22/11/63 (di Stephen King)

11/22/63
di Stephen King
Sperling & Kupfer editore
767 pagine, 23,90 euro (cartaceo) 11.99 euro (ebook, ma solo in inglese)

Sinossi

Jake Epping ha trentacinque anni, è professore di inglese al liceo di Lisbon Falls, nel Maine, e arrotonda lo stipendio insegnando anche alla scuola serale. Vive solo, ma ha parecchi amici sui quali contare, e il migliore è Al, che gestisce la tavola calda. È proprio lui a rivelare a Jake il segreto che cambierà il suo destino: il negozio in realtà è un passaggio spaziotemporale che conduce al 1958. Al coinvolge Jake in una missione folle – e follemente possibile: impedire l’assassinio di Kennedy. Comincia così la nuova esistenza di Jake nel mondo di Elvis, James Dean e JFK, delle automobili interminabili e del twist, dove convivono un’anima inquieta di nome Lee Harvey Oswald e la bella bibliotecaria Sadie Dunhill. Che diventa per Jake l’amore della vita. Una vita che sovverte tutte le regole del tempo conosciute. E forse anche quelle della Storia.

Commento

Ogni volta che recensisco qualcosa di King devo fare determinate premesse.
Numero uno: per anni è stato uno dei miei scrittori preferiti.
Numero due: nonostante ciò non ho mai maturato qualcosa di simile al fanatismo nei suoi confronti.
Numero tre: reputo quasi tutti i suoi lavori degli anni ’90 davvero pessimi.
Numero quattro: questo non mi proibisce di parlare bene di un suo romanzo se mi piace. Cosa già accaduta per The Dome.

Bene. Detto ciò, partiamo con una cosa che vi deve essere chiara fin da subito: questo romanzo non è un horror, è fantascienza.
Ok, in realtà King ci ha infilato un po’ di ingredienti e di mestiere, scivolando di tanto in tanto in altri generi (compreso il mainstream), ma 22/11/63 è una storia di viaggi nel tempo e quindi di science fiction, che vi piaccia o meno questa definizione.
Un cambio di registro notevole per il “Re”, ma non del tutto imprevedibile, visto che già con The Dome l’horror sgomitava con altre suggestioni e con atmosfere colte da alcune tendenze cinematografiche degli ultimi anni.
Qualche fans di King piangerà, si strapperà i capelli o lo maledirà. Dio, quanto li odio. Molto meglio mantenere una lucidità di giudizio, la capacità di valutare non in base al curriculum di uno scrittore, bensì di volta in volta,  in base a ciò che troviamo a leggere.

22/11/63 è un ottimo libro. Togliamoci subito il dente e diciamolo ad alta voce.
Le storie che raccontano di viaggio nel tempo non sono poi così ricche di varianti. Di solito c’è una “missione” da compiere (in questo caso salvare JFK nel 1963), ci sono i tanti rischi di scatenare danni inimmaginabili al continuum spaziotemporale, c’è poi il rischio molto più terra-terra che il crononauta in questione si innamori di qualcuno nel passato, titubando così a tornare nel suo presente.
Fateci caso: sono linee guida rispettate praticamente in tutti i romanzi e racconti di questo genere. Io stesso che da tempo sto provando a scrivere qualcosa in materia sto sbattendo il naso (non troppo dolorosamente) su questi punti.
Anche King li ha rispettati, ricavandoci attorno una robusta storia che parte dal 1958 e arriva al 1963. Il protagonista è Jake Epping, 36enne professore di letteratura del XXI secolo, che si troverà casualmente coinvolto in un’anomalia temporale localizzata nel Maine del 1958.

La copertina originale

Se la sua missione diventa presto quella di salvare JFK per sperare in un futuro migliore per l’America – senza Vietnam, senza Guerre nel Golfo etc etc – Epping verrà in realtà coinvolto nella sua nuova vita, specialmente nella storia d’amore con Sadie Dunhill, che ha occasione di conoscere in quel lungo lasso di tempo che lo separa dal fatidico 22 novembre 1963.

