Purtroppo il 2012 va chiudendosi con una serie di pessime notizie.
Non tratteremo quelle riguardanti l’attualità e la politica; ci sono blogger molto più in gamba del sottoscritto che lo sanno fare meglio, con tanto di documentazioni serie e inoppugnabili. Qui, come al solito, ci concentreremo sui mondi dell’editoria (e affini).
Arrivo senz’altro ultimo a riportare la news riguardante la chiusura di Edizioni XII, a cui va ad aggiungersi l’ancor più recente conclusione anticipata di un progetto fumettistico indipendente e italiano, V!P, di cui non ho fatto nemmeno in tempo a parlare, visto l’interruzione inaspettata delle pubblicazioni.
Per i comunicati relativi ai due tristi eventi vi rimando al post del collega Domenico Attianese, che li riassume in modo pratico e preciso.
Oltre alle chiusure, fatti negativi in sé, mettono tristezza le parole con cui esse vengono annunciate. Parole che lasciano presagire tempi cupi per il mondo della scrittura indipendente, qui in Italia.
Edizioni XII, con cui ho avuto il piacere di intrattenere ottimi rapporti epistolari e lavorativi, è stata senz’altro una delle realtà più interessanti nel campo del fantastico nostrano. Non ho modo di conoscere i loro dati di vendita, tuttavia la mia impressione è che non siano riusciti a sfondare il muro di indifferenza e di ostracismo che separa i lettori forti dal resto del paese, ossia dal quel 95% di lettori “superficiali” che comprano solo ciò che trovano in bella vista nei megastore come Feltrinelli.
V!P, acronimo che sta per Very Important Powers, è un progetto che ha “osato” proporre dei supereroi made in Italy, slegandosi dal monolitico monopolio fumettistico del Belpaese. Purtroppo hanno trovato, nell’ordine: spazi per proporsi pari a zero, a parte il Web, e il disinteresse totale degli operatori di settore, come si legge nel comunicato di cessata attività. Ed è un peccato, perché il materiale proposto da V!P (disponibile gratuitamente) è di gran lunga superiore a molte attuali testate Bonelli, tanto per fare un nome noto a tutti.

Nel mentre sul web circolano annunci riguardanti la nascita di un portale che si occuperà di “recensioni professionali”. A gestirlo saranno dei personaggi i cui nomi sono noti da circa vent’anni nell’ambito dell’editoria di regime, quelle “grandi sorelle” che hanno portato al tracollo il settore, giocando al ribasso con la qualità, la cultura e la competenza di settore.
Questi tizi promettono rigore e serietà nelle loro recensioni.
Sinceramente, c’è ancora spazio per credere a questi soloni?
A me sembra che il principale scopo esistenziale di entità come queste sia quello di soffocare le piccole realtà, ergendosi a giudici di una qualità così illusoria, che infatti in Italia non legge quasi più nessuno.
Brutte storie, brutti segnali.
La cosa che m’inquieta di più è però la pochezza del mercato che sta là fuori, oltre le porte dei nostri blog.
In Italia – e vale la pena specificarlo – le piccole realtà sono destinate ad avere una vita brevissima, come quella di certi insetti. Senz’altro la grande (nei numeri) editoria fa di tutto per azzerare qualsiasi possibile concorrenza. Come? Creando una miriade di portali e blog allineati, al servizio di una decina di case editrici. Il che sarebbe anche lecito. Ciò che è meno lecito è leggere le loro dichiarazioni di indipendenza e libertà, quando poi, ai fini pratici, il lavoro critico di questi blogger è quello di copia+incollare i comunicati stampa che arrivano dalla casa madre, ignorando il resto, ossia i progetti slegati alle loro monolitiche camarille di mercato.
Ma il mercato, in tutto ciò, che c’entra?
C’entra nel senso che è pigro e indifferente.
Il fatto che realtà come V!P vengano cancellate dalla faccia della terra interessa a poche, troppo poche persone.
