Tutti scrivono nessuno legge

 

Mi sono accorto che, tra i tanti post relativi al meraviglioso mondo della scrittura, non ne ho ancora pubblicato uno relativo a quello che molti indicano come uno dei più seri problemi che determinano la crisi di questo settore.
Riassumibile così: tutti scrivono (o almeno ci provano), pochi leggono.
Qualche tempo fa girava un link su Facebook -ahimé non riesco più a trovarlo- che dava più o meno le proporzioni della faccenda. Tre milioni di persone si dichiarano interessati a scrivere, soltanto la metà sostengono di avere come passione la lettura.
Un dato non propriamente statistico, ma quantomeno indicativo. Poi, lasciatemelo dire, da blogger di lungo corso noto io stesso questo bizzarro fenomeno, che tra l’altro a mio parere è in crescita esponenziale. Basta osservare il proliferare estremo di blog che magari rimangono in vita poche settimane/mesi, nonché gli ebook che, complice il boom degli ereader, tutti si sentono in obbligo di condividere col mondo.
Poste queste basi proseguite la lettura solo se volete, perché è possibile che il resto dell’articolo contenga delle considerazioni un po’ antipatiche.

Iniziamo col dire che, a parer mio, chiunque ha il diritto di provare a scrivere.
Non potrebbe essere altrimenti, visto che da anni mi scontro con quei tizi che suggeriscono agli scribacchini di “buttarsi dalla finestra” (cit) o di studiare per almeno 20-25 anni prima di osare la pubblicazione di un racconto, anche se distribuito gratuitamente (e quindi senza “rubare” i soldi a nessuno).
Ecco, secondo me tutti hanno il sacrosanto diritto di coltivare le loro passioni e di condividerle col pubblico, anche se il talento è poco e l’ispirazione… ballerina. Avete mai visto una di quelle band che suonano alle feste della birra nei paesini di campagna? Poco più che improvvisati dilettanti, ma che si divertono e -almeno nella maggior parte dei casi- divertono anche il pubblico.

Premesso ciò, il fatto che chiunque si senta in dovere di scrivere senza magari aver letto più di dieci libri in tutta la sua vita mi causa invece una profonda nausea.
Innanzitutto bisognerebbe analizzare i motivi per cui un tizio di punto in bianco si improvvisa scrittore. Ne abbiamo parlato in parte già qui. Se la motivazione è basata sulla ricerca di successo fama e soldi, beh, allora si spiegano molte cose (oltre ad aver proprio sbagliato percorso artistico, ma questo è un altro discorso).
In fondo è ciò che spinge calciatori, presentatrici, soubrette, ex partecipanti a reality show e altri tizi a pubblicare romanzi -probabilmente scritti da ghost writer- consapevoli che una pubblicazione la troveranno, in un modo o nell’altro. Paradossalmente il loro punto di vista è più comprensibile rispetto a quello dello sconosciuto mister X che si improvvisa scrittore pensando di diventare una celebrità.
Come se tutti avessero fretta di arrivare, senza però godersi il percorso. E il percorso di uno scrittore, per come lo vedo io, è fatto soprattutto di letture: tante, variegate e apprezzate*.

Ero indeciso se scegliere questo libro o quello di Barbara D’Urso come esempio negativo assoluto. Alla fine ha vinto Arisa.

Risolto questo interrogativo, analizziamo il problema per sommi capi.

– Ma è davvero necessario essere lettori forti prima di buttarsi sulla stesura di un romanzo?
Sì. Per me non c’è altra risposta possibile.
E’ davvero indispensabile che chiunque tenti di scrivere qualcosa sui generi che preferisce?
Mah, sì è no. Come ho detto tutti hanno il diritto di provarci, ma non è certo “indispensabile” farlo. A volte sarebbe interessante rendersi conto di essere degli ottimi lettori, senza però avere la stoffa degli scrittori, dei comunicatori. Io per esempio vorrei avere più lettori-lettori e qualche lettore-scrittore in meno**.
Occorre davvero leggere tutto ciò che c’è in circolazione su un certo argomento (esempio: sugli zombie), prima di provare a scrivere qualcosa?
Credo sia impossibile leggere “tutto” ciò che viene pubblicato su una singola tematica. Va da sé che reputo assolutamente costruttivo leggere almeno i capisaldi di un genere prima di tentare di dire la propria. Esempio banale: non credo sia un possibile scrivere del fantasy consapevole senza aver letto qualcosa di Howard o di Tolkien. Indipendentemente dal fatto che essi vi siano piaciuti o meno!
– Fare “scambi di letture” è una pratica accettabile?
Sinceramente credo che la lettura debba essere soprattutto un piacere, non uno scambio di favori. Io ti posso leggere se mi piace quel che scrivi, non perché tu hai letto un mio racconto e quindi mi devi far sentire in qualche modo in debito. Questa è una prassi che va diffondendosi ma che trovo parecchio odiosa.

