L’Incompiuto

Quindi è morto Kentaro Miura, mangaka di fama mondiale, autore di tante opere di qualità, ma universalmente noto come il papà di Berserk.
Nel post di Instagram che vedete qui sopra ho cercato di esprimere, nell’immediato, le riflessioni e le emozioni che mi ha suscitato la sua morte.
Vedo che in molti sono costernati per questa perdita. La stessa cosa è accaduta pochissimi giorni fa per la scomparsa di Battiato, che mi ha addolorato moltissimo.
Nel caso di Miura ho notato però una considerazione ricorrente, anche se non maggioritaria: “è morto lasciando incompleto Berserk, dannazione!

Una considerazione di pancia, che può avere senso. Non che in molti avessero davvero speranza di vedere la fine di questa maestosa opera dark fantasy a fumetti. Da tempo si capiva che le cose sarebbero andate diversamente (un po’ come accadrà a Martin con Le Cronache del ghiaccio e del fuoco).
Io, come ho già detto, non sono un esperto di manga. Non so perché Miura abbia rallentato progressivamente il suo lavoro su Berserk. Si è dedicato ad altro, ha avuto idee nuove da sviluppare, si è stancato della sua “creatura”, ha perso l’ispirazione… non so.
Però so che succede.
Sono uno scrittore, un piccolo autore con una piccola nicchia di lettori fedeli. Alcuni di loro sono delusi dal fatto che io non abbia ancora concluso alcune saghe che amano. E a me di questo spiace. Vorrei accontentarli, cercherò di farlo.
Solo che…

Solo che scrivere non è come accendere un pulsante in testa. Non ci si alza la mattina decidendo cosa si è in grado di scrivere e cosa no. O meglio, qualcuno riesce a farlo. I più professionali, immagino, quelli che si impongono di produrre qualunque cosa risulti vendibile, perché con quella roba ci pagano le bollette. Magari a volte odiano ciò che scrivono, ma riescono comunque a portare avanti un progetto che a loro non trasmette più nulla (ma ai lettori sì).

A volte lavori come questi – scrivere, disegnare, fare musica – ti stancano mentalmente, a un livello profondo. A volte le storie, le canzoni, anche quelle apparentemente leggere, non vogliono più funzionare. Perdono ogni contatto empatico col loro creatore, lo sfiniscono, si ribellano come piccoli, schifosi gremlins e non ne vogliono più sapere di obbedire.
Oppure, perché succede anche questo, l’artista trova altre idee che lo travolgono, soverchiandolo. E allora ci si dedica subito alla nuova ispirazione, la si cavalca, con l’impressione che da essa si potrà ricavare qualcosa di grande e di unico. A volte va effettivamente così, mentre in altri casi l’idea che sembra geniale si rivela tuttalpiù buona.
Però non è che tu lo sai prima, non sei consapevole di come andrà a finire un nuovo lavoro, non senza iniziarlo.
E spesso – quasi sempre – non c’è tempo per sviluppare ogni idea che ci sembra valida, nuova o vecchia che sia. Non c’è mai abbastanza tempo per tutto.
La morte di un artista, soprattutto se è ancora giovane (Miura era del 1966), sembra ribadirci con violenza questo concetto. Il tempo che abbiamo a disposizione è limitato e ciascuno di noi ha il diritto di provare a sfruttarlo al meglio.
Purtroppo spesso le cose non vanno come vorremmo, ma noi cerchiamo di dare sempre il meglio, lo giuro.

E, quando va proprio bene, anche un incompiuto come Berserk è e resterà qualcosa di grandioso e memorabile.


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