Narrativa catastrofista e apocalittica (Dossier)

Col trasferimento definitivo da un blog all’altro, continua la mia opera di backup degli articoli più importanti postati in questi anni sul Blog sull’Orlo del Mondo. Man mano che li caricherò su Plutonia Experiment vedrò anche di aggiornarli dove e quando è necessario. Si comincia oggi con il dossier sui romanzi apocalittici e catastrofisti originariamente postato qui, in data 29 marzo 2011. Ho aggiunto alcuni titoli ed editato l’articolo.

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Qualche settimana fa qualcuno mi chiedeva di stilare la mia personalissima top five dei romanzi catastrofisti/apocalittici.

Come saprete la tematica in questione è sempre molto presente su questo blog. Anche più dell’ucronia, anche più del dieselpunk, che pure sono argomenti di cui vi cerco sempre di regalare articoli e segnalazioni.

Non so perché la fine del mondo attira così tante attenzioni – la mia in primis. Forse è solo un gioco, una forma estrema di distopia. Magari ci piace immaginare un futuro in cui tutti saremo – a livello puramente ipotetico – più abili, più magri, più determinati, più scaltri. Perché, senza queste qualità, non si scampa all’Apocalisse. Oppure c’è dietro qualche motivo più recondito e meno felice, del tipo che giudichiamo la nostra bella civiltà ben oltre la soglia di tolleranza, al punto che un “reset” ci starebbe proprio bene.

Beh, io non starò qui a scervellarmi per capire da dove nasce questa passione. Sta di fatto che il genere ci regala continuamente un sacco di perle narrative, sebbene spesso confuse in un mare magnum di fanghiglia.

Citare solo cinque romanzi è difficile, ma non impossibile. Proviamoci.

Tengo a precisare che, a differenza di altre top five, non c’è alcun ordine di preferenza. Per me questi sono i migliori, ma senza una classifica. Sono intercambiali tra loro: tutti primi o tutti quinti, a scelta.

Alla top five segue una lista di titoli che reputo comunque di buon valore. Essi vanno a comporre una sorte di dossier di narrativa catastrofista che spero possa piacervi e regalare graditi spunti di lettura.

  • Morte dell’erba

di John Christopher

Anno: 1956

Evento catastrofico: Un virus che colpisce il mondo vegetale, in particolare i raccolti, facendo morire le piante e causando una carestia di proporzioni bibliche.

John Christopher ha al suo attivo due incursioni nella fantascienza catastrofica. La prima è questo Morte dell’erba, l’altra riguarda un romanzo altrettanto bello, Una ruga sulla terra.

Sebbene si tratti di romanzi oramai datati, la scrittura di Christopher non ha nulla da invidiare a quella di tanti colleghi contemporanei. Narrazione tipicamente british, stile asciutto ed essenziale, John Christopher rappresenta al meglio la golden age della fantascienza catastrofica inglese. A mio parere Morte dell’erba vale molto di più del tanto celebrato Il giorno dei trifidi di Wyndham, che pure è un ottimo romanzo.

Le vicende di un piccolo gruppo di superstiti nel Regno Unito fa eco alla grande carestia che sta facendo crollare la civiltà in tutto il mondo. Un affresco grandioso, impietoso e allucinante.

La mia recensione completa la trovate qui.

  • World War Z

di Max Brooks

Anno: 2006

Evento catastrofico: Il virus Solanum causa la resurrezione dei morti recenti, trasformati in cannibali senza cervello, ma instancabili e implacabili. Il Solanum è altamente infettivo.

Di World War Z vi ho parlato così tanto che sarete stanchi di sentirlo nominare. Eppure non potevo escluderlo da questa top five. Ok, ho detto che non avrei fatto una classifica vera e propria, tuttavia WWZ “rischierebbe” seriamente di piazzarsi sul posto più alto del podio. Soprattutto per lo stile dossieristico/giornalistico adottato da Max Brooks, che descrive un’invasione mondiale di zombie attraverso le testimonianze di decine e decine di personaggi. Non si può dunque parlare di un vero e proprio romanzo, bensì di una narrazione corale di un’evento tanto inventato quanto realistico.

Impedibile – e dico davvero – per chiunque è ancora convinto che nel filone zombesco la fantasia sia esaurita già dagli anni ’70.

La mia recensione.

  • Flood – Diluvio

di Stephen Baxter

Anno: 2008

Evento catastrofico: Un’imprevista e massiccia attività sismica sottomarina causa inondazioni progressive che comporteranno il lento ma inesorabile inabissamento delle terre emerse.

