66 commenti

  1. La prima e la settima sono fantastiche, soprattutto perchè rispecchiano quello che penso, di negativo, dell’ambente xD. Quasi nessuno riesce a comprendere che qualcuno voglia scrivere per il gusto di farlo, e non per denunciare qualcosa o esorcizzare qualcos’altro.

    Un esempio? Anni fa scrissi una storia, un passaggio della storia imponeva che il protagonista attraversasse un paesaggio in auto.
    Quindi descrissi il paesaggio di una cittadini con i tipici problemi che abbiano nelle strade: Buche, luci che non si sa perchè non si accendono ecc. ecc.
    Lo feci leggere, mi fu detto che ero stato bravo perchè nella mia scrittura volevo denunciare i disagi che i viaggiatori italiani hanno.

    Cazzate! Volevo solo descrivere un fottuto paesaggio!
    Belle tutte comunque xD

    1. Esempio classico, in effetti 😀
      A me capita ancora oggi che alcuni lettori notino nei miei racconti dei risvolti “sociali” che, se ci sono, spesso sono involontari. Però è come se, individuandoli, la mia scrittura fatta di mostri di fantasia, diventi automaticamente più dignitosa. Solo ai loro occhi, si capisce, perché per me va bene così 🙂

  2. Buongiorno, condivido integralmente l’analisi ed aggiungo un mio piccolo contributo di pensiero. Il quarto punto, quello del valore attribuito alla cosa tangibile e fisicamente esistente, come può essere un libro acquistato da feltrinelli, anzichè acquisito in formato digitale, mi fa venire in mente un confronto avuto giorni fa con alcuni miei amici e coetanei (ne ho 48), in merito al fatto che loro non riconoscessero la valenza del saldo del conto corrente bancario visualizzato tramite internet. Per loro no, il vero saldo bancaio è quello in formato cartaceo, perchè lo tocchi con mano e ti viene fornito facendo la fila allo sportello.

    1. Sì, questa cosa della tangibilità si nota in molti campi. Come la mia amica che dice che la vera musica è quella dei dischi e dei CD, perché occorre possedere materialmente la fonte da cui scaturiscono le canzoni.
      Anche la storia dell’online banking è vera. Mia madre solo dopo anni ha capito che se l’estratto conto mi arrivava via mail e non più col postino era la stessa identica cosa. All’inizio si sentiva quasi “derubata”…

  3. Davvero divertente 🙂
    Ecco mia opinione:

    La scrittura è Arte: Mmh, se lo è la pittura, scultura, ecc, ecc, forse lo è anche la scrittura.
    La scrittura è la passione più bella del mondo: d’accordo su quello che dici
    Se non hai letto questi manuali (segue elenco) non puoi scrivere: detesto i manuali pure io.
    Se non hai pubblicato non puoi considerarti scrittore: a mio parere sei uno scrittore a prescindere, pubblicare appunto non è la condicio sine qua non
    La scrittura è un modo come un altro per diventare ricco e famoso: magari 🙂
    Guadagnare soldi con la scrittura è squallido: e chi se ne frega vogliamo dirlo? A chi non piacerebbe poter campare scrivendo? (intendo di noi cricca di scrittori snob)
    Lo scrittore esorcizza i suoi demoni interiori.: in parte è vero, ma è come una seduta psicoterapeutica per me, perché quando ho finito di scrivere mi sento meglio, più leggero, forse anche perché do una calmata a quella vocina che continua a sussurrarmi: “devi scrivere, scrivere, scrivere…”
    Scrivere racconti su un blog o su un forum non è la stessa cosa: d’accordo con te.
    Mi piacerebbe tanto scrivere ma non ho il tempo per farlo: tasto dolente per me, ma effettivamente il tempo potrei trovarlo, se invece di giocare ai videogames, scrivessi 😛
    Scrivo ma so di non essere bravo: questa croce me la sono portata dietro per troppo tempo. All’inizio pensavo di essere il novello hemingway (forse un po’ come tutti gli acerbi aspiranti scrittori), poi sono passato a una fase di sconforto, poi all’umiltà più becera, poi ho compreso che mi piace scrivere, punto e basta. Mi considero abile e arruolato, e forse non sta a me giudicare il mio operato.

