Stress.
Una parola che spesso usiamo a sproposito, così come ansia e depressione e altre simili.
Però non ho mai sentito tante persone parlare di stress con tanta cognizione di causa, come è successo durante questa pandemia. Stress di varia natura: paura della malattia, sensazione di essere prigionieri di casa (parlo dello smart working, che perdura anche in zona gialla), stress per le giornate sempre uguali, stress per non essere capaci di adattarsi ai nuovi ritmi della vita (vale soprattutto per chi era abituato a stare sempre in movimento).
Ecco, a me lo stress, qualunque sia la sua natura, rende quasi impossibile concentrarmi su tante cose che ho sempre fatto in automatico, come per esempio leggere. Ultimamente leggo poco e con grande fatica. Poi passa, lo so, ma al momento va così.
Per alleggerire un po’ la situazione sono tornato a dedicare un paio di orette settimanali, la domenica pomeriggio, ai librogame. Ne ho qui una tonnellata di quelli vecchi e qualcuno di nuova generazione. Questi ultimi sono più maturi e completi, anche più pretenziosi, se vogliamo. Quelli più datati – di qualità altalenante tra una serie e l’altra – sono paragonabili a videogiochi vintage, che spesso erano semplici ma godibili. Di quella godibilità che si è un po’ persa con la ricerca della maturità. Entrambi gli elementi sono necessari, ma il bilanciamento non è mai facile.
Domenica scorsa ho iniziato con un grande classico, il numero uno della saga Misteri d’Oriente, intitolato Il Vecchio della Montagna. Una delle miei serie preferite, molto matura come scrittura e ambientazione.
So che è stato recentemente ristampato col titolo La fortezza di Alamut e con una nuova, eccellente veste grafica, ma io ho il vecchio volume italiano e ho giocato a quello.
Misteri d’Oriente è la traduzione della saga francese La Saga du Prêtre Jean di Doug Headline e Dominique Monrocq.
Il lettore è chiamato infatti a intrepretare un personaggio pseudostorico davvero singolare, Prete Gianni. Un leggendario sovrano cristiano orientale, la cui origine risale alla tradizione medievale, che ispirò molti racconti e narrazioni.
In Misteri d’Oriente Prete Gianni viene immaginato come un cavaliere al servizio di Riccardo Cuor di Leone alla ricerca della mitica città di Shangri-La. Viaggiando attraverso il tempo e visitando una varietà non indifferente di culture diverse, il lettore si troverà immerso in questa cerca mitologica, che spesso sembra non aver speranza di compimento, memore forse dell’adagio “quel che conta non è la meta, bensì il viaggio.”
La ricerca di Shangri-La inizia in Medio Oriente, dove Prete Gianni anela di incontrare il Vecchio della Montagna, il saggio Hasan ibn as-Sabbah che da tempo si è ritirato nella torre più alta della massaccia fortezza di Alamut.
Anche Il Vecchio della Montagna è un personaggio pseudostorico, indicato da Marco Polo ne Il Milione.
Fonti arabe, persiane e mandarine sembrano confermare una certa veridicità di tale figura. Il persiano al-Hasan ibn as-Sabbah fu l’iniziatore della diramazione eretica musulmana sciita detta degli ismailiti. Dopo esserne diventato gran maestro nel 1107, nel 1109 s’impadronì della fortezza di Alamut, che diventò centro del suo potere.
Il racconto del Polo descrive un luogo protetto da un castello fra le montagne in cui Hasan ibn as-Sabbah aveva creato un paradiso terrestre con cibo e divertimenti come quelli descritti da Maometto, con vino, latte e miele e dove i giovani da lui selezionati provavano tutti i piaceri della vita. Da questo luogo i predestinati potevano entrare e uscire solo profondamente addormentati. Quando il Vecchio aveva bisogno di un assassino, faceva cadere in un sonno profondo tramite hashish (da cui il termine “assassini”) oppure oppio un adepto e lo faceva svegliare fuori dal “paradiso”. Il malcapitato disperato e confuso, sarebbe potuto rientrare solo dopo aver portato a termine la propria missione e quindi avrebbe fatto tutto quanto richiestogli.
(Fonte Wikipedia)
Ecco il contesto in cui il lettore/giocatore si trova a interagire.
Con questo primo volume ci approcciamo allo stile degli autori, che sono fortemente debitori al fantasy di Howard (più quello di Solomon Kane che non quello di Conan), ma a cui uniscono molta vivacità, un robusto inserto di elementi fantastici in un contesto storico ben ricostruito, soprattutto ricordando il fatto che si tratta di un libro che si rivolge a un pubblico di ragazzini.
La fortezza del Vecchio della Montagna è una sfida tutta da affrontare, ricca di minacce ma anche di meraviglie, tra tesori, alchimisti e oggetti incantati.
Le atmosfere esotiche sono rese ottimamente, tanto che il libro non mi sembra invecchiato male, a differenza di altri, di diverse saghe.
Ho letto che la nuova edizione, citata in precedenza, ha delle regole un po’ diverse, anche se il sistema di gioco – piuttosto semplice e immediato – è rimasto lo stesso. Secondo me questo è un pregio, soprattutto per i lettori non di primo pelo, che prediligono la narrazione al lancio dei dadi. Per dirla meglio: bene le sfide, i duelli e quant’altro, ma io cerco il guizzo dello scrittore, la soluzione intelligente quando si finisce in un apparente vicolo cieco, etc etc.
La scrittura interattiva è piuttosto complessa da gestire, anche quando riguarda prodotti chiaramente indirizzati a un pubblico giovane. Da autore maturo sono dunque anche curioso di vedere la costruzione di una storia a bivi, e in che modo essa differisce dalla scrittura canonica.
Mi sento di dire che Il Vecchio della Montagna è tutt’oggi un ottimo librogame. Anche se non li giocherò, ricordo che anche gli altri volumi di Misteri d’Oriente erano/sono molto affascinanti. Lo pensavo allora, quando preferivo il fantasy di un mondo secondario rispetto al fantasy storico, e lo confermo oggi, con le mie preferenze ribaltate integralmente.
Questo articolo nasce osservando le statistiche del mio podcast. La puntata sui librogame (ve la metto qui sotto, in un comodo player) è la seconda più ascoltata di sempre. Il che mi fa pensare che l’argomento sia ancora piuttosto apprezzato. Non trovando il senso di scrivere dei post dal punto di vista del collezionista, ho pensato di farlo dal punto di vista del giocatore maturo.
Visto che la partita/lettura de Il Vecchio della Montagna è stata molto rilassante mi piacerebbe farne altre. Se vi interessa avere altre mie considerazioni in tema librogame, fatemelo sapere. Può darsi che, di tanto in tanto, vi proponga un articolo simile a questo.
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