Anche lo stile del romanzo di Baxter è inusuale, visto che i suoi personaggi coprono un arco di tempo di quasi trentacinque anni, dal 2016, quando inizia l’inondazione globale, al 2052, quando della terra non rimangono che pochissimi picchi montuosi che sbucano dalle acque arrivate oramai a 8800 metri sopra il normale livello del mare.

Il risultato d’insieme è visionario e pregno di quella “poetica catastrofista” che tanto amo e apprezzo. Poca, pochissima azione in Flood, ma molta sostanza e molta atmosfera. E anche fantascienza “credibile”, con i vari provvedimenti tentati dai governi per riadattare un mondo sempre più anfibio e meno terrestre.

Qui la recensione.

  • The Rising

di Brian Keene

Anno: 2003

Evento catastrofico: Un esperimento compiuto con un accelleratore di particelle apre un passaggio infradimensionale, permettendo a delle entità spirituali conosciute come Siqqusim di penetrare nel nostro mondo e di prendere possesso dei cadaveri, rianimati come zombie senzienti.

Brian Keene è il profeta dell’Apocalisse del nuovo millennio. Oltre a The Rising andrebbero citati di buon diritto altri suoi libri, come I vermi conquistatori e Dead Sea.

Scelgo The Rising perché, in questo minisaga (che si conclude con City of the dead), Brian Keene riesce a rinverdire la figura dello zombie, mantenendone intatte le caratteristiche più spaventose (la fame di carne umana, la sostanziale invulnerabilità), ma dotandola di intelletto diabolico. In un certo senso questa invasione di zombie-siqqusim è più plausibile rispetto a quella dei morti viventi romeriani, in quanto i mostri di Keene sono in grado di usare armi, di guidare veicoli, di parlare e di fare una miriade di altre utilissime azioni.

Senza dimenticare lo stile dell’autore, uno dei pochi dichiaratamente horror, in grado di spaventare e “disgustare” pur mantenendo una qualità generale piuttosto elevata.

La mia recensione del dittico.

  • L’uomo del giorno dopo

di David Brin

Anno: 1985

Evento catastrofico: Una guerra nucleare ha trascinato gran parte del mondo nel baratro. Quel che rimane è una civiltà preindustriale, con piccole civiltà isolate che cercando di difendere la loro rinascita dai piccoli tiranni sorti dalle ceneri radioattive.

La guerra nucleare globale è stata una minaccia ben poco fantascientifica per oltre trent’anni della nostra storia più recente. Sono stati girati moltissimi film che ipotizzavano barbarici mondi postatomici, mentre la narrativa è stata (relativamente) più restia a regalarci romanzi memorabili in materia.

In compenso uno di essi è davvero meritevole di citazione: L’uomo del giorno dopo, di David Brin. Forse ne conoscerete l’adattamento cinematografico, ossia Il postino, con Kevin Costner (film che, a differenza di altri, giudico abbastanza positivamente).

A differenza dei quattro romanzi citati finora, quello di Brin si regge su basi “morali” più ottimistiche. Partendo da una situazione catastrofica – gli Stati Uniti del dopobomba – l’autore ci racconta una storia di speranza e di identità comunitarie che vanno ricostruendosi, osteggiate però da una casta militare, gli Holnisti, che hanno ereditato quanto di peggio c’era nel vecchio mondo.

Da quel che mi risulta L’uomo del giorno dopo non è più pubblicato in Italia da almeno una decina di anni. Un vero peccato, visto la robaccia che ci tocca vedere sugli scaffali delle librerie.

Gli esclusi eccellenti

Avrete notato la mancanza di alcuni titoli ritenuti imprescindibili dal genere trattato. Ve li cito in breve, come menzionati di merito.

L’ombra dello scorpione, di Stephen King (1978)

Ovviamente parliamo di un signor romanzo, scritto da un King molto vicino all’apice della sua forma. Non rientra nella top five per un soffio, essenzialmente per due motivi: l’eccessiva prolissità e la deriva buffonesca del finale, con quell’orrenda “mano di Dio” che rovina l’eccellente lavoro delle precedenti 1000 e passa pagine.

Io sono leggenda, di Richard Matheson (1954)

Stiamo parlando di uno dei dieci romanzi che io salvaguarderei in un’ipotetica capsula del tempo, quindi mi chino e rendo omaggio. Il libro di Matheson è e rimane la base su cui continuano a plasmarsi decine di altri film e romanzi postcatastrofici, partendo da un’altra pietra miliare, La notte dei morti viventi di Romero. Non l’ho inserito nella top five proprio perché, in qualche modo, I Am Legend sta sopra tutto il resto, come una sorta di archetipo narrativo.