    Ciao!

    1. Grazie per aver ribadito punto su punto 🙂
      Siamo d’accordo su molte cose, ma credo che si tratti di consapevolezze che nascono dopo anni che si frequenta l’ambiente.
      I novellini sono più idealisti, a volte più sboroni, di certo molto sognatori. Ma forse è giusto che attraversino anche loro tutte le fasi che portano a certe illuminazioni. Dopo (forse) la si vive meglio.

  4. Il punto 4 mi ha fatto morire xD io che sono per lo più un’autrice digitale mi sento spesso dire questa cosa, perché ho l’aggravante del “eh vabbé, ma gli ebook non sono libri e non li trovi in libreria”. Inserire bestemmie e spiegoni a piacere.

    Passiamo al punto 5, dopo posso elencare fior di amikette ben convinte di aver scritto il romanzo del seguito e che diventeranno ricche e famose.

    Lo scrittore che esorcizza i suoi demoni interiori: pare così brutto dire che ho solo un sacco di storie da raccontare che non hanno nulla a che fare con me medesima?

    E comunque hai dimenticato un punto: gli scrittori convinti di aver scritto l’opera del secolo e che non si accontenteranno mai di nulla di meno che di Mondadori per pubblicare xD

    1. Punto 4 che ti accomuna al sottoscritto… Scrivendo esclusivamente in digitale, nessuno al di fuori del Web riesce a concepire l’idea che sia comunque una cosa seria, onesta e “completa”.

      Punto 5: sorvoliamo. Coi soldi guadagnati grazie alla scrittura, dal 2007, faticherei a pagarmi un week end in Liguria.

      Esorcismi e macumbe varie: non potrei essere più d’accordo 🙂

      Mondadori: ebbene sì, pare che sia l’unico editore ambito/conosciuto/rispettato d’Italia. Il che la dice lunga riguardo al quanto i nostri connazionali si interessino di libri.

      1. Oh, c’è gente la cui massima ambizione è avere il libro nei supermercati di fianco a quello di Ibrahim… Non so come si chiama, il calciatore comunque xD e al libro del defunto Jobs.
        Senza sapere che se non vendi, la cara Mondy manda al macero tutti i tuoi bei libri come tutte le case editrici. Però esiste solo lei. WTF
        Sto tanto bene con gli ebook io, in libreria al Lupo Rosso abbiamo anche fantasticato su quei distributori di ebook che ci sono nelle metropolitane in Giappone. Ah già dimenticavo, il Giappone è pro, noi siamo la succursale della Cina maoista xD

        1. Ma dài, e io che credevo che più che la Cina fossimo vicini al Ghana o al Burkina Faso 😀
          Cavolate a parte, fai bene a sottolineare la faccenda del macero. Dovremmo forse parlare una volta in più della sempre minore durata vitale del libro, e dei tanti scrittori pubblicati in modo convenzionale che nessuno si fila, proprio perché rimangono sugli scaffali un mesetto al massimo, infognati da qualche parte.

          1. Sono una donna di belle speranze v.v
            Seriamente: diciamo anche che la minore durata vitale del libro di carta è dovuta anche a un mercato in esubero di pubblicazioni che non dovrebbero esistere (a pagamento) o di “grandi seghe saghe editoriali” lanciate proprio dai Big.
            Un esempio pratico: i libri sui calciatori o i comici: ne abbiamo davvero bisogno?