Concludiamo con una parentesi riguardo al mondo dei blogger.
Come ho già detto da un paio di anni a questa parte pare che chiunque si senta in dovere di aprire un blog, magari senza nemmeno avere qualcosa di preciso da condividere col mondo.
Pur apprezzando ogni tentativo di coltivare una passione attiva, come è per esempio il bloggare, non capisco chi lo fa solo per collezionare record di commenti e di visite. Li conoscerete anche voi: sono quelli che passano sui vostri blog lasciando commenti totalmente fuori tema, giusto che aggiungere la tipica richiesta “io sono passato da te, se vuoi contraccambia e commenta da me“.
Questo senza nemmeno aver letto ciò che avete scritto nell’articolo in questione. Perché, sì, lo si capisce eccome.
E fa incazzare da matti.
– – –
*   Diffido da coloro che non riescono a farsi piacere nemmeno un libro, pur leggendone mille. E’ un classico atteggiamento di saccenza, tipico di chi si illude di essere superiore al prossimo denigrandolo.
** Argomento delicato, prometto di ritornarci in futuro, se vi interessa. Casomai battete un colpo.

54 commenti

  1. É un dato statistico, e d’altronde io stesso l’ho riscontrato nella mia ristrettissima cerchia di conoscenze.
    Però i casi possono essere ancora più variegati.
    Condivido l’idea che prima di scrivere bisogna aver letto molto, ma anche scritto molto: è una palestra fondamentale la scrittura. Si impara leggendo, ma anche scrivendo tanto e imparando a correggere continuamente la propria scrittura e cercando di farla progredire.
    Riguardo il fatto dei lettori-lettori contrapposti ai lettori-scrittori, ti capisco benissimo: ovviamente l’approccio non è mai lo stesso, e un lettore-scrittore è sempre un po’ più rognoso e ha una minore naturalezza nel leggere (te le garantisce questo rognosissimo lettore che sta compilando questo commento 😉

  2. [quoto] – Ma è davvero necessario essere lettori forti prima di buttarsi sulla stesura di un romanzo? [quoto]

    Non credo sia necessario essere dei lettori forti… però è obbligatorio essere dei lettori. Uno può amare la lettura, ma magari ha una vita complicata (tre figli, genitori malati, lavoro incasinato, problemi vari, magari salute di m…), per cui non riesce a leggere più di due o tre libri l’anno. Magari vorrebbe leggerne di più, ma proprio non può. Io stesso leggevo molto di più da adolescente/ragazzo. Oggi la vita mi costringe a ritagliarmi momenti improbabili per la lettura… e il numero di libri letti all’anno si è dimezzato (nonostante sia ancora un lettore forte su standard europei, e non italiani!).
    Però…

    Se una persona non ha mai letto nulla. Non è attratto dai libri. Li schifa e preferisce due ore di approfondimenti sul Grande Fratello (o Amici… o scegli tu il reality di fiducia), piuttosto che spegnere la tele e leggere un libro… la domanda legittima è: perché vorresti scrivere? Perché scrivere un libro che neppure tu stesso, l’autore, leggeresti? Ecco, questa è la domanda.

    A me, quello che fa andare in bestia, sono le persone che placidamente commentano: davvero scrivi? Ah, se avessi il tempo, dovrei scrivere la storia della mia vita, diventerei ricco!
    Ma davvero pensano che la loro vita sia stata così emozionante da diventare un best seller? Mpf!

    Eppure Justin Bieber ha scritto la sua prima biografia col compimento dei 18 anni d’età. Wow… chissà che vita emozionante ha avuto (il primo biberon, il primo rigurgito, la prima parolaccia, la prima sculacciata, il primo compito in classe alle elementari… ri-wow!)

    1. Ma per lettori forti non intendo dire seriali. Anch’io leggo molto meno di un tempo. Ma, sinceramente, 15-20 libri all’anno, per chi si dice appassionato di scrittura, sono tanti? Per me sono “il giusto”. È come se uno si dice un esperto di cinema e poi non guarda film o ne guarda pochissimi.