La strada, di Cormac McCarthy (2006)

Ok, fucilatemi: a me questo romanzo breve non piace. Punto e basta. Fatico a comprendere come molti lettori continuino a citarlo come un capolavoro. Io l’ho trovato freddo, troppo cupo e al contempo troppo minimalista. Ma, si sa, io sono un lettore burino.

Altri titoli meritevoli di lettura

Il giorno dei Trifidi (John Wyndham – 1951). Piante giganti e senzienti progettate geneticamente in Unione Sovietica prendono possesso del mondo in concomitanza con una pioggia di meteoriti che acceca chiunque assiste all’evento. Privi della vista gli esseri umani sono alla mercé dei mostri vegetali che fino a poco prima utilizzavano per estrarre del prezioso olio commerciale.

Una ruga sulla terra (John Christopher – 1965). Una serie impressionante di terremoti su scala mondiale demolisce intere città, paesi, regioni. Ciò che rimane dopo lo sciame sismico è un mondo barbarico.

I vermi conquistatori (Brian Keene – 2006). Un diluvio epocale provoca inondazioni che inghiottono buona parte del mondo. Dal fango di ciò che rimane emergono dei vermi di dimensioni colossali, pronte a prendere possesso della Terra, ridotta a un mondo anfibio.

Dead sea (Brian Keene – 2007). Un morbo diffuso dai ratti causa una malattia chiamata “Hamelin’s revenge”. Le persone infette si rianimano come zombie e cercano di cibarsi dei viventi. Il morbo di Hamelin muta velocemente e diventa trasmissibile da specie a specie.

Terra bruciata (James Ballard – 1964). Una siccità globale prosciuga le riserve d’acqua di gran parte del mondo. Gli effetti si ripercuotono su tutti gli aspetti dalla vita umana, dall’alimentazione all’industria. Il risultato è un mondo morente, pronto a diventare polvere.

L’anno del sole quieto (Wilson Tucker – 1970). Brian Chaney, uno studioso di statistiche, esperto di studi biblici, viene selezionato da un ente governativo statunitense affinché prenda parte ad un esperimento segreto del governo per esplorare il futuro tramite una macchina del tempo. Rimarrà bloccato in un mondo inquietante, sconvolto da una guerra permanente, senza nessuna possibilità di tornare al proprio presente.

I figli degli uomini (P.D. James – 1992). Anno 2021: una sorta di epidemia massificata di infertilità ha drammaticamente stroncato le nascite di nuovi esseri umani. Pian piano la civiltà collassa, abbandonando la democrazia per abbracciare una sorta di dittatura atta, sulla carta, a ripristinare l’ordine e la sicurezza. La narrazione riguarda gli eventi del Regno Unito, anche se l’infertilità è mondiale.

’48 (James Herbert – 1996). Catastrofismo e ucronia in un libro solo. Nel 1945, prima di essere sconfitto, Adolf Hitler ha scatenato un attacco biologico senza precedenti su Londra, infettando tutta la popolazione con un virus chiamato “Blood death”. Tra i pochi superstiti del Regno Unito ci sono le Camicie Nere, che sperano di trovare un vaccino per poi ricostruire un’Inghilterra fascista.

Apocalisse Z (Manuel Loureiro – 2010). Invasione degli zombie in salsa europea, spagnola in particolare. Loureiro non inventa nulla di nuovo, ma scrive in modo scorrevole e conosce bene i meccanismi del genere. Il punto di vista non americo-centrico è una piacevole variante che anche gli scrittori italiani hanno apprezzato.

Hater (David Moody – 2006). Qualcosa a metà tra la zombie apocalypse e La città verrà distrutta all’alba, avvicinandosi più a quest’ultimo che non alla narrativa zombesca. Un virus fa impazzire le persone, spingendole ad attaccare tutti coloro che sembrano immuni al contagio. Primo capitolo di una trilogia in corso d’opera. Recensito qui.

Zombie Apocalypse (AAVV – 2010).  Siamo chiaramente dalle parti dell’invasione di zombie. Questa volta il libro è un’antologia che si basa su una storia ben coordinata e conseguenziale, con racconti collegati l’uno all’altro. L’ambientazione è inglese e gli zombie sono di natura “magica, non virale. Il libro è ricco di foto, finti articoli giornalistici, twittate etc etc. Esperimento estremamente interessante.

