, la tubercolosi e le disfunzioni sessuali.
La richiesta era talmente alta che nacque una vera e propria industria del falso, con finte mummie create appositamente per ricavarne polvere. I “falsari” rubavano il cadavere di un giustiziato, gli toglievano il cervello e l’apparato digerente, lo facevano seccare al forno, lo salavano e lo aromatizzavano. Dopo lo avvolgevano in bende venute dal Medio Oriente e lo vendevano come autentica mummia egiziana.

Mummy powder 2

Ma di cosa era composto esattamente questo ritrovato portentoso? Oltre alle ceneri del cadavere essiccato, c’erano pece e asfalto, entrambi utilizzati nel processo di mummificazione. Non mancava poi la sabbia proveniente dalla valle del Natron, situata tra Alessandria e la depressione di Al-Qattara. Questa era ricca di un sale minerale, ora noto come salnitro, che ha grande potere disidratante.
La cavità addominale del cadavere era poi riempita con vegetali triturati, quali mirra, cassia ed altri aromi con significati religiosi ed effetti antibatterici e, nelle cavità oculari, spesso si inserivano delle cipolle. Il cadavere era poi cosparso di resine ed oli essenziali e poi avvolto nelle bende impregnate di sostanze gommose.

Comunque sia questo vilipendio di cadavere a scopo apotecario non è peggiore di un altro ben più miserabile: forse non lo sapete, ma le prime vaporiere egiziane utilizzarono diverse mummie come carburante, vista la scarsità di legna e carbone!
Pensate infine che ancora nel 1924, la Ditta Merck di Darmstadt la vendeva con il nome di Mumia vera aegyptiaca (“vera mummia egizia”).
Quando avrete il prossimo mal di testa, fateci un pensiero.

mummy powder

– – –

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21 commenti

  1. Vedi Ale , le ricette della nonna sono sempre utili…adesso vedrò di riutilizzare qualche vecchio..molto vecchio paziente…

  2. Quando ho letto il passaggio “lo facevano seccare al forno, lo salavano e lo aromatizzavano ” ho pensato che la naturale continuazione della frase era: “e poi lo assaggiavano per vedere se era cotto a puntino e ben condito…” 😀 mauaahahaahh

    1. La pratica di assaggiare le mummie, per valutarne lo stato di conservazione, è abbastanza normale. Le mummie dell’Egizio di Torino vengono assaggiate periodicamente da uno degli archeologi del museo.

  3. A metà ottocento un intraprendente signore inglese del quale ahimé non ricordo il nome, fece un carico di mummie di gatto (la pratica di mummificare i gatti era diffusissima nell’antico egitto), e le importò in Inghiltera, dove le vendette come concime per i campi.
    Bastava triturarle e spargere la polvere.
    Fece soldi a palate, e riperté l’operazione un paio di volte – navi con le stive zeppe di gatti mummificati, da Alessandria a Liverpool.

        1. sarebbero capacissimi! 😀 Direbbero che le anime di quei gatti hanno sofferto a vedersi ammucchiati nella stiva di una fredda e lurida nave di gente chiaramente non vegana. 😀

  4. I rimedi dell’antichità sono sempre abbastanza assurdi da divertirmi e (un po’) inquietarmi, non c’è che dire! Avevo sentito parlare di questo uso delle mummie, ma questo tuo post mi ha dato qualche interessante informazione in più, poco ma sicuro.

  5. Conoscevo già l’uso improprio delle mummie e anche la famosissima “polvere di mumia” . Con un marketing appropriato, scommetto che in molti se la comprerebbero anche oggi.

  6. Dato che qualche giorno fa si parlava di ispirazione…
    Apocalisse zombie ambientata nell’800. Causa dell’epidemia, tutti si sniffano la polvere di mummia e si beccano la maledizione del faraone XD
    E poi non si potrà nemmeno pontificare… pure questa storia è ispirata alla realtà 😉

  7. Ciao! Innanzittutto complimenti per il blog, sono alcuni mesi che lo seguo e lo trovo interessante (l’ho perfino salvato nella barra dei segnalibri).
    Sono appassionato di pittura (significa che dipingo a tempo perso) e a proposito di questo articolo volevo dirti che nel Rinascimento si utilizzava la polvere di mummia bitumosa come pigmento nella pittura ad olio, il cosiddetto bruno mummia o bruno egiziano (la parola mummia deriva dall’arabo mumyya che significa appunto bitume).

    1. Interessantissimo, questa proprio non la sapevo. Mi hai fatto venire voglia di approfondire e di cercare altri elementi bizzarri in ambito pittorico. Intendo dire a livello pratico, di materiali.

  8. Beh, se sei così interessato hai di che sbizzarrirti. Molti pigmenti usati nell’antichità (oggi sostituiti con imitazioni di sintesi vuoi per costi, reperibilità, durata, tossicità e recentemente anche per l’impatto ambientale nella produzione) sono degni di un manuale di stregoneria. Per esempio, il giallo indiano, un bel pigmento giallo scuro che originariamente veniva preparato con l’urina di vacche alimentate con foglie di mango e mescolata a sostanze minerali. Oppure il cremisi e il carminio, ottenuti dai corpi essiccati di due specie di cocciniglie. O il porpora, ricavato da una ghiandola di un mollusco, il murice. O ancora il nero avorio, ottenuto dalle zanne di elefante abbrustolite (gli antichi romani lo chiamavano elefantinum) oggi sostituite da ossa animali.
    Tra il leganti tradizionali per la tempera (ma anche nel restauro di mobili e nella doratura) viene ancora oggi usata la colla di coniglio, ricavata dalla bollitura di pelli di coniglio e venduta in perline o polvere solubili in acqua.
    E per finire, troverai molti colori dai nomi insoliti come sangue di drago, terra d’ombra, terra verde, caput mortuum, mummia (già detto!), seppia, alizarina, cinabro, gommagutta ecc.
    Buon divertimento!

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