Vi ripropongo un articolo pescato dall’archivio del vecchio blog. E’ un argomento, quello delle leggende sul mondo animale, legate o lontane parenti della criptozoologia, su cui mi piacerebbe tornare in futuro, se interessa. Intanto riportiamo a galla questa storia sempre affascinante…
– – –
Occupiamoci oggi dei cosiddetti “mangiatori di uomini” (animali che nella loro dieta contemplano anche la carne umana), e in particolare dei felini.
Ci sono opinioni divergenti tra gli zoologi a riguardo di questa possibilità, perciò inserisco l’articolo nella categoria protoscienza. Comunque sia si ricordano alcuni casi eclatanti e storicamente validi che confermano che i grandi felini possono diventare, se minacciati dall’ingombrante presenza umana, dei nemici implacabili e pericolosissimi. Partendo dai due leoni dello Tsavo, così feroci e letali da essere considerati a lungo degli spiriti vendicativi e immortali.
I leoni dello Tsavo
Alla fine del XIX secolo, la Imperial British East Africa Company intraprese la costruzione della Uganda Railway, la ferrovia che avrebbe unito il porto di Mombasa all’entroterra ugandese. Nel marzo del 1898 iniziò la costruzione di un ponte sul fiume Tsavo.
Durante la costruzione, una coppia di leoni maschi solitari, senza criniera, iniziò ad aggirarsi intorno al cantiere e attaccare gli operai. Gli attacchi avvenivano di notte; i leoni aggredivano gli uomini nelle loro tende e li trascinavano fuori per divorarli.
La costruzione di bomas (i recinti di piante spinose dei Masai) e altri sistemi di difesa non furono sufficienti a tenere i leoni lontani dall’accampamento. I tentativi di catturare o abbattere i felini fallirono, e gli attacchi continuarono per mesi. La frequenza degli attacchi aumentò quasi al punto di causare l’interruzione dei lavori. Stando a quanto raccontato da Patterson, gli operai neri iniziarono a credere che i due leoni fossero spiriti che si opponevano alla costruzione della ferrovia. Lo stesso Patterson, in alcuni passaggi del suo racconto, sembra attribuire caratteri soprannaturali ai due animali, per esempio affermando che erano in grado di resistere in modo straordinario ai proiettili, tanto che il secondo leone morì solo dopo essere stato colpito ripetutamente per dieci giorni consecutivi.
Patterson tentò di uccidere i due leoni usando trappole e piazzandosi di vedetta su un albero, armato di fucile. Riuscì ad abbattere il primo leone il 9 dicembre 1898, e il secondo tre settimane dopo. Quando i due leoni morirono, avevano ucciso 135 operai. Nel 1924 Patterson vendette le pelli dei due leoni al Field Museum di Chicago, dove sono conservate ed esposte ancora oggi.
Quanta verità e quanta leggenda?
Secondo gli studiosi, le linee generali della vicenda raccontata da Patterson (i due leoni che attaccavano gli operai della ferrovia) sono veritiere, mentre molti dettagli sono romanzati. Gli studiosi ritengono che il numero delle vittime sia notevolmente inferiore a quello riportato da Patterson (28 o anche meno) e che lo stesso fenomeno non sia da considerarsi così eccezionale come l’ingegnere britannico lo dipinse: i leoni della regione dello Tsavo avevano probabilmente iniziato a predare gli uomini prima del 1890, e continuarono forse fino agli anni ’40.
Sono state avanzate numerose ipotesi sui motivi che possono aver spinto i leoni di Tsavo a predare l’uomo in modo così sistematico. Uno dei fattori predominanti potrebbe essere stata l’epidemia di peste bovina degli anni 1890, che decimò la popolazione delle prede preferite dai leoni della zona (zebù e bufali). Con la carestia che seguì, anche la popolazione umana locale fu gravemente colpita da fame e vaiolo, ed è possibile che i leoni abbiano iniziato a familiarizzare col sapore della carne umana divorando cadaveri. Anche il traffico di schiavi può aver contribuito alla disponibilità di cadaveri umani: si stima che ogni anno oltre 80.000 persone morissero di stenti nelle carovane dei mercanti di schiavi che transitavano nella zona.
