
Con questo post mi tolgo un sassolino nella scarpa che mi infastidisce da parecchio tempo.
Parliamo, collateralmente, di sport. In particolare di quella pratica sempre più diffusa di snobbare, deridere, denigrare ogni manifestazione sportiva da parte di chi ha certi specifici interessi. Che poi sono gli interessi di buona parte dei lettori di Plutonia Experiment.
Come a dire: se sono un lettore, uno scrittore, un appassionato di fantascienza, horror etc etc faccio bella figura nel manifestare in ogni occasione possibile e immaginabile il mio disprezzo per lo sport, gli sportivi e gli appassionati del medesimo.
Ci ho fatto caso anche questa estate. Gli Europei? Mai visti in vita mia. Il calcio è una perdita di tempo per lobotomizzati.
Le Olimpiadi? Parlassero piuttosto dei soldi che hanno buttato per organizzare l’indegno spettacoli di questi tizi in mutande. Insomma, il tenore dei commenti era questo. Non ovunque, ripeto, bensì tra molti amici che condividono le mie stesse passioni.
A questo punto mi chiedo se sono io l’eccezione: a me lo sport piace e trovo piuttosto populista puntare il dito contro gli alti ingaggi degli atleti, l’inutilità di attività che hanno l’unico fine di intrattenere etc etc.
Fermo restando l’assoluta liceità di ciascuno di noi di odiare questa o quella attività artistica/ricreativa/sportiva, mi chiedo con reale curiosità e senza intento polemico cosa c’è dietro a tutto questo odio.
Mi si viene a dire che lo sport è, come già accennato, intrattenimento fine a se stesso.
A questo punto però si potrebbe dire lo stesso di, che ne so, la letteratura fantasy, i giochi di ruolo, i film horror. Insomma, di buona parte delle cose che piacciono ai lettori di Plutonia Experiment. Ai miei occhi è sempre sembrata una puntualizzazione sciocca. Se leggere un buon libro fantasy mi fa star meglio non lo ritengo tempo buttato. Né soldi scialacquati impunemente. Se guardare il Giro d’Italia mi dà la stessa soddisfazione va da sé che non lo ritengo a sua volta tempo sprecato.
Seconda -e conseguenziale- obiezione: eh, sì, certo, ma con un libro ti fai una cultura, con lo sport no.
In linea di massima potrebbe essere anche vero. Ma anche no. Lo sport, inteso nel suo significato atavico, dovrebbe insegnare valori umani ed etici. Poi, questo sì, tutto è stato travisato per il vil danaro, trasformando molte discipline sportive in baracconi di sponsor miliardari e di manager avidi.
Non vi pare però che anche nell’editoria e nel cinema ci siano fenomeni simili? Non tocca certo a me ribadirvi quante volte abbiamo puntato il dito contro opere commerciali, senza alcun valore reale, culturale o qualitativo.
Questione soldi: è vero, nello sport girano molti, troppi soldi.
E nel cinema allora? Nella musica?
A me fa più schifo sentire i prezzi dei concerti di Madonna che non conoscere l’ingaggio di un calciatore qualunque di Serie A. Mi fa più senso sapere quanto gli editori e i distributori hanno lucrato sui libri e film di Twilight, arricchendo una scrittrice mormone di modestissime capacità artistiche. Questione di sensibilità. Meglio dare i soldi a Lionel Messi, per quel che mi riguarda.
Comunque sia vale la pena ricordare che questo è il mondo che abbiamo costruito, volendo o meno: gli idoli che tanto ci piacciono hanno il diritto (magari non etico) di essere strapagati. Vale per l’attore del cuore, per lo scrittore di bestseller, per la tennista famosa, per il calciatore top player.
Se ci deve essere una livella, che lo sia per tutti. No?

In realtà posso capire l’odio intrinseco che molti hanno per il calcio. A me il soccer piace, ma effettivamente trovo davvero difficile attribuire un minimo valore umano al calciatore medio (anche se andrebbero fatti dei distinguo) che ha l’intelligenza di un cercopiteco e il buongusto di un Unno.