  3. Sono passato, articolo parecchio bello mi raccomando passa da me e commenta.
    No, sto scherzando.
    Dopo parecchio tempo che ero scomparso per colpa degli impegni ora ritorno a commentare (anche se ti ho sempre lurkato).
    Effettivamente noto anch’io il fatto che ci sono un sacco di “potenziali” scrittori che magari più che per passione ricercano la gloria, ma il numero di lettori è drasticamente inferiore.
    La mancanza di lettori è forte, mi capita sempre più spesso (almeno dalle mie parti) di vedere le librerie fondamentalmente vuote o con pochi clienti, stesso discorso per le biblioteche.
    Ma comunque è un atteggiamento che dura da parecchi anni e sta tragicamente aumentando vertiginosamente di numero, insomma per dirla in soldoni sono in pochi quelli che leggono.
    Di fatto nemmeno io sono un lettore “forte”, in un anno leggo appena 20 libri, di sicuro non mi reputo uno scrittore/blogger professionista ma lo faccio solo perché mi piace.

    1. 20 libri l’anno? In Italia sei un “lettore forte”, visto che la media gira attorno ai 12/15 libri anno. All’estero sei appena sotto la media, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 22/24 all’anno. ^_^

      I miei dati sono un po’ vecchiotti ma non dovrebbero essere cambiati molto!

      1. Mi sono basato sul mio circolo di conoscenze e amicizie, molti miei amici leggono 50 libri all’anno e quindi non pensavo di rientrare nella media italiana dei “lettori forti”, allora loro sono “lettori Hulk”.

    2. Non a caso nelle librerie ora vendono anche oggettistica per la casa e prodotti da cartoleria… Non credo sia un caso!
      Così come su Amazon le autoproduzioni sono sempre più numerose e chi le compra sono sempre meno…

  4. purtroppo appartengo alla sciagurata razza dei lettori-scrittori, ma concordo pienamente sulla necessità per chi vuole tentare la “carriera” di scrittore di essere prima di tutto un lettore. quando io leggo qualcosa (anche racconti di “colleghi” da valutare), lo faccio nel ruolo di lettore, e lo valuto con questo metro, non in quanto scrittore.

    onestamente poi non capisco come qualcuno possa avere lo stimolo di scrivere qualcosa di suo, se non è prima di tutto un fruitore (non necessariamente massivo, ma almeno regolare) di libri. per me credo che la cosa abbia funzionato così, dopo aver assunto una dose limite di libri ho sublimato la mia passione nel desiderio di scrivere qualcosa di mio. comunque, quando ci si imbatte nel lavoro di uno scrittore-non-lettore lo si riconosce subito.

    non ho capito bene se il discorso dei blogger improvvisati lo intendi a sé stante (considerando il blog come un’altra forma di scrittura), o relativo sempre a chi si improvvisa scrittore e quindi sente il bisogno di avere un blog per seguire la sua presunta carriera.

    1. Il discorso che ho fatto riguardo ai blogger è in realtà ambivalente.
      Mi riferivo sia a quelli di pseudo scrittori che a quelli che parlano di altro.
      Di alcuni non ne capisco l’utilità e il motivo di esistere. Oramai pare che lo sforzo massimo sia quello di aprire la bocca e lasciare andare le parole a casaccio…

  5. Io trovo inconcepibile voler scrivere se non si legge. Mi pare un paradosso talmente enorme che faccio addirittura fatica a credere che esista gente che ha la presunzione di mettersi a scrivere senza avere alle spalle una certa quantità di letture.
    E’ come se io volessi scrivere di cinema (o peggio, fare cinema) e avessi visto in vita mia appena un paio di film. Mi caccerebbero a calci nel culo anche dal set più disgraziato e infimo sulla faccia della terra.
    Però sembra che a scrivere siano buoni tutti, anche gli analfabeti di ritorno.
    Mi chiedo spesso se è un fenomeno tutto nostrano o se anche altrove è così.

    1. L’esempio del cinema è perfetto.
      Mi viene in mente anche quello dei talent show: ragazzotti che vogliono fare i cantanti ma che non sanno un cazzo di musica. È vero che si può sempre imparare, ma quest’idea che la passione si accenda all’improvviso, per intervento divino, mi ha sempre stomacato.

  6. mi limito a leggere, il problema è limitarsi, perchè leggerei di tutto….per fortuna col tempo sono riuscito a scremare un pochino…saggistica,storia militare e horror( + o – contaminato …).basta così!

