Noi, naufraghi del fantastico

zattera di medusa

Il blog dalla cui ceneri è nato Plutonia Experiment si occupava principalmente del “fantastico”. Speculative fiction: libri, film e fumetti. Più o meno in questo ordine quantitativo. Del resto il fantastico e le sue declinazioni sono da sempre i miei interessi principali, sia come lettore che come spettatore. Da qualche anno lo sono anche in qualità di scrittore, recensore e blogger.
Con Plutonia Experiment ho allargato il range delle tematiche da trattare, a dispetto di ciò che dicono certi esperti di settore (rimanere più o meno concentrati su un solo tema, fideizzare una specifica fetta di pubblico etc etc). La verità è che mi piace dar spazio alle mie tante passioni, senza limitare i miei interventi per sciocche scelte personali. Mi piace scrivere di più cose e da qualche tempo lo sto facendo. Con piacere, tra l’altro. Il pubblico dei miei lettori, in realtà, non sembra più di tanto spaventato, anzi, apprezza la varietà di argomenti trattati.
Forse, senza volerlo, Plutonia Experiment è diventato una blogzine. Ossia una sorta di magazine in forma di blog. Del resto è aggiornato quotidianamente, e parlo sempre meno delle mie facezie personali. Perciò mi piace pensarlo così, questo piccolo angolo di Web: una blogzine. E se qualcuno ora, proprio ora, ci tiene a farmi sapere che odia le definizioni tecniche, le dot-list o chissà che altro, facciamo che questa volta recepisco il messaggio telepaticamente: quindi evitate di dirmelo, grazie.
Questo è dunque un post autoagiografico? Al contrario: oggi sono qui ad ammettere un doloroso fallimento.

Ne accennavo già in altri post: il fantastico interessa sempre meno persone.
Lo vedo dalle mie recensioni di libri e film (ma soprattutto libri) dedicati a questo genere. Se un normale articolo raggiunge oramai le 1000 visite senza particolare sforzo, tutti i post dedicati a horror, fantascienza, fantasy e derivati, faticano sempre più a raccogliere visite e commenti.
E’ come se la desertificazione progressiva in atto in questo paese, nei confronti tutto ciò che riguarda la narrativa “di genere”, sia oramai prossima al completamento. Tranne il solito gruppetto di eccezionali lettori, con cui discuto di tutto ciò che riguarda il fantastico, incontro enormi difficoltà nel trovare nuove leve interessate a queste tematiche. Per quel che riguarda il cinema la situazione è un pochino meno drammatica (rispetto a libri e fumetti), ma c’è comunque poco da stare allegri. weird science

Le colpe di questa desertificazione sono molteplici e imputabili a più soggetti. Ne abbiamo già parlato altre volte, inutile scendere ancora nei dettagli. Vi ricordo soltato che, a parer mio, in Italia è in atto una distruzione più o meno cosciente del fantastico. E’ in atto da almeno 20 anni, per essere precisi. Si è cominciato con una serie di piccoli sassolini che oramai hanno creato una valanga inarrestabile.

– Distruzione dell’editoria di genere e del cinema specializzato.
– Radicamento dell’idea che i prodotti dell’immaginario siano sciocchi e rivolti a un pubblico adolescenziale.
– Sdoganamento di filoni francamente mediocri (paranomal romance, yaoi, porno paranormal romance, fanfiction), al punto da farli diventare gli unici prodotti vendibili nel settore.
– Mancanza totale di intermediari – giornalisti, critici, recensori – slegati dagli interessi di scuderia.
– Rifiuto dell’idea di lettura “popolare” come fonte di divertimento e svago.

Noi blogger abbiamo senz’altro la colpa di non essere riusciti a riaccendere l’interesse per il fantastico, se non in piccole sacche di lettori particolarmente recettivi. Ci siamo divisi in piccoli gruppetti, alcuni dei quali sono pronti a competere in assurde gare di visibilità, a discapito del bene comune, ossia quello dei sinceri appassionati, che magari un blog non ce l’hanno, né – vivaddio! – pensano di aprirne uno.
Colpe maggiori li hanno altri blogger, quelli che hanno dimenticato di essere prima di tutto semplici lettori, ergendosi a editor, polemisti ed “esperti”, con l’unico risultato di aver isolato completamente alcuni filoni della narrativa fantastica, rendendoli odiosi a chi si stava avvicinando a essi. Grazie, avete reso un bel servizio alla causa comune, eh.

Ma non aprirò un dibattito né discuterò le colpe. Il fallimento c’è, la desertificazione è completa, forse totale.
Plutonia Experiment continuerà a proporre articoli in materia, così come recensioni e dossier. Resta quella sensazione non bellissima di predicare a una platea sempre più vuota, e resta anche la tentazione di concentrarsi su altre tematiche che, al contrario, riscontrano interesse, partecipazione ed entusiasmo.