In altri paesi si sarebbero organizzate raccolte di fondi, donazioni libere, petizioni online. Succede ogni giorno: basta frequentare blog inglesi e americani per saperlo.
Qui invece il lettore medio alza le spalle e mugugna: “Mbeh? Che cazzo volevano questi?”
In fondo la differenza sta tutta qua.
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(A.G. – Follow me on Twitter)

LA situazione è grigia… Abbiamo sbagliato mestiere.. Ah no, scusate, non è un vero mestiere! (no, non fa ridere).
Però la battuta ci sta, purtroppo
Panorama desolante. La cosa peggiore è proprio quella che sottolinei tu: indifferenza.
Aggiungo solo che : la XII unica in Italia aveva cercato di portare nel nostro paese i romanzi di Brian Keene, che aveva grazie ai ragazzi di Diramazioni le migliori copertine del settore.
La notizia non mi giunge inaspettata- del resto conosciamo diverse persone collegate alla casa editrice- però comunque rimane una pessima notizia.
Se torno, col nuovo anno magari aggiungerò le mie povere considerazioni al proposito.
Parafrasando il titolo di un film, questo E’ un paese per vecchi.
Da persona che non approfondisce i temi dell’editoria indipendente (il mio lavoro e’ altro), non conoscevo i due progetti… poca pubblicita’ virale?
Sicuramente qualcosa non ha funzionato in termini di marketing… perche’ non si crea un circuito di indipendenti che si pubblicizza l’un l’altro negli epub?
My 2 Cent
No, hai ragione anche tu; senz’altro qualcosa a livello di marketing ha funzionato di meno, anche se il circuito è alquanto chiuso e poco permeabile, qui da noi.
Nessuno, a parte pochi di noi, capisce quanto sia grave la perdita di progetti del genere.
Per le grandi non sono un problema, solo concorrenze in meno, per gli altri, gente che di solito venderebbe la nonna pur di pubblicare, e lo vedrebbe come un prezzo giusto, è una cosa ovvia e non se ne interessano.
Nessuno se ne interessa, e grandi progetti vengono chiusi mentre progetti inutili che tenteranno, inutilmente, di controllare l’ambito delle recensioni nascono.
Iniziano ad avere paura, o è solo un’impressione?
Sarebbe da tenere sott’occhio quel portale, giusto per vedere quali libri (case editrici) recensisce. E alla fine di ogni mese tirare una statistica. Anche la TV è al servizio di certa editoria, ricordo che per ben 3 volte a Rai2, mi pare, hanno pubblicizzato il nuovo libro dell’ex sindaco di Roma. 3 volte. Non bastava una? O anche 0, visto che il tipo ha i soldi per farsi pubblicità altrove?
Li terrò d’occhio, infatti. Non mi aspetto nulla di buono. Gli stessi proclami di professionalità mi sembrano tanto un mettere le mani davanti. Una persona dalla conoscenza pulita non avrebbe bisogno di specificarlo.
notizie disarmanti, però tutto sommato ritengo (almeno per xii, dell’altro progetto non sapevo nulla) che per chi ci era dentro o ci girava intorno sia stato comunque un lavoro interessante e utile. mi piace pensare che nonostante la chiusura, per mere ragioni di mercato suppongo, nel tempo abbia affermato solo traguardi positivi.
Sono triste per la fine di Edizioni XII. Stavano riempiendo un buco ormai fatto troppo grande nella nostra editoria, lanciavano autori stranieri poco conosciuti da noi (lo stesso Keene) ed anche autori italiani che senza di loro non avrebbero mai pubblicato niente (ho letto ed apprezzato “La corsa selvatica” ed “I ragni zingari”), infine curavano le edizioni con un amore sempre più raro. Ovviamente in italia questo vuol dire fallire.
Ho ripreso e rilanciato la notizia, che ha lasciato senza parole anche me. Da Andrea Storti, però, vengo a sapere che forse la motivazione di XII Edizioni non è economica. Che abbiano in serbo altro?