  5. tutto perfetto, dal mio punto di vista. Io ritengo di essere affetto dalla malattia descritta dal punto 10 e di aggravarmi ogni giorno di più. Ma forse dipende dalla stima verso ciò che faccio in generale. Comunque, oggettivamente, se uno scrive 20 storie che nessuno vuole leggere o, se qualcuno legge, producono solo l’effetto di un guttalax doppio con seltz, magari c’ha pure ragione a piangersi addosso.

    1. Guarda, nemmeno io ho troppa autostima, te lo assicuro. Forse il blog è l’unico ambiente in cui ammetto di essere diventato bravino, ma nel mondo reale, beh, sto molto sulle mie.
      Comunque il fatto di non essere letti non dipende – ahimé – solo da un fatto di bravura o meno, bensì anche dal sapersi promuovere bene. Il che non è giusto, perché in fondo un autore dovrebbe pensare solo a scrivere, ma oramai le cose van così 😦

  6. I decaloghi dello zio Alex… un bel sottotitolo per questi articoli! 😀
    Scherzi a parte, credo che tu abbia centrato in pieno le problematiche che stanno dietro lo scrivere (mi riconosco in parecchi punti, primo fra tutti il decimo…) però c’è una cosa che non mi torna: perché scrivere non sarebbe un’arte?
    In fondo, ogni passione che porta a creare può essere considerata artistica, anche se non si usano pennelli o martello e scalpello…
    Va beh, opinione mia.
    Bel post. 🙂

    1. In realtà la parola “Arte” dovrebbe essere letta con la erre moscia, Avte, ossia quella definizione snobistica che ne danno taluni intellettuali. Definizione che ovviamente denigra, tanto per dirne una, chi scrive di fantascienza, di horror, di fumetti.
      Per questi signori l’Avte deve essere qualcosa di pesante, di sociologico o psicologico, senza risvolti leggeri o d’intrattenimento.
      Ecco, io li odio 😀

  7. Concordo Alessandro. Facendo una riflessione su ciò che hai scritto è proprio così. L’ultimo non mi piace. Ci sono delle persone che non sopportano per niente come scrivo io, mica mi preoccupo e mi faccio menate. Sono convinto che nonostante non abbia la loro “classe” arriverò molto più lontano. Comunque dipende molto anche dalle cricche il bravo o meno.

    1. Infatti. Se non abbiamo noi per primi la convinzione di valere qualcosa, non conviene nemmeno provarci. Poi sicuramente troveremo chi ci darà delle capre e degli ignoranti. Del resto non si può piacere a tutti. Però almeno un minimo di autostima aiuta ad andare avanti 😉

  8. Se non hai pubblicato non puoi considerarti scrittore, o se non hai inciso un album e via dicendo…
    Cazzate. Molti restano “non famosi”, ma il successo planetario non è sinonimo di talento o creatività. Conosco tante persone non osannate dalla massa che sono molto più emozionanti nella scrittura di quelli alla 4 ristampa.

    1. La gente ragiona coi paraocchi, tutto in funzione di visibilità e apparenza… Non c’è niente da fare e non credo che le cose cambieranno a breve.

  9. Se non hai pubblicato non puoi considerarti scrittore. Infatti c’è gente che pur di pubblicare è disposta a pagare di tasca propria…
    Esatto, anche questi non possono considerarsi scrittori. Insomma, sei scrittore se qualcuno ti legge. Certo, anche via ebook.

  10. I demoni interiori… anch’io ho sentito dire spesso questa frase, recitata come se fosse chissà quale formula esoterica! Io ho ricominciato a scrivere proprio quando non ne avevo più 😉

    1. Urk! Questa è una regola d’oro! ^_^
      Se nessuno mi leggesse sarei felicissimo. E’ per questo che metto i miei lavori online, pure gratis! Per vedere quanta gente mi schiva e non mi legge!
      Io, invece, mi leggo e mi rileggo in continuazione!

      Il punto 11 è fondamentale! Grande Davide!