King è bravo a utilizzare lo strumento del time traveling per descriverci cosa erano gli States di quegli anni, nel bene e nel male. Lo fa con vividezza e con forza narrativa, attraverso persone e luoghi, così come riusciva a fare nei suoi anni d’oro.
Prima di spostare l’epicentro del romanzo a Dallas e dintorni, King ci regala una nostalgica deviazione a Derry, dove i suoi lettori di lungo corso troveranno delle bellissime citazioni e degli azzeccati rimandi a quel capolavoro che è IT. Pennywise, che non viene mai nominato, è lì e aleggia per un centinaio di pagine. Questa è però l’unica concessione all’horror “puro” che il Re inserisce nel libro.
La storia scorre via con armonia, senza calcare eccessivamente sul lato fantascientifico/ucronico, se non nelle ultime 100 pagine. Quello che sta nel mezzo tra Derry e la parte finale è puro King al 100%: costruzione di un ricchissimo nucleo sociale che fa ricco contorno al protagonista, pagine un po’ superflue alternate ad altre riuscitissime, dialoghi all’altezza e costruzione psicologica del personaggi molto riuscita. In particolare la protagonista femminile di 22/11/63, Sadie, è talmente ben caratterizzata, credibile e “viva” da trovarsi spesso a soffrire e a empatizzare con lei, ancor più che con il crononauta Jake Epping.

Questa volta il Re evita almeno uno dei suoi storici difetti: pur non riuscendo a limitare la sua innata prolissità si sforza quantomeno di regalarci un finale finalmente all’altezza. Pigiando il tasto sull’acceleratore della fantascienza, dei paradossi temporali e della storia alternativa riesce a venire al dunque senza rovinare il tutto come gli è accaduto fin troppo spesso in passato.
In più ci regala anche un mini-finale bis, che ha un risvolto meno “di genere” e più mainstream, ma che è altrettanto valido.

In sostanza 22/11/63 è un ottimo romanzo. Pur non aggiungendo nulla di nuovo sulle storie di viaggio nel tempo è ben scritto e avvincente. King sembra aver del tutto abbandonato la sterilità creativa che gli ha fatto sfornare almeno una mezza dozzina di pessimi romanzi e, cambiando genere, ha ricominciato a scrivere libri interessanti.
Speriamo non si fermi più.

40 commenti

  1. Questa tua recensione arriva a proposito visto che mi chiedevo se avrei avuto il coraggio di leggere l’ennesimo libraccio di King.
    Invece mi hai dato proprio una buona notizia.
    E’ sempre un dispiacere per me leggere King e trovare che ha scritto della robaccia.
    Non mi rassegno facilmente all’esaurimento della vena creativa di un buon scrittore.

    Cily

    1. Forse doveva radicalmente cambiare tematiche. I suoi ultimi approcci puramente horror sono davvero mediocri, mentre nel fantahorror ha prodotto due opere interessanti.

  2. A me i richiami interni alle varie opere mi piacciono tanto, sarà anche per questo che adoro la Torre. Quindi se ci sono richiami a IT la cosa può farmi piacere. Poi, eh, i viaggi nel tempo son sempre affascinanti…
    Di King ho smesso di leggere dopo “Duma key”, non tanto per snobismo, ma per riuscire a staccarmi di dosso l’etichetta di suo fan (a proposito del mio post di ieri…).

    Magari prima o poi darò una lettura anche alle sue opere più recenti, quando passano in edizione economica. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    1. Ti dirò la verità: se questo ultimo romanzo fosse stato un “semplice” horror l’avrei snobbato, perché secondo me King non sa più scrivere buone storie d’orrore. Ma è comunque un autore dotato e abile, quindi fa bene a spostarsi su altre tematiche.

  3. Questa te la rebloggo, è proprio il mio pensiero! Comunque io non ho letto IT, quindi non mi sono accorto della citazione; anche se l’ “oscurità” di quel posto è ben tangibile comunque.

    Anche io ho letto “molti” (in realtà pochi in confronti alla quantità delle sue opere) e non mi faccio mai scrupoli a dire chiaramente quali mi sono piaciuti e quali no. Ad esempio, Desperation mi ha fatto cagare, invece “Strada per l’inferno” l’ho abbandonato dopo dieci pagine. Invece, ci sono tante belle opere e qualcuna più discreta. Io ho apprezzato abbastanza Notte Buia Niente Stelle (e, contrariamente a qualunque cosa chiunque possa dire sui Wu Ming, ho trovato la traduzione non peggiore delle classiche – e ovviamente la valuto solamente per la chiarezza. Non ci sono stati passaggi poco chiari dovuti ad una traduzione errata) e anche di Cell ho buoni ricordi, anche se l’ho lento quando ero molto piccolo (10 anni. Non che adesso sia grande: ne ho solo 14).

