Ho cavalcato un drago

 

Secondo il mio palinsesto questo non dovrebbe essere un post del sabato, bensì del lunedì, o del mercoledì.
Ma per una volta direi di non guardare troppo alle formalità. Anche perché si tratta di un “post istantaneo”, nato durante la lettura di quel capolavoro che è Ready Player One, di Ernest Cline. Per capire di cosa si tratta fate una pausa e cliccate qui.
Letto?
Ok. Oltre a consigliarvi caldamente questo libro, che magari recensirò nella seconda metà di agosto, vorrei soffermarmi già da ora sulla delicatezza, sull’amore e sulla sensibilità con cui Cline tratta argomenti che solitamente “là fuori” vengono considerati coglionate per ragazzoni immaturi. Perlomeno in Italia.
Tra i tanti settori che Ready Player One tocca da vicino, oggi mi soffermo sul giocare di ruolo. Attività che, come sapete, ho praticato per anni, fin da ragazzino. Insieme alla lettura e alla scrittura sono state le mie palestre, le mie passioni, in un paese dove però le passioni “stravaganti” sono viste con sospetto.

Giocavamo tutto l’anno, ma l’estate di più.
Non a caso un tempo l’estate non mi dispiaceva, mentre ora la odio.
Esplorare sotterranei, antiche tombe, viaggiare attraverso dimensioni sconosciute. Il tutto stando comodamente seduti in cortile, sorseggiando aranciata e con un fresco venticello che spirava dagli alberi lungo il viale di casa. Questo in pieno pomeriggio, mentre il resto del mondo lavorava e faticava.
E’ una fotografia mentale delle nostre sessioni di Advanced Dungeons & Dragons pomeridiane. Una fotografia così nitida che mi sembra di averla scattata ieri. Invece dall’ultima sessione che ho masterizzato sono passati sette anni abbondanti. Come giocatore gli anni diventano addirittura otto. 

Dal 1986 (circa) in poi ho praticato giochi di ruolo ininterrottamente per oltre 19 anni.
In autunno, inverno e primavera le sessioni settimanali erano un paio: il sabato (o la domenica) pomeriggio, più una al mercoledì o al giovedì sera. D’estate, come già detto, abbiamo provato a giocare anche quattro/cinque volte alla settimana.
Coi primi anni di lavoro la frequenza era calata, ma quasi mai sotto la quota di una sessione settimanale.
Nonostante la lunga militanza ammetto che il mio gruppo ha sempre preferito le avventure di Advanced Dungeons & Dragons – Seconda Edizione. Il sistema l’abbiamo poi rivisitato molte volte, adattandolo ai mondi che abbiamo creato, una volta stufi dei vari Forgotten Realms, Greyhawk, Dragonlance etc.
Altri sistemi molto utilizzati erano Uno Sguardo nel Buio e Il Richiamo di Chtulhu, più una dozzina abbondante di test con altri giochi, alcuni molto belli, altri pacchiani (il GDR di Dylan Dog, I Figli dell’Olocausto).

Io amavo più fare il Master che non il giocatore.
Per i profani: il Master, o Dungeon Master (o Custode, Narratore, etc etc) è colui che gestisce la storia, guidando i giocatori attraverso un’avventura, un modulo, in modo possibilmente imparziale e con buon gusto per la “recitazione” della storia medesima.
Non solo: in qualità di Master ho iniziato ben presto a scrivere da solo le avventure da proporre ai giocatori, e anche gli scenari in cui esse erano integrate. Città, regioni, mondi interi: ho qui ancora interi faldoni, scritti a mano, comprensivi di tutte le mie creazioni. Forse per questo mi piace ancora tanto progettare ambientazioni di uso condiviso, come il Survival Blog e Due Minuti a Mezzanotte. Sono echi dei Giochi di Ruolo, integrati con la scrittura.

