Questo articolo non gioverà alla mia popolarità. Non che della cosa mi importi granché.
Navigando su diversi gruppi Facebook dedicati all’horror (film, libri e fumetti), c’è un fenomeno che è impossibile non notare. L’80% abbondante degli iscritti cita sempre e solo Stephen King.
Qual è il tuo scrittore horror preferito?
King.
Qual è il tuo film horror preferito?
Sai… quello là… tratto da un film di King.
E il tuo fumetto horror preferito?
Ah, quello tratto da L’Ombra dello Scorpione!
No, davvero. Spesso funziona così.
Ora, nessuno vuole mettere in dubbio la bravura di zio Stephen. Diavolo, io lo leggo da anni, e ritengo la sua produzione attuale migliore di quella “storica”! L’unica cosa che mi perplime – mi perplime tanto – è l’assoluta mancanza di altri autori in questi omaggi su Facebook.
Ogni tanto qualcuno accenna timidamente a Koontz. Qualcuno si ricorda della buonanima di Lovecraft. Un drappello di “vecchietti” cita di tanto in tanto Barker.
Mancano del tutto le nuove leve.
Brian Keene, David Moody, Jonathan Maberry, J.L. Bourne, Kim Paffenroth, S.L Grey sono nomi conosciuti soltanto nei blog di settore, oppure da pochi lettori “forti”.
Poi ci si stupisce che in Italia certe iniziative editoriali falliscono.
Quando qualche CE prova a proporre nomi alternativi, viene quasi subito disillusa dalla scarsa risposta del pubblico. A questo punto, si diranno, tanto vale la pena pubblica la lista della spesa di Stephen King, che tanto venderà a prescindere del contenuto.
Esagero?
Forse un pochino.
Tuttavia basta guardare gli scaffali delle librerie riservate agli horror. Oltre a tutta la robaccia paranormal romance che deborda in ogni dove, ci sono soltanto le ristampe di King. Copertina leggermente diversa, due pagine di prefazione riservate all’autore italiano del momento (Altieri, Moccia, Volo… poco importa, la variante è minima), e via…
Ma perché coloro che si professano “appassionati di horror” non vanno oltre King?
Omologazione?
Poco tempo per sperimentare qualcosa di diverso?
Paura dell’ignoto?
Magari per qualcuno si tratta di una semplice convenzione sociale. Non leggendo nulla da anni, citare King è un bel modo per tirarsi fuori dai guai. Chi non conosce almeno un paio di titoli del Re? Senza dimenticare che quasi tutti hanno una trasposizione cinematografica.
Ora, acidità a parte, mi piacerebbe concludere questo articolo con un invito a spaziare in altri libri, in altri autori.
Certo, occorrerebbe prima parlarne (su blog simili a questo proviamo a farlo), e occorrerebbe riscoprire quella basilare curiosità che porta ad aprire il romanzo di un Brian Keene “qualunque”.
Eppure qui da noi la situazione mi sembra molto compromessa, assai al di là di una soluzione semplice a questo impasse.

– – –
(A.G. – Follow me on Twitter)
Segui la pagina Facebook di Plutonia Experiment
Chi raggiunge un successo “totale” come King, ottiene una specie di monopolio culturale. Occupa quasi tutto lo spazio e diventa riferimento per ogni cosa. Capita in tutti i settori (sport, politica, cinema, letteratura, musica). Non so se è giusto ma è così. In certi casi il successo è meritato, King è tra questi, in altri meno. Credo che alla fine il motivo per cui si cade sempre lì, su King, è perché stringi stringi le storie più belle sono le sue. Nessuno è più d’accordo con te sul fatto che spaziare un attimino è molto salutare, però in effetti, la magnificenza di certi romanzi dello “zio”, non la si trova da molte altre parti. Certo che una volta letti, questi romanzi grandiosi, che si fa? si spazia, per forza. E di roba bella ce n’è, trascurando magari le divisioni in generi che non servono a niente.
Io credo che la responsabilità di questo monopolio vada attribuita alla miopia dell’editoria italiana che a un certo punto, senza una vera ragione, ha smesso quasi del tutto di tradurre e pubblicare da noi la narrativa fantastica straniera, a eccezione, appunto, di King e pochissimi altri.
