Chi disprezza una determinata tecnologia…

fornace

Chi disprezza una determinata tecnologia è perché non sa usarla.
Oppure perché crede di poterne fare a meno, quindi non se ne interessa, né si informa.
Fa anzi il brillante, il cinico, ogni volta che se ne parla, ostentando l’assoluta sicurezza di non avere bisogno di quella “novità” (parola solitamente pronunciata con un certo livore), e che comunque lui ne ha fatto a meno per X anni, e che può andare avanti così per altri X+1.
Che poi magari è anche vero, questo io non lo sto a sindacare, ma che non è comunque una considerazione valida per bocciare il progresso tecnologico o l’evoluzione umana.
Non vi sto dicendo nulla di nuovo, me ne rendo conto.
E’ che là fuori il brusio continua a dare fastidio chi, come me, cerca semplicemente di rimanere informato e al passo coi tempi.

Non molto tempo fa ho assistito a un scambio di battute tra due anziani.
Il primo, ex ingegnere, negli anni ’60 ha girato mezzo mondo per istallare caldaie industriali e altri impianti. Vale la pena ricordare che erano gli anni in cui 9 italiani su 10 sapevano a malapena che il resto del mondo esisteva. Era una cosa percepita confusamente dai film e dai primi spettacoli serali in TV. Nulla più.
Insomma, questo anziano stava raccontando a me e altre persone le sue avventure dell’epoca, in giro per gli States a fare questi lavori, con molta abnegazione e dignità, a compensare la scarsa conoscenza dell’inglese e di molte altre cose (usi e leggi locali etc). Dopo una mezz’ora abbondante di aneddoti, che personalmente ho trovato quasi poetici, salta su l’altro anziano del duo che commenta: “Dì la verità, ti è andata bene a trovare un posto così, piuttosto che fare un lavoro vero!

Eh già.
Siamo alle solite, non tiriamola lunga. Per molta gente il lavoro intellettuale non è vero lavoro. Non si fatica, anzi, magari si viaggia, a spese dell’azienda, si fa la bella vita, non ci si sporca e non s’impara, che ne so, a riparare una tapparella o a imbiancare.
Bello vedere che la concezione delle cose, in Italia, non è praticamente cambiata dagli anni ’50-’60 a oggi.
Ancora oggi conosco (e intendo dire personalmente) dei tizi, anche giovanissimi, che non ritengono vero lavoro tutto ciò che non comporta un’attività fisica più o meno stancante/devastante. Sì, ci sono anche dei trentenni che hanno questa brillante concezione del mondo. Fatevi un giro nella periferia veneta o bergamasca, per esempio… Entrate in un bar di provincia e dite che siete grafici pubblicitari, copywriter o che intendete trasformare il vostro blog in un lavoro.
Roba che l’Alabama degli anni ’20 vi sembrerà subito il paradiso del progressismo (come dice un mio amico).

Alabama

Sarebbe interessante spiegare a questa gente che l’iPhone che hanno comprato per guardarsi le partite di calcio o l’iPad che usano per giocare a Solitario sono stati sviluppati da persone che fanno quei lavori che tanto disprezzano. Che i siti da cui si scaricano i porno sono progettati dalle teste d’uovo che tanto disprezzano. E che girano su quei cosi, i computer, di cui accusano tutte le disgrazie del mondo moderno.
Così, per dire, eh.
Ma il punto è che oramai non ci si ferma più a pensare, si parla a ruota libera, per dare aria alla bocca, con una forma di acredine crescente che nasce forse dal ventre molle del paese, dalla Crisi che ha imbarbarito gli animi. Eppure è proprio questa mancanza totale di guardare oltre, di riflettere e di rispettare il lavoro altrui, che rovina tutto. Un problema molto più a monte di ogni altra considerazione finanziaria ed economica, che mi guardo bene a fare.

Però, quando sento dire che se il mondo va a rotoli è per colpa dei computer, degli ebook o degli smartphone, mi vien voglia di fare come il dottor Manhattan e di emigrare su Marte. E no, non a bordo di una mongolfiera.