Giocare mi ha dato molto.
Ho imparato a interpretare persone e personaggi molto diversi da me. Certo, in molti casi i toni erano di allegro cazzeggio, ma in tante occasioni oserei dire che io e i miei migliori giocatori ci siamo avvicinati parecchio a mettere in scena dei canovacci teatrali coi controcoglioni.
Giocare mi ha fatto viaggiare con la fantasia, in mondi lontanissimi, più di quanto facevano alcuni miei coetanei con le pasticche, con le canne o l’alcool. Il bello era che, una volta riposti i dadi, non avevamo contraccolpi sulla salute, se non quello di essere un po’ sempre con la testa tra le nuvole.
Giocare mi ha dato cultura. Innanzitutto il 90% dell’inglese che conosco è dovuto ai manuali in lingua originale di AD&D e non ai professori di scuola. In più ho studiato culture tra loro diversissime ed esotiche, le stesse che gli RPG riproponevano in salsa fantasy per la gioia dei players. Da ragazzino non coglievo le analogie, ma è bastato crescere un po’ per accorgermi di tutte le attinenze col mondo reale (a livello di geografia, storia etc), scoprendo così di aver studiato le civiltà indiane, africane, aborigene, senza mai annoiarmi.

Giocare è stata una parentesi incredibilmente bella della mia vita.
Si è conclusa con la morte di papà, perché da quel momento in poi ho avuto un blocco molto forte per tutto ciò che riguardava le mie attività abituali. Blocco che ho rotto solo dopo un anno abbondante, quando nel mentre tutti i miei compari giocatori si erano tuffati definitivamente nel fantastico mondo del lavoro, in molti casi trasferendosi lontano da qui.

Ora, certe cose qui da noi sono viste come idiozie, perfino pericolose, perché “senza attinenze col mondo reale”.
Sapete qual è la verità? L’immaginazione e la creatività fanno paura.
Vedere un ragazzo che si diverte standosene seduto a tavola con gli amici mette a disagio. Perché un ragazzo sano dovrebbe giocare a calcetto o andare in motorino.
La vita, l’adolescenza (ma anche tutto quel che viene dopo) deve essere, secondo molti, una precisa presa di conoscenza di quelli che sono i nostri limiti, dimenticando l’innata capacità dell’uomo di viaggiare con la mente, di immaginare universi nuovi e diversi.
Ora è possibile farlo grazie a un modem, seduti davanti a uno schermo. Questo fa un po’ meno paura, perché in fondo il Web genera un giro di soldi che fa comodo a molti. Un giro ENORME di soldi.
A noi bastavano dei dadi, un manuale, carta e penna.
Eravamo modem viventi collegati a mondi incredibili, che pochi eletti hanno avuto la fortuna di visitare.
Peccato non poter inserire nel mio curriculum “Ho affrontato Azalin il Lich”.
“Ho cavalcato un drago”.
“Ho lanciato un incantesimo che ha trasformato in pietra il mio nemico.”
“Ho scoperto l’antica tomba del faraone, con tutti i suoi tesori.”
“Ho sposato un’amazzone tanto bella quanto fiera”.
“Ho liberato Barovia da un maestro vampiro”.
“Sono uscito vivo dalla Capanna danzante di Baba Yaga”.
Eppure è  tutto vero. E’ successo.
E sapete una cosa? Sono ricordi che nessun benpensante mi toglierà mai dalla testa e dal cuore.

45 commenti

  1. E’ un articolo bellissimo e anche molto struggente. Purtroppo, non ho mai giocato ai giochi di ruolo perché, quando questa disciplina si è palesata in Italia, ero già lontano da casa per lavoro, dove l’ambiente e le frequentazioni non erano adatte a condividere nemmeno la lettura di un volantino pubblicitario. Ciò non mi ha impedito di conoscere l’argomento. Certo, posso capire che mio padre ottantenne non sappia cosa sono i giochi di ruolo ma la disinformazione è talmente elevata che, spesso anche chi si occupa di informazione prende cantonate pazzesche. Dico questo perché molti gruppi di giocatori di ruolo qui nel Lazio, amano riunirsi e giocare indossando persino i costumi, nella città fantasma di Galeria Antica e, poi, il giorno dopo, i giornali e la gggente dicono che “ieri dei tipi con le tuniche hanno fatto una messa nera”.

