Approfitto della disastrosa situazione climatica che grava su mezza Europa per riproporvi questo articolo riveduto e corretto.
Non sono certo io a scoprire gli effetti deleteri del clima sulla mente dell’uomo, ma credo sia interessante discuterne in maniera più approfondita.
Fermo restando i disagi causati dalla neve e dal gelo io mi dichiaro ben più suscettibile alle temperature elevate, che in estate riescono a portarmi di tanto in tanto sull’orlo di veri e propri esaurimenti nervosi.
Ma bando a queste considerazioni personali e spazio all’articolo.
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Il più profondo effetto del tempo sull’uomo è costituito dalla funzione che esso ha sulla sua vita individuale influenzando il suo organismo, la sua volontà e le sue emozioni. In numerosi casi la correlazione è chiara e nettamente biologica. Per esempio, quando un freddo del nord colpisce le zone montagnose dell’America Centrale, normalmente calde, molti Indiani contraggono una polmonite mortale; nelle zone temperate del Nordamerica il tempo variabile dell’inizio della primavera è apportatore di raffreddori e la stessa cosa accade nell’Europa meridionale. Ma alcuni esperti ritengono che il tempo possa influenzare l’uomo in più complessi, oscuri e impressionanti modi.
Sin dal tardo XIX secolo quando cominciarono a essere organizzati gli studi degli effetti dell’ambiente sulla personalità, la scienza ha accertato la dipendenza tra tempo e comportamento umano, dalla frequenza dei casi di atti violenti e aggressioni alla disciplina in classe degli studenti, dalla circolazione dei libri nelle biblioteche pubbliche ai suicidi, e dalla perpetrazione di lesioni e omicidi ai fatti amorosi. I dati di tutti questi argomenti sono contenuti in un voluminoso libro, Moventi principali della Civiltà, scritto da Ellsworth Huntington di Yale.
Con tempo umido a Denver diversi scolari dovettero essere puniti cinque volte di più che con tempo secco.
Nelle biblioteche pubbliche di otto città del Nordamerica le persone ritiravano libri di letteratura seria molto più frequentemente nel tardo inverno o all’inizio della primavera che negli altri periodi dell’anno.
Nel suo libro Il clima fa l’uomo Clarence A. Mills, professore di medicina sperimentale all’Università di Cincinnati, afferma che il cattivo umore e la discesa del barometro sono strettamente legati. In un giorno in cui l’umidità è scarsa e il barometro è in ascesa, l’uomo medio tende ad andare al lavoro giornaliero di buona lena, adempie alle proprie mansioni con efficienza e guarda alla vita con ottimismo. Ma lo stesso uomo in una giornata afosa di agosto brontola con i suoi ragazzi, attacca briga con i compagni di lavoro, è scuro, accigliato e pessimista. In condizioni normali la maggior parte delle persone se la cava alla meno peggio da simili noie prodotte dal tempo; gli orizzonti si allargano e il senso dell’humor viene recuperato. Ma su persone le cui condizioni fisiche sono già sotto la media, gli effetti opprimenti del cattivo tempo possono sconvolgere l’equilibrio di una salute al limite di gravi malattie.
Su persone già sotto sollecitazioni emotive, esso può fare esplodere atti aggressivi. Dei 148 tumulti religiosi che si sono avuti in India dal 1919 al 1941, dice Huntington, più di un terzo hanno avuto origine nei mesi di maggior disagio, aprile e agosto. Il grafico scende leggermente in maggio e giugno, quando la stagione dei monsoni recava venti freschi e rovesci che alleviano il calore ardente.