Noi, naufraghi del fantastico.

tales from the crypt

– – –

(A.G. – Follow me on Twitter)

59 commenti

  1. Che triste questo articolo. Constatazione, non critica. Cosa sta succedendo, stiamo perdendo la fantasia? La massificazione ci omologa senza speranza? Se continua così cosa leggeremo tra qualche anno, solo in inglese?
    Ripensando alla chiusura di Edizioni XII mi sa proprio che hai ragione.

    1. Io leggo oramai quasi soltanto libri in inglese, ma preferisco di gran lunga l’italiano. Per me è triste aver così poco di valido da leggere nella nostra lingua…

  2. La situazione del fantastico in questo paese è drammatica. Un pochino meglio va col cinema, ma per la narrativa l’interesse è sotto lo zero.
    Saranno fieri, gli intellettuali italiani, del deserto che hanno creato?

      1. Purtroppo in Italia ci portiamo questo fardello della cosiddetta “cvltuva alta”, per cui per essere un vero intellettuale colto e raffinato dei leggere mattoni di svariati secoli fa, mentre se leggi lettaratura d’intrattenimento, fantascienza, fantasy ecc sei un povero sfigato rimasto all’infanzia che non capisce la vera cvltvra.

        1. Difatti è proprio così. Basta parlare con qualsiasi persona in ambito accademico/letterario, per respirare quest’atmosfera.
          Mentre altrove invitano gli scrittori di fantascienza a tenere conferenza in ateneo…

  3. Io credo che invece sia in corso una trasformazione, come tu stesso hai notato nel post.
    Il diluvio fantasy stile Licia Troisi e le saghe vampiresche in salsa romanzo rosa Harmony possono ovviamente schifare, però sono, a modo loro, un’espressione di speculative fiction.
    Ogni forma espressiva ha le sue evoluzioni, non sempre condivisibili, però è così.
    Nel 1700, in Inghilterra, le tragedie di Shakespeare non venivano più rappresentate perché ritenute antiquate, oppure venifivano rappresentate ma MODIFICATE nel testo e nelle scene, togliendo le parti troppo crude e usando parole più gentili, talvolta addirittura modificando il finale per renderlo un “happy end”!
    Insomma, sono fasi evolutive dell’immaginario collettivo (o di chi lo gestisce) in qualche modo fisiologiche.
    Temo che bisogna farsene una ragione.

    1. Io me ne sto facendo una ragione, e immagino anche che un domani ci sarà un rinascimento dei generi che ci piacciono tanto.
      Ma sono figlio dei miei tempi, questi debbo commentare.

  4. se pensi che molti autori di fantasy (Gaiman, Pratchet) sono venduti insieme alla letteratura per bambini…Cmq conosco la sensazione: ho chiuso il mio blog su lj dedicato a ST Voyager (in realtà più dedicato al command team! 😉 ) per questo motivo e per anni ho frequentato il fandom in inglese visto che qui non mi si filava proprio nessuno e non c’erano proprio stimoli! Apprezzo il lavoro che stanno facendo molti blogger come i curatori del Futuro è tornato. E ho notato che per la fantascienza forse le cose vanno un pochino meglio. Mi piacerebbe ci fosse un analogo del Futuro è tornato anche per la fantasy con in più la possibilità di inviare racconti. Un pò come era agli inizi (e per inizi intendo gli inizi inizi preweb, ai tempi dei ciclostili!). Anzi lancio pubblicamente l’idea e mi rendo disponibile!

    1. Sì, qui oramai tutto ciò che è fantastico viene venduto come Young Adult. E hai ragione: col tempo passa la voglia di gestire blog dedicati a questi generi, soprattutto se focalizzati su un particolare prodotto (libro, film o serial che sia).

  5. Il problema è che l’Italia ha attaccato al culo (scusate il francesismo), l’etichetta del verismo che risale ormai ai primi del ‘900, e non ci siamo più mossi da lì. Siamo bollati. Un autore italiano non può scrivere di fantastico, horror, fantascienza. Un autore italiano deve scrivere di sociale o al limite parlare di sentimenti umani, preferibilmente amore, amicizia, ecc, ecc.
    Pazienza, io nel mio piccolo continuo a scrivere quello che mi pare :). Prima o poi il vento girerà, magari fra qualche secolo…

    1. Analisi perfetta e condivisibile.
      La differenza è là fuori, basta guardare. Nella vicina Inghilterra gli scrittori di fantascienza scrivono articoli (pagati) su prestigiosi quotidiani nazionali. E i serial di fantascienza li produce il broadcast pubblico.