Non ne ho idea. Resta il fatto che raramente ho visto i loro libri nei megastore e in libreria. Ciò vuol dire che il parco lettori è rimasto limitato. Qualcuno dovrà pur dire che anche la distribuzione, qui da noi, è gestita in modo mafioso…
Non so più trovare un settore in cui, ormai, la modalità mafiosa del pensiero abbia fatto il suo ingresso. Vogliamo parlare degli autori? No? Ok, in effetti è meglio di no!
Alcuni mi danno del pazzo, ma io continuo ad augurarmi che il sistema imploda presto…
Mah, secondo me sta già implodendo. Il problema è che inizia dai piccoli, perché hanno ovviamente inferiori risorse. Tuttavia, forse saranno proprio alcuni piccoli a reggere meglio l’urto, o comunque quelle case editrici che saranno state capaci di convertire la loro qualità anche in un prodotto digitale all’altezza (per capirci, non alla Newton Compton…). Gli editori non si rendono ancora conto che c’è un parco lettori digitale potenzialmente enorme, disposto a interessarsi a prodotti nuovi, originali sotto l’aspetto della sperimentazione (sia del mezzo che del contenuto). E invece siamo ancora fermi al scanner+pdf=ebook. La rivoluzione, credo, sta venendo fuori da autori come noi, che propongono i loro libri interessanti secondo uno schema nuovo. Lo dico senza falsa modestia, perché è ciò che penso, anche se mi fermo qui. 🙂
Concordo con te, Fabrizio, ma credo che i risultati di questa rivoluzione li godremo (godranno?) fra qualche anno, non nell’immediato.
Un po’ come è stato per gli mp3.
beh, in effetti devo dire che in una feltrinelli un paio di volte ho trovato dei loro libri. imboscati e girati a testa in giù, ma presenti.
Sì, qualche rara volta è capitato anche a me.
Mmmhh… secondo me quelli di V!P dovevano tener duro, e andare per la loro strada, evitando di chiedere riscontri ai tipi “autorevoli”.
Lo so, probabilmente al posto loro mi sarei scoraggiato anch’io, ma mi sembra un pochino presto per gettare la spugna. Peccato.
Probabilmente hai ragione.
Però li capisco quando sostengono di aver cercato promozione tramite voci autorevoli. Sono quei portali che dovrebbero garantire pari visibilità a tutti, ma che in realtà sono house organ dei grandi gruppi.
Nel fumetto Made in Italy credo che il controllo monopolistico dell’informazione sia ancora più capillare.
Però anch’io avrei insistito, magari contattando anche blog indipendenti. Tipo i nostri, perché no. Io sono sempre pronto a dare sostegno agli indipendenti.
Edizioni XIII che chiude è stato un brutto colpo.
Con V!P ci sono rimasto proprio malissimo. Il problema è sempre quello, “i grandi” che non si cagano i piccoli. La “soluzione” nell’italico paese è la solita: se non conosci qualcuno e/ o non sei nel giro (insomma, se non hai la “spintarella”) ce la fai difficilmente.
La riprova?
Il tanto osannato Zerocalcare. Che non se l’è filato mai nessuno. Che dice di essersi sbattuto a destra e a sinistra inviando materiale a tutti gli editori, senza che nessuno se lo cagasse mai di striscio. Hanno cominciato a conoscerlo solo quando Makkox gli ha fatto un po’ di pubblicità. Ma fino a quando la Bao non ha pubblicato “La profezia dell’armadillo” in versione “16 bit”, nonostante il blog e l’autoproduzione made in Makkox, era ancora un signor nessuno.
Allo stand del Comicon non lo conosceva nessuno. E parliamo di aprile scorso.
Prima di far crescere leggende metropolitane però vorrei puntualizzare un paio di cose. Magari farebbero bene alla mitologia, ma nella pratica sono un riferimento sbagliato per chiunque ne voglia seguire le orme. Poi magari qualcuno del consiglio direttivo di Edizioni XII avrà altri dettagli. Io fornisco i miei. Sono Alberto, socio XII abbastanza della prima ora, autore in tre antologie di XII, lettore del materiale inviato, “giurato” nei concorsi, redattore di fantascienza.com in cui presentavo regolarmente tutte le iniziative di XII.
