Veicolare il messaggio sbagliato

Bad Influece

Bloggare è una responsabilità?
Io credo di sì. Che i nostri lettori siano dieci, cento o mille, poco importa. Noi a quelle persone trasmettiamo un messaggio, anche quando pensiamo di non farlo.
Il messaggio può essere semplice e innocuo (comprare/non comprare un libro, film, fumetto etc) oppure più incisivo e per questo anche più delicato. Ferma restando la libertà di espressione, diritto garantito e spesso abusato da dei conclamati idioti, credo che tutti noi blogger dovremmo prendere un bel respiro, pensare a chi leggerà ciò che stiamo per pubblicare, ed eventualmente rinunciare a certe provocazioni pericolose, che magari ci porteranno molte visite, ma che sono potenzialmente ben più dannose di quanto immaginiamo.
Questo è il caso di alcuni post letti di recente in cui, per sommi capi, si disserta con gioiosa ed ebete incoscienza del rapporto tra il consumo di alcool e/o droghe e la creatività artistica.

L’artista maledetto è uno stereotipo che credevo sorpassato e smentito dai fatti, eppure scopro che ci sono delle persone mature (sulla carta d’identità) che raccontano ancora questa favoletta.
Ed è così che mi è capitato di leggere dissertazioni idiote sull’ispirazione che nasce dal fondo della bottiglia o dagli stupefacenti. Articoli senza né capo né coda, che fanno leva su cliché e su provocazioni sciocche. Che siano stati scritti sotto effetto di droghe? Purtroppo no. Dico “purtroppo” perché almeno così i loro autori avrebbero una sorta di scusante. Invece sono stati scritti e pubblicati a mente lucida.
Complimenti, eh.

Ma un articolo che esorta alla bronza può davvero convincere qualcuno a ubriacarsi?
Probabilmente no. Ma è il “forse sì” che mi inquieta. Perché il lettore debole, o propenso a prendere qualunque idiozia per buona, esiste.
Esiste eccome.
Il rischio è particolarmente alto quando a leggerci sono ragazzi in età sensibile. Con l’aggravante che magari sono anche nostri “fans”, e che quindi prendono per buone tutte le cose che diciamo e sosteniamo.

Non voglio fare il moralista, tuttavia credo che fare i fighi sulla figura demenziale dello “scrittore maledetto” (o del musicista, attore etc etc) sia sbagliato e criminale.
Non c’è ispirazione nell’alcool, né nelle droghe pesanti.
Il vero creativo trova tutto ciò di cui ha bisogno soltanto nella propria testa. Anzi, i veri professionisti hanno un autocontrollo totale sul processo creativo. Sono lucidi, razionali, e organizzati. Questo anche quando procedono per passi che possono sembrare – agli occhi dei profani – strambi e scoordinati.
Il resto sono cazzate.

Vorrei infine augurare a lor signori di avere vicino, come è capitato a me, persone che si sono distrutte con l’alcool o con altre porcherie chimiche. Dopo essere passati per queste piacevoli esperienze potranno tornare a decantare, se lo vorranno, la bellezza ispiratrice dell’alcolismo patologico.
E per me questo è tutto.

Young adult.
Young adult.

– – –

(A.G. – Follow me on Twitter)

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33 commenti

  1. Le ipotesi, sul perchè i suddetti sogetti scrivano queste cose, sono due:
    1) Per giustificare una loro dipendenza. Magari bevono e/o si drogano e allo stesso tempo sono blogger, scrittori, musicisti, attori. Quindi, per giustificare questa loro dipendenza, dicono queste cose assurde.
    2) Sono Blogger, scrittori, musicisti, attori…falliti e non si drogano nè bevono, quindi, per giustificare il loro fallimenti, dicono che l’unico modo per stimolare la creatività sia bere/drogarsi, ma loro non possono/vogliono farlo. Se lo facessero sarebbe tutta un’altra storia.

