ECommerce in Italia

Torno brevemente sulle faccende relative al commercio elettronico in Italia, visto che nel mentre ho approfondito l’argomento leggendo questo interessante libro: Il manuale dell’e-commerce, di Roberto Ghislandi. Il saggio è pieno di spunti utili per chi ha intenzione di aprire un “negozio virtuale” sul proprio blog, sia che si tratti di vendere ebook, mp3 o beni fisici più classici.
Il prezzo, ventisei euro secchi, è senz’altro di quelli impegnativi, ma se avete una mezza idea di lanciarvi in un’attività del genere fateci un pensierino. Gli argomenti trattati sono di varia natura:

  • Vantaggi e sfide del commercio elettronico
  • Prima di cominciare: benchmark e opportunità
  • Progettazione del sito
  • Amministrazione e back-office
  • Design ed esperienza di acquisto
  • Aspetti normativi e fiscali
  • Promozioni e offerte
  • Web analytics e analisi dei risultati
  • SEO e ottimizzazione delle performance
  • Pubblicità con Google AdWords
  • Web marketing ed email marketing
  • Mobile e social commerce

Molto interessante è anche il discorso introduttivo al manuale, che analizza la situazione generale dell’eCommerce nel nostro paese. Ed è proprio qui che casca l’asino. Pur essendo uno dei colossi economici occidentali (almeno sulla carta), l’Italia risulta fermo ancora a un concetto molto “fisico” del mercato. I dati sono sconfortanti.
Innanzitutto il nostro è l’unico paese europeo in cui la vendita online dei servizi supera quella dei beni fisici (65% contro 35%).
Il settore turistico è quello che fa da padrone, con oltre il 50% del mercato online coperto da transazioni di questo genere Ci sono punte del 70% per quel che riguarda i servizi di biglietteria.
Segue, a grandissima distanza, il settore relativo a elettronica e informatica, che totalizzano il 10% dell’online.
Sempre al 10% si attestano gli articoli d’abbigliamento, sportivo e classico.
Le assicurazioni online si attestano da anni al 9%.
Editoria, audio e musica arrivano a un miserevole 3%.
Cibo e in praticolare grocery toccano l’1%, causa tutta una serie di problemi legati alla logistica.
Il resto se lo spartiscono tutti gli altri settori, nessuno dei quasi arriva però a 1% netto.

ecommerce

Numeri che fanno girare la testa, vero?
Le cause di questo scarso impatto dell’eCommerce sul nostro mercato sono molteplici. Si va dalla ritrosia (quasi superstiziosa) nell’utilizzare le carte di credito online, alla mancanza di un’adeguata informatizzazione del paese. Cosa che qui a Milano si nota poco, ma immagino che altrove sia praticamente un dato di fatto.
Di mio aggiungo, anche se il manuale non ne parla, una discreta disfunzionalità del sistema postale, e anche di alcuni servizi di corrieri espresso. Non di rado mi capita di sentire storie di amici i cui prodotti ordinati via internet vanno a perdersi o subiscono ritardi incredibili nella consegna.
Tuttavia via credo che, di fondo, ci sia soprattutto una poca dimestichezza con questa nuova frontiera del commercio. E anche tante ignoranza in materia.
Eppure le prospettive di crescita non mancano. Informarsi e stare al passo con le evoluzioni dell’eCommerce è indispensabile, se si vuole arrivare puntuali all’appuntamento col boom che, per inerzia, arriverà anche qui.
Prima o poi.
Poi?

– – –

(A.G. – Follow me on Twitter)

11 commenti

  1. Devo dire che nella mia cerchia di amicizie l’acquisto on-line è poco praticato. Credo che sia dovuto a problemi generazionali (le mie conoscenze hanno un’età tra i 40 ed i 60 anni) e ad una certa diffidenza verso ciò che non è fisico e tangibile. Mi capita infatti di cogliere un certo stupore tra queste persone – neanche fossi il mago Copperfield che fa sparire la statua della libertà – nel constatare che, oramai, mi limito ad acquistare sul posto solo i generi alimentari e l’abbigliamento in saldo presso gli outlet, mentre se si tratta di prenotare un aereo o un albergo, il posto al ristorante o al cinema, lo faccio da casa. Spesso, capita anche che qualcuno si affidi alle mie “doti magiche” chiedendomi di provvedere direttamente io, anche se li vedo vacillare quando devono affidarmi i dati della loro carta di credito e il fatto che ne crei una virtuale sul momento non li rassicura affatto, anzi. Tra i colleghi, invece, anche se coetanei, non riscontro lo stesso impaccio e questo è dovuto ad una forte presenza di geek nel mio ambito lavorativo. Devo invece riscontrare alcuni problemi legati ai servizi di corriere. Per fare un esempio, prima di Natale ho fatto due acquisti su Amazon e, mentre il plico destinato in Lombardia è stato recapitato in due giorni, quello destinato in Puglia ci ha impiegato più di una settimana!

    1. Secondo me subentra anche una poca voglia di imparare, di applicarsi. Al che anche fare un ordine online diventa un’impresa, una cosa improba. Per fortuna non tutti sono così, come mi confermi anche tu, ma senz’altro sono la maggioranza. Almeno per ora.