    1. Limitarsi a leggere non è mai un vero limitarsi.
      A volte corrisponde con il sapersi godere delle storie senza pensare “io l’avrei scritto meglio”.
      Ma ci torneremo…

  7. La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo questo articolo è un’intervista di qualche anno fa ad un’autrice fantasy nostrana.
    Cito: “Non avevo mai letto niente di fantasy, non conoscevo neanche questo genere. Così volevo leggere una storia del genere, ma anzichè cercarla ho deciso di scriverla.”
    Tutte le volte che leggo/sento queste parole ricevo una pugnalata al cuore.

    PS: Se volete riporto il video dell’intervista.

  8. Forse scrivere ci appaga di più sotto il punto di vista del narcisismo.
    Questo posso capirlo.
    Quel che è certo, è che la faccenda include parecchie contraddizioni, prima tra tutte il non leggere, che, teoricamente, dovrebbe essere più impegnativo che non scrivere.
    Non ho troppo da aggiungere alle tue parole (concordo sostanzialmente su tutto, in primis con la pratica ridicola dei libri “scritti” dai personaggi radiotelevisivi), se non la mia solita lagna che anch’io vorrei riuscire a leggere di più, ma, sul serio, lavorando 8/9/10 ore al giorno, dormendone 8, impiegandone altre per spostarsi e mangiare e lavarmi, se riesco a dedicare un’ora al giorno alla lettura è davvero, davvero tanto.

    1. Figurati, io stesso ho calato parecchio i miei ritmi di lettura e mi spiace molto averlo fatto.
      Tuttavia c’è chi continua a considerare la lettura come l’ultima delle cose da fare. Cavoli loro. Ma poi, quando si mettono in testa di scrivere…

  9. Io continuo a dire che non è necessario essere lettori forti. Ma si sa, io sono alieno e non mi crede nessuno. 😀
    Detto questo, direi che non condivido tutta la parte sul tramutarsi in scrittori e sul genere. O sul tramutarsi in scrittori di genere, definizione che a mio avviso non ha mai avuto senso. Roba vecchia, per quanto mi riguarda, insomma. Quella stessa roba che poi fa affermare all’intellettuale di turno che “la fantascienza non sposta le persone”. Capisci cosa intendo? ^^
    Quello che mi interessa, invece, e che condivido, è il proliferare di blog. Talmente diffuso che fanno apparire il mio blog come un “classico”. :O
    Magari ci scrivo qualcosa…

    1. Boh, io posso solo rispondere che mi considero uno scrittore di genere, non uno scrittore e basta 😛 Se poi non sposto le persone meglio ancora, che fare sport non è mai stata mia prerogativa 🙂
      No, beh dai, cavolate a parte continuo fermamente a sostenere che per scrivere bisogna prima di tutto leggere, ma è una mia convinzione, mica un comandamento divino 🙂
      Io di verità non ne ho e nemmeno le cerco… Per fortuna nemmeno voi altri che mi conoscete al punto di chiamarmi amico 😉

  10. Come ti avevo già detto in precedenza, a mio parere si tratta della “Sindrome da Social Network”. Gente che apre blog (pensando che siano leggibili istantaneamente da tutti) e infarcendoli di banalità. Sono un fan del “cazzeggio” come chiunque altro, ma se non altro cerco di dare una direzione precisa a quello che scrivo. Per rispetto dei miei lettori, se non altro.
    Questo per quanto riguarda la marea di blog scadenti che sta salendo sempre più.
    Per la scrittura, invece? Colpa come al solito della nostra cultura. Siamo un popolo che litiga, discute, analizza, pondera, sviscera, consiglia, proibisce… e poi non combina un kazoo. Inevitabile che si riflettesse sulla letteratura. Tutti vogliono scrivere, tutti dicono di sapere il modo migliore per farlo… ma come mai abbiamo una media di lettori abissale? Troppi professori e troppo pochi studenti, a quanto pare.

  11. Allora, questa è un altra presenza sul tuo blog, conteggiamo? 🙂
    Sono del parere che la lettura e la scrittura vadano di pari passo, scrivere è soprattutto leggere.
    Però esiste un terzo incomodo: il tempo.
    Il tempo gioca un ruolo fondamentale nella scelta. E così qualcuno finisce a dedicare più tempo ( o il poco tempo libero che possiede) alla scrittura e meno alla lettura.
    Io se trascorro una settimana senza aver letto qualche storia divento nervoso, molto nervoso. Però non riesco a capire chi, quasi come una sorta di costrizione, mostra attraverso internet che legge molto. Vedi le varie librerie “anobiane” messe in mostra sui blog. Sembra gente alla ricerca di una certificazione da bollino.
    La lettura è viaggio personale.
    L’idea della condivisione è tutt’altra storia.