    Poi, se ne sono davvero convinti, vorrebbe dire non far funzionare le “celluline grigie”.

    1. Due ipotesi interessanti, e anche verosimili.
      A me fanno solo rabbia, per la loro irresponsabilità… Anche perché non parliamo di bambini.

    2. Potrebbe esserci una terza possibilità, ovvero quella che siano blogger che in modo maldestro cerchino di chiedere aiuto perché non riescono a uscire dal tunnel (come chi, prima di tentare il suicidio, fa la telefonata di addio a una persona cara).

      E’ ovviamente corretto, indifferentemente dalle motivazioni, che questo tipo di messaggi possano essere mal interpretati, e soprattutto, imitati – come giustamente afferma Alex.

  2. Novantadue minuti di applausi. E’ bello vedere che ci sono dei blogger, come te, che si rendono conto della responsabilità che comporta scrivere qualcosa di pubblico, che rimane per un certo periodo di tempo (sempre?) alla portata di tutti. Ed è bello vedere che c’è qualcuno che critica apertamente questa idiozia dell’artista maledetto, della “creatività alcolica” e compagnia bella. Purtroppo posso dire, in qualità di ex-studente del DAMS di RomaTre, che la visione della Musa che arriva avvolta da una nuvola di fumo di canna non è affatto passata di moda. O la Musa che viene navigando su fiumi di alcol… Se è assenzio è meglio, fa molto chic.
    Bellissimo articolo Alex.

    1. Grazie mille.
      È che quando certe realtà le vedi da vicino ti viene poco da scherzare su alcool e compagnia bella.
      So che c’è il rischio di scivolare nel moralismo becero, ma qualcuno deve pur dire che veicolare messaggi sbagliati è irresponsabile e a volte anche criminale.

  3. Il senso di quello che dici è sicuramente corretto, volendo diffondere un messaggio è preferibile che questo messaggio sia positivo e costruttivo. Ma (era prevedibile che ci fosse un ma) , i messaggi “distruttivi” pur non avendo giustificazioni da vecchio internauta penso sempre che internet debba essere libero e quindi tutto è consentito, poi sta al buonsenso e alla maturità di chi sta davanti al monitor a discriminare, d’altronde se una voce non ha nessuno che l’ascolta, alla fine si spegne. Tutto quello che c’è di “brutto” su internet non nasce da qui, ma da fuori e viene portato qui, quindi basterebbe che “fuori” le cose funzionassero meglio.

    1. Io credo che questo (il “brutto esiste fuori dal Web) sia vero, ma che comunque non giustifichi la libertà di amplificarlo attraverso media vecchi e nuovi.
      Buonsenso e maturità sono cose troppo aleatorie, a volte non basta appellarsi a loro nella speranza di evitare danni e catastrofi sociali.

  4. Tutto è sotto l’ala protettiva del “tutto è lecito, purchè se ne parli”…
    Pensa che ho letto, recentemente, che pure la Divina Commedia sarebbe stata scritta da Dante sotto l’effetto degli stupefacenti….il che per me equivale a un’eresia bella e buona!

  5. Bellissimo articolo, spunto interessante. Per quanto riguarda il discorso del veicolare un certo messaggio (che in effetti è anche parecchio stereotipato) mi trovi d’accordo, è un’azione che comporta un certo tipo di conseguenze e quindi responsabilità, sono d’accordo con te. Credo però che molti tra quelli che professano l’ubriacarsi o il drogarsi per essere artisti migliori, non lo facciano per ”vanto” o per convincere altri a farlo, ma lo dicano per descrivere un loro (reale o meno) processo creativo. C’è chi dice che se scrivi (un racconto, una canzone ecc) da ubriaco fai connessioni logiche e ragionamenti che non faresti da sobrio, chi sostiene che suonando da fatto togli alcuni freni inibitori trovandosi più sciolto ecc… Io credo che in alcuni casi ci sia qualcosa di vero, ma da qui ad andare a invitare gli altri ad ammazzarsi per seguire questo stile concordo che sia grave.
    Un esempio che ho sentito di recente più essere Florence Welch, che dice di aver scritto alcune delle sue migliori canzoni da ubriaca. Questo ovviamente non è un inviti verso gli altri a imitarla… anche se indirettamente, vista la mole di fan che ha, qualcuno di più ”sensibile” potrebbe prendere la cosa come un’esortazione, o prenderla come buona giustifica per seguire un atteggiamento che già ha. Quindi fin dove arriva la libertà di dire quel che si vuole e quando ci si deve fermare per una certa responsabilità verso potenziali ”follower” che possono travisare le tue parole?

