L’uomo che venne dalla terra

La didascalia della foto su Instagram racconta quello che è possibile dire – senza spoilerare troppo – riguardo a questo piccolo film indipendente, al momento disponibile su Prime Video.
Qui posso aggiungere che l’idea della storia è tratta dall’episodio “Requiem per Matusalemme” (Requiem for Methuselah) della terza stagione della serie classica di Star Trek.
La sceneggiatura è di Jerome Bixby, che si è anche occupato (tra le tante cose che ha fatto) proprio di quella puntata di Star Trek, poi sviluppatasi in una storia vera e propria. Ha iniziato a scriverla negli anni ’60 e l’ha terminata poco prima di morire, nel 1998.
Suo figlio Emerson ha raccolto tutto il lavoro e l’ha affidato al regista Richard Schenkman, che l’ha infine trasformato in un film distribuito nel 2007.

Si tratta di una pellicola senza azione, senza effetti speciali, ambientata quasi esclusivamente nella veranda della casa di John Oldman, il protagonista, l’uomo di Cro-Magnon immortale che racconta la sua storia alle persone da cui si sta allontanando, per la millesima volta nella sua lunghissima vita.
Una storia fatta di dialoghi e di filosofia, tutto il contrario delle pellicole e delle serie che oramai ci circondano, fatte di esplosioni, inseguimenti e con un ritmo serratissimo.
Non sarò ipocrita: a me le cose piene di “cose che fanno boom!” mi piacciono. Sapete quanto ho adorato l’universo cinematografico della Marvel e quanto amo i film d’azione degli anni ’80 e ’90, da cui deriva parte della mia cultura di genere.
Però ogni tanto è bello constatare che esistono – e resistono – dei piccoli atolli di creatività in cui le cose possono essere fatte diversamente, stravolgendo tutto ciò che si suppone debba piacere a uno spettatore del 2021.
L’uomo che venne dalle terra è esattamente questo e funziona benone. Certo, dovete avere voglia e modo di vedere qualcosa a cui forse non siamo più abituati.
Eppure credo che perdere certe abitudini sia una faccenda molto pericolosa.


2 commenti

  1. Un bel film, di quelli che si ricordano e si riguardano con piacere.
    In effetti la lunghissima gestazione della storia é palpabile: in qualche punto la regia si concede una pausa non proprio coerente con la trama, e in generale ha un taglio più vicino ad un lungo episodio di una serie (e che ora ha una spiegazione logica), ma nel complesso non ho trovato una riga di dialogo che non fosse perfettamente funzionante, tutto é esattamente dove dovrebbe essere.

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