Questo post vuole essere un making of del mio ultimo nato, La Corte di Paracelso, senza però ammorbarvi con tirate promozionali, che probabilmente vi annoierebbero a morte. Vediamo dunque di buttare un po’ di carne sul fuoco, e di approfittare dell’ebook in questione per discutere di un po’ di questioni solo apparentemente slegate fra loro.
Vale a dire: eccovi uno dei miei consueti articoli “misteriosi” del giovedì.
Innanzitutto due parole su Paracelso: nome d’arte di Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, medico, astrologo, scienziato e alchimista svizzero (1493-1541). Una personcina molto particolare, dall’ego grande come una casa. Si ribattezzò Paracelso (“più grande di Celso”) per dichiarare la sua superiorità nei confronti del noto medico romano Aulus Cornelius Celsus.
Su Paracelso ci sarebbero molte cose da dire, ma in questo caso lo cito soprattutto in qualità di alchimista. Prima di passare oltre, vi cito però un aneddoto che potrete riciclare con gli amici: dal suo nome (Bombastus) è derivato in inglese l’aggettivo bombastic, che indica una persona piena di sé e arrogante.
Ciò detto, il Paracelso del mio romanzo fa riferimento a uno dei suoi più noti, discussi e discutibili esperimenti: la creazione della vita in vitro. O almeno, così la definiamo noi in epoca moderna, mentre a quei tempi era qualcosa di assimilabile all’alchimia, o anche alla stregoneria.
Sto parlando degli omuncoli (homunculus).
Secondo gli alchimisti il procedimento per creare un homunculus sarebbe consistito nell’estrarre il seme umano e conservarlo nel ventre di un cavallo per lungo tempo, poi, terminato il tempo nutrire il feto con un preparato estratto dal sangue umano.
Per i testi alchemici dell’epoca, l’omuncolo era una creaturina alta circa dodici centimetri, data alla luce dopo quaranta giorni di gestazione nella modalità appena citata (sperma, sangue e cavalli… non proprio una cosa bella da immaginare).
Paracelso in realtà non fu l’unico a tentare di creare degli omuncoli. L’alchimista Johanned Konrad Dippel provò a farlo con uova di gallina fecondate con sperma umano e sigillate con sangue mestruale. Bello, nevvero?

Oltre che alla moderna scienza genetica, la formula per la fabbricazione di un omuncolo ricorda, almeno nella sua finalità, quella per la creazione di un golem. Quest’ultima è una pratica tra le più note e potenti della cabala ebraica.
Anche l’alchimia islamica esisteva una branca di ricerca focalizzata sulla realizzazione della vita artificiale. Essa era (o forse è ancora) la Takwin. Il suo più importante esponente fu Jābir ibn Hayyān, autore del Libro delle Pietre, un testo scritto in linguaggio codificato, in cui spiega i suoi esperimenti in materia di creazione di vita sintetica in laboratorio (compresa la vita umana). La cosa singolare è che stiamo parlando di un alchimista vissuto nel 9° secolo dopo Cristo.
Ovviamente ci sono spiegazioni più elaborate, riguardo alle ricerche alchemiche sugli homunculus. Per alcuni studiosi si tratterebbe infatti di una formula allegorica, portatrice di messaggi nascosti, comprensibili ai solo iniziati. Sono discorsi molto complessi, che interpretano il seme umano come la semenza (intellettuale e spirituale) del mondo, il ventre del cavallo come un tempo di gestazione, e il nutrimento con sangue umano col sacrificio del Cristo Salvatore, che farà rinascere gli uomini a nuova vita (anch’essa spirituale, o almeno credo).
Ma poco ci importa.
Nel mio caso ho preso alla lettera gli esperimenti riguardanti gli omuncoli, così come li intendeva Paracelso, e ho adattato il tutto all’epoca moderna (il mio romanzo è ambientato nei nostri giorni), e a un contesto in grado di unire la tradizione alchemica a suggestioni e atmosfere contemporanee.
Non vi rivelo altro, per evitare spoiler troppo grossi.

Aggiungo però che ho anche trovato due punti cinematografici/letterari di contatto con gli omuncoli del Paracelso. Li ho considerati, valutati e infine ci ho ricamato su la mia storia. I titoli in questione sono La Fabbrica delle Mogli, ottimo romanzo di Ira Levin (oramai introvabile in Italia) e, in misura assai minore, L’invasione degli Ultracorpi (film e romanzo).
La Fabbrica delle Mogli, in particolare, prende in considerazione un altra tematica riguardante la vita artificiale, ossia la robotica.
Il mio romanzo non è però derivativo, bensì originale, nel senso in cui io intendo l’originalità: un’idea nuova, costruita su un background condiviso di informazioni, dati e fattori ispirazionali.
Com’è il risultato finale? Se vi interessa quanto esposto finora, potete scoprirlo acquistando l’ebook al prezzo promozionale di 97 centesimi di euro.
Ci sarebbe poi da discutere a lungo sul fattore erotico inserito nel racconto, che non riveste certo un ruolo di secondo piano nella trama, ma forse lo faremo in un’altra occasione.
Chiudo questo articolo citando forse l’omuncolo più famoso della narrativa: Roger, uno degli agenti del BPRD (Bureau for Paranormal Research and Defense), nell’omonimo fumetto di Mike Mignola. Uno dei miei agenti preferiti del Bureau, tra l’altro.

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Bello leggere i retroscena che portano alla formazione di una storia. 🙂
Grazie! Ho sempre un po’ di timore che articoli del genere possano imteressare poco. Se così non è, ben venga 😉
Ehi, agli homunculi è dedicato anche l’ultimo Dylan Dog in edicola… E’ un’invasione!… 🙂
Ah sì? *_* Dici che vale la pena comprarlo?
Mah, a me è piaciuto, soprattutto per toni, ambientazioni e qualche scena in particolare… Fosse su Amazon gli darei 4 stellette, toh…
Ottimo, allora vado in fiducia e lo recupero! Grazie davvero per la segnalazione.
Homunculus.
Sapevo dei tentativi, ma non nei dettagli… né tantomeno nella fantasia impiegata!
Eh, sono dettagli un po’ macabri…
Visto che hai espresso dubbi sull’interesse di certi articoli ti confermo che sono molto interessanti. Però in tutta onestà non saprei che altro commento fare… magari dopo che avrò letto il racconto avrò più argomenti. 🙂
Il tuo commento è già utilissimo, perché mi confermi la bontà di questi articoli. Grazie 😉
Una volta scrissi un racconto dove il protagonista era proprio un homunculus. Chissà che fine ha fatto.
Un Homunculus favoloso si trova tra i personaggi della seconda parte del Faust di Goethe: mi hai fatto venire voglia di rileggerlo! 🙂
Cerca il tuo racconto: magari è giunto il momento di riportarlo alla luce 😉
Non credo di essere portato per l’archeologia 🙂
A me piacciono questi articoli *-* e Paracelso me lo ricordo in qualche puntata di warehouse13 ed era tra i miei personaggi preferiti *-* gli omuncoli invece li ho sempre visti zampettare attorno ai maghi, ma la pratica per crearli come la descrivi sembra come quella dei basilischi medievali, anche se mi chiedo spesso come arrivavano a pensare che mischiando questi ingredienti si potesse creare una roba al punto di descriverlo con così tanta sicurezza o.o
In effetti, riferendoci ad articoli di secoli fa, si ravvisano sorprendenti somiglianze con alcuni fondamentali della Biologia moderna. L’uso del sangue e dello sperma, la “simulazione” di una fecondazione in vitro…
A pensare a quei tempi sembra una cosa incredibile.