    Una piccola chicca:

    Una mia amica viene contatta da un aspirante scrittore per svolgere l’editing del suo primo romanzo. Si incontrano in un bar. Un discorso tira l’altro, fino a quando lei glielo chiede:
    “Quali sono i tuoi autori preferiti?
    “Nessuno”.
    “Possibile?”
    “Sì, io non leggo. Non voglio essere influenzato”.

    1. Una chicca che dice tutto riguardo alla supponenza di certi presupposti scrittori esordienti.
      Non vuoi essere influenzato? E allora non andare nemmeno a scuola! Ma che discorso è? 😛

      1. Beh. Non parlo del caso della tua amica, o meglio dell’aspirante scrittore che l’ha contattata; ma in generale: che problema c’è nel ‘non voler essere influenzati’?
        Siamo d’accordo che ad avere un minimo di pratica e di disciplina non basta leggere cose altrui per essere distolti, o condizionati, nel proprio modo di scrivere – altrimenti non dovremmo leggere neppure l’etichetta degli alimenti, mentre ‘produciamo’.
        Però questa è una scelta che anche scrittori affermati, di lungo corso, mi hanno confermato di seguire solitamente: non proprio altezzosi pulcini e nemmeno impreparati, ma soltanto desiderosi di crearsi uno spazio (fisico e soprattutto mentale) non dico impermeabile, ma ritirato; per lavorare senza quelle che, per godibili e stimolanti che possano essere, si rivelano spesso essere distrazioni da quello che vorrebbero esternare loro.
        Penso sia evidente che mentre si lascia entrare qualcosa non si può al contempo lasciar uscire dell’altro da noi stessi: e allora okay, ognuno è diverso e perché si possano far fluire delle storie dalla nostra testa bisogna prima averne incontrate ed assimilate, elaborate, altre (che poi è l’argomento del post). Però non è proprio una cosa stupida tout-court voler creare attorno e dentro di sè il silenzio, per far emergere una parola pulita e precisa.

  12. E’ vero qua siamo una marea di lettori-scrittori ma è anche vero che abbiamo bisogno di mondi da creare e distruggere, della ludicità dell’atto scrittorio ed è una fame che abbiamo(pluralis maiestatis ma credo che molti condividano) sempre avuto e come in tutti i sogni più belli ci piacerebbe campare con la nostra passione, ma non per stare con le palle in mano a ber Negroni tutto il giorno, ma per poterci spendere il 100% delle proprie forze.
    Non c’è posto per tutti nel mercato ma il fatto che venga preso da immeritevoli scrittori del cazzo è il più grande spregio che ci possa fare a noi, che i loro libri non li compriamo, ma ne compriamo altri 30 durante l’anno e così il mercato lo mandiamo avanti Noi.
    Il problema più grosso non è dato chi scrive senza leggere, che comunque ritengo una cosa deprecabile e anche un po’ meschina(dato che li porta ad una mancanza di originalità, di stile e di amore verso la letteratura), ma da chi pubblica e impone nel mercato gente che scrive senza leggere, trasformando il mercato in un enorme humus dove la gente meritevole viene affogata dal marketing.
    Cosa ha tirato fuori di buono l’ondata fantasy aperta dalla Troisi(una cosa che Dazieri e quei bastardi della critica che sotto lauti pagamenti hanno recensito bene i primi lavori sconteranno all’inferno leggendo libri fatti con la merda della stirpe che hanno creato)? Wannabe e lettori inconsapevoli che crescono male(letterariamente parlando). E gli autori buoni? A fare gli operai. O al massimo della vita i ghostwriter.

    1. Sono perfettamente daccordo con Mirko: mi fa imbestialire più l’editore che pubblica pagine fritte, che non lo “scrittore” improvvisato che vuole vivere col Negroni in mano (il che però non è un’ideaccia) o sfruttare la sua fama radio/televisiva per inciccionire il conto corrente e guadagnarsi qualche ulteriore servizio tv. Però però però… se questi scrittori non-lettori riescono a fare così, è perchè i lettori, quelli credo da 2-3 libri l’anno, glielo permettono; insomma qualcuno li compra anche, quei libri.
      E faccio quindi due considerazioni: quanta invidia c’è da parte di noi amanti della buona letteratura nei confronti di queste figure, e quanto questa invidia contribuisce a rinchiuderci nella categoria “intellettuale noioso” che assai raramente confina con la categoria “scrittore di successo”?
      La seconda è quasi una provocazione: sarebbe veramente terribile pubblicare un paio di romanzetti da spiaggia vendutissimi, se ciò ci permettesse di “spendere il 100% delle nostre forze” in ciò che amiamo, ovvero scrivere quel che ci pare e come ci pare? Due libri a 3 euro in edicola per mantenerci, e il romanzo della vita in libreria.
      Io un pensierino ce l’ho fatto, ma poi mi sono accorta che
      a) Era un pensierino presuntuoso
      b) Continuo a scrivere anche se non mi pubblico manco io sul mio blog (il che a volte succede)