Nota: da questa macabra vicenda è stato tratto il film Spiriti nelle tenebre (1996), con Val Kilmer e Michael Douglas. Ma in realtà Hollywood si era già interessato dei leoni dello Tsavo, realizzando nel 1952 Bwana devil.
Il mangiatore di uomini dello Mfuwe
Nel 1991 un leone senza criniera, simile a quelli avvistati un secolo prima a Tsavo, in Kenya, per due mesi seminò il panico nella località di Mfuwe (Zambia) causando almeno sei vittime accertate e guadagnandosi pertanto l’appellativo di mangiatore d’uomini di Mfuwe.
Fu abbattuto il 9 settembre 1991 dall’americano Wayne Hosek durante una battuta di caccia appositamente organizzata. Nel 1998 Hosek donò il corpo del leone al Chicago Field Museum, dove è a tutt’oggi conservato ed esposto.
Con un peso di quasi 250 kg ed una lunghezza, dal muso alla punta della coda, di più di 3 m, è il più grande leone mangiatore di uomini di cui si abbiano notizie certe.
Il leopardo del Garwhal
Un leopardo antropofago atterrisce con la sua ferocia la regione indiana del Garhwal, bagnata dal Gange; ha imparato a cibarsi di carne umana e, nello spazio di otto anni, sgozza 125 persone. A nulla valgono le trappole, il veleno, la posta di tutta una comunità minacciata, e i nativi, dominati dal fascino della sua inafferrabilità, credono che la belva incarni lo spirito del male. Si apre allora tra il leopardo e il cacciatore Jim Corbett una partita estenuante che ci riporta a un’epoca in cui la lotta contro la fiera era per gli uomini una necessità quotidiana di sopravvivenza.
Il più grande cacciatore di tigri e di leopardi dell’India inglese non uccideva per sport, per svago, per odio, per le loro pelli, per soldi o per tenersi in allenamento. Lui uccideva soltanto animali che per un incidente o una malattia erano diventati mangiatori d’uomini. Si chiamava Jim Corbett, era un inglese coloniale nato nelle province settentrionali dell’India da una famiglia povera, e come aspetto era l’esatto contrario di quegli affascinanti ‘white hunter’ che abbiamo visto nel film: un tipo tranquillo, con una faccia comune, timido con le ragazze. Ma era capace di restare tutte le notti per due settimane in agguato su un ‘machan’, la piattaforma nascosta tra gli alberi, in attesa di sparare contro un fulmine a strisce gialle e nere prima che sparisse nel buio. Un’impresa che riusciva a pochissimi. Diventato una celebrità, Corbett scrisse vari libri, in cui si percepiva, in un’epoca in cui non si conosceva nemmeno il nome di ecologia, il suo profondo amore per l’ambiente indiano, e anche per gli animali che era costretto a eliminare.
Dettaglio di suprema inutilità – Bwana Devil fu il primo film 3D della storia.
Intanto ho inserito il libro di Corbett in lista di lettura.
Grazie della segnalazione.
Io però avevo trovato informazioni discordanti: Erroneamente considerato a lungo il primo film stereoscopico della storia del cinema, Buana Devil deve lasciare lo scettro al film del 1922 “The Power of Love”, riconosciuto come il primo lungometraggio stereoscopico proiettato a un pubblico pagante della storia.
Dai, facciamo un flame e insultiamoci 😀
Graditissima riproposizione Alex,questo articolo è uno dei miei preferiti tra quelli del vecchio blog:-)
Addirittura! Beh, grazie mille 🙂
Mi sembra che qualche giorno fa, negli stati uniti, abbiano fermato un mangiatore di uomini “umano” ^_^
Eh sì! Ma potendo scegliere preferirei essere mangiato da un leone (Oddio…)
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Devo recuperare Bwana Devil, sono curiosa di vedere com’era impostato!
Commento frivolo: urge gita al Field Museum di Chicago 🙂
Purtroppo Chicago manca nella mia meta estiva… spero però di trovare qualcosa di altrettanto interessante 🙂