Ma le Olimpiadi? Perché odiarle? Così, di default? Perché fare gli snob ci distingue dalla massa? E’ una risposta che non riesco a trovare, e che cerco senza intenti polemici.
Se poi questa risposta fosse semplicemente: “odio tutti gli sport perché non me ne frega nulla”, ok, penso che la potrei accettare senza problemi.
Ma, secondo me, c’è sempre dietro dell’altro. Una questione di atteggiamento. E allora la capisco molto meno.
Per quanto mi riguarda, il calcio lo trovo noioso, ma probabilmente è perché non riesco ad appassionarmici.
Discorso inverso, invece, per altri sport, come il baseball, l’hockey e, nel caso specifico, l’atletica.
Hai ragione, sparare a zero è da stupidi e assolutamente inutile, visto che nessuno si domanda perché si spendano miliardi per pellicole di dubbio gusto. Be’, qualcuno se lo chiede pure, ma in maniera diversa e con minor pacatezza…
Lo sport è bello, credo che a rovinarlo non siano solo i soldi, ma soprattutto un malcostume che funziona come una boa: le cose belle vanno a fondo (poco interessanti) mentre gli scandali, le marchette, le tangenti o le partite vendute, quelle fanno notizia, tirano, e quindi rimangono a galla.
Ma lo sport non è solo quello, c’è molto altro sotto la superficie…
Maggiore, non minore…
Sì, tutto giusto. Come ho detto nell’articolo è un malcostume (soldi buttati, tangenti, scandali più o meno fittizi) che però coinvolge anche campi a noi molto cari. Il cinema. L’editoria. La musica.
Tutto ciò che genera quattrini è soggetto a manipolazioni di vario tipo. Solo che per alcuni lo sport è e rimane l’unica fonte di tutto il Male.
Ti sei chiesto se l’eccezione sei tu. In effetti, se ci pensi bene, un po’ lo sei. Nel senso che non fai come buona fetta degli italiani che si dedica anima e cuore alla visione di qualsiasi sport ignorando il resto del mondo e ciò che vi accade. E davvero, c’è chi non si accorge che gli stanno sfilando la sedia sotto al cu*o a volte, perché troppo impegnato a discutere sulla validità del rigore o meno. Se dovessi aprire la parentesi sul perché ritengo che chi segua sport, e parlo degli esempi che ti ho fatto, è un semi lobotomizzato, preferirei farlo davanti a una birra. Ti dico solo, per me il metodo panem et circenses funziona ancora.
Sulla questione della lobotomia ti do anche ragione. Però attenzione a giudicare. Conosco alcuni “di noi” lobotomizzati allo stesso modo dalla troppa fantascienza, dai videogiochi, ai miei tempi dai giochi di ruolo.
Ci sono molti modi per astrarsi totalmente dalla realtà. Alcuni sono minoritari nei numeri, eppure fanno la stessa identica funzione dello sport. Anche per questo io non mi sento di accusare il mezzo, bensì (semmai) chi cede a certi eccessi.
Solo un punto per poi, alla fine, confermare ciò che dici. Negli eccessi, e come ben sai mi capita nel mio caso con il calcio, si crea quello snobismo da puzzetta sotto al naso quando riveli che tu, proprio tu, osi non seguire il calcio (o le moto, o non hai visto quel telefilm/reality del caso). Io purtroppo sono sempre soggetto a sguardi in tralice perché non ne so mezza di calcio. Al contempo, so di chi snobba chi non legge, per dire…
Io seguo il calcio (non è un mistero che sono tifoso della Juve) ma credo che basta saper mantenere la giusta misura, come in ogni cosa. Come dicevi tu è lo stesso principio di televisione, internet, videogiochi, persino libri: ci dedichi una parte del tuo tempo, senza andare a discapito di altre cose ugualmente importanti, e non c’è niente di male. Se invece ci rimani inchiodato 16 ore al giorno qualcosa non va, si tratti di sport, tv, videogames, facebook, lettura di romanzi o quant’altro.