    Comunque, effettivamente, è la prima volta che trovo la copertina italiana migliore di quella originale (quella italiana, però,per apprezzarla, c’è bisogno del retro che mostra il giornale ucronico.)

    1. Ottima annotazione quella sulla copertina, hai perfettamente ragione. Per una volta è migliore quella italiana 😉
      Riguardo al resto, siamo abbastanza d’accordo sui titoli che citi e sulla loro valutazione. È un autore altalenante che per fortuna ha cambiato un po’ genere.

  4. Sono contento, sul serio, di leggere una recensione così positiva su un lavoro di KIng.
    Come te, anch’io fan di vecchia data (ma il mio preferito in assoluto è il trascuratissimo e mai citato Le Creature del buio) e anch’io deluso dalle sue cose anni 2000, più che 90… L’Acchiappasogni, Buick 8 e La bambina che amava Tom Gordon non erano capolavori, ma leggibili… Roba come La Tempesta del Secolo o The Cell li ho trovati proprio scarti scritti con la mano sinistra.
    Un bel romanzo coi viaggi nel tempo e conseguenti ucronie capita a proposito: cercherò di prenderlo, anche se il The Dome ancora intonso mi pesa sulla coscienza ogni volta che passo davanti il mio scaffale dedicato a King.
    Lo comperai l’estate del 2010, sono fermo a pagina 20.
    Venti.
    Mah.

    1. I titoli che citi non sono piaciuti molto nemmeno a me. A parte Cell gli altri non li ho nemmeno finiti. Alcuni poi sono davvero pessimi. Buick 8, per esempio, sarebbe stato scartato da un qualunque editore, se scritto da un Mario Rossi qualunque.
      The Dome a me è piaciuto, ma in effetti ha una mole di pagine spaventosa. Qualcuno dica a King che deve scrivere meno e fidarsi degli editor!

  5. non l’ho letto ma penso che lo farò, IT è un capolavoro fino a 150 pagine dalla fine, poi rasenta il ridicolo..purtroppo il meglio è andato spremuto all’inizio , e sono convintissimo che comunque il meglio del re siano i racconti , lì riesce a limitarsi al succo del racconto senza sbordare dal vaso, se mi si permette il francesismo..The Dome non era male, ma troppo lungo, e poi ancora con sti alieni innocenti e crudeli, ma dai!..

    1. A livello di finali King è sempre stato un disastro… Perfino in IT e ne L’ombra dello scorpione, che sono forse i suoi due lavori migliori. E poi, sì, qualcuno gli dia un limite di battute… Non se ne può uscire sempre con volumi così grandi, anche quando sono belli 😛

  6. Ottima recensione (e ottime premesse, così evitiamo di attirare Certi Fanatici). Potrei seriamente considerare l’acquisto e dare una chance al King “fantascenzio”. 😉

          1. Si, era nel negozio. Magari mi sto confondendo, però, non ne sono molto sicuro :\ però c’avevano messo l’ultimo racconto suo, perché il libro no?

            Mi dispiace. Sono indeciso :\

  7. Magari ha ricominciato a drogarsi.
    O ha dei debiti da pagare.
    Perché, sarò cinico, quando si drogava e scriveva per pagare i conti, King scriveva bene.
    Non credo lo leggerò immediatamente, semplicemente perché dopo Ellroy, sull’omicidio Kennedy preferisco prendermi una pausa… ma chissà che fra qualche annetto, d’estate, per staccare dalla solita dieta…
    E poi c’è la citazione di It.
    Grazie della segnalazione.

    1. 😀
      Non ho mai studiato molto la persona-King. Non lo faccio quasi con nessun scrittore. Mi importa solo vedere cosa scrivono e come lo fanno.
      Fino a tre anni fa non pensavo di tornare a leggere King. Alcuni degli ultimi romanzi sono orribili, come dei brutti revival degli anni 80/90, senza alcun mordente.
      Per fortuna lui – o chi per lui, se vogliamo ascoltare certi cospirazionisti – ha cambiato registro.

