Il problema della razionalità

Una nave spaziale dei Giganti del Ghiaccio, trainata da un quartetto di draghi bianchi.

Uno dei commenti più interessanti al post dell’altro giorno sul world building recita così:

La chiave è per l’appunto la sospensione dell’incredulità, ma quanto possa essere sospesa dipende dalla tipologia di lettore. Ad esempio chi ha delle nozioni scientifiche vedrà come il fumo negli occhi quegli aspetti della magia, che ad esempio violano il secondo principio della termodinamica, mentre un’economista noterà più gli aspetti citati nell’articolo.

Ringrazio Luca Tofini per aver sollevato la questione, commentando il mio articolo sulla condivisione che ne ha fatto Caponata Meccanica.
Non è un interrogativo da poco.
Diciamo che per quel che mi riguarda, in qualità di lettore, risolvo così la questione: se leggo un libro fantasy sono disposto a concedere all’autore una buona dose di sospensione dell’incredulità, anche se parla di magia, di draghi e fate.
Questo partendo dal presupposto che io non credo alla magia, ai draghi e alle fate. E nemmeno granché all’esistenza di Dio.

Come dicevo nel post sul world building, per me conta la costruzione di un’ambientazione, anche quando essa introduce elementi che fanno a pugni con le mie convinzioni razionali e scientifiche.

⇒ Esempio: nei libri fantasy di Harry Turtledove il sistema magico ha un rigore quasi scientifico, soprattutto introducendo il concetto di magia di somiglianza. Un materiale, un oggetto, una sostanza, genera effetti simili alla sua natura. Per esempio una goccia di sangue può essere usata per creare magie curative o offensive. Seguendo questo sistema, i maghi del regno X sacrificano l’energia vitale dei prigionieri di guerra per creare una simil-bomba atomica di pura forza arcana da lanciare contro i nemici.

Va da sé che una persona con dei normalissimi studi di scuola superiore nel CV non può nemmeno per un secondo credere che una cosa del genere possa realmente funzionare. Ma Turtledove ci presenta la faccenda in modo chiaro e rigoroso, rendendo accettabile. A patto di partire dal presupposto di avere tra le mani un libro del fantastico, e non un trattato di termodinamica.

Allo stesso modo sono disposto a giocare a un role playing game in cui interpreto un chierico votato alla Dea Morrigan, in grado di chiedere l’aiuto della Dea per scacciare un vampiro che mi sta per azzannare.
Il manuale di gioco prevede questa opzione, ci spiega come può funzionare – intendo dire a livello tecnico, tramite un lancio di dadi – e io prendo la cosa per buona. Ciò però non sposta le mie convinzioni da gnostico né mi fa credere all’esistenza dei vampiri.

Certo, un lettore molto più rigoroso incontrerà dei grossi problemi ad accettare il fantastico in sé, se non è pronto ad accettare l’idea di avere tra le mani un libro, un film o un gioco di ruolo che si slega da una parte delle sue competenze razionali e scientifiche.

Ma il problema è trasversale, anche senza tirare in ballo la scienza.
Io ho scritto molti racconti in cui ci sono nazisti e in nessuno di essi li ho trattati con lo sprezzante (e comprensibilissimo) dileggio dei vecchi racconti pulp. No, i “miei” nazisti sono ossi duri, non macchiette da prendere facilmente a calci nel culo, come fa Indiana Jones (tanto per dirne uno). In una novelette, Razza Ventura, ho scelto addirittura un plotone di SS come protagonista della storia.
Quindi io ho convinzioni nazionalsocialiste? Sono di estrema destra?
No. Sono progressista, lontanissimo da certi estremismi. Qualcuno di voi mi definirebbe un “piddino” o un “piddiota”, azzeccando la mia area politica attuale.
Eppure sì: mi è anche capitato che qualche lettore travisasse il tutto, scambiando una storia di fantasia per un’esaltazione filosofico-politica.

Concludendo posso dire che secondo me l’approccio a un prodotto del fantastico costituisce buona parte del problema, ma anche la soluzione del medesimo.
Motivo per cui ad alcuni il fantastico non va proprio giù, tra l’altro. È un punto di vista lontanissimo dal mio essere, dalle mie attitudini, ma ci può stare, tutto sommato.

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2 commenti

  1. Concordo totalmente, quando sia apre un libro fantasy, horror o quant’altro esiste un patto tra lettore e scrittore che fa accettare lo scritto per quello che è. Nel film matrix, per fare un esempio, ritengo assolutamente corretto la distorsioni delle leggi fisiche, se lo stesso effetto lo ritrovassi in una storia vera, da buon realista, mi farebbe storcere il naso. Non credo nel fantastico ma se apro un libro sul genere, lo accetto e lo amo visceralmente proprio per quello che accade.

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