Se un giornalista svogliato facesse una ricerca…

Non ribadirò nulla di quanto ha già esposto Davide in questo suo post. Condivido quel che dice e non vedo che altro potrei aggiungere senza  scadere nel banale. Ne approfitterò quindi per una breve considerazione forse provocatoria, ma necessaria.

Per chi ancora non lo sapesse, stiamo parlando della strage compiuta ieri a Firenze da Gianluca Casseri che, armato della sua Smith & Wesson, si è messo a sparare su degli ambulanti senegalesi, uccidendone due. Casseri era un ragioniere ma non è questo che importa alla stampa, la quale continua invece a puntare l’attenzione sulle passioni per il fantasy e per l’horror dell’omicida/suicida. Un articolo della Stampa – giornale che in media mi sembra piuttosto equilibrato – dà più o meno l’idea di ciò di cui vado parlando.

E fin qui abbiamo davvero già detto tutto, specialmente tra i commenti del già citato post di Davide Mana. Ora io mi voglio porre per un attimo nei panni di chi frequenta poco e distrattamente il mondo della narrativa di genere. Mettiamo che un giornalista decida ora di esplorare questo ricco e variegato sottobosco. Troverà siti, forum e blog sostanzialmente innocui e con discussioni per soli “addetti ai lavori”. Poi ne troverà anche altri, non certo poco frequentati, in cui tra sarcasmo e cinismo (vero o presunto) si attaccano minoranze etniche, stranieri, si usa un linguaggio aggressivo, ricco di insulti “scorretti”, di sbeffeggiamenti ai neri, agli asiatici, ai malati di mente, ai ciccioni.

Ora, questo sarà l’ultimo angolo di Rete in cui troverete un inno al politicamente corretto e alla retorica. Tuttavia, ed è quello che sostengo da mesi, procurandomi antipatie trasversali, l’aggressività e la caccia alle streghe non sono le risposte adeguate per annullare le varie combriccole di incapaci – in questo caso specifico quella editoriale – che tanto ci fanno rabbia. Tantomeno se questi bombardamenti a tappeto vengono fatti attraverso stupide metafore di tipo xenofobo. Perché poi succede che allora sì: i moralisti della domenica, i baciapile da due soldi e gli imbrattacarte che scrivono per quei quotidiani ultrabigotti che tanto odiamo, troverebbero appigli per fare quegli odiosi parallelismi del tipo “fantasy=fascismo”, “horror=sociopatia” (etc etc).

Che ci crediate o meno non sto suggerendo nomi in particolare. Non sto puntando il dito. Aggiungo anche che sono convinto del fatto che certi atteggiamenti villani e sopra le righe siano spesso soltanto atti a darsi un tono e a “creare ascolto”, senza corrispondere, salvo rarissimi casi, a ideologie davvero pericolose. Tuttavia inviterei un po’ tutti a rivalutare il senso del termine “violenza verbale”. Ma non credo che lo faranno in molti, anche perché, materialmente parlando, la pacatezza sembra davvero essere controproducente in termini di notorietà. Dogma già insegnato da altri media, molto più datati, e che una parte del Web va confermando.

In ogni caso, noi andremo avanti.

31 commenti

  1. Sono già abituato a sterili polemiche sui videogiochi (“L’assassino giocava a GTA!”) o sui GDR (“Dungeons and Dragons ha ispirato il culto satanico!”) e la cosa non mi stupisce più di tanto. L’unica cosa dannosa sono le polemiche a vanvera dei media, che devono a tutti costi trovare un “capro espiatorio”. Se i fantasy, i fumetti o i videogames fossero davvero così pericolosi, saremmo già tutti morti in una gigantesca sparatoria.

  2. Il bon ton del web è ridotto al lumicino. Basta farsi un giro sul blog di qualche giornalista famoso (che so, Lerner) per vedere come, in assenza di moderazione, il livello di confidenza diventi subito inversamente proporzionale a quello dell’educazione.
    E la cosa esiste a ogni livello (blog e forum). A mio modestissimo avviso, l’educazione tocca non solo la forma ma anche la sostanza, e dove c’è violenza verbale c’è come minimo gratuità e al peggio prevaricazione. Non resta che sperare che sopraggiunga una salutare nausea verso questo modo di condurre il gioco, buono solo a sprecare energie.

