Dieci motivi per dedicarsi alla scrittura

Sabato scorso vi ho proposto un elenco di motivi secondo i quali sarebbe meglio evitare di appassionarsi alla scrittura. Ha riscosso un buon successo, con oltre cento commenti e 150 condivisioni su Facebook. Si vede che l’argomento richiama attenzioni e scatena dibattiti.
Ovviamente il mio intento era provocatorio, anche se più o meno esponevo i veri problemi che si riscontrano nella più sfigata delle attività “artistiche” italiane (e forse non solo).
Per rimediare all’insita acidità di quel post, pubblico oggi l’articolo opposto: dieci buoni motivi per cui vale la pena scrivere.
Per ironia della sorte elaboro questo post in un periodo in cui ho momentaneamente rallentato l’attività di scrittura, al di fuori del blog e di qualche progetto collaterale. Ho delle idee, dei lavori in sospeso, ma un piccolo calo di stimoli. Sono i consueti alti e bassi, nulla più.
A ogni modo le sorprese non sono finite. Sabato pubblicherò un succoso guest post che darà voce a chi sta invece nella trincea opposta. Ci sarà da ridere, ma in modo amaro.

DIECI MOTIVI PER DEDICARSI ALLA SCRITTURA

  1. Anche se non pubblicherete mai nulla, nemmeno un racconto, imparare a scrivere in un italiano corretto e piacevole è un obiettivo di per sé nobile.
  2. Creare storie è un’attività intellettuale che può tornare utile in molti settori estranei all’editoria. Per esempio nei rapporti sociali, o per scrivere un curriculum, o per interagire su Internet.
  3. Col progressivo diffondersi di ebook ci si può svincolare dai farraginosi meccanismi dell’editoria tradizionale, lenta e marchettara. Se avete tempo ed energie da impiegare nelle public relations potreste ottenere buoni risultati anche con le autopubblicazioni.
  4. Migliorare la vostra scrittura migliorerà di conseguenza la vostra capacità di analisi da lettore.
  5. A livello meramente economico la scrittura è la forma artistica che richiedere il minor investimento iniziale di soldi. Vi basterà un computer o, se siete della vecchia scuola, carta e penna. E poi chissà…
  6. Aprirsi a un pubblico esterno – non solo amici e parenti – vi servirà ad tracciare le giuste proporzioni delle vostre capacità, e quindi a conoscevi meglio.
  7. Oltre agli inevitabili troll troverete anche dei lettori gentili, entusiasti e puntuali nel farvi capire cosa funziona e cosa va perfezionato.
  8. Essendo scrittura e lettura due attività oramai di nicchia, potreste trovare degli spiriti affini con cui condividere queste passioni, sentendovi un po’ meno isolati.
  9. Ci sono dozzine di ottimi progetti di scrittura condivisa o partecipativa. Se avete pochi stimoli, se temete di non trovare un pubblico, beh, queste occasioni sono l’ideale per mettere in mostra le vostre capacità.
  10. Male che vada vi farete una cultura globale  più ampia, il che non viene granché valorizzato nel nostro paese, ma a livello umano e personale ha un valore impareggiabile.

50 commenti

  1. Condivido in pieno, soprattutto il punto 8.
    Io inoltre do un valore speciale alla fase “creativa”, per così dire. Quando si legge un libro e si viene trasportati nel suo mondo si prova una sensazione piacevole. Beh, io riesco a provare qualcosa di simile nelle fasi di elaborazione mentale di un racconto. Poi è ovvio che nel momento in cui inizio a scrivere devo avere piedi e penna ben piantati in terra per fare attenzione al modo in cui formulo le frasi.
    Anche la fase della “documentazione” mi trasmette la sensazione di trovarmi altrove, di entrare in un’altra vita. Per me anche queste sono cose per le quali vale la pena di scrivere.

    1. Però a me il punto otto mette anche tristezza. Non ho nessuna gioia nel sapere che la lettura e la scrittura sono cose per pochi. Mi piacerebbe che fosse non dico l’opposto, ma almeno una via di mezzo.

