Flashback
di Dan Simmons
Fanucci editore
592 pagine, 9.90 euro
Sinossi
In un futuro in cui la recessione economica ha messo in ginocchio gli Stati Uniti e non solo, una nuova droga chiamata flashback si è diffusa per tutto l’Occidente: la gente si rifugia nei ricordi felici e volta le spalle al futuro. Nick Bottom, un ex detective del dipartimento di polizia di Denver, lui stesso consumatore di flashback, viene assunto dal vecchio consigliere miliardario Hiroshi Nakamura per rintracciare chi, sei anni prima, ha ucciso il suo unico figlio Keigo, che si trovava negli Stati Uniti per girare un documentario sulla dipendenza degli americani da quella droga. Nick Bottom dovrà tornare a visitare il luogo del delitto, interrogare di nuovo i vecchi sospetti e testimoni e riesaminare nella sua mente tutti i ricordi dell’indagine di allora: un viaggio in un’America devastata, per salvare sé stesso e suo figlio, e per portare alla luce uno dei segreti più oscuri che siano mai esistiti.
Commento
Dan Simmons è senz’altro uno dei miei scrittori preferiti. Abilissimo nel saltare tra fantascienza e horror, ancor più bravo a miscelare i due elementi per creare degli ibridi interessantissimi.
In questo caso però i generi che si mischiano sono altri: alla fantascienza distopica si unisce una trama gialla, ma con atmosfere da noir distopico.
Il risultato? Notevole, ma con qualche riserva, che vedremo più in là.
L’impianto del romanzo è nello stile di Simmons: lunghe parentesi di infodump “buona”, perché calata armoniosamente nella storia, personaggi in chiaroscuro, riflessioni sociopolitiche che vanno ben oltre il semplice artifizio narrativo.
Il futuro prossimo venturo descritto dall’autore è desolante: Stati Uniti e Cina sono crollati sotto il peso della Crisi, diventando paesi del secondo o del terzo mondo. L’Europa si è venduta a una delle potenze nascenti, il Grande Califfato, che conta su una crescita demografica importante. Israele è stato infine bombardato dall’Iran e, di fatto, non esiste più. Il Giappone, tornato a un solido e potente impianto imperialista, sta alla finestra, osservando ciò che accade.
In America una delle cause del crollo sociale è stato il diffondersi della droga mnemonica chiamata Flashback. C’è chi ipotizza che la creazione del Flashback sia stata tutto fuorché casuale.
L’ex detective Nick Bottom, un drogato all’ultimo stadio, viene incaricato da un ricco e potente shogun giapponese, Nakamura, per scoprire i responsabili della morte del figlio. Caso irrisolto che sembra collegato da un doppio filo alla morte della moglie di Bottom, Dara.
Simmons è bravo – non potrebbe essere altrimenti – a imbastire una trama che nella terza e ultima parte si sbilancia addirittura verso l’intrigo internazionale. Non mancano nemmeno delizie per gli amanti dell’action e della sci-fi “possibilista”, dai ninja in armatura potenziata alle armi orbitali, passando per gli sport nazionali trasformati in tornei tra IA intelligenti di atleti morti e digitalizzati.
Le perplessità di cui vi accennavo nascono dal forte pensiero politico che traspare dal romanzo. Un pensiero che va contro le riforme sociali di Obama, che Simmons ipotizza costituire la miccia che farà esplodere l’economia americana. Al pari vengono ispresse idee molto forti contro l’islamismo e il suo diffondersi nel Vecchio Continente e in Asia meridionale. L’autore mette l’accento sull’egemonia americana – che in Flashback è andata svanendo – come fattore di equilibrio libero e democratico del mondo.
Sottolineo che non c’è fervore o demagogia in questi pensieri, che vengono espressi comunque con disincanto attraverso le voci dei personaggi del libro. Tuttavia l’indirizzo politico del romanzo è quello che vi ho appena descritto. Nulla che abbassi il valore del romanzo, di qualità molto alta.