Perfetto: la vediamo allo stesso modo.
E poi: viva la varietà di interessi e passioni 😉
sinceramente lo sport “da spettatore” non mi attira molto, per il poco che faccio (corsa, nuoto) preferisco praticarlo. però le olimpiadi le ho seguite con una certa frequenza, e lo stesso ho fatto con gli europei. qualcosa di formula 1 o moto gp mi scappa ogni tanto… insomma, non sono uno che snobba a priori. mi trovo però estremamente a disagio quando in un gruppo (durante una cena, al bar, al lavoro) ci si trova a parlare di calcio (nota bene: di CALCIO, non di “sport”) per ore intere. in quel caso non solo sono estraneo alla conversazione, ma alla lunga la cosa inizia a infastidirmi. immagino che sarebbe lo stesso per gli altri se io parlassi per otto ore filate di fantascienza (e sarei in grado di farlo…). ma il calcio attualmente tira più della sf, quindi l’emarginato sono io!
Certo, i monomaniaci sportivi sanno essere deprimenti come pochi altri.
Io posso reggere alla grande una discussione sul calcio… per un quarto d’ora. Dopo mi cadono le palle. Se poi si citano arbitri e moviola smetto subito, perché del calcio alla Aldo Biscardi non me ne frega NULLA.
Mio è il motto del grande Vujadin Boskov: “Rigore è quando arbitro fischia”. Il resto sono parole inutili.
Ammetto la mia colpevolezza – io sono quello che ha detto che sarebbe stato meglio dare spazio alla missione di Curiosity su Marte che non a tante chiacchiere sulle Olimpiadi.
Ce cattivone, eh?
A questop punto, cito quattro fattori attenuanti (e poi mi piacerebbe farci un post).
Attenuante numero uno – avrei voluto seguire le Olimpiadi, davvero, ma ormai il linguaggio da regime dei commentatori nazionali mi fa infuriare. A parte descrivermi ciò che vedo (è televisione, idioti, non radio!), i toni da cinegiornale del ventennio, coi giovani petti degli italici atleti che affrontano il perfido avversario, i toni da guerra, e non da competizione, le recriminazioni fasulle, gli attacchi di delirio con strilli e sospiri asmatici, l’ignoranza colossale (davvero l’Italia ha gareggiato in una prova di eppathathlon?), mi portano a spegnere il televisore. E a provare stizza.
Attenuante numero due – la violenza, con la quale un argomento che sostanzialmente non mi interessa (il calcio) mi viene cacciato in gola quotidianamente. Il che mi porta a…
Attenuante numero tre – qui non è più questione di passione (rispettabilissima), o di fede (preoccupante, quando si ha fede nel pallone) ma di non avere nient’altro.
Nient’altro come cultura, nient’altro come interessi, nient’altro come modello della realtà.
Oh, esclusi i presenti e tutto quel genere di cose, ma mi risulta difficile vedere l’ossessione per uno sport competitivo guardato e non praticato, l’ultima spiaggia dei perdenti. Che poi…
Attenuante numero quattro – alla radio, strano ma vero, parlano di calcio.
“Ma sempre di pallone parla ‘sta gente?”
“Eh, con quello che guadagnano i calciatori!”
Siamo sicuri che sia davvero lo sport, quello che sta mangiando come un cancro il cervello delle persone?
Ho letto quel tuo articolo trovandolo, al solito, molto interessante.
Prima di rispondere ai tuoi quattro punti mi permetto di fare mia un’osservazione che hai scritto sulla missione spaziale, rigirandola per lo sport: di certo i soldi spesi per europei, olimpiadi e mondiali non sarebbero stati spesi per costruire orfanotrofi, canili e case pubbliche.
Qui sta la demagogia di molta gente. “Eh, ma i soldi i Ibrahimovic….”