La curva però comincia a risalire in luglio, quando il vento cessa e l’aria diventa umida. In un altro classico studio, di un pioniere nel campo degli influssi del tempo, O. E. Dexter, il tempo viene accusato di essere probabile fattore negli arresti per crimini e aggressioni. Studiando circa 40.000 di tali arresti nella città di New York, Dexter mostrò che la linea dell’incremento era esattamente parallela all’aumento della temperatura. In gennaio il grafico degli arresti era basso, in luglio esso raggiungeva la punta massima, diminuiva solo durante le snervanti giornate di agosto. « La temperatura, più di ogni altra condizione » concludeva Dexter «influenza gli stati emotivi che sono la causa delle liti.» Egli può avere esagerato un poco, ma i suoi diagrammi mostrano manifestamente una relazione tra umore e temperatura.
Ai venti che soffiano costantemente e in maniera monotona per settimane si attribuisce una profonda influenza sulle persone. Gli effetti deprimenti del fohn delle Alpi sono solo un esempio. Nella Francia meridionale il vent du Midi, un vento caldo-umido, è comunemente ritenuto responsabile di emicranie, dolori reumatici, attacchi epilettici e asmatici, e di alcune manifestazioni di malattie infantili.
La gente di Tangeri incolpa il levanter, vento orientale proveniente dal Mediterraneo, delle emicranie e del senso di oppressione. I Nordafricani credono che lo scirocco, caldo e polveroso vento che soffia dal Sahara, deprima la gente fino al suicidio. E un vento da est, senza nome specifico, che soffia su Londra in novembre e marzo fu collegato da un medico inglese di corte del XVIII secolo al regicidio.
Voltaire, citando le parole del dottore, dice che esso causò «nera malinconia in tutta la nazione». Un numero indefinito di scoraggiati londinesi si impiccò, gli animali diventarono turbolenti, la gente diventò feroce e disperata. «Fu letteralmente dovuto a un vento da est» disse il dottore, secondo Voltaire «se Carlo I fu decapitato e Giacomo XI deposto».
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Fonti:
Napoleone diceva che il suicidio è un atto di vigliaccheria, tranne che in Inghilterra: là è solo colpa del clima umido… 😉
All’università ho studiato qualcosa sul determinismo ambientale, però i geografi moderni tendono a diminuire la sua importanza, a differenza di quanto sostenuto dai loro predecessori.
Comunque, se l’argomento ti interessa ti consiglio di informarti su Ellen Churchill Semple. Considera che è deceduta nel 1932, quindi in rete dovrebbero trovarsi suoi saggi e articoli liberi da copyright. Ovviamente in inglese, ma per noi nemici della cultura nazionale non è un problema, leggiamo anche i libri dei barbari 😉
Ciao. Condivido con te l’odio per le temperature elevate, soprattutto se abbinate a umidità tropicale e trovo molto interessante questo articolo. Che dire, non mi stupisce il fatto che oggigiorno l’influsso del determinista ambientale venga un po’ depotenziato, come dice Ariano Geta. Penso che questo sia dovuto a due ragioni (se posso permettermi). La prima è che il mondo accademico tende spesso a ragionare per compartimenti stagni (la geografia o la metorologia non sono la medicina e viceversa, e chi cerca di collegarle si avventura su un terreno impervio). La seconda è che l’Uomo non è considerato, dalla nostra cultura moderna tanto dedita al progresso, come parte della Natura ma come dominatore o vittima della Natura quando fallisce in questo. In realtà ritengo che entrambi i presupposti siano sbagliati perché tutto è collegato più di quel che sembra e l’Uomo è parte del mondo, ne è influenzato e lo influenza a sua volta.
Il fatto che il clima influenzi l’Uomo non mi stupisce affatto, così come la luna influenza le maree e un altra miriade di cose. O le stagioni…Tutto in natura si basa su ritmi basati sull’avvicendamento di opposti. Luce/buio, caldo/freddo, umido/secco. C’è un tempo per ogni cosa e quindi deve esserci anche per noi in relazione al clima e alle stagioni. Anche da un punto di vista interiore. Quello che il mondo moderno cerca disperatamente di rimuovere o tenere a bada.
Ciao. 😉
Interessantissima la tua considerazione riguardo alla percezione della specie umana rispetto alla Natura. Credo che sia una cosa vera, ma su cui a volte riflettiamo poco. Un po’ come se fossimo diventati noi stessi alieni sul nostro pianeta.