  13. Penso che la scrittura più sana sia quella condotta dalla mera passione. Quando di alzi e ti fiondi sul tuo quaderno/sulla tua tastiera e inizi a buttare giù le idee. In qualunque modo e per qualunque ragione.

    Leggere, importante senza dubbio, non è necessario. Dirò di più… non solo non mi nausea, mi lascia totalmente indifferente. E non dubito neppure che un qualche scrittore occasionale possa rendere più di un lettore abituale se ha tra le mani l’idea giusta e la penna buona.

    1. Ovviamente il mio è un discorso generico.
      C’è anche chi legge poco ma scrive da dio, magari grazie a un bagaglio culturale che ha poco da spartire con la narrativa.
      In linea di massima però continuo a pensare che leggere molto sia un ottimo viatico. Basta vedere le torme di ragazzini che scrivono fantasy e “horror” partendo probabilmente dalla sola lettura della Troisi o della Meyer.
      Basi errate che generano stronzate.

      1. Si ma questa cosa dello scrittore non lettore può funzionare al massimo nella letteratura mainstream.
        Nella letteratura di genere l’approvvigionamento è importantissimo, è anche un modo per aggiungere o scremare contenuti al proprio bagaglio personale.
        Perché se pensi di aver avuto una bella idea l’hanno avuta almeno in 10 prima di te, se pensi che l’idea sia quella della vita, l’hanno avuta prima di te almeno 100 persone. E se non ti confronti mai con nessuno e rimani a guardarti l’ombelico non saprai mai com’è il mondo là fuori(ed è enorme… che non si finisce mai di scoprire nuove cose).
        E io preferisco uno che scrive più “alla buona” ma con delle idee ricercate, anzi che dar ragione ai professorini che ci vengono a dire che abbiamo fatto infodump e non usato propriamente il “mostrare”.
        Godersi il mare con un buon Urania in mano mentre quella dell’ombrellone a fianco ci guarda con disprezzo mentre legge con difficoltà il suo Pamuk non ha prezzo.

      2. Ah sì, questo senza dubbio XD

        Però lì non è colpa dello scrittore, come hai detto sono spesso ragazzini spinti dal desiderio d’emulazione. Il problema sta tanto a monte, nelle scelte editoriali, quanto a valle nelle preferenze che emergono dal mercato.

  14. Faccio la domanda delle domande: ma PERCHE’ la gente che non legge vuole scrivere? Perchè fa figo? Perchè “lo fanno tutti”? Perchè ci si sente artisti quando non lo si è?
    Non lo sapremo mai, sinceramente. Però la domanda rimane.
    Fatto sta che effettivamente per “provare” a “iniziare” a scrivere (non dico nè bene nè male, solo scrivere) la lettura è indispensabile, nonchè requisito fondamentale.
    – ma forse siamo noi troppo “snob” a pensarla così 😉 –

    1. Mah… snob… Forse solo consapevoli.
      A me han proposto di collaborare a un fumetto, ma visto che è un campo in cui sono un profano totale (solo lettore, e anche piuttosto limitato a livello di filoni che seguo) ho rifiutato.
      Nessuno si può occupare di tutto, anche se in effetti sembra la moda del momento.

  15. Secondo me c’è gente che decide di diventare “scrittore” nella speranza di essere pubblicata ed invitata in televisione a parlare del suo libro, il famoso quarto d’ora di celebrità pronosticato da Andy Warhol!