I soldi di Ibrahimovic cosa? Dove li spenderebbero gli emiri del PSG, in un fondo fiduciario per i poveri?
I quattro punti:
1) Hai pienamente ragione. I cronisti nazionali sono pietosi. E io odio il tifo smaccato per gli azzurri. Ecco, qui mi differenzio molto dalla “massa”. Io tifo i singoli atleti, non i colori nazionali. Quindi odio le radiocronache da ventennio. Ricordo ancora gli insulti raccolti per aver espresso il mio tifo per Maria Sharapova nella finale contro Sara Errani. Ecco, a me del nazionalismo sportivo non frega nulla.
2) Sì, la violenza non interessa nemmeno a me. Non a caso il calcio che più mi piace è quello inglese, che negli ultimi 20 anni ha segato con spietatezza il lato violento del tifo. Rendendo il tutto più godibile, sportivo e divertente.
3) Niente da aggiungere. Sai che io non sono così. Forse, fatti i dovuti distinguo, si potrebbe paragonare i monomaniaci dello sport “guardato” ai superfanatici dei manuali di scrittura, ma che non scrivono…
4) Secondo me se smettessimo un po’ di considerare tutto a livello pecuniario migliorerebbero molto le cose. Non solo nello sport.
Il fatto è che gli sport mi annoiano, e d’estate mi fanno anche caldo (per questo guardo al massimo le gare di tuffi, o il nuoto sincronizzato), ma non dico che sia da buttare o una perdita di tempo (c’è gente che ci si impegna con fermezza e autodisciplina, qualità ben più apprezzabili di una che scrive pagine e pagine su una stordita che rincorre le gonadi di un vampiro glitterato per quattro libri e due inutili volumi extra). Sul calcio poi ritengo che vada fatto invece un discorso a parte. Non amando lo sport in generale, il calcio – che a noi italiani viene servito a colazione, pranzo e cena – finisce col generare una reazione di rifiuto, anche violento e intransigente. Lo ammetto, storco la bocca o roteo gli occhi al cielo quando salta fuori, e stabilisco nuovi record di zapping quando mi capita davanti alla TV. Non è neanche più una cosa razionale, solo una risposta pavloviana a una sovraesposizione eccessiva per i miei livelli di sport nel sangue. Ho provato a guardarlo in passato, ricordo vagamente una squadra in bianco e una in rosso che correvano, dopodiché mi sono distratto nell’osservare i centrini all’uncinetto di mia zia. Non fa per me, gli altri sono liberi di divertirsi ma devono avere la pazienza di capire che dietro questo rifiuto c’è un trauma, come se un giorno vi presentassero il macramé – che a voi causa noie da capogiro con momenti di perdita di coscienza – e tutta la nazione ne andasse pazza. Immaginate: ve lo trovate dappertutto, e magari ogni giorno sentite anche di gente che spilla milioni e milioni all’anno per fare centrini e passamanerie varie. Fatto? Adesso capitemi.
P.S. Un’ultima stronzata; a me la Pendelton – che scopro in questo momento – fa tanto Sheldon Cooper in drag, e non lo dico in senso negativo (anche se potrebbe sembrare).
Come ho detto, accetto senza problemi chi non ama lo sport “perché no”. E’ una passione come un’altra… ci mancherebbe.
Sarebbe come prendersela con chi non ama la fantascienza. Se non piace, non piace. Amen!
Nel tuo caso so che non è questione di atteggiamento, di snobbismo, e mi va benissimo così 🙂
Niente snobberie, esatto. Sono sinceramente annoiato da certe attività che non seguo, ma sono anche consapevole che dare del cretino a chi invece le apprezza farebbe di me un imbecille. 🙂
La cosa buffa è che le Olimpiadi dovrebbero essere proprio la somma di tutti i valori “umanistici” dello sport. L’atteggiamento che sottolinei tu si potrebbe anche sposare bene con il calcio, che muove davvero barche di soldi e si sta allontanando sempre più – con gli ultimi scandali – dal tifoso medio. Ma le Olimpiadi… Cioè, ricordo che tra una gara e l’altra facevano interviste agli atleti dei Paesi più poveri, facendo vedere come per essi trovare una via d’uscita nello sport non fosse solo uno svago, una semplice professione come un’altra, ma un’occasione concreta per salvare tutta la famiglia dalla strada.