Quelli della nostra generazione possono ancora contare sui ricordi di quando Herbert, Wilson, McCammon e compagnia bella si trovavano regolarmente in libreria. Oggi, a meno di sbattersi tra le bancarelle, o leggere in inglese, non si ha molta scelta.
A me spesso capita il processo inverso: quando inizio a parlare di libri con qualche amico o conoscente che si professa lettore del genere mi rendo conto che l’unico modo per avere un dialogo è andare a finire su King.
Credo che King venga sempre citato perchè alla fine il lettore medio Maberry,Keene e soci non li conosce nemmeno,mentre altri i più vecchi perchè a King ed ai lettori della loro giovinezza sono rimasti smettendo di cercare il nuovo e accontentandosi del vecchio (problema comune tra l’altro ai lettori di fantascienza e fantasy).
Credo che questo tuo commento rispecchi in toto il mio pensiero.
Che è, come il tuo, amarissimo.
Anche secondo me la tua opinione è assolutamente corretta.
Purtroppo è evidente che il pubblico di settore non ha moltissime aspettative su ciò che legge, senza considerare inoltre che sono davvero pochi coloro che apprezzano o addirittura conoscono, tali autori.
Perchè King è l’unico che, anche se si pubblica la lista della spesa + passa alla lavanderia per la moglie, si è sicuri di venderlo. Non importa se l’horror non piace, è King, è best seller, lo prendo. Simile avviene sugli scaffali della fantascienza -ora una mensola-, dove trovo solo ristampe di Dick, Asimov e nascosta una vecchissima e sgualcita copia di un Darkover casuale. Sì ok sono dei grandi: ma i titoli li compriamo una volta sola, non credo che qualcuno collezioni le varie edizioni di IT. Inoltre adesso si spattuma tanta di quella schifezza di pararomance all’interno dell’horror confondendoli che per sopravvivere non ti resta che King. Non pubblicano niente di nuovo e decente, andare sul ‘sicuro’ è ciò che resta.
Posso essere da’accordo quasi su tutto ciò che scrivi… solo una cosa mi lascia perplesso: davvero preferisci la produzione attuale di King a quella “storica”? Cioè, meglio Doctor Sleep di IT? Meglio Buick 8, di Pet Semetery? Meglio 22/11/1963 di Misery? Mah…
Forse non meglio nei contenuti, ma nello stile e nell’editing sì.
E comunque 22/11/63 è forse la miglior cosa scritta da King.
Concordo! 22/11/63 mi è piaciuto parecchio. Ma può essere davvero definito horror? Se togli quel poco di fantastico, pur tenendo l’idea del viaggio nel tempo, diventa quasi narrativa classica. Forse è per questo che mi piace di più il King recente…
Pigrizia.
Il desiderio di essere rassicurati – mi piace quello che piace a tutti gli altri, io sono ok, voi siete ok.
La pratica ormai diffusa delle case editrici di convogliare il grosso del pubblico su un unico autore che diventa “il genere” – meno fatica per loro, una sola spinta pubblicitaria, vendite più alte; meglio vendere 10.000 copie di Kink che 5000 copie ciascuno di tre altri autori. Costa meno, fidelizza il cliente.
Ignoranza. Un pubblico con la memoria di un criceto e la curiosità di un bradipo morto.
L’insopportabile atteggiamento dei fan, che riducono tutto a una forma di fede che se non fosse francamente sinistra, sarebbe ridicola. E che, in ultima analisi, danneggia profondamente l’oggetto della loro adorazione.
I fan del kattsaw.
Comincio a capire perché Martin stia cominciando a distribuire diti medi a destra e a manca.
Forse il problema sta nel fatto che loro pensano di essere appassionati horror ma in realtà sono solo appassionati di Stephen King, che essendo stato sinonimo del romanzo horror per anni, non riesce a scrollarsi questa etichetta.