      1. Ah, sì sì sì…

        Il mio racconto è per pochi… pochi riusciranno davvero ad apprezzarlo…

        Grazie dell’avvertimento, evito di leggerlo del tutto, che non è che io abbia tempo da buttare…

  11. Credo che l’Arte sia puro frutto della creatività e dell’ingegno umano. Se la scrittura è frutto di creatività e ingegno… allora per me è arte. E poi cosa c’è di male? Anche l’arte può essere divertente.

    Esiste un solo manuale di scrittura che tutti coloro che scrivono dovrebbero conoscere come sé stessi… un buon libro di grammatica italiana. Se vuoi scrivere, devi conoscere il linguaggio scritto… così come se vuoi dipingere devi conoscere come si usano i colori a olio piuttosto che gli acquerelli… così come in fotografia devi sapere cos’è la messa a fuoco e alcuni principi base sul funzionamento delle macchine fotografiche (no… Photoshop è vietato per legge!).

    Sai quante volte al giorno mi sento dire: Ah, se avessi tempo scriverei la storia della mia vita, quello sì che è un libro che leggerebbero tutti!
    Ah… se avessi un euro per ogni persona che me lo dice, sarei ricco. Anzi… se queste persone mi pagassero per mettere su carta la loro storia, io sarei ricco, loro no!

    Ottimo e bellissimissimo post!

    1. Sull’Arte ti incollo un commento fatto a chi obiettava la stessa cosa: “In realtà la parola “Arte” dovrebbe essere letta con la erre moscia, Avte, ossia quella definizione snobistica che ne danno taluni intellettuali. Definizione che ovviamente denigra, tanto per dirne una, chi scrive di fantascienza, di horror, di fumetti.
      Per questi signori l’Avte deve essere qualcosa di pesante, di sociologico o psicologico, senza risvolti leggeri o d’intrattenimento.” 😉

      Sul resto… la vedo come te.
      Grazie dei complimenti 😉

  12. Il problema è che in Liguria siamo cari! 🙂
    Mi sembrano quelli che dicono “le mie foto non le faccio vedere perché fanno parte di una ricerca su me stesso”…ma vaff

  13. Sul primo punto: d’accordo quando scrivi “Può darsi di sì, può darsi di no.”, perché si possono avere mille motivi per mettersi a scrivere, ma da questa frase: “A me piace pensare che sia soprattutto creatività e divertimento” sembra proprio che tu dia ragione al luogo comune che vuoi contestare: creatività e divertimento sono infatti due elementi importanti della poiesi, quindi del processo artistico. Tanto è vero che nel secondo punto metti giustamente la scrittura (creativa, s’intende) accanto alla musica e alla pittura – tiro con l’arco e trekking, per quanto discipline sportive appassionanti e da alcuni atleti interpretate con estro, fanno parte dell’attività agonistica – tutte attività artistiche per le quali fondamento imprescindibile è il talento (cosa che hai rimarcato anche nell’ultimo punto: Scrivo ma so di non essere bravo”).

      1. Mah, non ho mai sentito intellettuali dire esplicitamente che i generi letterari da te citati non siano Arte, anche perché che senso avrebbe lodare un genere letterario e affossarne un altro quando tutti necessitano dello stesso comun denominatore, ossia la creatività? Possono aver espresso dei pareri, come mi piace questo meno di quello, preferisco il blues al jazz, cose del genere, soggettive, ma ciò è inevitabile. Domanda: ti hanno detto che non sei un artista perché scrivi fantascienza, horror, o disegni fumetti?

        1. In effetti è abbastanza comune, specie nel nostro paese.
          La cosa è stato soggetto di una interessante tavola rotonda a Torino Comics venerdì… il genere soffre proprio per l’assenza di una critica seria, in quanto chi si occupa di teoria letteraria considera il genere indegno di attenzione.

