Il momento di sgomento

Micropost che nasce di getto, generato dalla lettura di un libercolo ricevuto in regalo, ossia questo: Marketing della Cultura, di Alessandro Bollo, pubblicato da Carocci editore. Il volumetto è agile (120 pagine circa) e si legge in poche ore.
Bollo analizza la situazione artistico/culturale italiana, prendendo in considerazione soprattutto i mutamenti di questi ultimi anni, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso. C’è soprattutto un lavoro di approfondimento per quel che riguarda l’interazione tra mondo digitale, social network e cultura: come promuovere tali attività, come rivolgersi (ed educare) un pubblico evoluto e attivo, al posto che passivo e involuto.
Marketing della Cultura parte però da un sondaggio sulla diffusione delle varie “arti” e dei mass media in Italia. E qui mi fermo al dato che mi ha lasciato con l’amaro in bocca: il 48% degli italiani dichiara di leggere 0/1 libro (al massimo) all’anno. Le motivazioni addotte sono banali, quasi stupide: mancanza di tempo, poco stimolo, mancanza dei mezzi per comprendere i testi.
Che agli italiani leggere non interessi granché non è una novità (anzi). Lascia basiti la percentuale spaventosa di lettori “debolissimi” e le spiegazioni date per questa scelta di vita.
Non ho null’altro da dire.

27 commenti

      1. “Il pesce puzza dalla testa” si dice dalle mie parti, se c’è gente che continua a fare tagli alla cultura e nessuno scende in piazza e si dirige dove deve… Avete presente la scena finale di “V for Vendetta”? Ecco quello ci vorrebbe, ma qui, oggi, è un film fantastico e basta 😦 .

    1. Ti credo, sì.
      Il mio primo pensiero è stato: “quindi noi perdiamo tempo a occuparci di cose che la maggior parte della gente ritiene non stimolanti”.
      Ottimo.

      1. Più che altro, quando leggo queste cose, mi sovviene più di qualche dubbio sulla possibilità che questo paese riesca a risollevarsi dalla palude in cui si è, allegramente, cacciato.

    1. E dovrebbero anche renderla più attraente, magari modernizzando un po’ la lista di letture obbligatorie. Ok i classici, ma non bisogna far passare l’idea “libro=nemico”.
      Ci sono tanti ottimi testi young adult che potrebbero far innamorare della lettura anche i più riottosi.

  1. Io mi domando invece se non sarebbe il caso di PROIBIRE la lettura nelle scuole.
    Additando alla pubblica riprovazione chi legge.
    Dicendo loro che sono dei poco di buono, dei ribelli senza speranza, delle persone che non riusciranno mai ad integrarsi.
    Punire il possesso di libri da diporto.

    “E che non ti faccia mai più trovare con una copia del Manzoni nei bagni a leggere, piccolo teppista!”

    In capo a un anno, ogni adolescente si sentirebbe in dovere di leggere non meno di tre libri la settimana… se li scambierebbero di nascosto… rimorchierebbero offrendo alle ragazze per bene una copia della “Coscienza di Svevo”…

    “dai, una volta sola, cosa vuoi che sia… alla mamma non lo diciamo”…

    “Sciagurata! pensavo di aver allevato una ragazza con la testa sulle spalle, e invece fumi, esci coi ragazzi e leggi i surrealisti francesi e saggistica storica!”

    Sarebbe bellissimo 😉

  2. Dati noti e pubblicati ormai da parecchi siti… e ogni volta che ne sento parlare mi vien voglia di… ma meglio non sapere, essere ignoranti e felici, tutti a ballare mentre il Titanic affonda. E buonanotte ai suonatori!

  3. Non è una novità quella della mancanza dei mezzi di comprensione dei testi, l’anno scorso era uscito un sondaggio sull’incapacità degli studenti universitari italiani di fare un semplice riassunto di una notizia letta sul giornale. Era una cosa agghiacciante, la maggior parte non sapeva cosa aveva letto perchè non l’aveva capito (e mi pare non fosse roba di economia o politica). D’altronde, in un Paese dove chiedono in un quiz l’anno in cui Einaudi lasciò la guida del Corriere in polemica coi fascisti e i concorrenti rispondono (avendo davanti anche la risposta giusta 1927) prima il 1954 e poi il 1969, io non mi meraviglio piu di niente…

  4. Chissà se gli insegnati di tutti i livelli dopo aver finito la protesta contro il sistema che li maltratta (si lamentavano già quando andavo a scuola io) non si facciano un esame di coscienza e capiscano quanto sono arretrati.
    Io ho avuto la fortuna di avere degli insegnati che dicevano “leggete anche i fumetti basta che leggiate”…ma quanti sono così?

