Con oggi inauguro la pubblicazione di alcuni articoli riguardanti la lavorazione di Milano Tsunami, il mio più recente (e più corposo) romanzo del ciclo narrativo Italia Doppelganger. Come sempre vi ricordo che altro materiale inedito, più eventuali promozioni relative al romanzo stesso, verranno diffuse tramite il canale Plutonia Telegram.
Cominciamo con l’introdurre quelle che saranno tra le principali antagoniste dei protagonisti della storia: le streghe.
Streghe che a Milano occupano uno spazio privilegiato, per quel che concerne in folklore locale e la storia della città.
Molte leggende (e molti episodi storici) milanesi vedono proprio queste malvagie incantatrici come portatrici di disgrazie di varia natura, dalle catastrofi naturali alle pestilenze. Non a caso a Milano operava uno dei tribunali dell’Inquisizione più spietati di tutta Italia. Spietato ma efficace, se consideriamo il gran numero di streghe ed eretici che venivano giustiziati ogni settimana.
C’era un posto, in particolare, adibito alle esecuzioni: piazza Vetra.
Piazza Vetra, incastrata tra la Basilica Ariana di San Lorenzo e la Cerchia dei Navigli, è stata per secoli il luogo deputato alla tortura e alla morte dei milanesi condannati per i più disparati reati.
Le prime condanne a morte avvennero nell’XI° secolo e continuarono sino al XVIII° secolo quando gli occupanti spagnoli spostarono il patibolo fuori da Porta Lodovica. In ogni caso le esecuzioni continuarono anche in Piazza Vetra sino a metà ‘800, seppur sporadicamente.
L’intera area era ammantata da un’aria funesta e malsana. Il quartiere era deputato al lavoro della conciatura dei panni che venivano lavorati dai “vetraschi”, giovanissimi lavoratori che utilizzavano il vetro per grattare i panni e poi conciarli. Il canale di scolo utilizzato era la Vetra, che oltre a dare il nome alla piazza e al quartiere, lo costeggiava per tutto il lato nord ed est.
L’area per secoli fu tra le più povere e misere di Milano e mantenne questa caratteristica sino a pochi decenni or sono.
Per accedere all’area provenendo dal centro si doveva passare sul “ponte della morte” che scavalcava la Vetra. Nella spianata irregolare di terra umida e putrida si trovavano agli estremi opposti un’area deputata alla tortura dei condannati e una per la loro esecuzione e successivo rogo.
Nei pressi venne prima eretta una croce, poi la statua di San Lazzaro, il santo che assiste alla sofferenza. (Fonte: Storie di Milano)
È proprio qui che l’Inquisizione organizzava i processi e le esecuzioni delle presunte streghe, così come degli eretici, degli untori, dei presunti adoratori del demonio.
I “processi” erano preceduti da lunghe sessioni di tortura, che avevano come unico scopo quello di estorcere agli imputati una verità artefatta, ovvero quella che gli inquisitori desideravano sentire.
Fino al 1300 i processi furono relativamente pochi ma, in seguito alla bolla papale Super illius specula, di Papa Giovanni XXII, l’Inquisizione ebbe finalmente il via libera per organizzare quella che oggi chiameremmo proprio “caccia alle streghe”.
Ne fecero le spese centinaia di persone, in un arco di tempo compreso tra il 1327 e il 1764.
Ai nobili accusati di venerare Satana e di fare uso di negromanzia e magia nera veniva concesso il “lusso” della morte per decapitazione, mentre gli imputati di umili origini venivano strangolati e bruciati sul rogo, oppure direttamente bruciati.
Piazza Vetra fu per decenni il luogo prediletto per le esecuzioni, ma in seguito toccò alla non lontana piazza Sant’Eustorgio ereditare lo spiacevole ruolo di luogo di morte per volere della Chiesa Ambrosiana. Dal 1558 il testimone passò a un altro luogo simbolo di Milano, Santa Maria delle Grazie.
Vale la pena ricordare che uno dei personaggi chiave della storia lombarda, Carlo Borromeo, fu uno dei più attivi persecutori di streghe, negromanti ed eretici. Dal 1563, anno della sua consacrazione a vescovo di Milano, al 1595, Carlo Borromeo si diede da fare con esecuzioni su esecuzioni.
Segnalo in particolare l’episodio relativo al rastrellamento in Val Mesolcina, appartenente al grande territorio della diocesi milanese. Su ordine del vescovo, dopo la sua visita pastorale in valle, vennero arrestate 150 persone, con l’accusa di stregoneria e demonolatria. Undici di esse vennero poi bruciate sul rogo.
In piena dominazione spagnola il governatore di Milano Juan de Velasco sollecitò il Papa ad aumentare il carico di lavoro dei cacciatori di streghe, visto che a suo dire la città pullulava di incantatrici, maghi, untori. Lo stesso Velasco tentò invano di edificare un carcere speciale per le streghe (tentativo già effettuato da un altro Borromeo, Federico, qualche anno prima).
Sempre grazie al sito Storie di Milano veniamo a sapere che:
Tra il giugno e l’agosto 1788 vengono bruciati nel chiostro di S. Maria delle Grazie, per volere dell’imperatore Giuseppe II, tutti i documenti relativi all’Inquisizione di Milano, che coprivano il periodo 1314-1764.
Si chiude così uno dei periodi più bui e cupi della Chiesa Ambrosiana.
Se vi interessa approfondire l’argomento vi consiglio la lettura di uno dei migliori libri sulla “Milano misteriosa”, vale a dire Milano: misteri e itinerari insoliti tra realtà e leggenda, di William Facchinetti Kerdudo. Lo trovate qui.

Articolo di Alex Girola: https://twitter.com/AlexGirola
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