Che nasca da qui anche una sostanziale incomprensione di certi fenomeni che non a caso preferiamo definire “innaturali”?
Il clima e le sue conseguenze possono anche essere criminogeni per conseguenze; basti pensare ai fenomeni di accaparramento di derrate alimentari e commodities e al conseguente uso speculativo del commercio delle stesse, fino alle estreme conseguenze del mercato nero. Sta succedendo anche in questi giorni con ortaggi e frutta.
Questo è un altro effetto della faccenda, diverso e più pratico, ma purtroppo fin troppo reale.
È considerato un dato acquisito dalle forze di polizia della California che il Santana (vento caldo, non chitarrista leggendario) incrementi il crimine ed i suicidi.
E notoriamente il picco dei suicidi si ha a Natale (combinazione di freddo, buio e allegria forzata, secondo gli esperti).
E vivendo da anni con un padre metereopatico, posso garantirti che subire gli altrui sbalzi di umore alle variazioni del barometro è certamente una ispirazione di pensieri omicidi…
Al fohn ci credeva persino Dario Argento… ^^
In fin dei conti mi sembra una correlazione più che evidente, basta fare un’osservazione neppure tanto approfondita dei titoli dei giornali durante l’alternarsi delle stagioni. Io ho notato un aumento esponenziale dei crimini violenti in concomitanza con l’aumento delle temperature (e non credo di essere stato il solo). Se poi all’influenza climatica si aggiunge il malessere socio-economico…
Dove la dice questa cosa del föhn? Sono piccole citazioni che a me interessano sempre 😉
In Phenomena. 😉
Grazie!
Sono così tanti anni che non lo vedo (almeno 15) che per me è quasi un film nuovo…
È l’ultimo decente. Quando Pleasence parla del vento caldo delle Alpi è quasi poetico. ^^
Devo proprio rivederlo…
Curioso che questa faccenda – l’influenza climatica sulla psiche – sia praticamente appurata da tutti, ma non riconosciuta dalla scienza.
Come dice Ariano c’è spesso questo brutto vizio di ragionare a comparti stagni. Cosa che non vale per tutti i campi scientifici, ovviamente.
Per una volta tanto la saggezza popolare sembra vederci più lungo rispetto a certi studiosi.
Ragazzi ma siete proprio sicuri che la scienza non contempli l’azione del tempo sull’umore e i fenomeni sociali? Io non ho mai avvertito tutto questo scetticismo a riguardo… anzi, in alcuni paesi del mondo viene offerta assistenza psichiatrica in periodi notoriamente connessi ad aumenti di stati depressivi o di violenza.
Concordo purtroppo con Ariano. Si ragiona a compartimenti stagni, e la frase “Napoleone diceva che il suicidio è un atto di vigliaccheria, tranne che in Inghilterra: là è solo colpa del clima umido…” è incredibilmente verosimile.
L’uomo si comporta ormai come il padrone del mondo. Ma il mondo non è solo cemento e città, è anche clima, vulcani, terremoti, acqua, vento, cielo.
E che ci piaccia o no siamo soggetti all’ambiente in cui viviamo.
Sono profondamente convinta che il clima influenzi la mente, la psiche ed il corpo di tutti gli esseri viventi.
Io detesto il vento, mi fa sentire nervosa. Così come a qualsiasi animale.
E forse non lo sapete, ma la temperatura agisce sul ciclo metruale. Ora so che non è argomento da pub, ma è un dato importante. Insomma sembra assurdo, ma è così.
Cosi come quando ci sono 45° la gente si ammazza di più nel traffico.
La scienza non riconosce molte, troppe cose, perchè se le ammettesse dovrebbe cambiare approccio e così la società.
Insomma diciamocela, nonostante le fanfare dei telegiornali sul freddo/caldo STUPEFACENTE (ma non lo dicono ogni anno che non è mai stato così freddo/caldo?), è pur vero che da secoli sappiamo cosa aspettarci dall’inverno e dall’estate, ovvero freddo e caldo a volte più elevati a volte meno.
