La parola costruisce ponti verso territori inesplorati

ponte-del-troll

Non vi pare una bellissima citazione, quella che ho usato come titolo per il post di oggi?
Quanti di voi la condividerebbero volentieri sui vostri profili social? Molti, immagino.
Lo fareste ugualmente, se vi dicessi che questa frase è stata pronunciata da Adolf Hitler?
Forse no.

Io l’ho scoperta perché è la citazione con cui si apre il film Imperium (USA 2016, con regia di Daniel Ragussis, attualmente disponibile su Netflix), in cui un Daniel Radcliffe molto lontano dai tempi di Harry Potter interpreta un agente dell’FBI infiltrato in un gruppo dell’estrema destra americana, pronto a realizzare un attacco terroristico a Washington DC.
Il film è ispirato alla vera storia dell’agente Michael German, che ha dato una mano in fase di sceneggiatura.
Quest’opera è interessante e inquietante, considerando il periodo storico in cui ci troviamo.

Qualunque siano le vostre convinzioni politiche, il fatto che Donald Trump abbia raccolto un plebiscito di consensi nell’estrema destra (compresa quella neonazista) è incontrovertibile.
Dopo la sua vittoria contro una Hilary Clinton poco convincente, poco adatta a sfidarlo e vista da mezza Americano come simbolo dei “poteri forti”, le strade di molte città americane si sono riempite di svastiche, inneggianti alla vittoria del loro candidato.
A New York, poche ore dopo il trionfo di Trump, qualche neonazi ha pensato bene di incidere delle svastiche sulla porta di casa del senatore Brad Hoylman, sposato con una donna ebrea.

brad-hoylman

Del resto che ci si può aspettare da un candidato che ha accettato l’aiuto elettorale (ed esecutivo, nel ruolo di consigliere) di persone come Steve Bannon, leader dei suprematisti bianchi, un gruppo orgogliosamente razzista e xenofobo?

Facendo qualche ricerca online si scoprono cose che, se non fossero inquietanti, risulterebbero perfino buffe. Sul quotidiano online Il Conservatore c’è infatti un’analisi dell’elettorato di ultradestra di Donald Trump. Elettorato di cui fanno, parte, tra gli altri, questi tizi:

Da qui parte la storia del movimento di destra alternativa, o alt-right movement. Una realtà vastissima, acefala e dalle mille anime, ma talmente potente da orientare la campagna dello stesso Donald Trump. Un movimento nato sul web, sulle board più frequentate (4chan, 8chan, Reddit ecc.) e cresciuto in seno al cosiddetto GamerGate, scandalo nel mondo dei videogiochi che ha visto la collusione tra giornalisti videoludici, sviluppatori e una certa agenda politica.

Nel movimento si trovano i conservatori opposti all’ideologia neoconservatrice: sostenitori della New Right, libertariani di Ron Paul, paleoconservatori di Pat Buchanan, nazionalisti e così via, tutti fieramente anti-globalisti, isolazionisti, tradizionalisti e nemici del politicamente corretto.

Il GamerGate è un fenomeno assurdo.
Su Wikipedia c’è una pagina che lo riassume, ma credo che sarebbe interessante leggere un saggio intero su questo evento.
Come riporta l’articolo de Il Conservatore, il GamerGate inizia in ambito ludico, con l’attacco (a colpi di molestia e di diffamazione) ad alcune sviluppatrici di videogiochi. Incredibilmente, la denuncia di questi fatti da parte di due di queste sviluppatrici, Zoë Quinn e Brianna Wu, ha coalizzato i detrattori in un movimento riunito sotto l’hashtag #GamerGate.
Gli haters della Quinn e della Wu appartengono a uno sfaccettato popolo di misogini e di individui schierati contro il politically correct.
In questo contesto, tutto sommato di nicchia, c’è chi ha individuato i germi di una risposta di destra dura e oltranzista contro una società sempre più votata al pluralismo, al progressismo e al multiculturalismo.

Ma (sempre da Il Conservatore, che non può certo essere accusato di essere filo-marxista), emerge una galassia complessa, quella neo-fascista americana, a cui appartengono anche elementi come Milo Yiannopoulos.