  3. Purtroppo di pennivendoli ce ne sono troppi (non li chiamo giornalisti perchè sarebbe un insulto a quelli veri) gente che per scrivere due colonne lancia google e fa un copiaincolla senza cercare di capire di cosa sta scrivendo.
    Faccio un esempio, sul forum di Altieri vengono usate più volte le parole “negro” oppure “testa di stracci” per rifersi alle persoe di colore oai mussulmani. Ma nessuno dei partecipanti ha tendenze razziste.
    Alcuni passano il loro tempo al poligono, ma non per questo sparono alle persone!
    Il voler etichettare le persone senza conoscerle (vedi l’ articolo sul blog di Hell di oggi) è indice dell’ ignoranza delle persone aggravata se si tratta di persone che hanno responsabilità pubbliche come quelle di chi scrive articoli o parla ai media

  4. Non posso che condividere il tuo invito a usare toni da esseri umani, invece che da galline con la rabbia.
    Quanto all’accuratezza dei giornalisti, vogliamo per esempio parlare della straziante cronaca sul TG1 dello stupro subito a Torino da una sedicenne? (per chi se lo fosse perso, tutto inventato. E’ seguito l’incendio al campo nomadi, questo vero). Ecco, lì magari un controllino si poteva fare.
    Ma no, meglio dare la colpa agli altri. Dopo.

  5. a proposito dei fatti di Torino. I soliti pennivendoli che adesso dicono ” è colpa della ragazza che si è inventata tutto”, perchè se era vero il rogo degli zingari era giustificato?

  6. La “violenza verbale” mi mette sempre un certo disagio e di solito do fondo a tutte le mie energie per guardare oltre, per cercare di capire se è fine a se stessa o se pur magari sbagliando modo, si sta dicendo qualcosa che abbia senso.
    In ogni caso di solito la trovo respingente a lungo andare. E’ un po’ come stare in una stanza in cui si urla. Magari cose anche giuste.
    Posso sopportare un po’ ma poi siccome mi comporta uno sforzo esagerato il “guardare oltre”, ad un certo punto le energie emotive ed empatiche finiscono e allora lascio perdere.
    Ma è vero che l’aggressività viene spesso scambiata con la rabbia e ci sono molte persone arrabbiate che simpatizzano…
    In realtà trovo che si possa essere arrabbiati e esprimerlo con una critica tagliente e pungente, anche senza essere aggressivi. E personalmente penso che la calma e l’acutezza di una critica siano molto più accattivanti dell’energia distruttiva che gli si imprime.
    E probabilmente anche più coriacei.
    Apprezzo lo stile dei tuoi post.
    E sai bene che è una delle cose che mi ha fatto “restare” dopo aver spulciato il tuo blog. 🙂
    Ma sai anche che io sono quella che alle spade preferisce i veleni. 😉

    Cily

  7. Sull’idiozia insita negli articoli (paroloni) di certi giornalisti c’è tutto il pressapochismo tipico della nostra società. Ma in realtà qui puntavo il dito su altro, ovvero sul potere della parola. Potere che a volte può essere negativo, anche quando certi toni vengono usati – cosi dicono – per scherzo.

    Perché a passare dalla parte del torto basta un niente.
    Per rispondere a Cristiano, che dice che certi termini vengono usati in modo innocuo: anch’io a volte lo faccio. Anzi no, lo faccio spesso.
    Tuttavia negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Vedendo cosa innescano certi blogger deliranti, sono molto timoroso nell’esprimere opinioni taglienti. Sento di più il senso di responsabilità delle parole che scrivo, se così si può dire.
    Senza voler demonizzare niente e nessuno, ma cercando comunque di generare meno fraintendimenti possibili.

    Spero di essermi spiegato almeno un po’ 😉

  8. Ne abbiamo già parlato e sai che concordo con ciò che scrivi.
    Il tono generale sta scadendo – appellarsi al peggio è facile e questo fornisce carburante a qualsiasi visione tendenziosa dei fatti.
    Possiamo stare qui a discutere in termini pacati e civili di letteratura o film o fumetti, ma sarà sempre possibile, per un osservatore esterno, far notare che “sì però c’è anche chi…”
    Come ti dicevo nei giorni passati, la tentazione di mollare tutto e lasciare il campo a quelli che la sanno lunga è ogni giorno più forte.
    In questo momento proprio il post che citi mi pare sia stato da parte mia un passo falso clamoroso, perché si presta a tremila letture sciocche e tendenziose, per quanto a me paresse molto semplice, nei suoi contenuti.
    E mi ha portato una bella dose di violenza verbale, che mal sopporto perché mi spossa – io sono per la discussione piana e civile.