    2. Sì, anche se una bella sferzatina se la meriterebbe anche quel distinto gentiluomo di Benedetto Croce, presunto grande filosofo e critico letterario che dirlo mediocre è fargli un complimento. Tra lui e le false avanguardie del dopoguerra c’è poco da stupirsi che la letteratura di genere non abbia mai avuto una sola possiiblità in questo stivale marcio…

  6. L’analisi, per quanto impietosa, è valida. Gli operatori del settore, sul fronte editoria, sono in gran parte realtà piccole e fragili e sul fronte del cinema italiano siamo arrivati al concetto di deserto. Guardando alla cosa dal punto di una blogzine devo dire che mi ritrovo ad essere abbastanza deluso sia dalla risposta generale del pubblico che dalle proposte arrivate da chi fa autoproduzione. Sono brutti anni per il fantastico in Italia. Di contro, appena passate la Alpi, le cose migliorano e non di poco.
    Non è solo il mercato di lingua inglese, che mostra segni contrastanti, ma più in generale c’è più fermento e più produzioni. Anche in paesi in grossa crisi come la Spagna.

    1. Io continuo a ripetere che il problema non è la lingua. In Italia siamo abbastanza numerosi per avere un discreto mercato interno.
      Il punto che qui non c’è più cultura, e in particolare cultura del fantastico.
      Prima era una cosa popolare, penso a Salgari. Poi è diventata elitaria. Poi più nulla.

      1. I numeri ci sono, nessun dubbio. Per quanto asfittico sia il mercato editoriale in generale, almeno 20-30 mila persone per sostenere certi prodotti ci sono di sicuro. Più un potenziale che valuto in almeno altri centomila. Questo per limitarmi alla SF, il fantasy avrebbe un campo nettamente più largo (vedi il successo di Harry Potter e non solo).
        Il punto è la politica commerciale. E la distanza, cosmica, tra i trend del mercato italiano e quelli degli altri paesi. Quanti anni sono che subiamo i trend altrui? 30? Di più?

        1. Il punto è che importiamo solo i trend peggiori.
          Secondo me, ma non è la prima volta che lo dico, nelle case editrici grandi ci sono davvero pochissime persone che se ne intendono di fantastico. La loro voglia di proporre cose nuove (e loro sì che potrebbero farlo) è pari a zero. Perché non capiscono nulla di ciò che vendono.

  7. Purtroppo la deriva del fantastico nel nostro paese è un processo in continua propagazione, basti entrare in una libreria e notare il sfacelo compiuto da Twilight & Cloni che hanno fatto scempio della sezione horror e fantasy, con buona pace della fantascienza relegata ad un tristo angolino nella sezione fantasy di fianco ai libri tratti da videogiochi.
    Oppure basta vedere la programmazione di un cinema, dove i film italiani sempre commedie o commedie romantiche troneggiano con 6/8 orari di proiezioni mentre i film di stampo fantastico sono relegati a fasce d’orario serali (con sovrapprezzo nel biglietto) o che magari non vengono neanche proiettati (dalle mie parti succede molto spesso).

    1. Queste forse sono però già le conseguenze, non le cause.
      Certo, non c’è quasi nessuno che si batte per sistemare le cose. Vien quasi da pensare che le cose vadano bene così. In effetti basta guardare quali sale cinematografiche, e quali film, fanno il pieno al botteghino. Molti diranno: “A che pro cambiare le cose?”

      1. Penso che gran parte della colpa della situazione attuale sia dovuta agli editori, alle case di produzione e alle case di distribuzione, che si arroccano stagnando il mercato.
        Il cinema indipendente, gli e-book, ecc… sono una sana boccata d’aria fresca in questa palude marcia e ti ringrazio Alessandro per il lavoro che fai.
        Molto tempo fa non leggevo e-book, ora come ora ne leggo un fottio e ne sono felice, poiché riesco sempre a trovare qualcosa di particolare o di diverso dalle solite cose che si trovano in libreria.
        Tu dici che il fantastico non vende, ma non penso sia colpa del pubblico, penso che la colpa sia dei vertici che non vogliono che il fantastico venda.
        Faccio un semplice esempio: Quando uscì “Avatar” di James Cameron, tutti (e per tutti intendo proprio tutti) andammo a vederlo, perché?
        Perché ne parlavano telegiornali, radio, trasmissioni varie, insomma c’era parecchia pubblicità, bisognerebbe che i vertici facessero altrettanta pubblicità su altre opere di genere fantastico e sono sicuro che il pubblico le andrebbe a vedere molto volentieri.
        Non siamo una nicchia, siamo molti di più di quanto noi pensiamo.

  8. ma davvero credi che sia “colpa” anche dei blogger che non sono riusciti a mantenere vivo l’interesse? non so, mi sembra esagerato… per dire, io nel mio piccolo cerco di portare avanti l’argomento e ci metto tutta la mia passione, ma d’altra parte se non ho un seguito non posso “forzare” nessuno a leggermi e appassionarsi. penso che il “fallimento” (se così vogliamo chiamarlo, e se davvero c’è stato) del blogging sia più una conseguenza di questo scarso interesse di base.