E poi vedere tutti gli atleti di tutte le nazioni mescolati insieme alla cerimonia di chiusura… Chiunque abbia in sé i valori della pace e della fratellanza non può non vederci tutto il bene possibile in un gesto così simbolico. Perché certo è simbolico, ma è un simbolismo forte.
Ciao,
Gianluca
A me Olimpiadi, tutto sommato, ispirano ancora i valori che dici tu.
Seguendo un minimo gli atleti nel fuori campo si capisce che in quelle tre settimane di gare l’aspetto monetario passa in secondo piano. Ed è bene così.
Che poi ci sia gente che ci lucra su sempre e comunque è altrettanto vero.
Ripeto: come nel cinema, nella musica, nell’editoria…
Dicevo che non mi importava delle olimpiadi, ma tutte le mattine controllavo il medagliere. Ero pronto a saltare sul carro e festeggiare se l’Italia avesse vinto l’Europeo – invece ha perso e giù improperi a Balotelli e company.
Insomma credo di condividere in tutto quello che dici nel post.
Mi piace lo sport, anche se forse se ne vede troppo e in molti casi è superfluo, tuttavia so di essere diventato più cinico rispetto a qualche anno fa e forse ho un metro di giudizio più critico nel dare il giusto peso un po’ a tutte le cose
Io per esempio sono “milanista”, ma negli ultimi campionati ho tifato più Udinese (in A) e Pescara e Toro (in B), proprio perché non me ne frega della fede, bensì mi piace appassionarmi di sport a modo mio.
Forse per questo me la godo…
A parte concordare in pieno (e vabbeh, che gran fatica), in particolare mi chiedo anch’io come sia possibile non cogliere una sostanziale differenza tra il calcio, per citare lo sport a mio parere più ovviamente e grandemente compromesso dal circo monetario-mediatico, e le Olimpiadi – senza per questo voler screditare in toto l’uno e mitizzare oltremodo le altre.
Restando sul mondo del calcio mi sono anche sempre chiesta, ferma restando la libertà di pensiero di ciascuno, perché tanta polemica nei confronti di cifre sì talvolta esose per comune senso della misura, e purtuttavia tirate fuori di tasca non da cittadini o che so io, ma da privati che ritengo liberi di fare l’accidenti che loro pare con i propri soldi.
Vorrei che si scindesse un discorso culturale di valore, per cui lo strapagare determinate opere o prestazioni risulta comunque alla lunga un danno; dal mero risentirsi per un pagamento giudicato personalmente eccessivo, ma in ogni caso del tutto legittimo.
Mi riferisco, s’intende, solo ai compensi dei giocatori: so bene che il ‘carrozzone’ è sostenuto a suo modo anche dallo stato, ma senza voler fare la Monti di turno questo lo posso in parte comprendere: si parla di sostenere un’attività magari non eccellente ma che fa girare, come si suol dire, quattrini.
Grazie per il commento 🙂
Ovviamente concordo con ciò che dici, la via di mezzo mi sembra sempre la più saggia. Se tutti si fermassero a fare valutazioni più di merito e meno di “tifo” forse si riuscirebbe a concordare su più cose e, vuoi vedere, anche a cambiare qualcosa.
La chiusura mentale e lo snobismo non sono mai caratteristiche delle persone intelligenti, indipendentemente dalla loro vittima. Lo sport è bello, da vedere ma sopratutto da praticare. Io ho spesso la sensazione di dialogare con il mio corpo quando mi alleno.