    1. Sacrosanto. Anche perché sono parecchio curioso. Conosco diversi fotografi e mi piace capire quali sono gli aspetti di una professione che continua ad affascinarmi…

  2. Oh, finalmente, vediamo se raggiungiamo i mille commenti su questo 😀
    Ottimi davvero i punti 1 e 2, dato che è sempre più complicato trovare qualcuno che sappia infilare un discorso un minimo coerente per iscritto. Esercitarsi dovrebbe essere appannaggio un po’ di ognuno di noi.
    Per il resto, sono tutte motivazioni molto valide, che controbilanciano pienamente il tuo decalogo della scorsa settimana.

    1. Vero, vero. Infatti basta vedere quanta povertà creativa – anche nelle minime cose – c’è in Italia per capire che pochissimi hanno sviluppato una proprietà di linguaggio decente.
      Il linguaggio è tutto, senza di esso la nostra interazione col mondo è fallimentare. Piaccia o meno…

  3. Sarebbe da far leggere a delle persona di mia conoscenza .-.
    Sono davvero ottimi i punti 4 e 8, anche perchè ci si fa caso a certe cose, quando mi ritrovo a rileggere libri che ho letto un paio di anni fa, noto moltissime cose a cui all’epoca non avevo fatto proprio caso.

    Anche il punto sette mi ha colpito, soprattutto perchè mi ha fatto pensare: un troll non perderebbe tempo con una cosa di scarso interesse no?
    Questo sarà un paragone da nonno di campagna, ma sono come la muffa su un tipo di formaggio.
    Bastava lavarla via, e il formaggio era di una squisitezza incredibile 😀

    1. Anch’io, rileggendo alcune cose col senno di poi, le vedo con occhio diverso.
      Prendere le giuste misure dei libri che un tempo mi piacevano, e ora no, mi ha aiutato anche a capire cosa viene scritto tanto per fare soldi, e cosa nasconde una passione e una preparazione di base. Direi che non è un distinguo da poco. Forse ai “profani” la differenza non salta subito all’occhio.

  4. Mi piace ricordare lo scrittore e poeta cinese Ma Jian che, ricercato dalla polizia dopo i fatti di piazza Tiananmen, si diede alla macchia nelle campagne, vivendo per un paio d’anni come vagabondo.
    Per mangiare, vendeva poesie nei ristoranti e nelle bettole.

    Non per nulla la Composizione è la quarta delle Cinque Eccellenze che, secondo i vecchi taoisti, servivano a salvarti la pelle in caso di crollo della civiltà.

    (e per chiudere un pronostico – secondo me con questo post a 110 non ci arrivi – l’ottimiso non vende, è più fiqo fare gli artisti tormentati 😉
    Attendo ovviamente la smentita dei fatti.)

    1. Ne sono assolutamente consapevole 🙂 Come dici tu, l’ottimismo non attrae e dà poco su cui discutere. Ben diversa accoglienza verrà riservata sabato a “dieci motivi per non aprire una casa editrice”. Vedrai come salteranno alla gola dell’editore “brutto e cattivo”, che invece, a parer mio, esporrà soltanto delle scomode verità.

      Ps: qualche anno fa c’era un tizio che vendeva poesie a Parco Sempione. Te le declamava per un obolo, e per una decina di euro ti vendeva uno dei suoi libretti autoprodotti in tipografia. Singolare, nella introversa Milano. Io uno dei suoi libercoli l’avevo pure acquistato 😉

  5. mi sento d’accordo , anche se rimango e rimarrò un lettore, sono consapevolmente consapevole di non aver qualità letterarie, ( ammesso abbia qualità di qualunque sorta..) per cui sono contentissimo di non scrivere nulla..e sopratutto di non tediare alcuno con improbabili tentativi.però chi se la sente..avanti fratelli!