  14. Non posso dire di non condividere, ma vorrei discutere del terzo punto.
    Oddio, capace pure che io sono uno di quei maniaci, perché in effetti l’insicurezza è un mio grosso punto debole. Ma con una mente razionale mi vene da dire che certi “manuali” (che possono essere anche romanzi, non per forza roba tipo “scrivere un romanzo in 10 mosse”), possono essere ottime guide.
    Certo non si può pretendere di affidarsi a quello che dicono gli altri, ma io vedo la scrittura come qualcosa di simile all’artigianato; e allora un liutaio non studia le tecniche dei maestri, anche se le sue sono differenti?
    Mettiamola così: ci sono testi che mi hanno dato grande spunto dei ragionamenti legati alla tecnica, allo stile, ai metodi. Impossibile farne a meno? no. Sicuramente non di quei testi specifici, ma credo sia molto difficile trovare uno scrittore che non abbia testi di riferimento.

    non so cosa cavolo ho scritto, abbiate pazienza ho 39 di febbre D°°:

    1. (mi intrometto)
      Niente da dire sui manuali.
      Ma così come succede per le radio a transistor, deve venire il giorno in cui smetti di leggere il manuale e provi ad accendere la radio.
      Il problema è che comincia ad esserci un po’ troppa gente che parla di musica avendo solo letto il manuale della radio a transistor.

  15. Per me non la “scrittura”, ma la “letteratura” – differenza non poi così sottile – è arte, senza maiuscola che già il concetto di arte da solo fa tremare i polsi.
    E naturalmente tutta la letteratura, anche quella misera, che non corrisponde necessariamente alla popolare.

    Concordo pienamente sul considerare persona da rogo chi asserisce che è scrittore solo chi pubblica. Un po’ banalmente, sommariamente e brutalmente, è piuttosto scrittore chi scrive.
    Magari con costanza, ecco, con uno scopo ed un orizzonte, non per forza con frequenza tale da farlo apparire un secondo lavoro – e scrivo qui lavoro considerando quest’ultimo un onore, una fatica felice.

  16. Sul punto 1, beh, ammetto che un tempo ero anch’io un po’ snobistico riguardo la scrittura. L’ultimo punto è mio. Ma io sono DAVVERO poco bravo 😉

  17. Mah, per essere sincero non avevo mai letto tante banalità in fila sulla scrittura… Mi limito ad osservare, su un punto del ‘decalogo’….scrittore solo chi pubblica? Direi assolutamente di si… e più pubblichi e più vendi più lo sarai. Questo perchè la scrittura, come per tutte le pratiche artistiche, trova ‘legittimazione’ in un ambito contestuale. È il contesto in cui la sua pratica è introdotta a definirne la ‘qualità. È il ‘sistema’ in funzione di dinamiche estremamente complesse, e attori con ruoli e competenze diverse – a ‘definire’ chi ‘socialmente’ è scrittore…poi chiunque scriva un racconto può, se crede, liberamente autofregiarsi del titolo di scrittore, pensare di esserlo, e vivere intensamente con questa convinzione. Tale chiunque potrebbe anche essere dotato di uno straordinario talento e dedicare alla sua passione ogni attimo ed energìa. Per il ‘mondo’ tuttavia questa persona non è uno scrittore, ma, cosa molto diversa, una persona che scrive… saluti, datalight

    1. Uhm… L’esempio vivente che certi “artisti” si prendono troppo sul serio? 😉
      Non per aprire flame, si tratta solo di constatazioni personali…

  18. Osserverei che è l’atto stesso a legittimare la scrittura-letteratura come tale, non il riconoscimento sociale; per importante che possa essere.
    La scrittura è non solo, ma innanzitutto un atto personale e privato. Soltanto in seguito, tutto il resto.
    Ciò ceh distingue lo scrittore dalla “persona che scrive” è quanto accennavo sopra: la costanza e l’obiettivo dello scrivere, e nondimeno la qualità dello scritto – che può essere valutata solo da una comunità di riferimento, e non dalla società tutta; ma che precede questa valutazione. La qualità è qualità, riconosciuta o meno, e la scrittura vera anche non professionale o remunerata tale resta.