    1. I pregiudizi sono sempre stati tanti, alcuni molto severi.
      Ovviamente nel 90% dei casi parla gente che non sa minimamente cosa sono i GDR. Del resto è ciò che succede anche per i videogiochi, per i fumetti, per la scrittura etc etc.
      Viviamo in un mondo di gente che giudica a casaccio.

  2. Bel post condiviso subito.
    Ho giocato di ruolo per anni, su entrambi i lati, prima D&D poi ovviamente il buon vecchio Cthulhu. Qualche anno fa c’è stata l’ultima tornata, con nuove persone, D&D regole classiche (la Rulespedia) GURPS e poi Sine Requie. Tre esperienze completamente diverse ma tutte belle.
    E dalle partite a D&D era nata una piccola saga di mini racconti, Le cronache del sottosuolo. Penso di avere ancora i PDF da qualche parte 🙂

    1. E’ stata un’enorme palestra, che ci ha portato a essere dove siamo ora (già… a proposito… dove siamo? 😀 )
      Cambiare il sistema di gioco nel mio gruppo era un argomento un po’ tabù. GURPS, per esempio, non è mai stato digerito (a me non dispiaceva).
      Alla fin fine AD&D e Il Richiamo di Cthulhu sono sempre stati i monopolizzatori delle nostre ore di gioco.
      Però è stato bello sperimentare anche altro 😉

  3. Veramente un bell’articolo che mi riporta ai tempi delle mie prime partire con D&D nell’edizione dell’editrice giochi. Ho giocato per anni con la scatola rossa per cambiare regolamento proprio quando avevo finalmente raccolto anche le altre tre.

    Ora corro il rischio che questo sia l’ultimo anno di gdr per me, ormai il mio gruppo si è sgretolato e le mie frequentazioni attuali non bazzicano in quell’ambito.

  4. “Secondo me il dottore ha ucciso suo figlio in qualche strano rituale, e poi ha gettato i resti nel pozzo…”

    E con questa, mentre una signora impellicciata ci guardava inorridita, ci buttarono fuori dalla pizzeria.
    Era l’inverno del 1993.
    Giocavamo a Call of Cthulhu.

    Come sai, approvo e sottoscrivo ogni singola virgola del tuo post.
    Io quest’anno festeggerò i 20 anni della squadra stabile – anche nota come “squadra del giovedì”.
    Il che significa… mah, quasi trent’anni di gioco.
    Cominciando con “I Signori del Caos”, prima edizione.
    Che era di legno, ma ci spalancò un universo.
    Ci fu un tempo in cui si giocava regolarmente tre volte la settimana – D&D/AD&& (second edition o niente), CoC, Cyberpunk, Star Wars…
    Ora vivo in esilio in Astigianistan, e quindi giochiamo una volta la settimana, e io faccio il pendolare col treno.
    Resta il miglior intrattenimento che io conosca.
    E rende migliori – non si possono passare vent’anni a salvare il mondo ogni tre settimane, e non uscirne migliori…

    1. Hai fatto benissimo a mantenere la tradizione.
      A me spesso le sessioni di GDR mancano moltissimo.
      La scrittura collettiva mi ha in parte ridato certe sensazioni. Ma il rollare di dadi è qualcosa di insostituibile…

  5. OOOPs, quasi dimenticavo – il dottore aveva davvero ucciso suo figlio in uno strano rituale, ed aveva davvero gettato i resti in fondo al pozzo.

