Flight Mode

Sto leggendo Keep going: 10 Ways to Stay Creative in Good Times and Bad il nuovo saggio su creatività e motivazione scritto dall’autore texano Austin Kleon.
Lo sto letteralmente razionando, perché i libri di Kleon sono da assaggiare a piccoli passaggi. Funzionano meglio così, fidatevi.
I primi due volumi del medesimo autore insegnano rispettivamente dove e come trovare l’ispirazione e in che modo promuovere la propria arte. Questo terzo saggio (al momento disponibile solo in inglese) tratta un argomento ancora più delicato: come mantenere la creatività, nei tempi buoni e in quelli grami.
Vi consiglio di leggerlo, perché nella sua semplicità è illuminante.
C’è un capitolo in particolare su cui voglio spendere qualche parola.

Gran parte dei dispositivi mobili, e non solo gli smartphone ma anche i tablet, dispone di una funzione molto utile che permette di disattivare tutti i segnali emessi dagli stessi device. Si tratta di una funzionalità integrata, che è davvero facile da mettere in azione. È la famigerata modalità aereo.

Drogati come siamo di iperconnettività, molti non sopportano l’idea di rimanere isolati per ore dal web, dai social network, da WhatsApp, dalle mail. Ci sono casi di cronaca in cui alcuni soggetti particolarmente ansiosi danno letteralmente di matto, se non riescono a usare i loro smartphone per un periodo di tempo eccessivamente lungo.

A me il flight mode (la modalità aereo) piace.
Come dice Kleon, è un’occasione per staccare il cervello dagli input tecnologici, per dedicarsi a una lettura, o semplicemente al pensiero, alla riflessione. Pare che sia anche un momento in cui il cervello diventa particolarmente creativo e inizia a macinare idee. Forse aiuta anche il fatto di essere seduto su una scatola volante, senza molte altre opzioni per ammazzare il tempo (dormire, per esempio).
Il flight mode è dunque un’opportunità da cogliere, non un limite da soffrire.

Ma dunque perché non imporsi delle “modalità aereo” anche quando siamo a casa? Perché non mettere il cellulare sul flight mode anche senza essere in volo? Ne accenna anche Davide Mana in questo suo utilissimo articolo.
Ci si può provare, ma a casa le tentazioni sono molte. Il fatto che il cellulare sia a portata di mano rende il tutto più difficile.
Per chi scrive, come me, il web è uno strumento indispensabile. I social, invece, contribuiscono a non essere isolati dal resto del genere umano. Eppure non è proprio indispensabile essere in contatto con chiunque ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette.
Riconquistare degli spazi di solitudine sta diventando una necessità, più che un mero diritto.
Imparare a stare disconnessi ci insegna, tra le altre cose, a evitare di dare giudizi affrettati su OGNI cosa, e anche a fregarcene dei giudizi (spesso superficiali) che ci arrivano ogni volta che condividiamo qualcosa.

Andiamo, se siamo riusciti a rinunciare ai cellulari per evitare gli spoiler su Avengers Endgame (io l’ho fatto), potete farlo anche per godervi una cena senza doverla fotografare.
Non dico sempre, ma almeno ogni tanto.
Anzi, le cene, specialmente quelle di coppia, sarebbe bello farle ogni volta con gli smartphone in modalità aereo.

Ah, ci sarebbe anche tutto il discorso sulla drastica riduzione delle radiazioni emesse dagli smartphone, quando sono in flight mode, ma forse lo affronteremo un altra volta.


Articolo di Alex Girola: https://twitter.com/AlexGirola
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