  16. Su Republica dell’altra settimana era riportata un vecchia intervista (anni ’60) di Ray Bradbury, in cui diceva che per scrivere bisogna almeno entrare in una biblioteca ed aprire un libro, per lo meno passeggiare tra gli scaffali leggendo i titoli sui dorsi- (cit. a memoria scadente)

  17. credo che glauco abbia un po’ sovrastimato la media nazionale.
    in giro trovo dati che socillano tra 1 e 3 libri l’anno a crania. Nel 2007 l’istat aveva fatto uscire questo http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070510_00/testointegrale.pdf
    ci sono molte voci, ma risulta che 20 milioni di persone non hanno letto nemmeno un libro negli undici 12 mesi. Se ci aggiungiamo i milioni che ne hanno letto uno solo, mi pare che la cifra media di 12-15 all’anno sia lontana. (ma magari sbaglio io, eh).
    Poi vista la facilità con cui leggo e la fatica con cui scrivo, come sia possibile che gente che si annoia a morte a leggere (e che davanti a 300+ pagine abbia un crollo morale) passi ore e ore a scrivere come se niente fosse per me resterà sempre un mistero.

    1. son stato frainteso… non è la media di lettura in italia… e la media di libri che un solo lettore deve leggere in un anno per essere un “lettore forte” (più o meno un libro al mese).

  18. Ieri sera mentre cercavo di addormentarmi col caldo che veniva da fuori pensavo proprio a questo argomento. Mi dicevo: “se la gente preferisce scrivere, piuttosto che leggere, vuol dire che semplicemente siamo, come popolo intendo, più portati all’espressione di altri, forse anche all’egocentrismo”. Mentre mandavo giù un geffer, un quarto d’ora dopo, per digerire la cena, ho visto la mia agenda aperta sulla scrivania. Ho ripensato ad una storia che avevo letto sui manuali di scuola: nel periodo elisabettiano, quasi tutti in Inghilterra avevano un diario. Questa abitudine è incrementata nei periodi successivi, non diminuita. E’ nata per via degli editori, che stampavano diari e miscellanee in grande quantità. Ad un certo punto le persone scrissero diari perché loro simili lo facevano e scoprivano soltanto dopo l’esistenza di un grande filone della letteratura diaristica. Credo ci sia un parallelo con la situazione di quel periodo e il nostro, soprattutto nell’usanza dei blog. Ma dei blog sono io poco esperto, pertanto lascio l’argomento ad altri.

    Sulla scrittura posso dire la mia, invece.

    Se leggo romanzi che reputo brutti, termino la lettura; non mi sorbisco le storie dei miei colleghi di lavoro antipatici e devo leggermi una sbobba come questa? Non hanno per me utilità quelle storie che sono scadenti e non si lasciano ascoltare. Pertanto, reputo più utile leggere meglio, piuttosto che leggere molto. Quando si va al cinema, se il film è brutto si dice “l’avessi scritto io” oppure “secondo me dovevano”. Se invece il film è bello, il commento è “verrò a vederlo ancora” o “fantastico! Capolavoro!”.
    Reputo una buona lettura quella che genera un buon lettore. Viceversa, una buona scrittura fa un “buono scrittore”. La quantità di lettura annua può influenzare tale “dictat”, ma è un’arma a doppio taglio. Per essere coerente, perciò, tendo a “sudare degli anni” prima di far leggere le mie composizioni. Si, credo che più storie “buone” si producano, meno istinto di emulazione ne derivi (badate bene, ho detto istinto). In Italia non abbiamo una così grande tradizione in prosa. Forse è anche per questo motivo che molta gente scrive: perché vogliamo raccontarci e raccontare.

    scusate il disastro
    [Plotino]

  19. Per la cronaca l’ISTAT classifica come lettori forti chi legge più di 10 libri/anno, se si passano le Alpi misteriosamente la quota raddoppia. Vorrei anche far notare che scrivere è anche una questione di disciplina, un percorso dove in teoria si dovrebbe imparare dai propri errori (vale anche per chi blogga). Sarebbe anche facile chiedere quanta umiltà si vede in giro ma non vorrei peggiorare il tono della discussione con il solito elenco buoni/cattivi.
    Parlo per me, per dire che il mio percorso di scrittore è mutato con il tempo. Preferisco usare il poco tempo che ho per scrivere un pezzo per il blog (o per la blogzine) piuttosto che per un racconto o per qualche pagina di una novel. Se non capita un’iniziativa forte come 2MM non ho la spinta necessaria per progettare qualcosa di adeguato.