    1. Magari in parte minoritaria, ma io non mi sottraggo, in quanto pare della categoria “bloggers”, alle colpe di questa desertificazione.
      Bisogna unire le forze – parlo evidentemente di chi ama lavorare in squadra – e realizzare qualcosa di forte. Invece ci sono tanti piccoli feudi che si scannano sulle poche manciate di euro che girano in questo settore.

  9. Secondo me il fenomeno in atto è più complesso e, come dicevo altrove, anche figlio della crisi.
    Si studia tanto per approdare a una laurea che, al meglio, ti garantisce una disoccupazione di cinque anni e poi, forse, uno stipendio da schiavo nei campi di cotone.
    E se questa situazione la estendi a tutti i settori, forse ci si accorge che adesso non è proprio un periodo in cui la gente, ossia i lettori, riescono a evadere dalla realtà. Non quando gli esattori li aspettano dietro la porta per pignorare i mobili.

    Faccio un esempio banalissimo: Howard, Lovecraft, Ashton-Smith… ma anche Henry Miller, hanno tutti scritto nel periodo della crisi economica, la loro. E tutti sono rimasti attaccati al palo, salvo essere scoperti DOPO.

    Triste, lo ammetto.
    Così com’è triste, perché me ne accorgo anche io, scoprire che gli unici articoli di successo sono quelli che polemizzano (specie se contengono i link ai bersagli della polemica, eh. Perché la ggente ama il confronto e la possibilità di querela da terzi, ché sennò non c’è gusto), mentre quelli che magari presentano un libro nuovo, una nuova opera meritevole vengono snobbati, forse anche perché mancano i quattrini.

    Insomma, tutto questo pippone per dire che, se mai usciremo da questa empasse storica, probabilmente i nostri argomenti torneranno a stuzzicare.
    Altrimenti, come tutte le altre specie, dovremo evolvere per non scomparire.
    Fine. ^^

    1. La tua analisi è a più ampio respiro e senz’altro contempla alcune amare verità.
      Resta il fatto che in un paese in cui la cultura non viene derisa, sbeffeggiata, perculata, distrutta e ignorata, secondo me è più facile sopportare la crisi guardando al futuro.
      C’è in giro un buon saggio, di cui non ricordo ahimé il titolo preciso, che traccia dei parallelismi sulla crisi negli USA e la crisi in Italia.
      Il confronto microeconomico, sembrerà strano, tira leggermente dalla nostra parte, perché siamo un popolo abituato al risparmio.
      In prospettiva però non c’è partita: gli americani usciranno prima di noi da tutto ciò, perché sanno ancora sognare (c’è da riflettere su questo verbo), e perché puntano ancora sulle nuove generazioni, e sulla loro formazione culturale e – parolona – sul genio creativo. Che, sì, può essere applicato anche all’economia e alla finanza.

      OK, sono andato decisamente OT, ma il tuo commento era stuzzicante ^_^

      1. Sì sì, ma col mio commento non volevo negare le colpe del nostro paese, prima fra tutte il Regime di Realtà, come lo chiamo io, contro il quale sbraito un articolo sì e uno no.
        Alla fine, ci siamo privati (non si capisce bene perché) della capacità di sognare nuovi mondi, perché dominati culturalmente da menti bacate (non riesco a definirli in altri termini meno aggressivi). E questo, unito alla crisi, fa da detonatore.
        Il danno c’è. E si vede tutto. Purtroppo.

  10. lo scenario è quello descritto, ma io no dispererei. Le mode cambiano, e la prossima volta potrebbero non dettarla esclusivamente gli editori, basti vedere la classifica degli ebook per notare che sempre più spesso qualche scritto fantastico autoprodotto riesce ad emergere e a scalare la classifica del gradimento, e anche quelli proposti da traduttori “in proprio” iniziano a fare capolino.

  11. Concordo pienamente con l’articolo. 😀 Io sono sfibrato da questa faccenda, lo dico da mesi (e la cosa mi fa sentire vecchio dentro XD). Ogni volta che si parla di speculative fiction qua da noi lo si fa in termini di “ormai”, “purtroppo”, etc… non c’è proprio il terreno adatto per far crescere qualcosa. Qualsiasi cosa. (E sì che i possibili interessati ci sono, l’Italia alla fine non è proprio un paese minuscolo. Solo disinteressato) Onore ai blogger, quelli bravi, che tengono accesa la fiaccola nonostante l’indifferenza generale, e che parlano di robot e alieni perchè si divertono e non perchè devono fare marchette di qualche tipo!