Dr.-Manhattan-thinking-on-Mars

– – –

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17 commenti

  1. E’ un classico, la cosa fastidiosa non è il volerne fare a meno quanto il ritenerla inutile/dannosa e l’atteggiamento di superiorità che ne consegue.
    Del resto ci si è passati anche con lavatrici, lavastoviglie, forno a microonde, internet.

    1. Vero.
      È che qui siamo sempre un passo indietro rispetto al resto Dell’occidente. Vincolati a tradizioni che sono sorpassate da decenni, ma che ci vengono imposte come l’unico sistema che funziona.

  2. Pensa che l’altro giorno mi son fermata a guardare l’intervista ad un ragazzo italiano che di mestiere diceva “faccio l’esploratore, ho fatto su una barca a remi l’oceano pacifico ma vivo ora a Londra. In Italia quando dico cosa faccio, mi chiedono ‘ok, ma di lavoro vero?'”. Non è una cosa strettamente legata al lavoro ‘intellettuale’, secondo me è legata al ‘dannato te che fai qualsiasi cosa non ti faccia star male come tutti noi’.

    1. C’entra, c’entra!
      Il discorso si sposta, al solito, sul modello standard italiano, l’unico che qui viene ritenuto socialmente accettabile.
      Ha fatto bene quel ragazzo a migrare in altri lidi…

  3. Prova a spegare il concetto di microjob (con cui alzi uno stipendio dignitoso pagandoci anche le tasse) e vedi cosa ti dicono.

  4. Io credo che stiamo ancora pagando la mentalità delle generazioni passate, quelle in cui la miglior vita possibile era all’insegna della stabilità (anche se io la chiamerei più staticità). Una vita fatta di Scuola–>Università–>Lavoro–>Matrimonio–>Figli–>Pensione–>Morte.
    Questi strascichi li vedo ancora quando guardo i coetanei dei miei genitori (questi ultimi per mia fortuna molto diversi dal loro tempo), gente che ha passato tutta la vita dietro la stessa scrivania in ufficio, gente che dopo 40 anni di matrimonio ha ancora gli stessi mobili nella stessa casa in affitto, che passa le vacanze sempre nello stesso posto, che qualsiasi cosa succede per prima cosa pensa “cosa diranno gli altri”, etc.
    A queste generazioni che apertura mentale vuoi chiedere?
    Per fortuna noi (35-45enni) siamo la generazione a cavallo di quella mentalità, siamo gli ultimi.

    1. Ma certo che è così.
      Questo paese repelle le ambizioni personali da troppo tempo. Qui va di moda il sistemarsi, nel percorso che indichi tu, con estrema precisione.
      Ora che queste certezze (pensione, posto fisso, famiglia etc) sono saltate, l’italiano fa una fatica boia a trovare un’evoluzione, una soluzione diversa dal modello standard.

  5. Salve, sono un Antico e un Rantego, ossia uno che si lamenta sempre e in special modo delle nuove tecnologie. Stavate parlando di me ? 😀
    Io, nonostante sia cresciuto imparando a programmare sullo ZX Spectrum e lavori tuttora come sviluppatore software, le nuove tecnologie le aborro perchè hanno cambiato in peggio le persone, sempre più isolate nei loro mondi touch e con le cuffiette sempre in testa, intenti a comunicare ma non con le persone fisicamente intorno a loro. Intendiamoci, il problema non sono le tecnologie in quanto tali, ma il cervello di chi le usa. E mi ci metto dentro anch’io: non ho avuto uno smartphone fino a pochi mesi fa, che me lo hanno regalato. Non ho messo giochi (anche perchè è piccolissimo, non riuscirei a controllare niente), ho messo della musica che non ascolto mai perchè sennò non riesco a leggere (mi deconcentra) ma ora mi ritrovo anch’io, come quelli che additavo con disprezzo, a controllare facebook ogni tanto. E meno male che almeno il traffico dati lo tengo quasi sempre spento perchè mi consuma la batteria, sennò sarei sempre lì. 😦
    E comunque, non è un problema solo italiano: leggevo proprio ieri su Mad Movies, rivista francese sul cinema fantastico, un articolo dove si constatava come ormai sui mezzi pubblici e sui treni circolino solo zombi cuffiettati.

