Ogni Halloween, puntuale come il sorgere del sole, scrivo un post (sul blog, su Facebook, su Twitter… poco importa) per ricordarvi che il film cult, la pellicola che è il simbolo assoluto di questa festa è Halloween III – Il signore della notte.
Che poi in inglese rende molto meglio l’idea: Halloween III – Season of the Witch. Con tanto di omaggio a George A. Romero.
So che i fan puristi di Michael Myers lo ritengono un abominio, perché è fuori dal continuo della saga, essendo un film indipendente e autoconclusivo, sebbene il produttore sia sempre John Carpenter, affiancato da Debra Hill.
Quel che è meno noto è che furono proprio Carpenter e la Hill a volere un nuovo film di Halloween che fosse del tutto slegato ai due capitoli precedenti. Che poi il progetto iniziale era proprio questo: proporre ogni anno una nuova pellicola in tema con la notte delle streghe, senza correlazioni specifiche tra un titolo e l’altro. Poi però il primo film fece il botto di incassi e i finanziatori insistettero per trasformare Myers in un personaggio seriale.
Ma il bello de Il signore della notte è anche questo: il suo essere anarchico e unico.
Con buona pace dei fan ululanti e incazzosi.
Tuttavia la mia adorazione quasi religiosa per il terzo Halloween, l’anatroccolo nero della saga, è il suo essere in tutto e per tutto un film del fantastico.
Valutate voi: una multinazionale coniuga antichissimi rituali druidici all’informatica, per fabbricare maschere di Halloween in grado di trasformare e uccidere tutti i bambini che le indossano. Il segnale che le azionerà e l’ormai celeberrimo jingle pubblicitario della Silver Shamrock (la multinazionale in questione). Il momento prescelto per questo eccidio di massa è proprio lo scoccare della Notte delle Streghe.
La critica dei tempi definì questo film improbabile, poco logico, con un villain (il signor Cochran, proprietario della Silver Shamrock) mosso da motivazioni superficiali, per non dire puerili.
Per carità, si tratta di puntualizzazioni sensate, anche le più severe. Eppure credo che questo tipo di approccio sia sbagliato, per parlare di un film come Il signore della notte.
È evidente che abbiamo a che fare con una sorta di favola dark moderna, che non a caso fonde il druidismo irlandese, la stregoneria “classica” con quella che nel lontano 1982 sembrava una nuova forma di magia: l’ingegneria informatica.
Halloween III è un film ricamato su misura per la festa che tutti noi amiamo. Ogni eccesso, ogni bizzarria di trama non fa altro che celebrare l’atmosfera del fatidico 31 ottobre.
Una parte importante del successo postumo del film – oramai diventato un classico – è costituita proprio dall’ipnotico jingle della Silver Shamrock. Non posso fare a meno di sentirlo e condividerlo a ogni Halloween. Lo sto facendo anche ora, mentre scrivo questo post.
Il signore della notte è una pellicola imprescindibile per chi, come me, è cresciuto in quegli anni densi di una forte, innovativa cultura del fantastico.
Essere bambini o adolescenti e venire svezzati da film come questi ha aiutato me, e molti come me, ad appassionarsi a un genere che di questi tempi, in Italia, viene visto come fumo negli occhi.
Ce lo siamo detti mille volte: il fantastico vive un lungo periodo di vacche magre, caratterizzato da presunti intellettuali che tentano di annullarlo o – al contrario – di spiegarlo con dei sottotesti socio-politici (o moraleggianti) che in nove casi su dieci sono avulsi dalla volontà creativa di registi e scrittori.
Settimana scorsa, per dire, ho letto una delirante recensione che paragona il nuovo IT al Capitale di Marx. Una roba che mi ha fatto sganasciare di risate.
Halloween III è invece orgogliosamente composto di magia, di soprannaturale, di mostri e stregoni.
È un fortino dell’immaginario.
Il nostro fortino.
Il nostro immaginario.
E io non voglio cederlo proprio a nessuno.
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Rivisto proprio ieri sera, come ogni Halloween 😉
Ale…
Parliamoci chiaro. La radice di HIII:tSotW sta nella genialità di un tizio che si chiamava “Nigel Kneale” (1922-2006).
Un tipo con le palle quadrate e la tazza da te fumante sul comodino, che ha scritto quattro coglionate del calibro di:
La Quadrilogia di Quatermass (TV&cinema), L’abominevole uomo delle nevi (TV&cinema), Ricorda con rabbia (TV&cinema), 1984 (TV), La Strada (TV), The Sone tape (TV), Creatura del Diavolo (Cinema), Beasts (TV)
The Woman in Black (TV)…
Per i curiosi c’è Wikipedia.
Scusami l’essere pedante, ma questa volta papà Carpenter (sia sempre lodato per la sua cosa che a 50 anni ancora fatico a vedere per quanto mi spaventa) aveva visto molto lungo. La prima sceneggiatura era di questo strano inglese, che diceva di non scrivere SF/horror, e poi raccoglieva milioni di connazionali davanti alla TV con i suoi lavori per la BBC per farsi spaventare con enorme piacere.
Ci hanno pensato i produttori illuminati a fare a pezzi il suo lavoro, tanto da spingerlo a rimuovere il suo nome dal film.
Ne volete una prova? Guardate Quatermass ed il pozzo/L’astronave degli esseri perduti e poi rigurdatevi HIII:tSotW e ditemi se gran parte della “robba” in questione non viene dalla stessa fonte!
Un gran bel film, che odora di Lovecraft e con anche un mezzo plot twist alla fine degno di Kneale (e preso paro paro dal terzo fil di quatermass).
Pace profonda nell’oda che corre.
Ps. Il vecchio venne anche avvicinato da J. Landis per fare il remake del Mostro della Laguna Nera, mai andato in produzione. Cpperi, cosa ci siamo persi!
Scusate…
Troppa enfasi.
Non intendevo prevaricarvi (dopotutto sono ospite fra gente più esperta)…
Pace profonda nell’onda che corre.