Il più bel librogame di sempre

Il titolo dovrebbe aver solleticato la vostra curiosità. Speriamo in bene.
Ora che siete qui, faccio però due precisazioni.
A) Howl of the Werewolf non è il più bel librogame di sempre, ma senz’altro rientrerebbe in una eventuale top 10 (e – se volete – un giorno posso anche provare a stilarla).
B) Howl of the Werewolf è stato votato come il miglior titolo della collana Fighting Fantasy (in italiano è Dimensione Avventura, una delle più conosciute e giocate). Questo meritato premio risale al 2011 ed è stato assegnato tramite un sondaggio di Fighting Fantazine.

Lupravia è una terra maledetta, un posto gelido e inquietante caratterizzato da montagne innevate, da boschi infestati, da paludi nebbiose in cui è possibile incontrare i fantasmi delle persone annegate nelle loro acque.
Solo gli incauti o i pazzi attraversano i confini di Lupravia, perché la fama di questo reame abitato da letali predatori è ben nota in tutto il continente. Eppure tu l’hai fatto, col risultato di venire attaccato da un sanguinario branco di lupi, attacco a cui sei sopravvissuto per miracolo.
Le brutte notizie devono ancora arrivare: i lupi a cui sei scampato non sono normali animali, bensì lupi mannari. E, avendoti morso, ti hanno trasmesso la maledizione della licantropia.
Hai solo una speranza di salvezza: trovare una cura prima della prossima luna piena.

Questa, in sostanza, è la trama del librogame in questione.
L’autore è il sempre ottimo Jonathan Green, che in questo gamebook riesce a creare delle impareggiabili atmosfere gotiche, qualcosa che si avvicina molto alle avventure del setting Ravenloft, per il gioco di ruolo Advanced Dungeons & Dragons.
Lupravia è uno dei principati di Mauristatia, l’ampia regione del Vecchio Mondo, dove si svolgono molti librogame dei ciclo Fighting Fantasy. Insieme alla vicina Mortvania, location di un altro storico titolo di FF (Vault of the Vampire), i due principati costituiscono l’ambientazione ideale per chi ama le storie a metà tra fantasy e horror.
Ravenloft a parte potremmo paragonare Howl of the Werewolf ai vecchi film della Hammer, tra vampiri, lupi mannari, zombie old style e scenari gotici assortiti.

Il meccanismo di gioco è il solito del ciclo Dimensione Avventura: semplice, pratico, adattabile a diversi generi di librogame (nota a margine: da questo meccanismo ho preso ispirazione per creare le regole del mio Italia Doppelganger Role Playing Game).

Ho giocato a questo librogame soltanto adesso, nel 2018, e in inglese, visto che non mi risulta disponibile nella nostra lingua. Ovviamente non posso paragonare questa esperienza a quelle fatte da ragazzino, quando per la prima volta mi approcciavo alla lettura ludica, ai giochi di ruolo e ad altri prodotti simili.
La scelta di leggere un librogame a 42 anni non è stata dettata dalla nostalgia, bensì da due fattori differenti: A) la passione per i setting gotico/fantasy di qualunque derivazione, B) la voglia di sperimentare un librogame (nuovo) con le consapevolezze tipica del lettore/autore adulto.

Sono rimasto soddisfatto.
Anche trattandolo come un libro convenzionale – ovvero senza giocare i combattimenti, ma scegliendo semplicemente i vari percorsi narrativi – Howl of the Werewolf si dimostra una storia valida e ben scritta. Qualità, quest’ultima, che non è certo comune a tutti i librogame. Molti di essi, riletti da adulti, difettano infatti di stile ed evidenziano un’eccessiva aridità di linguaggio.
Howl of the Werewolf appartiene invece alla scuola dei librogame “evoluti”, che a mio parere possono ancora oggi rappresentare un ottimo svago anche per i lettori non più giovanissimi.

Se vi interessa lo trovate su Amazon, ma affrettatevi, perché i titoli della collana Fighting Fantasy hanno spesso dei notevoli rialzi di prezzo. Il già citato Vault of the Vampire, per esempio, è disponibile previo un esborso non indifferente di denaro sonante.


Articolo di Alex Girola: https://twitter.com/AlexGirola
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