    In questi ultimi tempi provo una grande stanchezza, e trovo estremamente avvilente il venire accomunato con questi fenomeni da baraccone, perché per disgrazia parliamo di argomenti affini.

    Poi, ovviamente, inciampo su un bel post di qualcun’altro e mi torna la voglia di scrivere.
    Ma ogni giorno è più faticoso, maledizione.
    Faticosissimo.

    1. Dai Davide NON MOLLARE!
      Io trovo che non ci fosse molto da equivocare, certo il tema era un tantino scottante.
      Io credo però che ci sia bisogno di gente come te in rete che scrive in modo ironico e pacato e che abbia il coraggio di affrontare con questo stile cose un po’ “scomode”.
      Capisco lo stress perchè come, ho già scritto, spossa molto anche me ascoltare chi si esprime in modo troppo aggressivo, MA NON MOLLARE!

      Cily

  9. Mollare, idea che sfiora anche me. Perché a volte è davvero difficile star qui a subire le bordate di gente che se la ride quando le persone sono ferite, ferite per davvero.
    Eppure, se per il momento scelgo di rimanere, è anche per offrire una modestissima e sostanzialmente tranquilla isoletta in cui poter parlare delle mie (nostre) passioni senza che siano le altre a imporre una visione univoca e dogmatica.

    La mia speranza – vana, ne sono consapevole – è che un domani i toni tornino civili. Dico vana perché so che taluni elementi sarebbe controproducente abbandonare un certo “stile”.

    Ho letto gli attacchi che ti hanno sferrato oggi su SE. Belli gratuiti, come piace a noi… Altro che fraintendimenti generati dalle tue parole.

    E, sì, diranno che ti difendo perché sei un amico. Confermo che è tutto vero. Non a caso la mia amicizia per il prossimo nasce dalla stima e dalla condivisione di pensiero, non da altro. Qualcuno bravo mi deve ancora spiegare dove sia l’errore in tutto ciò, ma non dubito che prima o poi avrò anche queste risposte.

  10. Uhm…
    Io di blog dove si fa sarcasmo (a volte in maniera pesante) ne frequento. Almeno due, me ne vengono in mente. E per la verità credo che li abbia bene in mente anche tu… Io penso che queste persone siano perfettamente in diritto di fare ciò che fanno, soprattutto dal momento che specificano che si tratta di ironia. Il discorso che fai può essere pericoloso, per noi. Perchè, portato alle estreme conseguenze, poi c’è il rischio di ritrovarsi nella società di Demolition Man, non so se avete presente.

    Mi spaventa una cosa tipo “eh, se si fa satira pesante poi allora ti credo che chi gironzola in rete si fa un’idea sbagliata!”. Perchè poi diventa: “Eh, se pubblichi le tue foto di ricostruzione storica in cui sei vestito da vichingo con le armi in pugno ti credo che poi i giornalisti pensano che siamo dei deviati!”. E può anche spingersi a “Eh, ma tu hai un sito pieno di riferimenti a mostri, draghi, orrori usciti dai dipinti di Bosch…si vede che sei matto!”

    Penso che tutti, e in particolare chi vive di informazione, scrittura et similia, abbia il dovere di imparare a leggere tra le righe… Altrimenti vuol dire che non sono in grado di fare il loro lavoro, no?

  11. Forse hai ragione, ma io credo che anche le parole siano pericolose.
    Nessuno vieta niente, ma vorrei che tutti ragionassero un po’ prima di utilizzare sarcasmo (non ironia) che spesso, te lo assicuro, non sembra affatto tale.
    Perché se uno mi dà della testa di cazzo e poi aggiunge “è sarcasmo”, non è che risolva poi tanto quello che è e risulta un insulto.
    Poi è anche questione di sensibilità di come si recepiscono le cose.

    A parte questo, alle ricostruzioni banali da parte dei giornalisti dovremo farci il callo, c’è poco da fare.