    1. Per carità, ciascuno può seguire il processo creativo che preferisce. Così come io sono libero di credere che il mio corpo è un tempio e la mia immaginazione è l’unica droga di cui ho bisogno.
      Senza voler condannare chi soffre di serie patologie, credo che certi mezzi “artificiali” siano solo facili scappatoie.
      Comunque molto peggio sono i blogger e gli artisti che nemmeno ci credono, a queste cose a cui inneggiano, ma lo fanno solo per darsi un tono.
      Ne conosco almeno un paio…

  6. Io ci ho provato a scrivere durante stati di alterazione ma l’ho trovato impossibile. Il cervello ha problemi a trovare la precisione, l’efficacia, a mettere in fila i propri pensieri, a cercare nel proprio vocabolario, la punteggiatura che diventa un optional… se devo scrivere e poi correggere per poi riscrivere, tanto vale che parto direttamente in sobrietà e al massimo descrivo quello che ricordo dell’alterazione. Oppure facciamo i fighi e allora giù di vaneggiamenti e poi diciamo che ci siamo ispirati a Il Pasto Nudo. XD
    Anche se devo dire che sarei curioso di provare a scrivere sotto anfetamina per vedere se l’effetto psicostimolante ha qualche risultato sensibile ma ammetto che mi manca il coraggio di fare una stronzata del genere XD.
    È innegabile che l’alterazione, in qualche processo creativo istantaneo come l’improvvisazione musicale, può portare a risultati sfiziosi ma l’atto estemporaneo così deve rimanere per essere apprezzato poiché trasformarlo in routine distrugge sia l’atto artistico che l’uomo stesso(non è che faccia bene star sempre sballati).
    Il problema è credere che le droghe(e l’alcool che pur non essendolo di nome lo è) possano essere un veicolo importante per la riuscita artistica a prescindere dalla loro pericolosità, non contando che ogni persona ha un rapporto diverso con le droghe ma sopratutto con l’arte. Dalì era contro l’uso delle droghe, Jodorowsky ne ha sempre ostracizzato l’utilizzo ludico e ricreativo eppure le loro visioni non mi sembrano seconde a quelle di un Jerry Garcia. Solo che Dalì è morto a 85 anni, Jodo li ha anche lui ma campa ancora mentre il chitarrista dei Grateful Dead a 54 anni è morto. Tutti dei grandi, ognuno con un rapporto diverso con le droghe. E i Minor Threat non erano così tranquilli pur aderendo allo straight edge(evitare il tabacco, l’alcool e le droghe, mica cazzi).
    E non bisogna nemmeno credere alle leggende moderne dei maudit del rock, avete in mente gente come Keith Richards, famosi per gli abusi? Tutte puttanate di marketing, la gente che veramente ci ha dato dentro alla grande con le pere, con la coca o con l’alcool è morta giovane per overdose o per cirrosi(Charlie Parker a 34 anni sembrava ne avesse il doppio).
    Insomma, non era lo speed a fare un P. K. Dick, anche se sicuramente gli ha aperto le porte a certi mondi. Ma quei mondi lì erano i suoi, forse i nostri mondi nascosti non portano a romanzi ma solo ai Centri di Salute Mentale, quindi è meglio lasciarli dove sono 😉

