The Witch: il Male nel Nuovo Mondo

Nuovo mondo, 1630.
Una famiglia di pellegrini europei viene bandita dalla colonia in cui risiede. Per sopravvivere, i sette membri della famiglia migrano verso l’entroterra ancora vergine, in cerca di un luogo nuovo dove abitare.
Dopo aver costruito una fattoria ai margini di una grande foresta, iniziano i guai. Il quinto e ultimo figlio della coppia sparisce nel bosco, senza essere più ritrovato. I sospetti riguardo al colpevole di questo misfatto si spostano presto da un branco di fantomatici lupi a una strega, che si dice viva nel profondo del bosco…
Il manifestarsi di una presenza maligna sempre più aggressiva sembra avvalorare questa superstizione.

The Witch è un film in grado di riconciliare lo spettatore del fantastico esigente con il cinema.
Anzi, sarebbe meglio dire che The Witch trascende il genere, trattandosi di un film in grado di piacere a un pubblico eterogeneo, non necessariamente specializzato negli horror (definizione, quest’ultima, che spesso appare come un fardello, come un malus).

I toni cupi – tanto della fotografia quanto della narrazione – cadono mano a mano sullo spettatore, facendolo sentire a disagio, fuori posto, senza capire esattamente perché e in che modo.
La presenza della strega aleggia fin dall’inizio sulla sfortunata famiglia di pionieri, tanto ripetitiva nel professarsi fedele ai precetti cristiani quanto perseguitata da eventi funesti che fanno emergere piccoli segreti in grado di ledere l’unione tra padre e madre, e tra madre e figli.

Sullo sfondo di questa vicenda, ecco il New England dei padri pellegrini, così come doveva apparire agli europei che attraversavano l’oceano, per colonizzare delle terre di cui si sapeva ancora molto poco, o quasi nulla.
Era facile percepire la minaccia del Male, quello metafisico, trovandosi davanti a distese incontaminate di foreste e praterie, dove la mano dell’uomo era fino ad allora giunta a stento, come se fosse timorosa di infastidire potenze molto più antiche e misteriose.

Il regista (Robert Eggers) gioca per un po’ su un classico meccanismo dell’horror moderno: gli indizi del soprannaturale sono reali, oppure sono manifestazioni di menti superstiziose, condizionate da un indottrinamento religioso al limite del fanatismo?
Io trovo che spesso questo meccanismo venga utilizzato a sproposito, proprio per volersi elevare da un genere (il cinema del fantastico) che viene visto come qualcosa di serie B. Taluni registi lasciano quindi intendere che tutto ciò che affrontano i protagonisti – mostri, fantasmi, demoni, streghe – potrebbe essere solo frutto dell’immaginazione, o della follia. La buttano – per così dire – sul thriller psicologico.
Eggers, al contrario, dà una svolta decisa al suo film, dando a intendere che il Male di cui parla è reale e metafisico.
Senza clamori “circensi”, senza bisogno di ricorrere ai soliti trucchetti per far saltare lo spettatore sulla sedia, The Witch ci ricorda che il Male, quello vero, è qualcosa che corrode lentamente le persone con cui entra in contatto, spingendole alla morte, alla follia… oppure a una conversione al Male medesimo.

Ottima pellicola, sicuramente una delle più rilevanti nel campo dell’horror soprannaturale degli ultimi dieci anni, The Witch ha un finale tra i più belli, angoscianti e suggestivi che abbia mai visto.
La visione è pressoché obbligatoria per chi ha un certo genere di passioni. Il film lo trovate in versione digitale su Google Play, oppure su Amazon a una decina di euro (spesi benissimo, fidatevi).


Articolo di Alex Girola: https://twitter.com/AlexGirola
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