  12. Partendo dal presupposto che non mi sono documentata sugli articoli da te citati o su quanto scritto nelle varie testate giornalistiche, condivido quanto hai scritto da vecchia lettrice di letteratura “di nicchia” e di frequentatrice di forum e newsgroup da una decina d’anni.
    Troppo facile ragionare per sterotipi, è un meccanismo psicologico che ci consente di rapportarci con chi (o cosa) non conosciamo e non esperiamo in prima persona, ma questa demonizzazione per partito preso di una cultura è razzismo essa stessa.
    Perchè non parliamo di un testo ambiguo, non parliamo di dogmi insillati nella mente delle persone come una religione: parliamo di opere d’arte e di cultura, la cui interpretazione può essere strettamente personale o indotta da altri, ma non è di certo univoca.
    Tolkien e Lovecraft hanno scritto letteratura di estrema destra? Personalmente penso proprio di no, altrimenti non capisco come potrei averli negli anni apprezzati ad ogni lettura.
    I giochi di ruolo e la musica metal sono dei paraventi per il satanismo? Non credo, altrimenti al momento sarei miliardaria di successo per aver venduto la mia anima al demonio.
    Il problema che hai sottolineato, il pressapochismo delle inchieste giornalistiche e l’utlizzo smodato di concetti e fraseologie aggressive, è uno specchio della nostra società: meglio additare qualcuno piuttosto che far riflettere sul fatto che tutti hanno una parte di responsabilità sugli avvenimenti perchè inseriti in una società, la nostra, di cui tutti noi facciamo parte e che potremmo influenzare.
    Per questo apprezzo questo tuo articolo: esprimere il proprio dissenso e il proprio punto di vista in maniera pacata ma ferma è cosa rara oggigiorno, un esempio da imitare per cercare di limitare i danni che chi dovrebbe fare cultura e non guerra sta creando.
    Peccato solo che i loro articoli avranno una platea ben più ampia della tua, e il declino continuerà.
    Kyx

    1. Il punto è che tutto è strumentalizzabile, dalla musica ai libri, dalla tv al calcio.
      Spesso sono gli stessi media a fare il gioco di chi poi passa dalla parte del torto, ammazzando gatti neri perché ascolta metal, o sparando agli extracomunitari perché legge Lovecraft.
      Gli stereotipi, a mio parere, vengono creati soprattutto da chi poi ne parla. Anche perché così è più facile…

  13. Il problema nasce perché il giornalista svogliato, fedele all’aggettivo, fa una ricerca superficiale, evitando così di notare quando tutte le cose che citi sono usate in maniera critica e sarcastica. Se lo notasse, ossia se facesse il suo lavoro, potrebbe criticare il tono, ma qualunque associazione tra autore e ideologie razziste verrebbe meno.
    L’associazione tra genere e ideologia dovrebbe venire meno già solo per il fatto di essere un giornalista serio, visto che è abbastanza banale capire che le idee di un lettore di un genere non sono necessariamente le idee proposte dal genere.
    Ma quando vengono pubblicati articoli inaccurati su argomenti medici, basati su letture errate di studi (se la lettura c’è stata: non so se sia peggio che non l’abbiano letto, o che non siano riusciti a capirlo), che venga affrontato con serietà un argomento come i generi letterari forse è chiedere troppo.

    Cristiano:

    sul forum di Altieri vengono usate più volte le parole “negro” oppure “testa di stracci” per rifersi alle persoe di colore oai mussulmani

    “Negro” in Italiano è un termine tecnico, indicante una precisa etnia; oggi ha assunto valore spregiativo, vero, ma resta comunque il significato tecnico, quindi lo si può usare senza essere razzisti ed essendo perfettamente consci di cosa si sta scrivendo.

  14. Si dice sempre che fa più rumore un albero che cade che non una foresta che cresce. Anche in questo caso, per far sentire le proprie, presunte, ragioni è più semplice attirare l’attenzione con parole e frasi urlate che non spiegando civilmente le proprie posizioni. Perché il mondo di oggi insegna che se non ‘stupisci’ con gli effetti speciali nessuno ti calcola. Perché altrimenti la gente correrebbe a pagare 20 euro al mese per beccarsi 24 ore su 24 il Grande Fratello? di certo non per le dinamiche di gruppo che si creano tra i concorrenti. Perché una cultura e una società costruite su queste basi non possono che sganciarsi dalla realtà e anzi costruirne una parallela, che alla fine viene spacciata per vera. A proposito dei fatti di Torino citati e dei TG, ricordo benissimo che il servizio di Studio Aperto si chiudeva con una dichiarazione di un rom il quale diceva testualmente: noi sappiamo dove abitano quelli e andiamo alle loro case con le pistole. Sarà stata anche completezza d’informazione far sentire le due campane, ma penso che questa posizione sia solo una dichiarazione di guerra gridata a tutto il mondo. E un giornalista che si rispetti non dovrebbe prestarsi a questo gioco; a meno che non si voglia far passare l’idea che ‘gli zingari’ alla fine se la sono meritata perché ragionano tutti come quello intervistato.