  7. Arrivo qui tramite la condivisione del tuo post altrove.
    Che dire? Sono d’accordo sul fatto che negli eccessi non c’è alcuna ispirazione da trovare (anche se…), ma quanto alla responsabilità non so cosa dire.
    Nel senso che ritengo sempre noi blogger come “nessuno”, non siamo gente famosa o persone che val la pena seguire a tutti i costi, quindi ne consegue che non siamo guru al pari di grandi esponenti del mondo dell’arte o dello spettacolo.
    Certo, è sbagliatissimo comunque farsi promotori di qualcosa che fa male, ma davvero la gente ci prenderebbe in parola?
    Chissà.

    Ottima riflessione, comunque! 🙂

    Moz-

    1. Anche se hai solo cinque o dieci lettori assidui, sei qualcuno. Sei una “voce” con un pubblico.
      I grandi comunicatori, in negativo e in positivo, hanno spesso iniziato coi discorsi nelle bettole, o in qualche scantinato 😉

      Non è detto che poi il pubblico debba/possa crescere ma, ripeto, anche solo dieci persone, tra cui magari una o due influenzabili, generano responsabilità. O almeno così la vedo io 🙂

      1. E’ una cosa su cui mi sono interrogato anche io, in un post che ha pure avuto molta fortuna (vincendo un premio, la settimana scorsa!).
        Lì mi chiedevo se un autore di un’opera, qualsivoglia opera, deve sentirsi responsabile di ciò che scrive per fiction.
        Per me la risposta è no.

        E per un post di blog? Forse bisogna andarci cauti, visto che la sfera cambia e si va in quella della vita reale.
        Però penso di avere un pubblico intelligente XD

        Moz-

        1. Faccio un distinguo: per un racconto o un romanzo, trattandosi di fantasia narrativa, non ne faccio mai un discorso di responsabilità. Sarebbe come colpevolizzare i film horror per la violenza nelle strade, e scemate del genere.

  8. Riguardo all’alcool: io sono un amante del buon bicchiere, come tu sai, e lo vedo solo come un piacere da consumare in compagnia o davanti al pc mentre scrivo. Ma parlo di bere per gustare qualcosa, come se fosse un caffè, una barretta di cioccolato, non per sfondarsi e replicare i maledetti, che tra l’altro erano più intossicati dalle sostanze che usate all’epoca per produrre alcolici scadenti, che per l’effetto vero e proprio di una sbronza.

    E sono d’accordo con te che chi ha un minimo di seguito, fossero 10 lettori come 1.000.000, ha la grossa responsabilità di influenzarli.
    Parlare di sbronzarsi per essere creativi o fumarsi l’impossibile per lo stesso motivo è da irresponsabili. Senza se e senza ma.
    E lo è allo stesso modo (scusa se vado fuori tema) usare la propria influenza per messaggi faziosi politici, religiosi ecc…

    Sul tuo blog, sul mio e su quello di altri che seguo, infatti, non si è mai visto parlare né di religione, né di politica, né di fare i maledetti. Perché forse siamo seri.

    1. Intanto grazie della stima, che come sai è assolutamente ricambiata!

      Quando e se mai parlerò di politica e religione, cercherò di farlo ripetendo all’infinito che questa è la mia visione delle cose, e che non ho intenti di far proselitismo.
      Comunque sia, credo che certi argomenti siano molto delicati, e che quindi vadano affrontati solo di tanto in tanto, con il dovuto tatto.

      Che poi quelli che sbroccano sono blogger di mezza età, non ragazzini.
      Forse è colpa del senso di onnipotenza che trasmette il Web, chissà…

      1. È sempre comunque brutto “approfittare” della propria posizione, seppur piccola per influenzare gli altri. Brutta anche usarla per sbroccare e piagnucolare, sperando di ricevere tante pacche sulle spalle.