    Un parere, naturalmente, che però non mi sboccia in testa così d’amblè.
    D’altra parte, è dell’altroieri un tentativo di screditarmi come persona da parte di un commentatore, altrove, proprio facendo leva sulla mia “dichiarazione spontanea” nella quale mi autodefinisco scrittrice.
    Non ho remore a farlo, perché qualificarmi come tale non è mica un atto che mi rende chissà che gloria 😉

  19. Non condivido molte cose di questa lista ma una di queste mi fa imbestialire—>
    Scrivo ma so di non essere bravo. L’umiltà va bene, ma gli scribacchini che passano l’intera esistenza a commiserarsi non li sopporto più. Chiunque scrive e fa leggere qualcosa a un pubblico deve in qualche modo credere di avere un barlume di talento. O almeno così la vedo io.
    ———————————————————————————————————
    Io non scrivo per far piacere a qualcuno!
    so di non avere un gran talento nella scrittura ma penso che una persona deve fare le cose per se stesso e perchè gli piacciono…
    io non scrivo per il piacere altrui scrivo per me e poi se piace anche agli altri sono straaaaaacontenta.
    la scrittura mi distrae dai miei problemi da adolescente…da una vita che non mi piace da cui vorrei scappare…ed è propio per questo che me la sono fatta amica!
    http://fiorediterra96.wordpress.com/info/

  20. Gentile Denise,
    ciascuno può evidentemente autodefinirsi come crede, ci mancherebbe… ma se passiamo dal piano delle convinzioni personali a quello sociale le cose cambiano: quello che noi crediamo essere differisce spesso da quello che gli altri (i nostri vicini, i nostri amici, parenti, conoscenti, le comunità nelle quali interagiamo, fino agli insiemi sociali più allargati) ‘pensano’ di noi.
    Le nostre convinzioni sono importanti, come lo sono le nostre passioni e i nostri interessi, ma se lo scarto, la ‘distanza’, tra come noi ci percepiamo – (o desideriamo percepirci) e come gli ‘altri’ ci percepiscono – risulta essere troppo evidente allora dobbiamo forse porci il problema di come operare per ridurre questa distanza. Credo possa essere utile farlo per il motivo che, se così stanno le cose, nella ‘partita della Vita’, non stiamo forse giocando nel ruolo che vorremmo…
    Quanto alla qualità nell’ambito delle arti ti sarai accorta senz’altro che, come ‘sostanza’, non esiste….non è possibile stabilire la qualità di qualcosa se non ponendola in stretta relazione ad un contesto storico e sociale. Quindi la qualità non è mai ‘assolutamente qualità’ ma è sempre ‘relativamente qualità’.
    Per concludere: non stavo, ne sto, cercando di screditare nessuno, ne aprire un ‘flame’…si tratta solo di considerazioni personali, nient’altro che questo 🙂
    Buonanotte_datalight

    1. Datalight, il mio era solo un esempio.
      E naturalmente concordo con quanto scrivi a proposito dello ‘scarto’ (eventuale) che ci può essere tra percezione di sè e percezione sociale.
      Ma, come precisato, questi ‘altri’ debbono essere individuati in quelle persone che a vario titolo conoscono ed operano professionalmente nell’ambito di competenza; non in chiunque altro (amici, vicini e conoscenti hanno un loro ruolo, ma non determinano il valore letterario con l’opinione, nè lo fa il pubblico acquistando: quello si chiama tutt’al più successo, non valore).
      La qualità sia relativa, dunque, ma non per questo meno sostanziale: non è mia intenzione discutere di massimi sistemi, ma se un micro- o macrocosmo sociale (intendendo: parte della società che si occupa attivamente di letteratura) attribuisce valore ad un’opera ecc., allora sia pure in quel contesto la qualità è sostanza.

      ‘notte.

