Come parlare di filosofia scrivendo cronache sportive

camerun argentina

I miei amici già lo sanno: sto pensando di “vendere” la mia scrittura per siti, portali e blog che trattano argomenti ben lontani da quelli proposti abitualmente su Plutonia Experiment.
Tutto nasce da due prese di coscienza: in Italia la pura e semplice narrativa di genere ha un mercato da fame (1), inoltre a me piace anche scrivere di altre cose, non strettamente legate al mondo del fantastico (2).
Questa seconda cosa l’ho sempre sospettata, ma ne ho avuto la conferma da quando ho cominciato a proporvi articoli un po’ differenti dal solito, ottenendo ottimi riscontri di visite e di commenti. Parlo per esempio dei post sul luddismo e sulla paura della tecnologia, di quelli sul come gestire un blog, dei pezzi sulla scrittura intesa in senso pratico, ma anche delle monografie fotografiche di celebrità, rubrica fissa della domenica.
Per quanti continui a leggere (e scrivere) di mostri e di supereroi, probabilmente rallentando il ritmo, non mi dispiace affatto l’idea di poter allargare i miei orizzonti. Dapprima magari, come ho già detto, affittando la mia penna (tastiera) a chi ne ha bisogno. Secondariamente, magari fra una manciata di mesi, lanciando altri blog satellite focalizzati su altre tematiche. In questo secondo caso lo farei però nell’ottica di un lavoro. Come e quando lo esamineremo semmai più in là.

In Italia i blog che hanno maggiori riscontri sono quelli che trattano di:

  • Cucina;
  • Viaggi;
  • Fashion;
  • Sport;
  • Tecnologia.travel-blogs_

Il settore dei libri e dell’editoria, pur vantando numerosissimi piccoli blog, è molto povero. Intendo dire: economicamente povero. Non girano soldi. Nessuno paga, se non con vaghe promesse. Però non intristiamoci (semmai arrabbiamoci): è così, basta prenderne atto.
Appurato ciò, entra in gioco l’indole di ciascuno di noi.
Dando per scontato l’idea di provare a vivere di scrittura, chi di noi potrebbe trattare anche altri argomenti, non strettamente legati alla narrativa?
La mia risposta – e sottolineo mia – è: io sì. Ossia, potrei provarci.
Mi piace scrivere, non ho particolari pregiudizi, ho molti interessi e diverse idee (magari pessime) di cui amo discutere in pubblico. Vale a dire sul Web.
Quindi, di cosa potrei parlare?
Di cucina? Beh, oramai TUTTI parlano di cucina, anche quelli che sanno a malapena aprire una scatoletta di tonno. Comunque il settore tira, anche a livello economico. Lo trovo mediamente divertente, forse noioso sul medio/lungo periodo.
Di viaggi? Sì, sarebbe molto bello. Viaggi anche brevi, volendo, ma con un’interpretazione personale. Senza scadere nel trito e ritrito elenco di locali da vedere, di monumenti da visitare. Qualcosa di psicogeografico, per esempio. Sì, credo che sia una delle opzioni da tenere molto in alto nella mia lista.
Di fashion? No, qui non ci siamo. Mi stanno simpatici i fashion blogger, come per esempio Elena Barolo, ma non sarei assolutamente in grado di fare un lavoro del genere. La preparazione in materia non è mai un optional. Vale per qualunque settore.
Di tecnologia? Per quanto sia un grande appassionato di aggeggi elettronici, non credo di avere le competenze per dire qualcosa di autorevole, non rispetto ad altri validi blogger già in attività.
Di sport? Sì, di sport sì. Perché mi piace, perché lo seguo, e perché non ho lo spirito del tifoso, bensì dell’appassionato. Due punti di riferimento: David Foster Wallace in Il tennis come esperienza religiosa, è gli articoli dell’ottimo Stefano Benzi, che riesce a parlare di qualunque cosa, mascherando il tutto dietro il pretesto del football.