  20. Allora io che ho iniziato a scrivere solo da qualche anno dopo aver passato una vita solo a leggere devo essere quello strano qui u.u
    Trovo la cosa oltremodo assurda, come qualcuno che cucina senza mai mangiare nulla, non sarebbe capace di capire cosa piace e cosa no u.u (Metafora mode off)

  21. Va da sè che quando leggi qualcosa scritto da chi la lettura “la schifa”, te ne accorgi, sia con la mente che con lo stomaco. Al contrario è un piacere leggere scritti di chi, non solo legge, ma si documenta, cosa ormai desueta. Per lavoro ne leggo di “proposte per edizione”, ma ragazzi, mi fan male gli occhi. La mia dose di lettura la tengo alta, siamo sui 2 libri al mese, ma per farlo mi tocca far le ore piccole. Non che mi pesi, ma il poco sonno e l’età si fan sentire ultimamente 🙂

  22. “tutti scrivono nessuno legge” è la stessa cosa che dire “tutti parlano e nessuno ascolta” e mi sembra che questo sia un tratto molto tipico dei nostri tempi e delle nostre città. C’è un bisogno enorme di affermare il proprio sè, c’è bisogno di sentirsi protagonisti. Io nello scrivere ci metto anche le tag sui muri, che possono risultare brutte e imbrattanti ( e per me in parte lo sono) ma che altro non sono se un bisogno legittimo e umano di lasciare una traccia del proprio passaggio…e cos’è la scrittura se non lasciar traccia di sè?
    Detto questo mi infilo senza timore alcuno nella categoria di color che hanno aperto un “blog senza meta, così tanto per fare”. Lo leggono i miei amici e a me serve a mò di cura omeopatica per lenire la mia colita ulcerosa…vi pare poco?

  23. Guarda, per non ripetere le cose sacrosante che hai scritto nel post, dico solo questo: non credo, e non so quanto potrei sbagliarmi, che si possa scrivere senza aver letto nulla o poco altro. Mancherebbe una base utile, un confronto fra stili e modalità che secondo me non può mancare.
    Poi, è indubbio che ognuno può fare ciò che vuole… anche sbagliare.

  24. Su un mio vecchio blog (ormai andato) avevo messo come sottotitolo “non c’è nulla di male nello scrivere se non si pretende di essere letti”. Direi che prendere appunti o provare a buttare giù un racconto è normale, magari è un esercizio utile, purché non ci si fregi in automatico del titolo di “scrittori”.

  25. Ho letto l’articolo per intero, ma non ho letto nemmeno un commento. Non sono al corrente di quanti siano i lettori e di quanti siano gli “scrittori”, però parto dal dato evidente che con tutte le possibilità che oggi ci vengono offerte, anche solo rispetto a 10 anni fa sia più facile scrivere
    Di conseguenza il lettore (chi è il lettore? colui che legge libri “impegnati”? colui che legge blog? colui che legge sport e cronaca nera?) ha un ruolo molto più difficile di chi scrive: deve selezionare tra una quantità immensa di scritti a volte senza nessun criterio per mancanza di tempo.
    Ho un blog wordpress da pochissimi mesi, scrivo per divertimento, quando ho un briciolo di tempo, al di sotto delle mie capacità, senza rileggere, senza badare troppo alla forma… lo faccio per sperimentazione, per esperienza, non per avere un giudizio dal lettore ma principalmente per intrattenerlo, per ricambiare chi quotidianamente mette gratuitamente a disposizione degli altri idee brillanti.
    Essendo relativamente giovane (universitario) avrò letto all’incirca un centinaio di romanzi. Credo che più che la quantità conti la qualità di quello che si legge e l’attenzione/passione con cui lo si fà. Non sono un divoratore di romanzi, ma se un libro mi piace particolarmente lo analizzo a fondo, studio interi passaggi, li leggo e li rileggo. Giudico un libro estremamente bello quando mi accorgo che lo scrittore ha scritto qualcosa che non sarei stato in grado di scrivere ma che avrei voluto scrivere.
    Rispondendo alle 4 domande:
    1) Sì, se forti lettori significa lettori di qualità e non di quantità. Anche perché credo che chi legge tanto abbia poco da scrivere.
    2) I generi che preferisco, li preferisco proprio perché non sarei in grado di scrivere a proposito.
    3) Leggere tutto oltre che impossibile è dannoso, cancella le idee.
    4) Condivido che la lettura sia un piacere a se stessi e non un piacere a qualcun altro. Ed è per questo che preferisco la scrittura in quanto è un piacere per me e un potenziale piacere per altri che per definizione sono liberi di scegliere.

  26. Perfettamente d’accordo con il tuo pensiero sullo scrivere come ‘diritto’ di tutti.
    E con questo, spero di aver dimostrato che ho letto davvero, e non ti ho commentato solo per avere un commento in cambio, da me 😉

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