    1. Sarò breve perché ti scrivo dal mio smartphone 😀

      Pur non negando gli eccessi di certi”zombie digitali”, che la tecnologia non la usano, bensì la subiscono, io sono felicissimo di tutto ciò che essa offre.
      Sono felicissimo di potermi connettere in mobilità.
      Sono felicissimo di avere nuovi, comodi sistemi per restare in contatto con le persone.
      Sono felicissimo di poter comprare un libro con un click e di poterlo iniziare a leggere due secondi dopo.

      Riassumendo, la tecnologia e il Web hanno migliorato la mia vita in quasi tutti gli aspetti possibili e immaginabili.

  6. Trovo sempre molto divertente chi utilizza un computer e internet per criticare le nuove tecnologie – sono un po’ come quelli che ti prendono a pistolettate perché sono per la non violenza.
    È trita la frase che le tecnologie sono buone o cattive a seconda dell’uso che se ne fa.
    Io francamente, senza le nuove tecnologie, non solo non potrei lavorare, ma soffrirei anche per una notevole forma di isolamento intellettuale.
    Questo non perché io sia un misantropo che vive isolato – ma perché abitando in un paese di 900 anime con un’età media di 70 anni, la mia scelta di interazione sociale sarebbe fra parlare di politica col parroco e il farmacista (how very Guareschi) o sedere sulla panca con le tre scimmiette locali, che passano le giornate parlando di calcio (campionato 1973) o del culo delle (peraltro pochissime) ragazze di passaggio.
    Ma prima o poi anch’io, probabilmente mi unirò a loro, che ora addito con disprezzo 😉
    Chiacchiereremo di come si stava meglio quando si stava peggio.

    1. Esatto, la tecnologia è emancipazione e libertà.
      Che io di parlare col parroco e col farmacista ne faccio volentieri a meno.
      Poi sì: ci sono dei rischi.
      Un po’ come andare in auto: è utile e spesso anche piacevole, ma puoi sempre trovare l’imbecille che ti taglia la strada. Non per questo ho smesso di guidare.

  7. …o è un ladro o una spia.

    Domando scusa, non ho resistito. XD

    Io aborro la passività con la quale la gente utilizza la tecnologia, che aumenta ogni giorno, a ogni nuova applicazione.
    E poi sono gli chicchettoni, dei quali mai ci libereremo, che sono contro per distinguersi, dandosi all’atteggio spinto. Strana gente.

  8. Ormai aprire la bocca e uscire con quei quattro luoghi comuni (i social che isolano la gente, il pc che la rincoglionisce, i giovani che non escono più a giocare e il pericolo per l’identità) è di tutti i giorni. Una volta si parlava del tempo quando si era a corto di argomenti. Ora fanno i ribelli parlando male delle tecnologie che non conoscono né sanno usare.

  9. Siamo esattamente il contrario dei nostri progenitori Greci e Romani che consideravano unica attività degna per l’essere umano quella intellettuale (ehm oltre la guerra naturalmente che d’altra parte aveva un valore sacrale). Detto questo le nuove tecnologie sono utilizzate in modo assolutamente improrio dal 90% della popolazione (e non solo italiana) per una quantità immensa di idiozie, tra l’altro occupando un sacco di banda e memoria che potrebbe contenere cose molto più interessanti.
    Penso che la manualità abbia però anche una sua importanza per non diventare uomo-massa. Qualche volta fa bene sporcarsi le mani. Per dire il programma a cui sono più affezionato è un bubble sort fatto con le schede perforate su un UNIVAC arcaico della facoltà d’ingegneria di Roma in FORTRAN, alla faccia di jobs, gates e gli altri guru del cazzo.

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