  6. Bell’articolo Alex, che condivido interamente. Io ho iniziato con D&D nell’88-89 e poi ho continuato per una decina d’anni, provando anche GIRSA e Cyberpunk2022. Poi il gruppo si è sciolto per le solite cause (università diverse e lavoro, soprattutto), tranne una reunion qualche anno dopo di alcuni mesi. Ho ripreso a giocare l’anno scorso, nel centro aggregativo dove lavoro, masterando sessioni di GURPS con un gruppetto di preadolescenti. Il passo successivo è stato affidare il gruppo ad uno di loro, quello con maggiori problemi a casa e a scuola, che si è assunto la responsabilità, gestendo partite di D&D con autorità. Da pecora nera a leader positivo in poche ore.
    I giochi di ruolo cambiano le persone, è vero, in meglio però.

    1. Ottimo!
      Sei stato un grande a diffondere i GDR tra i giovanissimi! A questa età la passione attecchisce subito e divampa.
      Non a caso noi tutti abbiamo iniziato da ragazzini, negli anni in cui ce ne freghiamo il giusto dei pregiudizi scemi della gente 😉

  7. Alex mi hai fatto venire nostalgia delle mie vecchie giocate,la sera almeno una volta alla settimana in una pizzeria che ci permetteva di usare una delle sale per giocare. Bei tempi…

  8. io una volta sono saltato in groppa a un drago in volo da una cengia di roccia, atterrandogli sulla schiena con due spade in pugno. Poi, mentre quello cercava di scaraventarmi di sotto, tutti i miei compagni fuggivano e il master mi faceva fare mille prove e TS difficilissimi, sono riuscito a piantargli le spade nella testa e ucciderlo. Infine il drago è precipitato roteando in basso come il condor di “i figli del capitano grant”. all’ultimo momento sono saltato via dalla groppa, ho fatto una capriola a terra. mi sono rialzato e ho detto: “Visto? E’ solo un drago!”
    Io questo DEVO metterlo nel curriculum.

  9. Post bellissimo, mi ha fatto venire una nostalgia incredibile 😦
    (E grazie per il link di RPO ^_^)
    Il GdR è stata una vera palestra per la mia creatività, e mi ha regalato tantissime esperienze indimenticabili. Con tutto il corollario di pizze, bibite gasate, battute di grana grossa e giocatori impossibili da gestire, ma diamine, ricomincerei a giocare da subito… se non ci fossero così tanti orari incompatibili. Ma un giorno, chissà…

    1. Grazie a te per avermi convinto a comprare RPO. È un libro semplicemente fantastico.
      Riguardo a quel che dici sui giochi di ruolo come avrai capito la pensiamo allo stesso modo 😉

  10. Grazie per due motivi:
    1) Per i ricordi che mi hai fatto rievocare. Non sono stato un assiduo giocatore di AD&D, ma l’atmosfera che si viveva era quella.
    2) Per aver linkato la recensione di un libro che adesso VOGLIO assolutamente leggere 🙂

  11. Applausi. Da ex giocatore ed ex master, grazie. Per me la parte divertente era scrivere storie e scenari e sottoporli ai gruppi con cui giocavo. Certe espressioni tra il terrore e la sorpresa non le dimenticherò mai. Non mi è dispiaciuto smettere, mi rendevo conto che viaggiando per lavoro saltava per aria tutto ma mi manca un pezzetto di libertà, quello sì,

  12. Lo sai, io convivo con la migliore master che ci sia sulla terra e ancora gioco, solo con lei, perché è da lì che la mia passione per le storie ha trovato il primo vero sfogo. Sono stato un principe sbruffone senza regno che è diventato un capo compagnia di mercenari leggendario e che è morto cercando di riprendersi il regno che gli avevano tolto, un guerriero figlio di p…. che è arrivato a comandare una flotta pirata di elfi del mare, una prostituta che ha ucciso più mostri di tutti e che ha appeso al chiodo lo spadone a due mani per darsi all’attività imprenditoriale in quel di Silverymoon, un bardo che… Oddio, che magone!!! Grazie Alex, gran bel post!