    1. Studio Aperto, che intravedo soltando sabato a pranzo, è l’emblema di un modo orribile di fare informazione (parola grossa).
      Non sono soltanto servi del padrone, bensì anche indegni gossippari e giornalisti di bassissima lega, tanto da ricavare gran parte dei servizi da filmati presi da Youtube o sui siti di pettegolezzi.
      Quanto tentano di dare qualche news fanno anche peggio, come nell’esempio che citi tu.

  15. C’è poco da dire su questo genere di discussioni. Avete già detto tutto voi. Io ricordo con simpatia il ritiro dal mercato del videogame Carmagheddon… perché istigava i guidatori a “stirare” le persone per strada!
    O a Bed of Roses… che si diceva inducesse i giovani allo stupro di bambine…

    E pensare che certi istinti omicidi/suicidi, a me, vengono guardando determinate trasmissioni televisive che vengono promosse a gran voce!!

    No Comment!

  16. Concordo sia con te Alex che con Davide.E la cosa più triste è che questo atteggiamento va avanti da anni.Io stesso me lo sono sorbito svariate volte sentendomi dare del sadico solo perchè amo l’horror.E francamente è un atteggiamento di cui sono stufo.

  17. Vorrei sottolineare che i problemi segnalati da Alex sono due.
    Da una parte, il problema dell’osservatore superficiale che sbrigativamente applica l’equazione “fantasy = fascismo”, “horror = turbe psichiche” o quant’altro.
    Dall’altra, il problema del frequentatore del genere che crede che utilizzare sul proprio blog o sui forum un frasario ed un atteggiamento aggressivi e offensivi sia un modo per mostrarsi controcorrente o – io credo in molti casi – per mantenere in una posizione sbilanciata i propri interlocutori (posso darti del negro testadistracci, se poi ti offendi, sei tu che non capisci l’ironia – ma ‘sto giochino i bulli alle medie lo facevano solo nella mia scuola?).

    Sono entrambi problemi perché entrambi promuovono stereotipi assurdi che col genere hanno poco a che vedere, e deragliano qualsiasi discussione costruttiva.

    1. Anche prescindendo da discorsi di buonafede/malafede, una prima prova per vedere se si cerca il rapporto sbilanciato è facile: chi chiama negro con intenti ironici/satirici, accetta di essere chiamato negro per gli stessi motivi? Se sì, lo scopo non è una posizione sbilanciata; se no, come minimo l’effetto (se non lo scopo) è quello.
      Evitare simili atteggiamenti eviterebbe il problema? In parte sì (in parte perché tutto può essere travisato, soprattutto se non ci s’impegna a controllare com’è la realtà e ad accendere il cervellino, basta vedere la cronaca), ma il problema è principalmente e per la maggior parte nella superficialità dei lettori/giornalisti, piuttosto che nell’uso di satira/ironia.
      E arrivare al punto (se mai ci si arriverà) di dover limitare l’uso di quelle forme per paura della superficialità altrui non mi pare una gran cosa.

      1. Diciamo che io sono molto tollerante col politicamente scorretto. Più nella vita reale, a battute tra amici, che non qui sul blog, dove la parola scritta resta per sempre.
        Diciamo anche che potrei tollerare certe esagerazioni, talune battute razziali. Ma poi quando mi capita di vedere articoli negazionisti o revisionisti ( sarcastici, per carità), allora la mia tolleranza scende a zero, e li ci rimane per sempre, nei confronti di quelle persone.
        Poi ok, si può scherzare su tutto, ma il punto è proprio questo: il confine tra scherzo e realtà diventa molto flebile, quasi invisibile.

      2. Sono sostanzialmente d’accordo sulla questione buonafede/malafede anche se, essendo intimamente malvagio, io parto sempre dalla presunzione di malafede 😀

        Detto ciò…
        Il punto essenziale, a mio parere, non è solo la superficialità degli osservatori esterni (che pure è un punto molto importante).
        Il problema è, per me, il linguaggio che usiamo fra noi, per capirci, per discutere, per confrontarci.
        Io credo che l’aggressività ostentata, l’utilizzo di forme offensive, l’adozione della scappatoia “ma tanto stavo scherzando” faccia decadere il livello della discussione.