  8. Devo dire che la trama stavolta mi interessava abbastanza, ben più di The Dome (che mi era piaciucchiato ma, a mente fredda dopo un paio d’anni, ho rivalutato ben più negativamente), e certe cose che dici mi invogliano alla lettura anche se Notte buia, niente stelle era a tratti penoso e Al crepuscolo devastante nella sua inutilità. Aspetterò il tascabile. 🙂

    1. Notte buia l’ho trovato (per il poco che ho letto) soporifero. Se mi fossi basato su quel libro non avrei letto più nulla di King 😛
      Anzi, se tornerà all’horror puro mi sa che mi guarderò bene dal mettero in lista lettura. Sembra che abbia smarrito il suo genere di appartenenza, ma forse è un bene.

  9. Ho appena finito di leggere Salem’s Lot. Incredibile la quantità di cose che ho imparato sulla scrittura leggendo quel libro. Avevo letto solo un altro romanzo di King prima, diversi anni fa. Non sono un cultore del genere.
    Quest’uomo ha qualcosa che boh… è nato per scrivere romanzi da brivido (non horror, da brivido). Erano anni che non avevo paura di guardare fuori dalla finestra prima di addormentarmi. I suoi romanzi ti fanno regredire allo stato infantile: paure primordiali proprio!

    Comunque sia, sembra avere uno schema abbastanza rigido nello svolgimento narrativo, ma credo sia anche capace di giocare su questo suo schema in maniera mirabile. Non sono certo un fan sfegatato, ma riconosco in lui un maestro (anche saper dosare il mainstreem è sintomo di maestria).

    1. Salem’s Lot è uno dei romanzi che preferisco di King.
      Letto e riletto, lo trovo davvero valido e ben scritto, senza strafare a livelli di originalità. Ha concentrato le sue attenzioni sui personaggi e sulle atmosfere, ricavandone un’ottima storia!

  10. Che adoro King ormai l’ho detto e ridetto… questo ce l’ho, nella libreria, in bella vista, che attende di essere letto. Nutro molte speranze in questo romanzo, soprattutto proprio a riguardo di quello di cui parlavi: il lato fantascientifico che King sembra aver rispolverato e riscoperto.
    Vedremo…
    Intanto aspetto il momento buono per aprirlo e divorarlo! 🙂

  11. Non puoi immaginare quanto tu mi renda felice con questa recensione, sul serio.
    Con King ho un rapporto conflittuale. Ero tra qui fan che tu odi, ne facevo parte e non volevo vedere il calo qualitativo imbarazzante degli ultimi anni. Poi, a un certo punto, mi sono svegliata ed è stato traumatico.
    ma l’ idea che King sia tornato a scrivere come pennywise comanda, mi esalta.

  12. attenti, non ascoltate le voci che vi chiamano dai tombini delle fogne…potreste perdervi..e trovarvi a volare lassù, tutti insieme, con i palloncini..

  13. L’ho trovato un buon romanzo, non ottimo. Sicuramente superiore a quasi tutta la sua ultima produzione, ma non me la sento di gridare al capolavoro. King tende sempre a dire troppo. E non è una questione di prolissità: ho sempre amato le sue infinite divagazioni. Il problema è che tende a ripetere, a spiegare, a voler riportare in continuazione il lettore sui binari. A dire: “Hey, ti ricordi quello che ho detto 50 pagine fa? Ecco un richiamino a tuo beneficio, lettore distratto”. È una cosa che non riesco proprio a digerire.
    Detto ciò, resta comunque una lettura piacevolissima e, come già detto, un notevole passo avanti rispetto agli ultimi suoi romanzi.

  14. SENZA DUBBIO MERAVIGLIOSO…… UNA STORIA TRAVOLGENTE…..ED EMOZIONANTE!!!!! NON RIUSCIVO A STACCARMI DAL LIBRO

  15. Primo romanzo letto di King, benché l’autore mi fosse ben noto per fama editoriale e di trasposizioni cinematografiche. Il libro è notevole.
    L’argomento centrale della critica dei tabloid Telegraph e Guardian è stata per me la principale fonte di godibilità del testo: una trama fortemente improntata alla descrizione storica, con un mai eccessivamente verboso gusto nel dipingere un panorama di quotidianità negli States di fine anni ’50.
    Ho molto apprezzato come il protagonista cominci in modo asettico il suo viaggio, per poi confondersi con il passato e con il suo alter ego George Amberson.
    La componente amorosa è forse una delle note più delicate del testo. Essa si inserisce silenziosamente, come una delle innumerevoli vicende di un passato sempre più avvolgente, per poi diventare l’evento motivante della trama: un sentimento che si impone sul diktat della Storia e del Tempo.
    Lungo, pessimista, riflessivo. Da leggere.

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