Mentre gli altri lettori quelli che si leggevano pure Barker, Koontz, Campbell o un McCammon(va bene che la golden age non esiste e c’è la nostalgia che nobilita tutto, ma come cacchio doveva essere bello entrare in libreria e poter scegliere tra questi autori… mo piango) si sono talmente abituati al mercato odierno che si accontentano di quello che passa, ristampe d’annata, qualche romanzaccio finto horror del momento. In più gli editori non aiutano, con il vizio di spacciare gli horror come Thriller. Ne pubblicano 2 l’anno e in più li camuffano, ci credo che la gente poi non riesce più a capirci niente.
Piccolo aneddoto, ho fatto leggere I Vermi Conquistatori ad un mio amico che ora ha una scimmia assurda per Keene… la sua faccia ha fatto tutta la gamma di espressioni dalla felicità alla disperazione quando gli ho detto che ha scritto tipo 20 romanzi e che poi nessuno di questi è stato tradotto in italiano.
Perché siamo sovraesposti a King. Citatissimo, molti bei film sono tratti da suoi romanzi o racconti, la sua bibliografia è facile da reperire, dato che la si trova quasi al completo. Io faccio un po’ contro-tendenza, perché di suo non ho ancora letto nulla, ma tra film e citazioni è comunque un po’ il nume tutelare del genere e la “pressione” la sento lo stesso.
Credo che la divisione in generi non sia utile. Mette un’etichetta quasi di sicuro riduttiva e fa scappare molta gente. Ne attira anche tanta, ma se l’etichetta è riduttiva, la delude. L’horror ha dei canoni, ma lasciano il tempo che trovano. Il problema è generalizzato, per tutta la letteratura, ed è: quest’estate al mare voglio leggere un bel libro, vediamo un po’ quale comprare…
Questo quando va bene. Altrimenti è: quest’estate al mare voglio leggere un bel libro, vediamo…uh! quante notifiche aspetta un po’….
Non credo che esageri. Tra l’altro, questo spiega anche il motivo per cui King ha venduto più di 400 milioni di copie nel mondo. Forse l’autore più venduto e più trasposto cinematograficamente di sempre. Tuttavia, benché non legga horror e preferisca la narrativa più recente del Re rispetto a quella passata o a quella prevalentemente orrorifica, Lovecraft lo trovo citato piuttosto spesso. Io stesso l’ho letto molto, pur non piacendomi. Gli altri, ahimé, non li conosco. Proverò ad approfondire. Per rispondere alla questione che poni però, potrei dire che citare Stephen King è un classico che non muore mai. Roba facile per intendersi. Difficile anche essere contestati. Ci sta come il ketchup sulle patatine: va bene sempre.
Beh, io sono una kinghiana doc e non l’ho mai negato: di quelle che di King legge anche la lista della spesa. Però: leggo tutto l’horror che mi capita fra le mani, autori italiani e stranieri, conosciuti e sconosciuti. Credo che King si famoso ( e in Italia non lo è più di tanto, tutto sommato), perchè ha un qualcosa di personale nello scrivere (non solo horror) che altri non hanno. In ogni caso, non basta aver letto un singolo libro per dire “mi piace l’horror di King”. Questa e solo moda e sentito-dire. ^_^
Io sarò ancora più drastico. Anch’io ho cominciato leggendo King, ho letto praticamente tutti i suoi romanzi (me ne mancano giusto tre o quattro degli ultimi) e lo ritengo ancora uno dei migliori autori di sempre. Ma la domanda che mi pongo è questa: se domani mattina decidessi di rileggermi uno per uno tutti i libri di King, quanto impiegherei? In un annetto direi che potrei farcela… più o meno. E poi? Mi giro i pollici finchè non esce il nuovo King? Se uno si definisce appassionato di horror e poi ha letto solo King, in realtà è uno che legge poco un cazzo.
Oh! Dura ma sacrosanta verità.
Infatti secondo me parte di quelli che dicono di leggere solo King in realtà non leggono nemmeno quello.
Il problema è comune anche alla fantascienza e al fantasy, gli editori ed i librai preferiscono andare sul sicuro insistendo sui soliti tre quattro nomi: oltre al solito King basti citare Asimov, l’immancabile Dick mentre per quanto riguarda il fantasy adesso si comincia a vendere la lista della spesa anche di George R. Martin.
Pigrizia? Miopia?