  5. Per me non è nemmeno la questione dei tagli alla cultura di cui si è parlato in un commento. I libri, gli spettacoli a poco prezzo o gratuiti ci sono, ci sono corsi nelle scuole (e a volte sono anche decenti o ottimi se gli insegnanti sono seri). Ripetendo sempre la stessa cosa dico che il problema è culturale, probabilmente in ogni società avanzata ed epoca storica la maggioranza non si interessava alla letteratura ed alla lettura, ma che quantomeno questa massa di gente assurda che impari a leggere un giornale e che non si bei della propria ignoranza!

  6. I dati ISTAT e quelli dei test Invalsi sono pubblici e orrendi nella fotografia che compongono del nostro paese. Lo stesso paese dove il digital divide è ancora una realtà forte, dove non si leggono giornali, nel quale siamo indietro di cento anni sui temi etici.
    Soluzioni? Sì, ci sono. A partire dal tornare a lavorare sui fondamentali della lingua italiana, usando come modello le trasmissioni televisive degli anni ’50-’60. Potenziare la rete delle biblioteche pubbliche, riparire le teche RAI dove ci sono decenni di contenuti di alta qualità, eliminare (sì, eliminare) dai palinsesti della TV pubblica le idiozie (reality show, quiz a livello di deficienti, spettacoli di varietà con i VIP).

  7. quindi io non sono un lettore forte! sono un lettore Schwarzenegger!
    Povera Italia… ormai la spirale è senza fine, ci danno spazzatura, chiediamo altra spazzatura perchè è l’unica cosa che conosciamo, e quindi ci danno altra spazzatura ancora… come si possono correggere contemporaneamente i gusti degli italiani e l’offerta che viene loro propinata?
    Il Moro.

  8. E’ la prima volta che scrivo anche se leggo frequentemente questo blog, ma questo argomento mi tocca molto e quindi ho sentito il bisogno di scrivere anch’io qualcosa.
    Il problema dell’anfalbetismo di ritorno è nato secondo me quando
    si è pensato di far diventare la scuola un luogo in cui socializzare
    invece di un luogo dove dover studiare.
    A questo aggiungete la delegittimazione dei docenti di ogni ordine e grado
    obbligati a promuovere in nome del buonismo e dell’autonomia scolastica
    ogni sorta di decerebrati ignoranti ed eccoci nel medioevo prossimo venturo.
    Mia nonna era nata nell’800 e aveva fatto fino alla sesta(allora le medie non esistevano)
    eppure aveva letto Guerra e pace, i Miserabili, conosceva le poesie di Pascoli e Carducci
    e citava Dante.
    Era perfettamente in grado di leggere un quotidiano e riviste come Storia Illustrata.
    E’ inutile illudersi: si possono fornire tutte le aule informatiche del mondo,
    le lavagne elettroniche e ogni sorta di dispositivo telematico, ma se non si studia
    seriamente ogni giorno non si arriva da nessuna parte.
    Non centra nulla il quartiere della scuola e il censo dei genitori:
    mia moglie insegna in una scuola in un quartiere residenziale con tutti genitori
    con ottime possibilità economiche e tranne rari casi è il disastro.
    C’è gente che non sa nemmeno il nome del fiume che passa nella propria città,
    quali erano gli schieramenti della prima e seconda guerra mondiale, chi è convinto che i gladiatori
    combattevano anche contro i dinosauri e così via.
    Tutti però hanno iphone e facebook.
    La situazione è ulteriormente peggiorata dai tempi in cui io andavo a scuola, anni 80:
    almeno allora uno straccio di giornale sportivo o di fumetto lo leggevano tutti, ora il nulla cosmico.

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