The Invasion (William Meikle – 2010). Lo scrittore scozzese in questione decide di far finire il mondo – o almeno buona parte di esso – per colpa di una crudele invasione aliena divisa in più fasi operative. Fase 1: dal cielo piove acido. Oltre a sciogliere la carne porta anche delle spore di vita aliena. Fase 2: nuove forme di vita sbucano ovunque. Sono creature elementari, programmate per distruggere le nostre infrastrutture. Fase 3: inizia l’invasione vera e propria.

L’occhio sotterraneo (Alan D. Altieri – 1983 ). Il classico action thriller alteriano si mischia questa volta con uno scenario apocalittico memorabile, tra catastrofi naturali e altre provocate dalla follia umana, dalla guerra e dal fanatismo. Nei retroscena geopolitici è un romanzo ancora attuale, anche se sono passati 28 anni dalla sua prima edizione.

23 commenti

  1. Sul mio blogroll ho visto il post in cui annunciavi la chiusura del blog sull’orlo del mondo e mi è preso un mezzo colpo! Meno male che è solo un trasferimento! In bocca al lupo e metti i fogli di giornale negli scatoloni…

  2. Classifica bellissima, davvero, tutta roba imprescindibile, sia nella top che tra gli esclusi eccellenti.
    Farei solo una piccola aggiunta: Tenebre, titolo italiano orrendo per Swan Song di Robert McCammon, con guerra nucleare rapidissima e tante mazzate nello scenario barbarico e post apocalittico che si viene a delineare. Purtroppo oggi è quasi introvabile, ma merita assai assai.

    1. Swan Song merita? Che grande notizia che mi dai! E’ da due anni che c’è l’ho in ebook e (non so perché) non ho ancora iniziato a leggerlo. Ora sono motivato a farlo!

  3. Eccomi! 🙂
    Bel post per inaugurare il blog!
    Mi dispiace per l’orlo del mondo ma quando questa mattina ho visto che di nuovo non riuscivo a connettermi al tuo blog devo dire che mi è preso un po’ di sconforto…
    Alla fine pazienterò per borgo Pliss… non è qualche giorno di ritardo il problema…pensa se domani mattina mi connettevo tutta speranzosa e il blog sull’orlo del mondo non era accessibile. Beh lì davvero mi sarei un po’ incavolata!
    Un po’ come quando da bambina aspettavo per vedere la puntata del mio cartone preferito e saltava il ripetitore…
    Invece così ha molto senso.
    Aspetto e ti faccio tanti tanti auguri per questo rinnovamento!

    Cily

    1. Benvenuta!
      Grazie mille dell’incoraggiamento e della comprensione. Spero proprio che ti troverai bene anche qui. Cambia la casa, ma non il proprietario. 😉

  4. concordo su the road, che ho trovato piatto e monocorde, con la spiacevole sensazione di un McCarty che ad ogni pagina dicesse “mo’ ve lo faccio vedere io come scrive un pulitzer un romanzo catastrofico, mica come quegli scribacchini da fantascienza”. un libro scritto con mestiere e per sottrazione, ma senza anima e con un happy end che lo fa sprofondare.
    non male anche “il passaggio” di Cronin, che però avrebbe beneficiato di una bella sforbiciata di pagine

    1. Meno male che non sono l’unico! Quando ho provato a esternare la mia poca sopportazione per “The Road” mi è capitato dissentirmi dare dell’ignorante… Magari da gente che per la prima volta leggeva un romanzo catastrofico 😛

      1. Mah guarda, anche io ho odiato The Road non mi è proprio piaciuto, anche a me è sembrato un’ostentazione di situazioni volutamente scabrose ma senza profondità.
        In certo senso, senza utilità narrativa.
        Una specie di libro 2D anzichè 3D. Non mi ha coinvolto per niente.
        Anche io sono una lettrice burina 😉

        Cily

  5. Bella la casa nuova!
    Commentai il post già all’ origine, concordo con lo sforbiciare King e rivalutare Altieri che è apocalittico per definizione.
    L’unica cosa è che non mi piace del nuovo appartamento è che per commentare con il profilo FB mi chiede di attivare un app 😦

  6. Auguri per la nuova casa su WordPress.
    L’orlo del mondo si è sbriciolato sotto alle onde nefaste dei coshacker del Cyberzar Valdimir – ma la comunicazione continua.
    Alla via così.

  7. Niente di meglio per inaugurare il tuo nuovo corso che un pò di Post-Apocalisse eh?Io ti suggerisco il racconto La Città degli Angeli di J.S. Russel,ritratto per nulla politically correct di un umanità sopravvissuta (male) all’olocausto nucleare.

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