Probabilmente un misto di entrambe le cose, un poco di colpe però ce le hanno anche i lettori (perlomeno alcune frange di lettori) .
Ricordi quando la XII lanciò “I Vermi Conquistatori”?
Certo per la XII fu comunque una soddisfazione e vendettero diverse copie ma comunque non riuscirono a raggiungere la gran massa dei lettori.
Molti -e sto parlando di quelli a cui vanno bene le traduzioni “non integrali” di Urania si lamentarono del prezzo di copertina troppo alto.
Sì, è tutto vero.
Spesso e volentieri le colpe sono soprattutto dei lettori, pigri e svogliati.
Poi purtroppo diventa il classico cane che si morde la coda.
Grazie a tutti per le risposte e per i pareri.
A questo giro non rispondo singolarmente a tutti per non rischiare di ripetermi, ma penso che si sia capito il mio punto di vista in merito. E anche il fatto che a King piace, e che quindi questo non è un post contro di lui 😉
Io lo adoro ❤ King è sempre King non ci sono eguali!!
Caro Alessandro, purtroppo la risposta te la sei già data da solo. Entra in una libreria e prova a cercare altri autori horror al di fuori di King. Semplicemente **non ce ne sono!**
Campbell, Lumley, McCammon, Keene, Herbert, Ketchum… in Italia semplicemente non esistono. Adesso poi, con il cambio di rotta della Gargoyle – nonostante diverse cazzate vampiresche pubblicate per seguire la moda imperante – è scomparsa anche l’ultima speranza di avere una casa editrice che pubblicava inediti horror e saggistica sull’argomento. Anche Urania Horror gira e rigira non ha saputo fare di meglio che esordire con ristampe di libri ultra recenti: la saga vampiresca di Guillermo Del Toro (che si trova facilmente in libreria) e i Vermi di Keene.
In queste condizioni di scarsità di scelta chi altro si può citare come autore se non l’onnipresente e onnistampato King?
ciao
ale
Ma perchè ancora oggi la maggior parte della gente acquista libri nei centri commerciali e li quello trovi.
Qualcuno fa una capatina in libreria e li quello trovi o poco altro…
Perchè gli autori interessanti stranieri non vengono tradotti e se vengono tradotti non vengono pubblicizzati e sono mal distribuiti (stessa storia per molti autori validi italiani).
Perchè per comprare qualcosa abbiamo bisogno di essere bombardati dalla pubblicità.
Perchè se ho 15/20 euro da spendere per un libro cosa faccio, mi prendo il polpettone da 700 pagine di King o la polpettina da 200 di keene??
Ci sono anche quelli che se dici che un romanzo di King è pessimo ti sbranano… o quelli che se in un gruppo di King accenni a qualche altro scrittore ti spellano. Parlo da lettore di King, da circa 7 anni. Ma non c’è solo King. Quelli si chiamano fanatici, e sono la peggio specie in qualsiasi settore
Samuel Marolla, bravissimo. Purtroppo anche “brevissimo”. Nessun romanzo almeno fin’ora. Samuel se ci sei, batti un colpo …
Ci sono, ci sono, e fra poco qualche colpo sia in Italia che all’estero per far vedere che la narrativa di genere italiana c’è ed è valida, proveremo a batterlo…………. 🙂
Non dico che vinceremo la partita, ma cercheremo sicuramente di giocarcela…!
E’ un’ottima osservazione, forse però un tantino troppo generica.
Io stesso che da poco frequento su Facebook un gruppo di appassionati del Re, mi accorgo del fanatismo di cui sono infarciti parecchi post, ma per fortuna non tutti sono così.
Per quel che mi riguarda Stephen è stato il mio primo amore, ma non l’unico.
Grazie a lui, ho successivamente spaziato verso altri autori e persino verso altri generi.
Penso a Matheson, Barker, Bradbury,Lindqvist, Neil Gaiman, Ammaniti, Lovecraft, Poe, Vonnegut, Levin, ecc.ecc.
Perché fossilizzarsi solo su un autore, quando c’è un mondo intero di artisti da cui attingere?
Ciò non toglie che senza King, probabilmente non avrei conosciuto nessuno degli altri autori che leggo.
Quindi lunga vita al Re. 🙂