Ecco, io vorrei fare più sport… Al momento mi limito solo a camminare molto.
Rimpiango di aver smesso col tennis da giovanissimo.
Argh.
Lo scrivo qui, dove mi ritengo piuttosto al riparo dal rendere noto ai miei conoscenti questa cosa: dopo aver letto (essermi sciroppata? essermi fusa con?) Infinite jest, senza rendermene conto, sono scivolata lentamente in una spirale per cui fino a 4-5 mesi fa sapevo a malapena dire che il tennis NON è una roba che si mangia, allo stato attuale in cui non avendo dinero per fare spacconate che poi crollano in una bolla di sapone pregusto la telefonata ad un mio cugino acquisito per mendicare una racchetta. Se non dovesse averne come mi pare invece di ricordare, la cerco nei mercatini, ma la trovo.
Sto pensando con tremore a quando la userò insieme (that’s incredible!) alla pallina stravecchia ripescata dal garage che tengo in borsa, in incognito. Poi coapterò qualcuno, con nonchalance, e smetterò presto di giocare contro il muro.
Boh.
Fatto sta che da quel libro ho preso ‘sta china strana, e ancora non l’ho confessato a nessuno perché non voglio banalizzare o perdere slancio. Non che miri agli Open, intendiamoci. Ma ho scoperto che mi appassiona, e non me l’aspettavo. In questo periodo di intense grane, nonostante il caldo disumano e la stanchezza oscena, finisco a cercare la beatitudine con le repliche serali delle partite d’antan, tirando magari le 2 o le 3 di notte. Incastrata!
Benvenuta nel club!
Ho riscoperto il tennis da circa sei mesi… e ho scoperto che appassiona anche me! Nelle Olimpiadi, per dire, è la cosa che ho seguito con più partecipazione. Mi sono anche guardato delle partite in vacanza, negli States (là lo passano sulle reti pubbliche, da noi è quasi scomparso).
E prima poi magari mi piacerebbe tornare a tirare qualche racchettata, perché no?
Fra i miei “passatempi” preferiti ci stanno sia la scrittura che il fantacalcio. Ho criticato il costo delle olimpiadi ma, imho, sono una manifestazione sacrosanta. Si potevano evitare degli eccessi… ma questo accade ovunque.
Fantacalcio… praticato a mia volta per anni 🙂
a me lo sport piace, e l’ho praticato finché ho potuto. Penso anche che fare sport (o moto in generale) sia un obbligo che abbiamo verso il nostro corpo e la nostra vita. Quello che non sopporto e che mi ha fatto prendere certe posizioni è la mercificazione dello sport, come d’altra parte esiste il pericolo di mercificazione in ogni altra attività umana. La palla è sempre stata rotonda, ai tempi di Rosetta Callegaris e Piola fino ad oggi. Oggi quello che non sopporto non è la palla che continua ad essere sempre rotonda, ma che per darci un calcio devi avere un manager che gira per il mondo a vendere un cartellino esaltando (e spesso falsificando) le tue doti. Quello che non mi va sono i “campioni” che ad ogni cambio di maglia (ormai semestrale) dicono sempre: “ho coronato il sogno della mia vita”. Non ce l’ho con lo sport, tanto è vero che mi piace molto il rugby, che seguo come posso, perché col suo “terzo tempo” resta uno sport “vero”, fatto tra uomini in carne ed ossa e non tra cartellini più o meno in comproprietà. E amo anche il calcio, almeno quello dilettantistico, che avrà anche le sue pecche: mi fa tenerezza ogni domenica seguire sui televideo regionali le squadrette semiparrocchiali che danno l’anima per portare a casa, con la propria auto, un campanilistico risultato positivo. Non è romanticismo melenso; è, a mio parere, voler conservare un senso vero delle cose.
Amo lo sport(sono un drogato di nuoto, sono in ferie e mi mancano i miei km in acqua) mi appassionano gli sport di fatica sian essi maratona nuoto o bici, unica eccezzione il rugby che adoro, per il resto vale la solita considerazione tutto con moderazione guardo il calcio simpatizzo ma non muoio se la domenica esco.
