Labyrinth (1986): Recensione

Labyrinth poster

Labyrinth
Gran Bretagna/USA 1986
di Jim Henson

Sinossi

Sarah è davvero stanca dei pianti del fratellino Toby e invoca Jareth, il malvagio re degli gnomi, pregandolo di portare via il bambino. E Toby scompare sul serio. Sarah, spaventata e pentita, decide di andarselo a riprendere affrontando insoliti, pericolosi e difficili ostacoli di ogni genere per ritrovarlo presso Jareth, al di là della città di Goblin. Alla fine Sarah si risveglia e vede Toby che dorme beato nella sua culla. È tutto finito. Ma Sarah ha ancora in bocca il sapore dell’angoscia e della paura e, al tempo stesso, del fascino dell’avventura. (Fonte: IBS)

Commento

Ci sono film che da ragazzino hai amato, e che poi non vedi da anni, complice la bizzarra programmazione dei palinsesti televisivi italiani.
Labyrinth, per esempio, mi è sfuggito per almeno un decennio buono. Ricordo di averlo visto in un inizio primavera attorno ai primi anni del 2000, su Rai 2. Forse era durante le feste di Pasqua. Bizzarro come certi dettagli rimangano fissi in un punto indefinito della nostra memoria.

Settimana scorsa ho trovato il DVD a prezzi da grandi sconti e l’ho comprato.
Rivederlo è stato un bel trip. Senz’altro abbiamo a che fare con un film visionario e fantastico – nel senso letterale del termine. Labyrinth è una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie prima di Tim Burton, con meno CGI e più follia.
Sì, perché quel che ricordavo poco del film con la magica accoppiata David Bowie + Jennifer Connelly è la trama ricca di poetici nonsense, come una vera e propria fiaba.
Henson, il regista, si è tenuto lontano dai sviluppi classici di un fantasy e ha prodotto una storia allegorica, arricchita da velleità artistiche non indifferenti.

labyrinth_dove_tutto_possibile_david_bowie_jim_henson

Il culmine di queste ultime si ha col castello del Re dei Goblin (Bowie), chiaramente ispirato all’arte e alle geometrie non convenzionali di M.C. Escher.
Ma tutta la concezione del Labirinto è visionaria e ipnotica. L’effetto è poi amplificato dalla colonna sonora, che comprende molte canzoni di Trevor Jones, rigorosamente strumentali, come Into the Labyrinth, Sarah, Hallucination, The Goblin Battle, Thirteen O’Clock e Home at Last, e cinque canzoni di David Bowie, Magic Dance (chiamata anche Dance Magic), Chilly Down, As the World Falls Down, Within You, e il singolo realizzato per il film, Underground.

Il film è ricco di letture palesi e nascoste. Si va da un’evidente ode all’amicizia a un allegorico richiamo al passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale. In questo secondo caso occorre dire che la scelta di Jennifer Connelly si rivelò particolarmente efficace, visto che il suo personaggio riflette alla perfezione questo sviluppo.
Ci sono poi richiami meno palesi, soprattutto nei confronti di una consapevolezza “esoterica” di se stessi, ricercata attraverso prove che ci allontanano dal quotidiano (la realtà) per farci affrontare l’imprevisto (simboleggiato dal fantastico).
Il Labirinto stesso, che tutto distorce, rappresenta la realtà in perenne mutamento. Per percepirla occorre avente mente e occhi aperti. Caratteristiche che vengono più volte sottolineate nel corso del film.

Interpretazioni a parte, Labyrinth rimane un caposaldo della cinematografia del fantastico degli ultimi 50 anni, o forse di sempre.
Mi piace chiudere con una riflessione. La giovane Sarah è molto, molto diversa dagli adolescenti bellocci che giocano ai predestinati nei fantasy young adult che vediamo ora al cinema. In lei c’è un’ingenuità, una giovinezza che oramai sembra persa per strada. Era un bel periodo della vità: né più bambini né adulti.
Poi qualcuno se l’è portato via.

Labyrinth-Jareth-e-Sarah

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Alex Girola – follow me on Twitter

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11 commenti

  1. L’ho visto fuori tempo massimo, ma immagino che da piccolo l’avrei amato tanto quanto “La storia infinita”. Molto belli il labirinto e il castello di Bowie. Uno di quei film che, nonostante gli effetti speciali ridicoli secondo gli standard attuali, riesce a creare un’atmosfera fiabesca e magica.

  2. Me lo ricordo, un film per ragazzi meno dolciastro e meno banale rispetto a quelli seguiti nei decenni successivi. L’unico che gli si avvicina è l’ultima versione cinematografica con attori in carne e ossa di Peter Pan.

  3. Amo questo film çç il fratellino di Sara se non ricordo male è il figlio di Brian Freud, che ha disegnato tutti i Goblin. Sara e Jareth mi sono sempre piaciuti, lei soprattutto quando ingenuamente gli dice “Ma non è giusto!” E lui che semplicemente è il re di un mondo proprio che decide lui e basta, come dovrebbero essere i faerie, non ‘fatine buone’. È eterno come film forse proprio perchè ha un senso proprio di ‘crescita’ al contrario di quello che c’è ora.

  4. Bellissimo, uno dei miei preferiti. Lo vidi al cinema e poi ripetutamente in TV, VHS e DVD. Posso citarne interi passaggi. 😀

  5. Forse dal mio avatar si può intuire che Labyrinth è uno dei miei film preferiti di sempre! L’ho visto la prima volta in tv che avevo 7/8 anni e mi ha da subito affascinato sia per la caratterizzazione dei personaggi (mi sentivo molto simile a Sarah ai tempi…forse per certe cose lo sono ancora) che per il labirinto vero e proprio. Mi ricordo che nella stessa cassetta in cui lo registrai c’era anche uno speciale sul making of che mi interessò moltissimo. Per non parlare di David Bowie! All’epoca ero piccola e non avevo compreso appieno la carica “sensuale” del re dei Goblin anche se qualcosa arrivava cmq. Che se andiamo a riflettere è un pò quel che accade anche a Sarah, nello stesso tempo affascinata da Jareth (non a caso modellato sulla figura dell’amante della madre) e piena di repulsione nei suoi confronti. Un rapporto ambiguo insomma.

    1. Ottima analisi, complimenti.
      In effetti il film, per quanto apparentemente leggero, si presta a interpretazioni assai complesse.
      Il rapporto tra Bowie e la Connelly è senz’altro uno degli aspetti più interessanti della pellicola.

  6. Io ho visto il film al suo esordio nel 1986 e ricordo una scena che poi è stata tolta dalle copie disponibili sul mercato e nelle edizioni successive in tv. Quando la protagonista sale la scala che dai sotterranei, dopo aver scampato agli spazzini, approda ad un giardino di aiuole dal quale qualsiasi strada intraprenda si ritrova al punto di partenza vale a dire all’anfora da qui è arrivata la prima volta salendo la scala. Il consiglio del grande saggio poi la induce a intraprendere un nuovo percorso invertendo la logica e cioè dirigendosi non in una qualsiasi direzione ma infilandosi nuovamente nell’anfora da cui è appena uscita. Scelta che romperà il circolo vizioso e la condurrà più avanti nel labirinto. Questo pezzo manca completamente. Perchè?

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