    1. Sì, bravo, è una situazione sfibrante e avvilente. E concordo anche sulla valutazione “quantitativa” del nostro paese, che proprio piccolo non è.
      Io sono molto stanco, devo ammeterlo, e trovo sempre più soddisfazioni a parlare d’altro, anche se nella mia intimità continuo a leggere speculative fiction al 99%.

      1. Spaziare verso altri argomenti è sacrosanto. La versatilità è fondamentale per un blogger, dopotutto… ed è una delle due strade possibili per uscire da questo pantano. (L’altra è scrivere in inglese, come ormai sappiamo.) Non voglio fare il disfattista, non è nella mia natura, ma trattare solo e soltanto di speculative fiction nel Belpaese resterà sempre un esercizio di nicchia, ignorato e svilito dalla massa. Purtroppo.

      2. Come vorrei poterti dare torto, e invece no, devo quotare ogni parola, ed è abbastanza demotivante per chi ama leggere e scrivere fantastico (e ha una patologica allergia al mainstream XD).
        Gli unici che sembrano interessarsi ancora di questi generi sono i piccoli editori, le piccole realtà, ma anche qui la qualità è altalenante e la distribuzione, diffusione il seguito sono deprimenti… sigh.

  12. “Tu leggi questo genere di cose per sfuggire alla realtà.”
    “NO. Io le leggo proprio per non essere obbligato a fuggire dalla realtà.”
    O qualcosa del genere.
    Tutti i tuoi commentatori hanno già analizzato le diverse sfaccettature del problema.
    Che io non credo sia limitato al fantastico – e come Hell, qui sopra – credo abbia componenti più complicate.
    Ne aggiungo una, per amor di discussione – veniamo trattati come bambini.
    Non solo noi, che leggiamo letteratura di genere – tutti noi, tutti gli abitanti di questo paese.
    Dai giornali, dalla TV, dal cinema.
    Ascoltate i toni, i ritmi, il lessico.
    Guardate gli esempi, considerate le pubblicità.
    Pupazzi per venderci telefoni.
    Le uniche trasmissioni “scientifiche” o fanno esperimenti da scuola media con risate registrate, o ci parlano di cose che noi leggevamo alle medie, sui libri di Peter Kolosimo.
    Il tono è sempre quello piano, semplice-semplice, da TV dei ragazzi.
    Bambini.

    Il mio blog continua a parlare di letteratura – e rarissimamente di cinema – fantastico.
    E di un sacco di altre cose.
    I segnali sono deboli.
    Ma in fondo, com’era quella storia del medico e del bordello…?

    1. Veniamo trattati come bambini perché la presunta élite che ha la pretesa di governarci (non intendo necessariamente in senso politico) è oramai talmente grezza da non aver bisogno di strategie più sottili per rimbambirci.

      Hai ragione: i segnali sono sempre più deboli.
      Per fortuna, guardando in settori differenti, ma non lontanissi, ho trovato maggiori tracce di vita. Però non è che l’Italia può diventare un paese di soli esperti di SEO e di social marketing.
      Anche perché, pur essendo settori interessanti e vitali, fra un po’ non ci sarà più nulla a cui fare marketing.
      E no, non parlo solo del fantastico.

  13. Salve! Passo di qui con una certa frequenza ma penso di non aver mai commentato… c’è sempre una prima volta 🙂

    Io leggo qualunque cosa, compresa molta narrativa assai irrealistica. Ogni tanto mi provo anche a produrla. Mi trovo d’accordo su tutta la linea. La narrativa fantastica (in blocco) sconta l’indifferenza (o l’ostilità) degli intellettuali, che la considerano una bambinata; è oppressa dal tatticismo degli editori, che se la ricordano solo quando arriva un best seller d’oltremare (così si risparmiano tutto il lavoro, devono solo farlo tradurre); ma è tagliata fuori dal grosso del mercato anche dal gusto dei lettori, in gran parte orientati su altri generi.

    Dubito però, come si diceva sopra nei commenti, che alla narrativa italiana sia rimasta attaccata la targa del verismo. Magari le fosse rimasta. Al di là del fatto che il verismo ha prodotto romanzi e racconti godibilissimi anche oggi e che ci sono dei “veristi minori” che sono delle vere chicche (e si trovano gratis et amore in giro per la rete). A guardare ciò che si stampa oggi direi che di verismo non c’è nemmeno l’ombra, così come non vi è l’ombra di realismo e nemmeno di verosimiglianza. C’è invece – e incombe – la banalità atroce del quotidiano, dei drammucci piccoloborghesi, del vitalismo new age adolescenziale.

    Si direbbe quasi che il rischio sia duplice. Se da una parte tutto questo va sbiadendo l’antica tradizione della letteratura fantastica in italiano (da Ariosto giù fino a Calvino), dall’altra appiattisce sempre più la tendenza realistica sul reportage e sulla contingenza politica (e della politica più deplorevole dell’ecumene occidentale): e a perderci siamo noi.