(…) Ebreo omosessuale di origine greca e convertito al cristianesimo che si fa chiamare faggot (frocio) in nome del free speech. Milo sta rapidamente diventando una star della controcultura americana e una delle facce pop della destra alternativa. Durante la campagna elettorale, egli ha girato l’America tenendo conferenze e dibattiti anche nei fortini del pensiero unico, ovvero le università. Lì ha sfidato apertamente gli alfieri dell’ideologia dominante, ammutolendo femministe, immigrazionisti, globalisti, filo-islamici e sostenitori della Clinton. Grazie alla sua verve dialettica e alla sua sfrontatezza, condita di argomenti e termini assai sgradevoli all’opinione pubblica («Il femminismo è misandria», «I transessuali hanno una malattia mentale», ecc.), Milo ha contribuito ad allargare la presa dell’alt-right sulle masse giovanili.

imperium

Ma torniamo a Imperium, il film.
Non so se quando sono iniziate le riprese (2015) i produttori avevano già idea del vento di destra che stava raggiungendo le stanze del potere. Di certo l’umanità messa in scena in questa pellicola riprende, in piccolo, alcuni di questi elementi sbarcati in pompa magna a Washington, insieme a Donald Trump.
L’ideologo neonazista da cui partono le indagini del FBI, Dallas Wolf, richiama a molti veri predicatori del Web, che gestiscono un giro di affari nell’ambito dell’attivismo di destra estrema (KKK, naziskin, suprematisti, Nazione Ariana, lupi solitari etc etc). A me ha ricordato James Edward, conduttore del programma radiofonico sudista e razzista The Political Chesspool, in cui il sostegno a Trump, durante la campagna elettolare, è stato totale.

In Imperium emerge uno schema: centinaia di militanti senza né arte né parte, ma leali alla causa e pronti anche a finire in galera, pur di lottare per la “supremazia bianca”, vengono manipolati da pochi, influenti ideologi. Il loro cavallo di troia trova un facile varco nelle falle di un sistema che ha spesso travalicato la logica e il buon senso, diventando la caricatura di ciò che dovrebbe essere il rispetto, la giustizia sociale.

Parliamo, ad esempio, degli SWJ, ovvero Social Justice Warriors (guerrieri della giustizia sociale), spregiativo promulgato proprio dall’alt-right. La dizione si riferisce a quei difensori dei diritti civili che si offendono per ogni cosa, anche se non li riguarda e solo, dunque, per tornaconto personale. Altro modo per chiamarli è snowflakes, fiocchi di neve.

Il termine SWJ è diventato enormemente popolare, canalizzando in questo modo i Millennial stufi del politicamente corretto e delle ingerenze che quest’ultimo compie nel dominio della libertà di opinione, nonché nell’intrattenimento (cinema, musica, videogiochi…). Parliamo di milioni e milioni di persone. (Sempre dall’articolo de Il Conservatore).

Questi ideologi si muovono quasi sempre al confine con la Legge, sorpassandolo assai raramente. Le cose sporche le fanno fare ai galoppini, ai pretoriani, mentre loro raccolgono fondi e scrivono libri con cui influenzare i giovani.
Il salto di qualità – se così possiamo definirlo – è stato fatto negli ultimi anni, quando la militanza non si più limitata ai picchiatori di strada e ai nostalgici del KKK e di Hitler, ma si è diffusa con mezzi subdoli sul Web, spesso come risposta a una società che troppo spesso fa di tutto per apparire fragile e contraddittoria.
E, come dicevamo, i giovani sono i più influenzabili, in un certo senso perché più desiderosi di cambiare tutto ciò che ai loro occhi appare come vecchio e ingiusto.

Ma dove li pescano, nel 2017, questi giovani?
Semplice: in ambienti impoveriti dalla disoccupazione, dal disordine sociale, dalle falle di un sistema scolastico sempre più inefficiente.
E, come si fa notare nel film, tutti i fascismi prosperano laddove la gente è incline a cercare capri espiatori nel vittimismo. Guardate che anche qui in Italia si sta imponendo una mentalità del genere. Non siamo affatto esenti da rischi.
La tua vita non va come vorresti?
Colpa degli immigrati, del Governo, dei poliziotti, dei poteri forti, dei mass media.
La colpa è sempre di qualcun’altro e l’unica soluzione a questa situazione viene individuata nella ricerca di un uomo forte, di un leader che promette di riparare a queste ingiustizie.
Come?
Bruciando tutto, per creare un mondo nuovo.

Senior Counselor e Chief Strategist del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Direttore esecutivo di Breitbart News, un sito di opinioni, notizie e commenti di estrema destra.
Senior Counselor e Chief Strategist del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Direttore esecutivo di Breitbart News, un sito di opinioni, notizie e commenti di estrema destra.

(Articolo di Alex Girola – Seguimi su Twitter)

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9 commenti

  1. Ho un’unica parola per la situazione politico/sociale che scaturisce da questo articolo: AGGHIACCIANTE.
    Il post è fantastico, però: l’ho letto tutto d’un fiato. Un notevole momento di approfondimento.