Il problema è che con questi eccessi di clima dobbiamo continuare ad andare a lavorare, prendere la macchina, PRODURRE, COMPRARE MEDICINE PER LE INFLUENZE, mentre se ci comportassimo come qualsiasi altro animale sano, ovvero se smettessimo qualsiasi attività e andassimo in letargo fino a tempi migliori non saremmo consumatori e pedine della macchina produttiva.
Non sapevo dell’influenza della temperatura sul ciclo mestruale.
E’ un altro esempio – del resto lo dici anche tu – di come certe cose vengono taciute per non creare troppi interrogativi.
Interessante anche la tua considerazione a margine. Una provocazione? Può darsi. Eppure credo che ci sia molta verità in essa.
Ci obblighiamo a lavorare, anche duramente, perfino quando le temperature consiglierebbero di rintanarci e aspettare il momento biologicamente opportuno per mettere fuori il naso. Ovviamente stiamo discutendo di cose puramente teoriche, di cambiamente sociali così profondi e radicati che probabilmente non avverranno mai.
Eppure, mi chiedo, chi ha stabilito questi cicli vitali oramai entrati nel nostro DNA?
Noi stessi.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Io non ci vedo nulla di strano. Il tempo ha una grossa incidenza sull’umore delle persone, e quindi sul loro modo di agire e di comportarsi, anche se in percentuale minima. Ma nei casi in cui quelle piccole percentuali si sommano, allora abbiamo un dato rilevante. Il traffico per esempio? immaginiamoci di sentirci spossati e affaticati dal caldo afoso, è normale che i nostri riflessi siano leggermente meno pronti. Se allora la percentuale di automobilisti che condivide questo stato di affaticamento è consistente, li dove normalmente non si creerebbe un ingorgo invece si crea. Magari perché sulla corsia di immissione facciamo meno attenzione a chi c’è intorno, allora qualcuno frena un po’ troppo e chi sta dietro di lui si ferma completamente; chi è ancora dietro ritarda a partire ed ecco il traffico!
Questo ragionamento, con un po’ di fantasia, si può attribuire a tutti gli eventi che riguardano “masse” di persone.
Per quello che riguarda suicidi e atti criminali, non credo un onest’uomo o una persona lungi da qualsivoglia stato depressivo, possa improvvisamente variare stato d’animo. Diciamo che nella maggior parte dei casi si tratta di “gocce che fanno traboccare il vaso”.
Argomento interessante, evidenze anche scientifiche sull’influenza del clima (ma anche dell’alternanza giorno/notte) ci sono, ma credo che il problema sia poco risolvibile (e forse anche poco “attraente”) per via scientifica.
Fatti salvi alcuni punti fermi (ad esempio l’umidità da fastidio a tutti per ovvi motivi fisiologici) ci sono troppi fattori che possono “perturbare” l’effetto del clima: cultura, situazione economica, religione ecc…
E purtroppo sono molto difficili da valutare.
Riguardo al determinismo ambientale/geografico vi consiglio il libro “Armi, acciaio e malattie” di Jared Diamond, in cui analizza e cerca di spiegare una domanda del tipo “Perché la storia l’hanno fatta Europei ed Asiatici invece di Amerindi, Africani e Aborigeni?” (notate che la costa nord-africana viene assimilata all’Asia e all’Europa in quanto parecchio isolata dall’Africa sub-sahariana dal deserto).
Vengono presi in considerazione numerose cause tra cui:
– presenza di animali addomesticabili;
– presenza di fasce climatiche comuni (l’Eurasia si estende da ovest a est, quindi con ore di luce e stagioni simili, America e Africa da nord a sud…) con ovvie ripercussioni sull’agricoltura
– presenza di piante coltivabili
Vorrei leggere il libro di Huntington..mi potresti dire il titolo in inglese?