      1. Ciao Denise,
        nell’ambito del contesto che gli ha attribuito un valore la qualità di un’opera può definirsi transitoriamente oggettivo ma non sostanziale. Il concetto di sostanza implica che qualcosa “è” in modo assoluto e indipendente.
        La differenza non è da poco, e non si tratta di filosofeggiare, di dialogare sui ‘massimi sistemi’. Si tratta invece di concetti piuttosto semplici, la cui diffusa incomprensione è tuttavia spesso alla base della difficoltà che hanno gli artisti a con-prendere le dinamiche di funzionamento del sistema delle arti e quindi le dinamiche di formazione del ‘valore’ e lo ‘statuto di esistenza’ della professione che svolgono, o desiderano svolgere.
        L’affermazione ‘la qualità è qualità’ è purtroppo spesso alla radice di ogni retorica sull’artista incompreso, dei deliri di autoaffermazione delle se’, dei j’accuse rivolti a chi non riesce a comprendere il valore di quanto si è prodotto… ne ho sentiti tanti di questi discorsi….a mio parere non fanno bene a chi li fa 😉
        Ciao_datalight

        1. E’ vero, ciò che ho delineato io permette di parlare in termini di “oggettivo”, più o meno transitoriamente, e non di “sostanziale”. D’altra parte tutta la cultura, nel seno più ampio della parola, lo è.
          Io, lo ammetto, sono in un certo senso (che non ti so chiarire come si deve, e dunque tralascio, ma comunque non tecnico filosofico) un’idealista. Penso che la parte più rilevante del valore di una qualsiasi opera sia legata alla sua capacità di comunicare e trasmettere (due cose differenti, in quanto la seconda implica il trasferimento e la prosecuzione di una tradizione) in modo efficace un valore di fondo, non proprio dell’opera in sè e neppure – nei migliori casi – della cultura di riferimento ma della realtà stessa.
          (Perché, sì, io credo esista una realtà oggettiva al di là di ogni nostra più o meno azzeccata lettura e comprensione della stessa, e che questa realtà abbia radici e generi valori non declinabili, non relativi).
          In questo senso, allora, un’opera (pur restando legata la sua efficacia al contesto) è anche di valore sostanziale.
          Lo dico, sapendo che potrei apparire approssimativa ed ingenua; ma non so far di meglio per ora. Però raccolgo volentieri anche il resto di quanto scrivi: voglio rifletterci meglio; posto che i j’accuse retorici, se sono davvero tali, credo non piacciano a nessuno fuorché ai loro autori.

          Non torno su questi concetti, da domani per un po’ mi sarà difficile essere presente in rete quanto vorrei. Grazie del mini-confronto, però 😉

          Ho già detto buona domenica?

          1. * ovviamente era “nel senso più ampio della parola”.
            Ma anche “nel seno” non è male.

          2. Si Denise,
            quello che dici ha senz’altro una sua coerenza interna e una sua legittimità… la cosa importante, a mio modestissimo parere, è non confondere i diversi piani di realtà. Saltare da un piano all’altro può essere un esercizio pericoloso… per noi stessi intendo.
            Siamo di fatto abilissimi – e le difficoltà che quotidianamente incontriamo nel comprenderci sono volentieri dovuti a questo (mi sembra sia valso anche per la presente ‘conversazione’) – a piegare i concetti, e le parole che li portano, alle necessità contingenti….come esercizio dialettico la strategia è spesso ‘efficace’ , quantomeno a difendere le nostre posizioni. Il problema può sorgere quando, nel nostro intimo, ci poniamo le domande ‘importanti’….In quest’ambito possiamo essere più o meno rigorosi, onesti con noi stessi; saltare da un piano all’altro credo sia il miglior modo che abbiamo per credere che, veramente, non ci mentiamo mai 😉
            Grazie a te, e buona domenica_datalight

  21. Mi fa un sacco ridere il punto 7 “Lo scrittore esorcizza i suoi demoni interiori”. Smebra quasi una forma di “purga spirituale”. Voglio dire, molti scrittori hanno la voglia di esprimere quella che è la loro sfera interiore all’interno della scrittura, penso sia una cosa che vada ad influenzare chiunque. Ma non penso sia una cosa che mi “salvi” l’anima.
    Per dire, io quando scrivo rappresento i miei demoni interiori, ma mica per questo essi decidono di chiamare la ditta dei trasporti e sloggiare. Vengono più o meno scossi e poi ritornano a tormentarmi, in un modo o nell’altro.