    Ma non disperiamo. Gli ebook scardineranno – lentamente, ché qui siamo sempre nel medioevo – molte di queste tendenze che ci sembrano solidissime. Scusami il commento fluviale, mi capita a volte quando mi piace il post! 😀

    1. Ciao, benvenuto!

      Ottimo commento, metti tante carne al fuoco. Cosa di cui posso solo ringraziarti 😉

      Hai pienamente ragione quando parli della banalità del quotidiano, che poi è un quotidiano fittizio, a la Fabio Volo… qualcosa che esiste solo nelle sciocche frasi fatte dei baci perugina.
      Speriamo davvero che qualcosa possa cambiare, da qui in poi. Secondo me sarà un processo lungo e doloroso.. E io sono piuttosto stanco :-/

      1. Ci vorranno tempo e pazienza. Dolore spero di no! 🙂 Gli ebook, con i loro inesistenti costi di distribuzione, incoraggiano a mettere in circolazione anche ciò che non venderà immediatamente – anche se non dovesse vendere mai. Molta narrativa fantastica potrebbe prendere questa via… e poi chissà, magari vendere pure parecchio sul lungo periodo.

        1. Speriamo 🙂

          Però gli ebook dovrebbero anche comprarli, eh, perché lo scrittore deve tornare a essere un lavoro con una sua dignità. Come succede nel resto del mondo 😉

  14. io mi sento un pò orfano e maltrattato da tutto questo sistema che tenta di farci capire che parlar di certe cose come il fantastico è puramente infantile.
    Giusto ieri vado in una grossa feltrinelli milanese, pronto ad acquistare qualche testo interessante per i miei viaggi da pendolare.Ma con estremo stupore mi sono accorto che anche nella fantascienza lo spazio sugli scaffali si è ridotto.
    Soffermandomi a cercare bene trovo unicamente libri di ASIMOV, un sacco di libri di DICK(di fatti mi chiedo se è morto per la seconda volta, altimenti non si spiega cosi tanto materiale), e poco poco di Dune, forse qualcosina di Simmons in edizione economica. Basta c’era solo questo! pessimismo e fastidio.
    Ma non è finita guardando meglio mi ritrovo invece un ampia scelta di libri tratti da videogiochi, che oddio senza togliere nulla alla qualita presunta mi sembrano solo bieche manovre commerciali dovute al trend del momento fatte da scrittori prezzolati e poco operosi.
    Quindi per leggere un pò di sana fantascenza dove devo andare. bho! Forse rimangono solo gli ordini on line. Non so voi ma io adoro entrare in un negozio e uscire con qualcosa e odio dover ordinare e espettare che arrivi. anche se sembra una piega consumistica vi giuro che non lo è.
    E’ solo puro NERDISMO del possesso.

    1. Diciamo che le ristampe di Asimov e Dick hanno rotto le palle. Diciamolo FORTE!

      Io la soluzione l’ho trovata in due passi:
      – Leggere in inglese;
      – Leggere ebook.

      Ma so che molti di voi non concordano, e non son qui per convincervi del contrario 😉

  15. arrivo tardi Ale..d’altra parte ero per pazienti.Ti capisco perchè quando passo per librerie è una desolazione continua, vampiracci e poco altro.Comunque , come ti ho già scritto, c’è un mondo di e-book da esplorare ed il mio inglese non è così malaccio, pazienza…ormai non mi faccio molte illusioni sull’editoria italiana, sono in attesa di qualche giovane ben disposto e talentuoso, come te, e ce ne sono altri, che abbia voglia di combattere contro i mulini a vento…adesso abbiamo le pale eoliche, sono belle grosse, meglio, fanno più casino quando vengono giù…..

    1. In effetti il mio post è più indirizzato a chi, ahimé, non può pescare dall’ottimo materiale inglese che aspetta solo di essere letto.
      Credo sia un diritto di tutti poter usufruire di buoni libri nella propria lingua, per questo mi inalbero.

  16. Penso che la colpa principale sia della vulgata intellettualoide italiana
    che dal dopoguerra ha marchiato a fuoco qualsiasi produzione letteraria
    non verista. Anzi sono andati anche oltre considerando negativamente anche
    opere di stampo avventuroso o storico. Ultimamente ho preso per mia madre
    che desiderava leggerlo Il conte di Montecristo; l’introduzione era di
    Eco che stando a quanto scriveva ti invitava a non leggere il romanzo tanto lo schifava.
    Questo è l’unico paese in cui Dumas, Verne, Salgari, Wells sono considerati roba per bambini o comunque roba per il volgo. Strano che i discendenti di Virgilio, Dante, Ariosto e Tasso scrittori di opere infarcite di fantasia a briglia sciolta disdegnino così tanto il fantastico. Forse serve a coprire
    il nulla che hanno prodotto negli ultimi 50 anni. Il bello che i rex nullis degli scrittori italiani
    realisti all’estero non li conosce proprio nessuno.