Del resto Dan Simmons è questo: prendere o lasciare.
Come sai, Simmons è anche uno dei miei scrittori preferiti. Flashback è uno dei pochi suoi libri che ancora mi manca.
Conosco il suo schieramento politico e non mi ha mai dato un problema che è uno nel leggere i suoi romanzi. Certo, qui magari la cosa diventa più evidente e magari arriva addirittura a infastidire un lettore che ideologicamente gli è distante. Per questo ho evitato.
Però da come ne scrivi, è un romanzo che va letto 😉
Anche a me il suo credo politico non ha mai disturbato in fase di lettura. In Flashback la cosa si nota parecchio, soprattutto l’attacco alla politica sociale di Obama, eppure ho cercato di prenderlo solo come un romanzo. Bello, tra l’altro.
Sicuramente lo leggerò. Anche il Simmons in tono minore mi ha regalato ottimi momenti di lettura. i risvolti socio-politici mi interessano poco, l’importante è che non siano messi pretestuosamente nel plot. Ecco, li sarei insofferente
No, pretestuosamente no. Simmons è troppo esperto per cadere in certi tranelli.
Grazie per la segnalazione, credo lo eviterò come la peste.
Simmons è in gamba, ma recentemente mi ha un po’ deluso.
E non parlo solo di aver dimostrato di essere un eccellente scrittore ma una persona dalle posizioni discutibili (fosse l’unico) ma perché ho un po’ l’impressione che, al fianco di opere interessanti (penso a Ilium) si stia lanciando un po’ troppo alla ricerca del bestseller a tutti i costi.
La trama che riassumi qui sopra è la trama standard numero sette, o qualcosa del genere, due parti di Chandler e una parte di Dick-for-dummies – “era il futuro, e pioveva” come disse a suo tempo Kim Newman.
L’abbiamo vista in infiniti film, libri, fumetti, dischi…
Società allo sfascio? C’è.
Nuova droga? C’è.
Plutocrate giapponese? C’è.
Protagonista ovviamente dipendente da sostanze che se ne tira fuori (o prova) e affronta i propri demoni per lavorare a un ultimo caso maledetto che, guarda un po’, interseca la sua vita privata? Ma dove l’ho già sentito…?
La fuga (fasulla) nel passato idilliaco? Hahahaha… mancano solo Perky Pat e le pecore elettriche.
Poi ok, lo abbiamo detto altre volte – non è l’originalità del pezzo, è come lo suoni che mi interessa, però comincio ad essere stanco di infiniti investigatori bruciati a caccia di redenzione, di figli scomparsi di miliardari, e di altre cose del genere.
Da Simmons mi aspetto di più.
O forse mi aspettavo di più.
E sorvolo sul povero sfigato che si chiama Keigo, che a scuola i compagni probabilmente l’han distrutto a prese per i fondelli.
Ma quella l’abbiamo notata in pochi (immagino però le risate in Giappone quando tradurranno il libro).
Sì, posso confermarti che la trama di Flashback è un noir distopico che sa di già visto. Forse, non leggendo poi tanta sci-fi, l’ho gradito senza badarci troppo. E del pensiero socio-politico di Simmons me ne son fregato, che per me un romanzo rimane soltanto un romanzo.
Ammetto però che chi macina fantascienza a ritmo quotidiano potrebbe rimanere annoiato da una storia che in fondo è già stata raccontata altre volte.
Resta il fatto che secondo me Simmons è un narratore superiore alla media. E – scandalo degli scandali – a me piace comunque più del buon P.K.Dick 😉
Simmons è certamente un narratore eccellente – motivo in più, da parte mia, desiderare che si impegni se non su idee nuove (non c’è una sola idea nuova in Hyperion, per dire, che è comunque ottimo), per lo meno non su idee così vecchie/viste mille volte.
Sul lato ideologico, anch’io me ne frego abbastanza, a meno che non vengano usate per bastonarmi. Poi l’ho già detto a suo tempo – sopporto molto di più i pipponi ambientali e politici di Kim Stanley Robinson che non i deliri negazionisti di Crichton, sostanzialmente perché la penso come Robinson, e non come Crichton.