Io non seguo nessuno sport, perchè in generale mi annoiano. Ma rispetto chiunque li segua per il semplice motivo che è giusto che ognuno possa seguire le passioni che gli pare.
Ma il calcio no. Non ho niente contro chi gioca a pallone nè contro chi segue le partite dando loro il giusto valore, ma il calcio secondo me ha due grandi difetti:il fanatismo e il circo mediatico (e ovviamente l’uno alimenta l’altro)
Ho visto personalmente, e più di una volta, persone prendersi a pugni al bar per una partita di calcio. E persone di una certa età, con tanto di figli a carico. Occhi gonfi e sangue dal naso. Per un rigore non fischiato o qualche stupidaggine del genere. Una volta, durante una di queste litigate, uno dei contendenti ha chiesto all’altro: “Ma sei fuori? Che ammazzeresti qualcuno per la Roma?”
Beh, l’altro ha risposto: “Certo che ammazzerei qualcuno, certo!”
Ora non potrei giurarlo, ma mi sembra che in quel momento non fosse neanche ubriaco. E ti giuro che, guardandolo in faccia, non mi è venuta nessuna voglia di contraddirlo. E non eravamo allo stadio, stiamo parlando di uno dei pochi bar di un paese di duemila anime dove si conoscono tutti, e di due persone che fino al giorno prima prendevano sempre il caffè insieme. Questo è l’effetto che fa il calcio? E io che pensavo facesse bene alle ossa. No, grazie.
E poi c’è l’aspetto mediatico: com’è possibile che si debba parlare di calcio ad ogni ora del giorno e della notte? Perché vengono dedicate ore e ore di trasmissioni televisive a un solo sport, tralasciando tutti gli altri? Parole su parole per astratte congetture estratte da vaghe voci di corridoio su chi “potrebbe” comprare il Milan l’anno prossimo? Ma gli altri sport? Ho già detto che non ne seguo nessuno, ma mi pare di aver percepito che abbiamo atleti di successo anche in altre discipline, tipo pallavolo, rugby, pallanuoto, scherma, judo e chissà quante altre. Di questi non parla mai nessuno? Possibile che in ambito sportivo non ci sia niente di più interessante delle voci di corridoio sul calciomercato?
E si passa all’argomento soldi: dite quello che volete, ma nel calcio ne girano troppi. Gli stipendi dei calciatori sono assurdi, ed è vero. Fa parecchio incazzare che io debba continuare a rimandare l’avere un figlio perchè non me lo posso permettere, mentre questi potrebbero comprarsi la mia casa con lo stipendio di un giorno. Ma alla fine bisogna ammettere che sono proporzionati a quello che fanno guadagnare alle società di appartenenza. Il punto non sono tanto gli stipendi dei giocatori, quanto tutti i soldi che girano intorno al calcio, che lo trasformano non più in uno sport ma in un business. Non c’è più nessun valore sportivo. I giocatori nelle interviste leggono quello che gli viene scritto dai dirigenti (o meglio, da quelli che scrivono i discorsi anche per i dirigenti), senza nemmeno chiedersi cosa vuol dire. Quando li fermano subito dopo le partite sono vestiti in giacca e cravatta, come se arrivassero da una riunione con il consiglio d’amministrazione, in base a qualche ricerca sul ritorno d’immagine. Ma è ancora sport?
Ma questo commento si sta protraendo troppo, mi blocco prima di trasformarlo in un post.
Concludo solo dicendo, a costo di sembrare snob, che io odio il calcio (se ancora non si fosse capito 😉 ). L’unico calcio vero e sincero è rimasto quello che si gioca nelle categorie più basse, quelle i cui risultati escono solo nei giornali locali, dove si gioca ancora per passione e con sano spirito competitivo. Almeno, lo spero.
Il Moro