      1. Troppo buono!
        Non so se centra, ma vorrei aggiungere che in parallello esiste da parte degli intellettuali italiani di ramo scientifico il disprezzo più assoluto verso la divulgazione scientifica. Inconcepibile per un italiano scrivere libri come Godel Escher e Bach: un eterna ghirlanda brillante di Hofstadter o la Teoria dell’elttrodinamica quantistica di Feynman. Parlare di informatica teorica e cromodinamica quantistica senza essere incomprensibili è al di fuori degli schemi mentali dei nostri professoroni universitari.

  17. Mah, non saprei, non è detto che per forza l’interesse sia necessariamente calato.

    Quando si decide di dedicarsi ad un argomento, inizialmente si hanno un sacco di cose da dire, un sacco di tematiche ad esso relative da esplorare e via dicendo.
    Continuando a battere sempre sullo stesso chiodo quando un tema è già stato ampiamente sviscerato è poi normale che rimanga meno di cui parlare, e che il tema si raffreddi.

    1. Ehm, vorrei specificare che non intendevo dire che l’interesse è calato solo per quel che riguarda i miei post sul fantastico. Se così ho lasciato intendere mi son sbagliato.
      In realtà la mia osservazione è più generica. Voglio dire: il fantastico noi non vende. Lo dicono i miei amici scrittori, lo si vede entrando in qualsiasi multisala, etc etc.

      1. Ti chiedo scusa, stavolta ho cannato di brutto, ma ho letto l’articolo piuttosto alla veloce e dal cellulare, e probabilmente avrei fatto meglio a commentare dopo aver riletto attentamente.
        Pensavo si parlasse solo di quanto il genere susciti interesse sui blog, e non avevo colto che stavi riferendoti alla situazione più generale.
        Ti chiedo di nuovo scusa per aver travisato

  18. Anche se abbiamo avuto altre volte l’opportunità di scambiarci un commento, mi pare sia la prima volta che faccio visita al blog da commentatore, ne approfitto perché l’argomento mi sta molto a cuore e chiedo scusa in anticipo se mi dilungo…
    La mia esperienza personale mi conferma alcune delle tue riflessioni, ma i cambiamenti in atto mi allontanano dalla tua visione pessimistica. Per esempio, sul mio sito, ho sempre notato un discreto interesse per le novità (quelle poche qualitative, italiane e straniere) bilanciato però dal disinteresse per i classici del passato e per le analisi più complesse, e meno ironiche (sull’ironia sul web ci sarebbe da aprire un capitolo a parte). Insomma, se scrivo un articolo su Martin o Sapkowski attiro 10 volte le visite che richiamo facendo filologia del fantasy (ma sarà anche che io non sono bravo a farlo, boh). Conosco un buon numero di autori di genere che si autopubblicano su Amazon e non sono pochi i casi di successo, soprattutto per quanto riguarda la letteratura di genere. Siamo anni luce da J. A. Konrath e Amanda Hocking, ma almeno è qualcosa…
    Se noti questo montante disinteresse verso la Speculative fiction, sarebbe interessante un articolo con dei dati statistici più precisi del tuo blog. Almeno, a me interesserebbe molto.
    Sono invece d’accordo sulle divisione nel web. La cosa che mi fa veramente riflettere è che molti blog, al contrario del tuo, siano allergici a quanto di buono prodotto. Scrivere di un pessimo libro di genere usando l’iper-ironia attira (molti) più lettori di una segnalazione di qualcosa di buono nel panorama italiano, anche se magari pieno di difetti perché autopubblicato.
    Altro difetto grande che vedo in molti blogger è la chiusura verso l’esterno. Molti coltivano solo il proprio giardino, non fanno nulla per tentare di arrivare a lettori “nuovi”, come dicevi tu. Eppure ci sono molti portali e siti “generalisti” che potrebbero ospitare contributi di appassionati al genere. Anche qui, sto parlando di esperienze personali (collaborazione con Finzioni).
    Per il resto, non mi piace l’approccio disfattista, anche se razionalmente non mi sento di darti torto più di tanto.