  13. -nostalgia-
    io ho comicnaicato in terza media.
    L’ultima avventura l’ho masterizzata nell’ultimo anno di dottorato, quindi un bel po’ di tempo. E ho dei ricordi fantastici.
    Come master ero bravo (e modesto) e decisamente malvagio. I miei giocatori abituali ormai erano in personaggi al limite della paranoia, non si fidavano mai di niente e di nessuno. Il mio ricordo più bello è di una avventura circolare (e piuttosto arzigogolata) in cui li ho fatti viaggiare nel tempo per usare loro stessi come mostro finale.
    E la mia campagna migliore credo sia quella in cui li ho fatti giocare usando solo mostri, niente personaggi standard. (li si, tra sadismo mio e razzismo del setting, hanno veramente giocato con personaggi paranoici).

    A proposito di gioco di ruolo: ieri ho segnalato a ilNarratore un ecomic che gli era sfuggito. Fosse così anche per te, guardalo: the order of the stick, su http://www.giantitp.com/comics/oots.html
    E’ iniziato con delle semplici gag sui clichè dei giochi di ruolo, ed è arrivato a sfornare una delle più belle storie fantasy-comiche che mi sia capitato di leggere. Il tutto intriso da grande amore per i giochi di ruolo. MI sa che mi toccherà recensirlo 🙂

    1. Un altro collega giocoruolista 😀
      Anch’io masterizzavo più o meno come facevi tu, anche se la malvagità è andata un po’ sfumando con gli anni. Non a caso nelle ultime campagne ho portato i PG dei miei giocatori dal 1° al 15° livello, registrando relativamente poche morti.
      Poi certo, ricordo con enorme piacere alcune avventure particolari… Come quella in cui alcuni personaggi della Marvel erano stati trasportati sul mondo dei PG, costretti ad affrontarli 🙂
      O, ancora, quella in cui le personalità dei PG erano state scambiate per una maledizione, così ciascuno era obbligato a interpretare il personaggio di un altro (scoprendone i segreti!)
      Senza parlare di quando concessi a uno dei miei giocatori di interpretare un mostro di Frankenstein (golem di carne), senza che gli altri se ne rendessero conto, per settimane 😀

      E ora guardo il link che mi hai segnalato… 😉

      1. ahah
        bella l’idea di far scambiare i personaggi tra loro.
        Il mostro in incognito l’ho fatto pure io. Il pg era d’accordo, e l’ho sostituito con una roba potentissima e mutaforma che mi ero inventata. Durante il combattimento finale (e in tanti piccoli momenti prima) il pg ha giocato contro i suoi compagni. Ma loro non se ne sono mai accorti, era molto bravo. Morale. alla fine li ha uccisi tutti nel sonno. 🙂

  14. Ma che nostalgia…ogni fine settimana ci si trovava a casa mia, per sessioni che duravano tutta la domenica alla faccia del campionato di calcio. Ho fatto quasi esclusivamente il master, come giocatore, iper conoscitore delle regole, non ero molto amato:) La trafila è stata la stessa, D&D, AD&D, Chutlu, Cyberpunk…collezioni interminabili di dadi, miniature e libri di espansione. Da persona introversa quale ero, adesso sono un estroverso pazzesco, amo la compagnia e l’apertura mentale che mi han regalato quelle sessioni di Gioco (si con la G maiuscola) non ha davvero uguali. Poi è arrivato il lavoro, il trasferirsi in altre città/paesi e tutto è andato scemando. Ma ormai ero cambiato, e credo in meglio.
    Comunque io i regolamenti della 3.5 li ho ancora, vivo vicino a Milano, chi vuol tirare due dadi me lo dica ahahah magari :)…al massimo andiamo con Davide in Astigianistan il giovedì sera ahahah

    1. Anche per me i GDR sono stati ottimi per socializzare!
      Alla faccia dei luoghi comuni…
      Anzi, ora che ho smesso frequento molte meno persone… Del resto non è facile rimpiazzare certe passioni 😛

  15. A me piange il cuor quando leggo queste cose… Sai che non ho mai giocato a un gioco di ruolo? Al massimo un partita a Munchkin ma non capendo un tubo perchè urlavano tutti e giocavano tutti di fretta…. 😦 Qualcuno mi inviti a giocare a qualcosa vi preeeego!!!