    1. Senza Internet nessuno avrebbe mai letto la mia roba, visto che per indole non avrei “coltivato” granché il rapporto con l’editoria tradizionale 😛

  6. Bel decalogo! 🙂
    Diciamo che più di una volta mi sono rallegrata con me stessa per essermi innamorata della scrittura anzichè di un qualsiasi altro hobby (prendi la fotografia, se la facessi in modo maniacale come la scrittura diventerei povera in 5 giorni!) proprio in relazione al punto 5.
    E l’essenzialità di questa passione è anche tutta la sua forza.
    E’ il modo più potente che conosco per ammazzare il tempo quando mi trovo in una situazione scomoda.
    Per scomoda non intendo solo noiosa, ma anche alienante, ripetitiva, frustrante e dolorosa.
    Come ha detto una volta Angelo Benuzzi in un suo commento: è il modo per sopravvivere alla realtà, per restare sani di mente. (mi ricordo bene Angelo?)
    Ma mi rendo conto che questo è solo perchè magari sono io un po’ squilibrata…
    Del tuo decalogo invece apprezzo il fatto che certi punti sono veri a prescindere dal proprio rapporto con la scrittura.
    Eppoi nell’era di internet lo ammetto i punti 3-8-9 sono davvero una benedizione per me e sono le cose a cui volgo l’attenzione quando perdo un po’ di grinta.
    Insomma davvero un ottimo decalogo! 🙂

    E che possa tornare presto a scorrere tanto tanto inchiostro nella tua penna! 😉

    Cily

    1. A me la scrittura diverte 🙂
      Non è un atto d’esorcismo verso chissà che, mi serve per dare spazio alla creatività, che (bella o brutta che sia) ho fin da quando ero bambino, quando cercavo di riscrivere i librogame che giocavo 🙂
      In effetti ammazza il tempo alla grande e richiede mezzi minimi. La fotografia io l’adoro, ma a livello economico è davvero sconveniente.

  7. Oltre all’ottimo decalogo, ho gradito molto lil detto taoista. Mi sembra molto saggio, un po’ come piantare alberi per contrastare le frane.

  8. Diciamo anche che la scrittura è uno spazio di libertà. Se è vero che esiste la libertà di pensiero e di espressione allora devo poter concretizzare i miei pensieri e se voglio poterli mettere a disposizione degli altri per condividerli.
    Da ttue le forme di scrittura possono passare idee, messaggi, sogni, richiami, emozioni. Perché negarselo?

  9. OTTIMI, OTTIMI, OTTIMI
    non commento altro perché non ho altro da commentare.
    almeno metà sono poi in generale applicabili alla parola “acculturarsi”, cosa a cui pare si dia sempre meno valore… ma questi sono altri discorsi.
    good!
    ciao!

  10. Mi sono permesso di rilanciare il tuo post sul decalogo “Perché é meglio evitare di diventare scrittori”. In effetti ha suscitato un bel dibattito.
    Qualcuno, nei commenti, fatti da me ha rilanciato il tuo nuovo post. Giustamente.
    Vuol dire che l’idea é buona e funziona.
    Questo credo che serva per essere e vivere di scrittura.
    Avere buone idee e scriverne con un linguaggio chiaro e semplice.
    Questo decalogo lo sottoscrivo.
    Da quando tengo il blog, anche la lettura é diventata più interessante.
    Certi meccanismi mi sono più chiari e certi autori li evito, altri li cerco e il mio umore é migliorato. Vuol, dire che scrivere, in generale, migliora la vita.

    1. Grazie per aver rilanciato questo decalogo. Lieto che abbia stimolato discussioni costruttive. I confronti civili possono solo far bene.
      Concordo sulla tua ultima considerazione 😉

  11. Dedicarsi alla scrittura può essere a ben vedere una ragione di vita, quando se ne fa studio e arte e passione.
    Parallelamente la scrittura va di pari passo con la lettura e con la critica del materiale sottoposto a lettura.

    Posso pertanto avanzare la mia personale esperienza. Pur non avendo deciso nell’immediato di “fare lo scrittore” non posso negare a me stesso di “essere uno scrittore”, non perché occorra un’etichetta, un’identificazione, ma per il semplice fatto che ci piace così ed è questo l’argomento in questione.

    Il materiale scritto non va sottoposto solo a parenti ed amici ma presto a un pubblico estraneo e nuovo e vario. Così è nato il gruppo (nel Lazio) Letturama che esegue reading di brani nostri (del quale appunto faccio parte) sulla scia di una passione che ci accomuna.

    L’originalità dei testi e quant’altro ci hanno permesso di attirare e risvegliare un pubblico, nonché di fare nuove conoscenze e dare una svolta alle nostre vite.

    😉

    Un saluto dal blog VONGOLE & MERLUZZI 😉

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