        1. Nel senso che non ero a conoscenza di questa possibilità (e a quanto pare dovrei vergognarmene :D), mi documenterò!

          1. Nessuna vergogna 😀
            Nel mio caso è un servizio offerto dalla mia banca, tramite carta flash. Una cosa utile, a prezzo di commissioni non eccessivo.

  2. Conosco una persona che possiede un Kindle ma non ha una carta di credito (non si fida delle carte di credito) e che perciò non acquista libri elettronici tramite Amazon.
    Però il Kindle bisogna averlo (se l’è fatto acquistare da un amico).
    Credo riunisca in un solo semplice esempio un bel po’ di problemi tutti nostrani.
    La componente diffidenza è enorme – ma da sempre caratterizza i rapporti commerciali nel nostro paese, anche rapporti “analogici”: il rapporto commerciante/acquirente non è di fiducia e di reciproca soddisfazione (tu mi fornisci il bene, io ti pago), quanto di reciproca predazione (tu cerchi di truffarmi con un prodotto dal prezzo eccessivo, io cerco di rifarmi scucendoti uno sconto).
    Come mi son sentito spiegare decine e decine di volte, “quando si conclude una transazione, sia il venditore che l’acquirente sono soddisfatti, e uno di loro due è stupido.”
    Siamo un paese medievale.

    1. Anch’io conosco una persona del genere. Ha un Kindle ma non fa acquisti con la carta di credito, quindi si fa presetare quella della compagna (e qui c’è anche il fattore opportunismo da valutare, a pensarci bene).

      Giusta osservazione quella sulla diffidenza.
      Io la tollero – senza giustificarlaa – negli over 60. Ma nelle persone più giovani no. Perché con questo atteggiamento non si va da nessuna parte,
      E infatti non siamo andati da nessuna parte. Per anni.

      1. Che bello, non si fida della carta di credito, ma se è quella dell’amica, allora chissenefrega.
        A true gentleman, indeed.

  3. vi racconto la mia esperienza sperado che vi possa interessare.
    dopo la chiusura della casa editrice sono rimasto circa un anno disoccupato nonostante abbia cercato un lavoro come un pazzo.
    nonostante i miei genitori mi abbiano sempre aiutato senza nessun problema è una cosa avvilente per un uomo di 28 anni essere in questa specie di limbo tanto più che con la mia pensione di invalidità e accompagnamento riesco malappena a pagarci il mutuo, insomma una situazione abbastanza di merda (tanto che le spese superflue le limitavo al massimo, in un anno penso che l’unica spesa unicamente per il mio piacere sia stato il corso di davide mana).
    nella mia ricerca di novità, mentre lurkavo in un forum che parlava di bitcoin (una moneta digitale interessante) vedevo tanta gente lamentarsi per il fatto che non poteva farci la spesa, e siccome sono cresciuto in un ambiente rurale in cui i miei parenti, vicini di casa ecc ecc spesso sono contadini, e io stesso ho esperienza diretta di questo mondo rurale, mi si è accesa una lampadina! quindi ho unito questa esigenza di fare la spesa per una comunita che usa un innovazione tecnologica al mio mondo rurale e tradizionale, quindi mi sono lanciato nella vendita di beni agroalimentari di eccellenza prodotti con metodi tradizionali sopratutto per persone che usano questa moneta e in un mese sono diventato quasi completamente indipendente economicamente.
    riguardo i corrieri che mi servono a spedire la merce chi cerca trova, e ho trovato una azienda (che è una filiare della sda) che mi ritira i pacchi a casa e li consegna all’altro lato d’italia in un paio di giorni lavorativi a un prezzo molto basso, e la cosa sorprendente è che funziona benissimo anche qua in provincia di agrigento (patria dell’inefficenza e della lungaggine lavorativa).
    i clienti ora me li procaccio presso diversi forum e su fb, spesso dopo un primo acquisto un pò diffidente ritornano con gli ordini dei parenti! 😀
    siamo in un periodo veramente difficile ma se le persone cercano e sono di mente abbastanza aperta e flessibile c’è sempre la possibilità di trovare la propria via!
    spero che la mia testimonianza possa aver destato il vostro interesse.

    riferimenti:

    bitcoin: http://en.wikipedia.org/wiki/Bitcoin
    http://thefielder.net/22/01/2013/alla-scoperta-di-bitcoin/#.UP6hNSeE0Xc
    https://bitcointalk.org/index.php?board=28.0
    https://blockchain.info/it/

    ditta di spedizioni: https://www.spedireweb.it/

  4. Delurko su questo tema che mi ha sempre interessato parecchio! =D
    Vivendo in provincia conosco bene il problema diffidenza versol’e-commerce e i pagamenti digitali, per lungo tempo dalle mie parti non c’è stata nemmeno l’ombra di un bancomat, visto che tutti snobbavano. E tutt’oggi conosco persone che hanno superato il timore della carta di credito nei negozi, ma temono ancora l’uso su internet!
    Ci sono persone testarde che, piuttosto di fare online pagamenti di servizi/assicurazioni/ecc., perdono giorni di lavoro (e di vita) per sbrigare di persona queste commissioni. O di datori di lavoro che i certificati di malattia li vogliono cartacei!
    Fra i coetanei delle mie cerchie, non sono in tantissimi ad acquistare online: una minima parte lo fa senza problemi, ma per quasi tutti gli altri vale la formula “Internet=FB”

    Ah, il profumo della filigrana.

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