        Come diceva Fritz Leiber, se un argomento mi interessa gli uso la cortesia di prenderlo sul serio.
        E prendere sul serio ciò di cui discutiamo non significa assumere un volto di granito come tanti diplomati dell’Accademia Vulcaniana, ma significa anche mantenere un certo livello di discussione – i contenuti sono essenziali, ma anche la forma conta.
        Se il linguaggio decade, a seguire decadono i processi di pensiero.

        Non è una questione, bada bene, di correttezza politica (quello che Roger Ebert chiamava il fascismo del ventunesimo secolo).
        È una questione di comunicazione fra individui intelligenti, riguardo ad argomenti considerati con serietà.

        1. Conosco persone che non si sentono a loro agio se non fanno battute su “negri” e omosessuali un minuto sì e l’altro pure. Potremmo definirlo un intercalare particolarmente colorito, che a volte non ha reali intenzioni di offendere il prossimo.
          Ma, di nuovo, faccio in distinguo tra parola scritta e conversazioni da bar.
          Ciò che scrivi rimane e può sempre essere travisato.
          Figuriamoci, si creano incomprensioni su frasi limpide ed elementari, chissà sul resto.
          Ma allora ok, magari tutto ciò vuol dire che certi angoli del Web, per quanto si ammantino di cultura, sono davvero alla stregua dei bar di periferia.
          Non trovo altra definizione per luoghi in cui, un articolo sì e uno no, bisogna tirare in mezzo mandinghi, ebrei, pigmei etc. Peggio ancora, a parer mio, quando si va sull’attacco mirato a determinati soggetti. Criticabilissimi anche per me, per carità, ma comunque eccessivamente prese di mira da attacchi personali. Strategia squallida, per come la vedo io.
          Ma si torna al solito punto: forse è questione di sensibilità.

    2. A rischio di dire che ti do ragione perché sei tu, ma è proprio quello che intendevo sottolineare nel mio post. Forse l’ho scritto troppo di fretta…

  18. Tranquilli, non è più colpa di Tex o Tolkien. Se avete letto i giornali di oggi, il colpevole è l’ispettore Callaghan di cui sto pazzo teneva in casa (incredibile!) un film! Giuro, guardate i siti del Corriere o Repubblica. Un capro espiatorio al giorno toglie il buonsenso di torno…

  19. Ciao Alex….è un bel pò che non scrivo!!

    Comunque secondo me il punto è che certamente risulta più facile dare la colpa a Tolkien, all’ ispettore Callaghan o a taxi driver, piuttosto che a chi scientificamente nel tempo ha consentito, tollerato e supportato (per interessi politici e socialterroristici) certi ambienti della destra estrema xenofoba come Casa Pound, Forza Nuova, ecc da cui questo rifiuto è uscito, alimentato dall’ ignoranza sua e dei suoi compagni di raid.

  20. Ma quindi censureresti anche le gag di American Dad o Family Guy che hanno ad oggetto ebrei, malati, negri, altre minoranze (anche gli italiani)?

    Io di solito uso parole forti con chi penso le meriti, altre volte è solo sarcasmo. Per esempio, quando insulto la gente che non vuole imparare neanche il minimo indispensabile per parlare di determinati argomenti, sono serio.

    Due segnalazioni per il tuo blog:
    1) in ogni angolo vedo scritta la parola “novel” contrapposta a “romanzo”. Sono la stessa cosa. Dovresti utilizzare i termini “novella”/ “short story” o “novelette” a seconda dei casi. E’ come se un macellaio non sapesse distinguere fra Sottospalla e Filetto.
    2) Stai usando la CC sbagliata. Quella da te scelta permette:
    to Share — to copy, distribute and transmit the work
    to Remix — to adapt the work
    to make commercial use of the work
    In pratica, potrei copiaincollare tutti i tuoi post e venderli in ebook, oppure modificarli (magari inserendo insulti razziali e bestemmie) e successivamente venderli.

  21. Non sia mai censurare American dad! Fa così ridere. Chi lo guarda, ride per prima cosa dell’immensa stupidità e ignoranza dimostrata dal personaggio che fa la battuta scorretta.

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