Tempo fa, a seguito della pubblicazione del racconto Milano Doppelganger (di cui in tarda primavera/inizio estate leggerete il seguito), ho involontariamente dato il via a un ciclo narrativo, fatto di storie indipendenti e autoconclusive, ma legate da una tematica di fondo: rappresentare un’Italia spettrale e da brivido, nascosta sotto la patina della noiosa e spesso apatica quotidianità che tutti ben conosciamo.
Si tratta di Italia Doppelganger, i cui racconti e romanzi trovate elencati nella pagina dedicata ai miei lavori, in questo blog (vedi l’apposito riquadro nella suddetta pagina; facile da individuare, eh!).
Questo ciclo narrativo non ha uscite fisse, non ha un vero e proprio calendario e non ha nemmeno paletti specifici, oltre a quello del cosiddetto perturbante. Dopo tante soddisfazioni ottenute spaventando voi tutti, cari lettori, ne ho ottenuta una più grande: il socio, amico e collega Germano M. ha contribuito al progetto con un suo racconto, Le Bambole del Latemar.
Alto Adige, oggi.
Argy ha un piano: deve rubare il Cristo Neonato.
Per salvarsi la vita. O per morire in pace.
Ha una pistola, una bottiglia d’acqua santa e una meta: il Latemar, sulle Dolomiti.
Là c’è la casa di Bachmann, lo scultore. là c’è la Processione di Bambole, una strana
composizione di rocce che, narra la leggenda, sono state create da una strega.
Questa è la sinossi dell’ebook.
Si tratta di una storia cupa e spaventosa, densa di quelle atmosfere insalubri e decadenti che Germano sa creare con particolare abilità, quando il racconto lo richiede.
Le Bambole del Latemar prende spunto da alcune leggende dell’Alto Adige, ma vive di luce (o meglio, di oscurità) propria, godendo di quelle peculiarità da Twilight Zone che caratterizzano gli ebook di Italia Doppelganger.
Vi posso solo consigliare di acquistarlo e di leggerlo. E di passare parola.
E vi anticipo anche che probabilmente ci saranno altre sortite di Germano in questo filone…
Ciò detto, approfitto di questo post di fine settimana per ringraziare tutti quelli che hanno comprato il mio romanzo breve che parla di zombie, Zona Z.
I dati di vendita sono eccezionali, oltre le mie più rosee previsioni (anche se sapevo che molti di voi aspettavano un mio ritorno a bomba nella narrativa zombie). Quindi, ecco, davvero: grazie!
Visto che lo scenario di Zona Z vi è piaciuto tanto, nel suo essere originale (come speravo) e un poco alternativo ai cliché delle zombie apocalypse convenzionali, vi annuncio che ho intenzione di scrivere altri due nuovi capitoli della medesima ambientazione. Anche se devo progettare ancora il tutto, credo che si tratterà di un prequel e di un sequel.
Vi posso anticipare i titoli:
– Evento Z
– Mondo Z
Uscita prevista: il primo in estate e l’altro in autunno. Non so in che ordine.
Ma tanto vi aggiornerò in fase di scrittura, con anticipazioni anche tramite la bacheca Pinterest ufficiale del progetto.
Stay Tuned, Stay Zombie!
– – –
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Le bambole l’ho letto qualche giorno fa, un racconto particolare, per come è scritto (lo considero una “terza via” nella scrittura di Germano, e per il contenuto, come dici tu “perturbante”. Zona z non l’ho ancora preso, e qui colgo l’occasione per fare una piccola riflessione. Germano scrive poco, o meglio, meno di te, tu scrivi molto, dal mio punto di vista in assoluto, ma sicuramente scrivi più di lui. Lo scrivere, e pubblicare, molto porta sicuramente vantaggi, il parco lettori è naturalmente portato ad essere più ampio, le vendite dovrebbero essere maggiori, anche solo per l’effetto “acquisto occasionale da parte di conosciuto”. Nel mio caso, in questa occasione, invece, m’è capitato questo. Mi sono accorto dell’uscita dei due vostri racconti più o meno nello stesso momento e mi son detto, toh guarda un po’, adesso quale leggo? Be’, quello di Germano, che è un sacco che non leggo più niente di suo. In questo caso, che non conta niente va bene, lo scrivere meno ha portato un vantaggio. Poi ok, il lettore affezionato prima o poi leggera tutto o quasi, quindi è solo un rimandare. Non voglio dire che scrivere tanto non va bene o cose così, faccio una semplice considerazione. Non so neppure se lo scrivere tanto o poco o “medio” sia frutto di una scelta. Credo di no, uno scrive quello che gli viene da scrivere, giusto? In totale non so nemmeno più cosa volevo dire. Qualità dei lettori? Non credo, forse è la percezione dell’opera da parte del lettore (che legge un autore più o meno prolifico) a cambiare? Magari questo sì.
La verità è che siamo sempre più di corsa e quindi ci avanza poco tempo per leggere tutto quello che ci interessa. A volte l’offerta pare superare la domanda.
Anche per questo da anni prediligo la narrativa di media lunghezza, sia come lettore che come autore.
Riesco a fare più esperienze, ottimizzando il mio tempo.
Ovviamente senza mai smettere di tenere alta l’asticella della qualità.
Molto vero. L’offerta generale super di gran lunga la domanda. Mai qualcuno potrebbe riusare a leggere tutto quello che lo interessa/attira.
Io stesso ho libri, ebook e perfino dvd che probabilmente non mi godrò mai…
Grazie per aver letto.
Questa riflessione merita un post a parte, che scriverò, toccando anche temi affini.
Non ho mai pensato alla questione scrittura dal punto di vista della quantità, finora ho scritto quello che avevo da raccontare, eppure la scrittura in sé e la produzione del singolo in particolare, così come il rapporto coi lettori, sono tutti lati della medesima figura, la cui forma è sfaccettata. Ci si arriva col tempo, a fare questa considerazione, e tante altre, e a prenderla per ciò che è: una realtà molto complicata, ma per quanto mi riguarda molto divertente e soddisfacente.
In risposta alla “terza via”, probabilmente ne verranno anche altre. A me piace variare stile e contenuti, sempre. 😉
“casa nostra” fa paura, basta sapere guardare nelle pieghe e negli angoli bui, bene così!