  2. «Da qui parte la storia del movimento di destra alternativa, o alt-right movement. Una realtà vastissima, acefala e dalle mille anime, ma talmente potente da orientare la campagna dello stesso Donald Trump».

    Hail, Hydra!

    A parte gli scherzi, è un panorama che mette i brividi. Ho quel déjà-vu di mondo al collasso che si è visto poi culminare nella Seconda Guerra Mondiale. Sbircio questa distopia farsi più reale ogni giorno e mi preoccupo. Mi preoccupo tanto.

  3. Post davvero interessante, e mette i brividi notare che la situazione in Italia non è così diversa, io viaggio molto sul territorio e noto una xenofobia fortissima, esasperata soprattutto nelle persone delle classi meno abbienti, una “guerra tra poveri” veramente inutile. È triste e preoccupante vedere come si fanno manipolare le masse.

  4. L’elezione di Trump in un certo senso è la fine di un percorso nato già durante i mandati di George W. Bush e in seguito esploso durante i due mandati di Obama.
    Prima con il fenomeno del Tea Party (de facto, una scissione all’interno del partito Repubblicano) che ha spostato tutta l’agenda del GOP a destra, poi la legittimazione della voce politica di tutta la galassia di estrema destra che hai delineato.
    Negli ultimi dieci anni il fenomeno degli hate crimes è cresciuto a dismisura, pur senza eventi di grande rilevanza (non c’è stato un attentato come quello di Oklahoma City) e la crisi economica ha fatto il resto. L’impressione che ho ricavato dai miei contatti è che sia in atto una spaccatura trasversale nel tessuto sociale americano.
    La definisco trasversale perchè non si presta a classificazioni come bianchi/neri, ricchi/poveri o simili. E’ come se negli USA si stia ricomponendo l’intero modello sociale, nel nome delle reciproche paure e della perdita progressiva dell’identità nazionale. Molti americani rifiutano i fenomeni di globalizzazione e l’impressione che vengano manovrati verso lo scontro interno è davvero forte.
    Spero di sbagliarmi.

  5. Il fenomeno-Trump non avrebbe mai potuto affermarsi se lo sgretolamento di un certo mondo, di una certa visione, non fosse andato già molto oltre da anni, complice anche una crisi economica feroce. La semplificazione e il manicheismo che Trump cavalca anche astutamente per me sono diffusi in modo più capillare e trasversale di quanto non si pensi guardando al suo approcci o ai suoi strenui sostenitori più netti, che pure questo articolo analizza in modo superbo. Accanto ai manipoli di neofascisti e di ideologi molto ben definiti, io immagino orde di menefreghisti allo stato puro, che hanno salutato come un evento liberatorio da molte ipocrisie l’avvento di questo presidente, Nulla di nobile, siamo più dalle parti di “la corazzata Potemkin è una cagata pazzesca”. Magari è gente che vive per portare la figlia a Little miss America e se ne frega del resto, come dice una mia amica. O sono working-poor che hanno piene le scatole degli insoddisfacenti inviti al voto utile, agli appelli “o me o l’Apocalisse” di chi poi non sa risolvere mai nulla. O magari sono i sostenitori colti e delusi di Sanders, che hanno dichiarato che mai avrebbero votato per la Clinton e che non hanno votato per Trump ma hanno consolidato la sua vittoria. Oppure è quell’America che, come ha detto Michael Moore, ha votato Trump solo perché poteva farlo, per dare uno scossone a quel politically correct che troppo spesso, nelle società occidentali è diventato un modo per eludere la sostanza delle cose. Insomma, troppi vuoti sono stati lasciati perché qualcuno non passasse a riempirli. In fondo è sempre così, è vero anche in Europa. La fase europeista è stata molto carente sotto vari aspetti e non a caso ora, non solo l’entusiasmo dei primi anni è morto e sepolto, ma soffiano venti sovranisti o apertamente nazionalisti (o peggio).

  6. Grazie a tutti per aver letto e apprezzato l’articolo.
    Penso di scriverne altri, per analizzare più da vicino alcuni movimenti dell’estrema destra d’oltreoceano, specialmente quelli mossi da ideologie che sconfinano nel complottismo e nel millenarismo.
    Ci sarà da inquietarsi…

  7. Eccellente, uno dei migliori tuoi Alex. Poco da aggiungere, o troppo. Da tempo sto seguendo questa deriva e le dinamiche che la stanno favorendo sono davvero complesse, dovrò tentare di cimentarmi a proposito. In particolare, a riguardo ho trovato illuminante un saggio: Il caos prossimo venturo, di Prem Shankar, un importante economista indiano e che naturalmente consiglio. La sua tesi è preoccupante ma apre stimoli per immaginare un futuro alternativo, nel bene e nel male.

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