Avere vent’anni

Settimana scorsa un’amica ha sollecitato, tramite un post su Facebook, a raccontare i nostri 20 anni.
Al momento ho evitato di commentare. Non mi andava granché di parlare dei miei fatti personali su una pagina FB frequentata in gran parte da sconosciuti.
Però quella sfida – chiamiamola così – mi è rimasta impressa e ci ho ragionato su a lungo, complice anche una serata che mi ha riportato indietro nel tempo.
Allora ho pensato di scriverci due righe, sui miei vent’anni. Invitandovi magari a raccontarmi i vostri.
Partiamo col dire che a vent’anni stavo abbastanza di merda, perché era il 1995, ero al primo anno di università e mi sentivo del tutto spaesato, senza una dimensione, senza una direzione da seguire. Ed era una pessima sensazione, anche se col senno di poi (cioè adesso, ventitré anni dopo) la troverei quasi rassicurante, alla luce dei pensieri e dei problemi dell’età adulta.

La mia amica dice che a vent’anni ha rischiato di perdersi dietro le sue manie, alle sue insicurezze, che le hanno fatto commettere molti errori ma che, al contempo, hanno contribuito alla sua maturazione in ciò che è ora (una giovane mamma creativa ed equilibrata). E che quindi quel tempo passato con le sue insicurezze non è tempo perso, bensì fa parte del viaggio.

Io pure, a vent’anni, di tempo ne ho perso tantissimo, proprio per capire dove dovevo andare a parare. Insicurezze ne avevo a pacchi – dicono che non sia “maschio” ammetterlo, ma chi se ne frega – ma non so quanto abbiano contribuito a diventare l’adulto che sono. Sinceramente continuo a considerarlo soltanto tempo perso. Ciondolare in ateneo, con la mezza consapevolezza di essere capitato lì per caso, non è esattamente qualcosa che ricordo con nostalgia. L’unica cosa che mi manca di quell’età, a conti fatti, è la libertà mentale di non dovermi preoccupare di questioni di famiglia, dei genitori anziani, delle malattie, delle bollette da pagare, del lavoro.
Ecco, questa particolare forma di libertà mi manca, e credo che mi mancherà per sempre.

Se devo proprio ripensare a un periodo tumultuoso, ma non del tutto negativo, della mia gioventù preferisco citare i miei 22-24 anni. Avevo conosciuto altra gente, ero in giro per l’Italia per seguire concerti, trascorrevo lunghe nottate a tirare letteralmente l’alba, senza mai avere il dubbio che qualcosa potesse andare male. E in effetti sono stato fortunato, visto che sono qui a raccontarvelo.
I periodi di cambiamento ovviamente hanno un prezzo. Il vagabondare di quel triennio (diciamo ’97-’99) mi ha fatto perdere di vista molti vecchi amici, che probabilmente mi hanno considerato uno stronzo, perché sono sparito più o meno nel nulla. Sono anche gli anni in cui ho mollato un po’ le vecchie passioni, role playing in primis, fumetti, libri etc. Non ho mai smesso del tutto, ma in quel periodo non erano le mie priorità. Però non ho mai mollato il colpo, infatti sono tutt’ora qui a occuparmene, questa volta per lavoro.

Sono anche gli anni in cui sono approdato in Rete. Era il ’97 e ai tempi Internet era una roba lenta, costituita da una manciata di siti internet, dai newsgroup, dalle mail. A me sembrava già tantissimo, un vero e proprio mondo nuovo, una rivoluzione copernicana che ho sfruttato a pieno.
Alla faccia di chi oggi rimpiange “i bei, vecchi tempi, quando giocavamo a pallone nel campetto dietro a casa (tra siringhe usate e giornaletti porno), e Internet non ci monopolizzava la vita!
Beh, io non ho mai rimpianto nemmeno per un secondo i giorni in cui ero offline, e in cui il mio mondo era limitato al poco che avevo a portata di naso.

Ecco, questi erano i miei 20, 21, 22 e 23 anni.
Hanno contribuito alla mia maturazione?
Non credo di essere mai maturato, ma diciamo che in qualche modo sono stati davvero gli anni che hanno smosso qualcosa in me, tirandomi fuori dalla bambagia.
Trascorso il triennio di “vagabondaggio” sono tornato a occuparmi in pianta stabile di ciò che mi appassiona davvero, con un carattere nuovo, meno timido, più consapevole. Poco a poco qualcosa di buono l’ho combinato, perciò forse non è stato tempo buttato.
Quindi in un certo la mia amica ha ragione.

E i vostri vent’anni? Come sono stati?

Una foto degli anni ’90, che fa sempre scena (io amavo Laura Leighton)

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