    1. Uh, sono abbastanza d’accordo con Elledy92.
      Non è che la scrittura sia terapeutica per antonomasia, ma personalmente più volte – anche senza che la sfruttassi di proposito in tal senso – ha fatto lo sporco lavoro che doveva fare… qualcun altro. Dallo psicologo all’amico.

      Buona domenica.

  22. La cosa buffa è che se si applicano alcune di queste frasi ad altre cose, appaiono immediatamente ridicole.
    Tanto per citare qualcosa che piace a me:

    Se non hai letto questi manuali (segue elenco) non puoi nuotare: e invece basta buttarsi in acqua 😉

    Se non hai partecipato alle olimpiadi non puoi considerarti nuotatore: e io nuoto lo stesso.

    Il nuotatore esorcizza i suoi demoni interiori: il temuto Cthulhu delle piscine.

    Nuotare in piscina o al mare non è la stessa cosa: beh, questo in effetti è vero

    Nuoto ma so di non essere bravo: nuotando s’impara.

  23. Ma davvero c’è qualcuno che crede di poter diventare scrittore leggendo dei manuali? Mah. Almeno in America ci sono corsi di scrittura creativa, con un confronto diretto con un insegnante, che di solito è già un noto scrittore, che ha esperienza. Il talento non si insegna, ovvio, ma almeno si eliminano molte ingenuità e si scrive, che è il miglior esercizio per farlo sempre meglio. Direi che per migliorare come scrittori più che manuali bisognerebbe leggere tantissima (buona) narrativa. Per quanto riguarda la modestia, mi sa che la maggior parte degli scrittori veramente grandi non si credevano all’altezza (leggevo proprio ieri commenti di Philip Dick al riguardo) mentre l’Italia è piena di pazzi che si credono Hemingway e che se non pubblicano pensano che c’è una congiura dell’editoria contro di loro . Per quanto riguarda lo status di scrittore, direi che per considerarsi tale bisognerebbe essere letto, cioè, quantomeno dovrebbe essere qualcun altro a dirci che siamo scrittori o poeti o artisti, non sono “cariche” che ci si può autoattribuire, credo. Sarebbe un po’ patetico. Poi dove si scrive si scrive, che sia una pergamena o un blog, che cambia? Del resto molti autori di recente sono stati “scoperti” su blog, l’ultimo che mi viene in mente Baccomo. Sullo scrivere che fa diventare ricchi beh..hahaha. Forse se sei un personaggio noto al grande pubblico già per altri motivi, come Volo o Faletti, allora vendi molto, ma perché eri già conosciuto prima. Altrimenti sono casi rari, e con le vendite che ci sono in Italia, anche un best seller non è che ha i numeri di uno americano. Comunque qualche autore che vive di scrittura lo conosco, ma non direi che è proprio RICCO. Poi si può scrivere per tanti motivi, per il piacere di raccontare una storia, però gli scrittori che preferisco sono senz’altro quelli che “esorcizzano i loro demoni”, per così dire. Non mi viene in mente un grande che non sia così, e che scriva tanto per raccontare. Scrivere, almeno per quanto mi riguarda, non è un’attività paragonabile a un hobby, perché tira fuori un sacco di dolore, e poi ti confronta continuamente con i tuoi limiti. Per quanto riguarda il tempo, beh.. certo che se si fa un lavoro “svuotante” e che con la letteratura non c’entra nulla poi scrivere è difficile sul serio. Ma magari è solo paura, chissà.

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