BloggingCi sono altri campi di cui potrei scrivere? Certo che sì: il cinema (che paga più o meno come l’editoria, ossia nulla), la politica (no grazie), la musica (già provata come PR, altro ambiente avarissimo), l’ecologia (non ne so nulla), le celebrità (solo se riuscissi a parlarne in modo poco pruriginoso, comunque mi piacerebbe, sì), etc etc.
C’è anche un campo che comprende un mix di questi interessi, il lifestyle blogging, che sarebbe poi la soluzione ideale. Plutonia Experiment è già orientato in questo senso, e i risultati finora sono incoraggianti.
L’idea di partenza è comunque quella di affrontare argomenti che interessano sia il sottoscritto sia un buon numero di lettori, portando però la discussione dove voglio io, ossia su divagazioni ad ampio spetttro. Perché, come ho già detto, è possibile fare la cronaca di una partita di tennis e al contempo parlare di filosofia. O raccontare un viaggio narrando al contempo le leggende che riguardano uno specifico luogo. Folklore e urband legends, altro genere che mi piacerebbe affrontare con più incisività.

Spiace comunque constatare di non aver portato più lettori a interessarsi di letteratura fantastica, di mostri, di fumetti, di supereroi. A dire il vero qualcosa son riuscito a fare, ma la sfida a quanto pare è improba. Il Paese, semplicemente, ha altri interessi.
Ne continuerò a parlare, perché in fondo è la categoria di tematiche che resta in cima alla lista delle mie preferenze, ma in futuro aspettatevi il mio dilagare in altri settori.
O quantomeno ci proverò.
E poi non è detto che una cosa possa da fare traino all’altra. In fondo nei recinti ci stanno bene soltanto i buoi, nessun altro.
Non certo i blogger.

– – –

(A.G. – Follow me on Twitter)

30 commenti

  1. Ti auguro di trovare la/e tua/e strada/e alternative e relative soddisfazioni.
    Io a suo tempo ho scritto su un portale che si occupava di calcio, ma sempre rigorosamente gratis.
    Guadagnare con la scrittura è MOLTO difficile…

    1. Per fortuna però c’è chi anche paga senza fare storie.
      Oh, purché non si parli di libri, eh 😛

      Anche se il discorso va, come sempre un po’ più in là dei soldi.

  2. Il problema dei temi che tirano è che, inevitabilmente, sono inflazionati.
    Se ne discuteva un paio di giorni addietro con mio fratello – posto che non ci costerebbe fatica mettere in piedi un blog di cucina, in inglese… esiste ancora spazio per un ennesimo blog di cucina?
    Anche dandogli un taglio originalissimo (non che sia facile), si affronta una concorrenza colossale.
    Però, il lato positivo, è che certi esperimenti si possono avviare a costo zero – se poi non funzionano, si può tentare una strada diversa.

    1. Come dico nel post, la chiave del discorso sta nel distinguersi.
      Parlare di sport per parlare di filosofia.
      Parlare di viaggi per parlare di misteri locali.
      Parlare di scrittura per insegnare l’autocontrollo sul proprio tempo.
      O così o nulla. Non si sente il bisogno dell’ennesimo blog generico di viaggi (o di cucina).
      Per quanto molti, anche piuttosto scarsi, riscuotano successo ugualmente.

      1. Distinguersi è essenziale – ma lo è anche per i nostri umili blog personali 😀
        Un’altra buona idea potrebbe essere accoppiare due temi che tirano – moda ed ecologia, musica e cucina, sport e cinema.
        E poi offrire un servizio che nessun’altro offre.
        (in realtà sto usando il tuo spazio dei commenti per rielaborare le idee discusse col brother.)

        1. Si mi è concesso noi già ci distinguiamo dalla massa 🙂 Ne converrai…
          Per il resto è interessante la faccenda di abbinare gli argomenti. Ci pensavo anch’io.
          Usa pure questo spazio per discutere. L’ho aperto apposta.

          1. Condivido in toto quanto hai scritto sul post. Spaziare non solo è lecito, è obbligatorio 😀 E l’idea dei Mana Bros la stavo accarezzando da un pò: creare un blog con un accostamento originale di argomenti… può funzionare, e parecchio. Mumble mumble…

          2. Per fortuna abbiamo molti interessi, molte cose di cui parlare. E poi a me il concetto di lifestyle blogging continua a piacere parecchio.