  16. Ricordi ed emozioni. Noi alla fine di una serata al RdC abbiamo dovuto accompagnare a casa una nostra giocatrice…. se la faceva sotto a camminare al buio per la strada (e modestamente ero io il Custode… non ha prezzo).

  17. ‘spetta, mi chiudo in bagno a piangere e sospirare una mezz’oretta e torno a commentare.

    Okay. Putroppo, onestamente, non posso vantare solo ricordi positivi del gioco di ruolo: non sono stati problemi logistici, nè i pregiudizi (talvolta rasentanti l’infantile) che circolano al riguardo (per altro li ho conosciuti solo a posteriori), ma il clima ‘malato’ del mio ex-gruppo di gioco a farmene allontanare. Putroppo, appunto.
    Per farla breve, ritengo che come ogni strumento potente il gdr possa divenire estremamente dannoso almeno quanto può essere estremamente arricchente: è chiaro che la differenza la fanno le persone coinvolte, ma in ogni verso l’amplificazione delle attitudini dei singoli è enorme.
    Non sempre facile da gestire.

    Fatta questa, rognosa ma per me necessaria, premessa; resta che già leggendo il titolo e vedendo l’immagine nella home-page ho sentito il ben noto tuffo al cuore che mi pigliava ad ogni ‘Giochiamo stasera?’.
    Il resto è stato un crescendo.
    Nonostante tutte le sane obiezioni che la mia memoria emotiva mi mette davanti, io so bene senza scavare tanto in fondo quanto sarei diversa, e non certo in meglio, se non avessi attraversato quel che ho attraversato col gruppo negli anni: scazzi e batoste clamorose, ma soprattutto le vertigini travolgenti, i brividi estatici che ti prendono quando senza nemmeno volerlo o aspettartelo accogli dentro di te l’universo mondo, la sua bellezza e brillante complessità e profondità, e puoi persino comunicarlo e condividerlo caratterizzandone i tratti a tuo piacere – non per un attimo, per mesi, anni continuativi, sistematicamente lavorando ad un immenso dipinto in movimento della vita. Faticoso e favoloso.
    Dopotutto, tutto ciò che faccio nel quotidiano (studiare o lavorare, mangiare e sognare, camminare e quant’altro) ha nel sottofondo una speranza muta ma resistente: incocciare domani stesso in altri giocatori e rituffarmici dentro.

    1. Sì, conosco gli eccessi di cui parli…
      Con certi giocatori non c’era mail una fine netta delle partite… Si facevano telefonate lunghissime per discutere degli sviluppi dei personaggi e di altre amenità.
      Personaggi che alla fine diventavano più reali dei giocatori.
      Come tutte le passioni anche i GDR rischiano di diventare soverchianti rispetto ad altri aspetti della vita.
      Basta imparare a regolarsi il giusto. Certo, da ragazzini non è facile 😉

  18. Vivere un GDR con passione è una vera arte, e come tutte le arti, è vista dai mediocri come una perdita di tempo, e un motivo di derisione.
    Purtroppo per loro, non cavalcheranno mai un drago.

  19. Mai giocato di ruolo.
    Mai conosciuto la gente giusta, mai avuta l’occasione.
    Ma sono nato negli anni novanta, e la cultura “GdR” lo ha assorbita solo ed esclusivamente grazie ai videogames.

    Quindi posso capire fino ad un certo punto ciò che questo post vuole trasmettere ma…mi è piaciuto un sacco, e nonostante tutto mi ci sono rivisto molto. Grazie mille e complimenti. 🙂

  20. E pensare che solo ieri ho ricevuto il mio primo manuale di Dungeons&Dragon. Più modulo iniziale. Tutto gratis. Si, sarà di seconda mano, ed è la 4^ edizione, ma non mi lamento, ovviamente.

    Peccato non poterci giocare con nessuno 😦

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