        Che tristezza, come se io scrivessi i miei problemi sul blog per commuovere la gente. Bah!

  9. Beh, indubbiamente è un argomento delicato. A volte anche grandi artisti – storici o contemporanei – danno il cosiddetto esempio sbagliato, e non è facile per un adolescente evitare la trappola della suggestione. Certi cantanti sono un continuo esempio di condotte erronee. Io ero un fan dei Nirvana, non per questo sono diventato eroinomane, ma tempo che qualcuno possa essere stato suggestionato da Kurt Cobain, che per quanto mi riguarda resta un grande artista ma che avrei preferito avere ancora vivo in mezzo a noi, magari non più famoso.
    Anche certi testi letterari celebri (posso citarti per conoscenza diretta “I paradisi artificiali” di Baudelaire) espongono i rischi di droghe e alcool in modo ambiguo, li condannano però usano parole e concetti che assomigliano a una dichiarazione d’amore…
    E’ un problema che mi sono posto anch’io, sebbene non abbia certo un enorme seguito 😉

  10. Io apprezzo un buon bicchiere di birra mentre scrivo ma credo che scrivere ubriachi sia pressoché impossibile (intendo in modo decente) e che non apra chissà quali prospettive o idee.
    Poi può essere che persone stressate e/o ansiose possano ottenere una temporanea riduzione dell’ansia e dello stress con alcol o droghe, e per questo combinare qualcosa di meglio. Ovvio che la cura è peggio del male, soprattutto nel lungo periodo.

    Io le idee migliori le ho sempre avute correndo…

  11. Quando recentemente ho recensito sul mio blog un film di Bresson, “Il diavolo probabilmente”, anche io ho per un po’ riflettutto sulla mia responsabilità “morale” di “scrivente”. La vicenda ha infatti come protagonista un aspirante suicida che, lucidamente, è condotto dal suo cuore e dall’intelletto a ricercare la morte, davanti ad una realtà e un mondo insensati nelle loro logiche economiche e sociali. Si tratta di un film che rispecchia profondamente il senso di abbattimento che può crearsi fra individuo e “società di massa”, mentre quindi scrivevo facevo di tutto per rendere evidente questi aspetti. Mi domandavo pure, però: e se i dubbi, le argomentazioni che espongo, minassero la “sensibilità” di qualcuno? Eppure, il valore artistico e “filosofico” del film stava proprio in quei dilemmi di scarsa solubilità.
    Alla fine, non essendo assolutamente uno spalleggiatore del nichilismo e dell’autoannientamento, nella mia interpretazione del film ho anche sottolineato il filo rosso di speranza che, nonostante tutte le difficoltà e anzi reso più prezioso da esse, si può dipanare nella vita di tutti noi. Ma rimane il fatto che chi vuole, potrebbe tuttavia concentrarsi di più sul pessimismo che su un difficile ottimismo. A quel punto, di chi rimane la responsabilità? Di chi pone i problemi o di chi si dà le risposte? Una questione veramente ardua.

    Per quanto riguarda l’ispirazione “alterata”, già Baudelaire che non era un “santo” avvertiva nei “Paradisi artificiali” che le vette dell’Arte le scala e possiede solo l'”asceta”, mentre chi cerca di ingannare la fatica inganna solo se stesso e precipita. Io credo che affidarsi a droghe ed alcool per alcuni sia un metodo per impersonare, recitare, la parte dell’artista così come se la immaginano. Magari pensano di essere anticonformisti, originali, ma basterebbe guardarsi intorno per vedere che nel rovinarsi come fanno molti non c’è niente di originale, meno che mai d’artistico.

      1. Grazie a te per aver scritto il post. 😉 Tra l’altro, memore di un tuo precedente post sui niubbi-aspiranti-blogger che si fanno autopromozione, ho accuratamente evitato di mettere il link alla mia recensione. 😀

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