          3. Personalmente le ricette che ogni tanto spuntavano sul tuo blog mi piacevano parecchio anche perchè erano semplici da realizzare e sfiziose.
            Mio marito ha apprezzato parecchio. E’ stato molto carino mescolare scrittura e lettura a una buona cucina… 😉

  3. Io sono sciaguratamente ottimista e ingenuo, però negli ultimi tempi mi sono arrivate molte proposte per scrivere a pagamento – certo pochissimi di libri. Ma mi arrivano email anche dove mi viene richiesto di scrivere di altre cose. Un po’ alla volta orienterò anche il blog. Ci vuole pazienza e sangue freddo LOL

    1. Sì, dell’editoria non importa a nessuno, quindi di conseguenza non girano soldi di alcun tipo.
      Meglio essere attenti ad altri campi, fermo restando che interessino 😉

      Ps: l’ottimismo aiuta.

  4. Bel post, concordo e posso sentirmi solidale a te.
    Per il momento io – blogger da pochi spiccioli – continuerò a scrivere di cazzate, che è la cosa che mi riesce meglio. Ma magari prima o poi ruberò le ricette di mia madre e aprirò un food blog e allora sai quanti visitatori?! 🙂

    1. Eh, magari. Mi piacerebbe scrivere articoli che spaziano dal personaggio, alla persona allo sportivo, esulando da questioni di tifo.
      Magari su Maria ci provo, prima o poi.

  5. Credo che in fondo ognuno di noi abbia argomenti su cui potrebbe scrivere a pagamento. Vedi me: sono un cuoco, quindi sarebbe facile tenere un blog sulla cucina…
    Invece ho paura che suonerebbe strano, almeno a me che lo devo scrivere, perché un cuoco che non riesce a mostrare quello che fa in presa diretta si riduce ad un libro di ricette.
    Ma questo non vuol dire che non appoggi i tuoi ideali, anzi, li condivido appieno e ti auguro tutto il bene possibile.
    Resta il fatto che la vedo dura… ma io sono pessimista, quini non faccio testo! 😉

    1. Io non parlerei di nulla che riguarda il mio lavoro, perché è estremamente noioso e meccanico.
      Parlerei di cose che mi interessano, variando il range dai soliti libri, per vedere cosa ne pensano i lettori.
      Che non sia una passeggiata, lo so anch’io… Del resto, cosa lo è, qui in Italia?

  6. Allargare il campo può essere un’idea, l’importante è mantanere una propria fisionomia, di dare un proprio taglio personale a ciò che si fa. Ma questo lo hai già detto anche tu essenzialmente.
    L’unico rischio, se così vogliamo definirlo, è che diventando più “generalisti” (brutta parola!) forse si rischia di catturare l’attenzione più di visitatori occasionali che di una base stabile, che magari fra gli X argomenti proposti ha interesse solo in qualcuno di questi. Però, se l’idea è anche di guadagnarci qualcosa, questo potrebbe pure non essere un male.

    1. Sì, so che ci sono dei rischi, perché il pubblico di riferimento è abitudinario. Tuttavia, se si vuole allargare un po’ il range di lettori, bisogna tentare questo esperimento interdisciplinare.
      Come dici tu, l’importante è mantenere una fisionomia distinguibile, uno stile.
      Io per primo odio i blog iper-generalisti, che pubblicano trafiletti di poche righe, senza mai dire nulla di concreto (e immagina il mio sconforto nel constatare che molti fanno pure molti “ascolti”).

      1. In ogni caso è bello vedere che in una maniera (ampliando l’offerta di argomenti come te) o nell’altra (aprendosi al pubblico anglosassone come l’esimio Dr. Mana) la volontà di fare rimane una costante, nonostante il deprimente ambiente di contorno.
        Devo essere sincero, magari mi rendo antipatico (e dovrei pure stare zitto, avendo chiuso i battenti ed essenzialmente essermi ritirato dalla mischia), ma mi ha sempre dato un pò fastidio la tendenza a “lamentarsi”, anche se a volte qualche sfogo è sacrosanto, vedere queste cose di tipo propositivo è davvero un’ottima cosa.

        1. Guarda, ti do ragione. Gli sfoghi sono antipatici, anche perché è difficilissimo far capire al lettore tutte le dinamiche che scatenano tanto nervosismo.
          A mia unica difesa posso dire che ogni tanto servono per sbollire un po’, per non tenersi dentro tutto. Però è vero: non sono piacevoli.

          1. Beh, le cause alla fine si riducono ad una sola, le teste non pensanti. Sono una delle cose più irritanti del creato 🙂

    1. Grazie per l’incoraggiamento 🙂
      Arguta l’osservazione sull’experiment.
      Ovviamente ti invito a portare avanti i tuoi progetti. Mica mi lascerete solo, vero?

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