Polar (2019)

Duncan Vizla, sicario professionista noto col nome d’arte di Black Kaiser, va in pensione.
Ha cinquant’anni, un’età troppo elevata per chi ha fatto dell’assassinio il suo unico mestiere. L’agenzia per cui lavora, la Damocle, gli elargisce un’esosa liquidazione, ma purtroppo i bilanci sono in rosso e il boss di Black Kaiser, il viscido Blut, sta piano a piano eliminando tutti gli ex dipendenti, per sistemare i conti.
Tuttavia Black Kaiser è un osso duro, un vecchio pezzo di merda che non ha alcuna voglia di farsi ammazzare. Stermina tutti i giovani killer mandati per toglierlo di mezzo, senza nemmeno fare troppa fatica. Poi però fa un errore fatale: si innamora di una ragazza un po’ imbranata, che vive nello stesso minuscolo paese di Montana in cui si è rifugiato.
Questa ragazza, Camille, diventerà il mezzo tramite cui il viscido (l’ho già detto? Beh, ribadiamolo) Blut riuscirà a metterlo alle strette.

Polar è il nuovo film disponibile sul canale Netflix, realizzato proprio dalla medesima piattaforma, con la regia di Jonas Akerlund. Leggo che è stato tratto da un fumetto del 2012, che però non ho avuto il piacere di leggere.
Il fighissimo Black Kaiser è interpretato da Mads Mikkelsen, decisamente a suo agio nel ruolo dell’assassino professionista solo apparentemente in disarmo.
La ragazza di cui si innamora, Camille, è Vanessa Hudgens, attrice caduta un po’ nel dimenticatoio, sebbene sia molto giovane, e a mio parere piuttosto brava.

Polar è un delirio fumettoso, crudo e sanguinario, che risparmia ben poco allo spettatore. C’è una dose abbondante di splatter, c’è la violenza, c’è il sesso, laddove serve.
Ci sono personaggi e comparse molto sopra le righe, proprio come vediamo spesso in certe graphic novel. Le scene d’azione, oltre a essere girate molto bene, sono coloratissime, psichedeliche. Il cattivo del film, Blut, è un uomo ributtante, un villain anomalo, perché non si riesce a parteggiare per lui nemmeno per un secondo, nemmeno per sbaglio.
Eppure Polar funziona.

Blut!

È divertente, non è ipocrita, non prende per il culo lo spettatore.
Dico che non è ipocrita perché, a differenza di altri film, mostra senza censure ciò che fanno i killer professionisti: ammazzano, spesso in modo spietato e brutale, non hanno pietà, né morale.
Black Kaiser fa eccezione, ma solo perché è vecchio, stanco, e ha recuperato dei brandelli di coscienza. L’amore poi, come da cliché, lo rende un uomo nuovo.

La trama non è originalissima. Di sicari redenti e innamorati ne abbiamo visti parecchi, sia al cinema che nei romanzi. Però la storia è raccontata bene, senza fingere chissà quale impegno intellettuale, e funziona.
Ad avercene…


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2 commenti

  1. Gran bel film, confermo (per quel che vale) il tuo giudizio: visione godibilissima che scorre via tutta d’un fiato. Arrivi alla fine senza accorgertene (e con certi film del catalogo Netflix già questo non è poco), e … ne vorresti quasi ancora.

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