    1. Ben venga qualcuno che ventila un’aria più ottimista. Dico sul serio, non tanto per dire.
      I dati che ho da offrirti sono – al momento – spicci: dei tanti scrittori, grandi e piccoli, di speculative fiction con cui corrispondo, nessuno vanta buoni successi di vendite.
      Ovviamente non parlo di soli autoprodotti, sarebbe sleale farlo.
      Anche chi si dice soddisfatto, dati alla mano, raggiunge al massimo le 300/400 copie vendute.
      Al pari, i blogger del fantastico che frequento (e sono tanti) denotano, come me, poche visite alle recensioni e agli articoli privi di polemica (premeditata?).
      Certo, c’è sempre lo zoccolo duro, che resiste da anni. Ma non abbiamo – parlo al plurale – mai visto una radicale crescita del pubblico.
      Mentre quando parlo di altri argomenti i lettori raddoppiano, o addirittura triplicano.

      Questi però sono soltanto i miei dati. Ben lieto, ripeto, se altri sono più fortunati, e soprattutto più capaci di avvicinare i lettori a questi generi, senza però ricorrere alla vis polemica ironico/sarcastica che citi anche tu.

      Grazie mille del commento!

  19. Vabbè, ma pure tu… Ma ce la vuoi mettere una bella scena di sesso tra prometei?
    E tutti quei gialli poi… perché li avete fatti assetati di sangue e non stupratori seriali con un bel vampiro a proteggere la razza umana?
    Ma vuoi mettere?
    E’ dai tempi di “non è la rai” che si sa bene quali sono gli argomenti che piacciono alla piazza.
    Libri, pubbicità, film, serie tv… se non ci si mette un po’ di sesso non vanno bene. Ma bada bene, non troppo, quel tanto che basta per rendere frizzante la lettura senza però dover ammettere che è proprio quello l’interesse.
    Twilight? 4 film per riuscire finalmente a vederli fare sesso.
    50 sfumature di grigio? L’estate scorsa al mare 9 donne su 10 sotto l’ombrellone a leggere quel libro. “Ma lo leggo perché è bella la storia, non per altro”…

    Del resto il fantasy, la fantascienza, etc. sono favole e le favole si sa, sono per bambini…

    1. Io concepisco l’erotismo e il sesso se contestualizzati nel romanzo in questione, e non se utilizzati per trasformare un libro in facile pornografia.
      Se cerco pornografia – genere contro il quale non ho nulla – la trovo altrove.
      Se voglio leggere fantascienza o fantasy non me ne frega nulla che me la vendano piena di gratuite scene pruriginose.

      1. Ma è chiaro, il mio era un paradosso.
        Non mi conosci quindi errore mio: andava letto con intonazione grottesca, da impresario quale non sono…
        Per ricompensarti ti lascio con una frase di una canzone di Roberto Vecchioni, che dice queste stesse cose già 1971, quando io avevo 1 anno…

        Hanno ragione, hanno ragione
        mi han detto:”E’ vecchio tutto quello che lei fa,
        parli di donne da buon costume,
        di questo han voglia se non l’ha capito già”

  20. Tanto per inserire una nota gaia: ho beccato su una bancarella un bellissimo esemplare di quel fantasy di cui vado particolarmente ghiotta “Le donne della neve” di Frtz Lieber con Fafhird e il Grey Mauser. Io sono convinta di un fatto, che leggendo bei libri, e il genere non conta, il gusto si affina e la “spazzatura” non piace più!

  21. Speriamo con la digitalizzazione, se per caso volessi inziare qualche mio amico alla lettura entrando in una libreria avrebbe pochissima scelta. Wells, Dick, Herbert, Bradbury, Asimov, Vonnegut e poi? Gibson? Della trilogia dello Sprawl c’è solo Neuromante e nell’edizione Mondadori di Monna Lisa Cyberpunk Giù nel Cyberspazio non viene neanche nominato. Due romanzi di Heinlein e stop. Questo è tutto quello che ho trovato l’ultima volta dalla Feltrinelli. Se uno vuole mantenersi sul cartaceo e leggere qualcosa di diverso l’unica alternativa è il ripescaggio su ebay dei vecchi Urania.

  22. Trovo solo ora il tempo per aggiungere qualcosa a riguardo, sorry!
    Tralascerei l’influenza della cultura più propriamente cattolica, che ha certamente inibito la nascita, lo sviluppo e la maturazione di una narrativa fantastica nazionale. La Divina provvidenza pensava a tutto e non era moralmente concepibile mettere in dubbio quest’ordine di cose… E’ senz’altro un sintomo di senilità, di una società che ha perso orizzonti, visioni, sogni, dove fantasticare, appunto, immaginare un futuro diventa un fastidio. Ecco, un senso di fastidio che ammanta, come una nuvoloa velenosa qualunque esercizio della fantasia. Perchè la tragedia non è solo una società e una cultura invecchiate e calcificate ma invecchiate male. Quella vecchiaia arida e consumata, gretta e cattiva, dove il proprio egoismo si spande ovunque. Il gorgo desolante nel quale sta sprofondando la cultura fantastica in Italia, ne è solo una delle prove.

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