Sul piano politico Simmons si è dimostrato – per i miei standard – un personaggio fortemente discutibile, ma lo metto in conto e non mi preoccupa.
Su Dick – sarà che l’ho letto quando era ancora solo un autore di fantascienza e non un’icona per intellettual-chic – ma se la scrittura a volte può cigolare (e a volte cigola maledettamente), le idee restano spesso folgoranti.
Non posso dire lo stesso di Simmons (salvo forse per Song of Kali).
(brrr… la sintassi cigola… è l’effetto Dick 😀 )
Beh, sì, da un ottimo autore ci si aspetterebbe sempre ottimi romanzi… Purtroppo spesso i conti non tornano. Comunque Simmons soffre del difetto che fu di King: scrive troppo (sicuramente per soldi), quindi la qualità è ondivaga.
Il suo pensiero politico emerge solo a tratti. In Flashback alcuni passaggi (quelli anti-obamiani e quelli anti-europei) mi hanno disturbato un po’, mentre ho apprezzato il coraggio di dire alcune cose sull’Islam che, beh, di solito si tacciono perché va di moda il politcamente corretto.
Concludendo, su P.K. Dick, a me ha iniziato a starmi meno simpatico proprio quando l’hanno trasformato in un’icona intellettual chic, come dici bene tu. Ora lo citano cani e porci, spesso a sproposito, col solo risultato di rendermelo antipatico 😛
Appena finito Hyperion, giuro, lo prendo. So che ce ne sono millemila di romanzi così, ma mi diverto sempre con questi futuri distopici. 😀
Finiremo di leggere tutti questi libri quando saremo vecchi e bolsi 😀
Troppi sconvolgimenti politici in soli 20 anni, l’avesse ambientato nel prossimo secolo sarebeb stato piu’ plausibile. Ma immaginare il crollo dell’occidente, la distruzione di Israele, la nascita di un Impero Arabo, e la rinascita dell’Impero Giapponese in soli 20 anni mi pare “frettoloso” ecco. Detto questo lo leggero’ con estremo interesse, anche io adoro le distopie. 🙂
Andare troppo in là non gli avrebbe permesso di dare tutta la colpa alla politica sociale di Obama… 😉
non ho letto questo Flashback ma mi incuriosisce e quoto MrGiobblin.
I futuri distopici, se credibili, riescono a divertirmi a prescindere dalla trama che ci viene ambientata dentro.
Per quanto riguarda il pensiero socio-politico di Simmons che traspare in certe sue opere si torna al discorso di ieri sul fantafascismo, se chi scrive è bravo a farlo e chi legge è abbastanza maturo da prendere un romanzo per quello che è, il divertimento è garantito anche quando i due soggetti la pensano in maniera diametralmente opposta.
Signori, posso dirvi che siete un pubblico fantastico con cui discutere di libri e di argomenti correlati?
Sto leggendo “Danza Macabra”. Che dire? I pregi e i difetti di Simmons li avete centrati e non mi resta che condividerli. Non sono un’appassionata di fantapolitica, complotti internazionali etc. proprio perchè la presenza di tali temi rende necessari i famigerati infodump che a mio parere è sempre meglio evitare. Malignità: non è che servono sopratutto per “allungare il brodo” (che sta per numero di pagine)?
Ho adorato Simmons nei suoi lavori orrorifici e questo, in parte m’intriga. Però ho paura che si riveli troppo simile a tanti altri (in fondo di futuri del genere ne è pieno il mondo…)
Magari lo metto in wishlist, poi vedrò…
PS: sai se esiste la versione ebook?
Preso e di prossima lettura. Avevo letto che si tratta probabilmente del libro più politico di Simmons, quello dove emergono anche eccessivamente i suoi ideali estremisti, ma la cosa non mi spaventa, e insomma, è il mio autore preferito e devo leggere tutto quello che scrive. 🙂