Edizioni XII non chiude per cause economiche, almeno in maniera diretta. Certo se i suoi libri avessero venduto 20.000 copie ci sarebbero dieci persone stipendiate in redazione a lavorare a pieno regime in una sede in Piazza del Duomo e il problema non si porrebbe. Edizioni XII chiude perché a lavorare bene (ed Edizioni XII lavorava non bene, ma stupendamente bene con una cura maniacale che il 90% dell’editoria si sogna, anzi non sa neppure che esiste) ci vuole tempo, tantissimo tempo. E quel tempo non poteva essere sottratto più di tanto alla vita. Soprattutto se si voleva tenere alta la qualità dei prodotti e soprattutto se i redattori rimanevano fedeli agli standard di qualità del progetto. Ci vogliono 10 minuti a correggere male una pagina, un giorno a correggerla ed editarla bene.
Magari interpreto male io ma questa è una notizia anche peggiore. In pratica stai dicendo che l’editoria di qualità è morta perchè economicamente non redditizia. Non voglio mettere in dubbio le tue parole, mi sembrano solo di una incredibile tristezza. Dovremo abituarci a refusi e impaginazioni oblique? Già per venti euro ci vengono venduti dei libri che qualitativamente parlando sono osceni, peggioreranno ancora?
Ciao Alberto, grazie del tuo intervento.
Anch’io, come Francesco, vedo nella tua risposta il sintomo di qualcosa di ancora più grave del vendere/non vendere, ossia l’impossibilità pratica di dedicarsi a tempo pieno all’attività editoriale.
Problema che tra l’altro è noto a chi si occupa del settore, ma che speravo fosse superabile almeno da qualcuno (la classica eccezione che conferma la regola).
Anche perché, come dici tu, è innegabile la cura che Edizioni XII ha riservato a tutti i libri pubblicati, partendo dall’editing fino ad arrivare alle copertine.
Davvero un peccato, non so che altro dire 😦
Se una cosa la fai per hobby (ma non uso la parola in senso denigratorio) la fai sicuramente con tanta passione. E la passione di XII era tanta e anche spalmata e diffusa su almeno una quindicina di persone [più i periferici come me]. Questo non toglie il fatto che intanto fai un altro lavoro (e aggiungi famiglia e/o relazioni) e che la giornata è di 24 ore. A quel punto o trasformi l’hobby in un lavoro stabile che ti copre il resto della vita oppure…
Senza dimenticare che (come diceva Cory Doctorow) non puoi fare l’autore, l’editor e il marketing e fare tutto alla perfezione allo stesso tempo, ma per mancanza di tempo. Se fai l’editor non scrivi, ad esempio.
Non voglio fare generalizzazione, ma è chiaro che uno che lavora facendo l’editor dopo le otto ore stacca e va a casa (e se la pagina non è stata finita, magari va bene così). Uno che lo fa per passione, magari sta su fino a mezzanotte e finisce il lavoro.
Credo però, anche per esperienza personale precedente, che sia il normale ciclo delle cose quando è un gruppo di amici/appassionati che conduce un progetto. Non importa quanto sangue nuovo entri nel frattempo, alla fine la cosa si sgretola per mancanza di tempo da dedicare come uno vorrebbe.
Abbiamo perso Gargoyle, Babele Suite di Perdisa Pop e ora Edizioni XII.
Edizioni XII che ha pubblicato Arona, Marolla e Keene. Senza contare gli altri.
Ciao 2013.
C’è da dire che i lettori di Edizioni XII, di Gargoyle, etc. , ci sono ancora e che non si contenteranno di comprare quello che trovano in libreria. Continueremo a cercare solo “la roba bella che ci piace” scartando quella farlocca. I buoni autori non periranno mai.