A che servono i libri motivazionali?

seth godin quote

Senza volerlo tutti noi siamo schiavi di alcuni piccoli preconcetti.
Parliamo di libri: evitiamo accuratamente di leggerne alcuni, dando per scontato che non rispondono ai nostri gusti. Il che, nella maggior parte dei casi, è vero. Altre volte invece il preconcetto è sbagliato e ingannevole.
Fino a qualche anno io mi tenevo a debita distanza dai cosiddetti “libri motivazionali”. Avete presente quei manuali dai titoli altisonanti, come per esempio Diventate padroni della vostra vita in dieci comode lezioni? Li ritenevo stupidi e ritagliati appositavamente per i gonzi che non sanno come controllare la propria esistenza, tanto da aver bisogno di qualcuno che dica loro come è giusto o sbagliato farlo.
Succede poi che per una serie di casualità mi sono trovato nelle condizioni di dover/poter leggere alcuni di questi manuali. Ed è proprio così che ho scoperto che alcuni di essi sono davvero interessanti. Da allora, ogni volta che entro in libreria, do un’occhiata alle nuove uscite in materia. Devo anche ammettere che una larga parte di questi libri sono banali, stupidi e ripetitivi, proprio come temevo. Però ci sono anche degli ottimi titoli, la cui lettura mi ha sicuramente arricchito.

La domanda è quindi quella che dà il titolo a questo post: a che servono i libri motivazionali?
La risposta che vi do oggi è la seguente: servono a far respirare la mente. A guardare le cose da un’altra prospettiva. Anche se questa prospettiva a volte è lontanissima dalle nostre preferenze e abitudini, può essere comunque interessante conoscerla.

Facciamo un piccolo passo indietro. Dicevamo che molti di questi libri sono inutili e intimamente sciocchi (o scontati). Lo confermo. Con un po’ di esperienza riuscirete a distinguerli. Diffidate per esempio da tutti quelli che vi promettono di diventare ricchi e famosi nel giro di un mese o due. Stesso discorso per i titoli che regalano “felicità” e “amore”, come se fossero cose raggiungibili seguendo un preciso prontuario di comportamento sociale.

Scartate le facilonerie e le sciocchezze roboanti, rimane comunque molto materiale da cui attingere. Una buona determinante per scegliere il vostro libro motivazionale è l’autore: informatevi su di loi e scopritene le attitudini e il percorso professionale. Di solito i “pensatori” di una certa fama, come per esempio Seth Godin, hanno sempre qualcosa di interessante da dire.
Certo, qualche passo falso lo farete quasi sicuramente, ma pian piano scoprirere i motivatori che fanno per voi.

tommy lasorda quote

Una delle obiezioni che mi sento rivolgere ogni volta che recensisco un libro motivazionale è questa: Perché lo scrittore di questo libro non è già diventato ricco/famoso (etc etc)? Parla tanto, ma alla fine non è nessuno.
Sbagliatissimo. Anche questo è un preconcetto. In molti casi gli autori dei manuali motivazionali danno consigli partendo dalle loro esperienze personali. Sicché, se l’autore dell’ottimo Mollo tutto! E faccio solo quello che mi pare vi consiglia di… beh, mollare tutto e seguire la vostra indole, è perché lui l’ha fatto. Con successo (e il successo non si misura certo solo coi soldi!). E ve ne parla, condividendo la sua esperienza di vita coi lettori.

Una seconda obiezione che mi viene mossa, parlando di motivatori e di manuali, è quest’altra: Tanto i consigli di questo genere nella vita reale non funzionano. A volte aggiungono anche “In Italia”, che in effetti è un dettaglio non da poco.
Ok, può essere. La vita non è rosa e fiori, la volontà da sola non fa miracoli. Ovviamente non tutti quelli che vogliono diventare scrittori, cantanti o imprenditori di successo possono farcela. Anzi, solo un limitato numero di “wannabe” qualcosa raggiunge i propri obiettivi.
Però, tenete presente queste due cose: 1) I veri motivatori si rivolgono a chi vuole migliorare la propria vita gradualmente, non agli illusi, agli sciocchi e ai pigri; 2) Tali manuali vi danno un’idea di come potrebbero essere le cose, viste da un altro punto di vista. Poi tocca a ciascuno di voi darsi da fare.

Ritengo che solo un 10% di quanto suggerito nei libri motivazionali sia realmente realizzabile. Forse meno. Però quel 10%, confronto allo zer0 periodico di chi non sa come iniziare a cambiare la propria vita (il proprio lavoro, la gestione delle proprie passioni etc), è comunque tantissimo. E’ un punto di partenza.

Concludo segnalandovi le mie recensioni di tre manuali motivazionali, se volete un po’ atipici, che trovo davvero interessanti:

Mollo tutto! E faccio solo quello che mi pare (di John Williams)
Siamo tutti strambi (di Seth Godin)
L’Ozio creativo (di Domenico De Masi)

Buona lettura.

joe vitale quote

– – –

(A.G. – Follow me on Twitter)

17 commenti

  1. Sai che sono convinto che alla fine il problema per la gente, con questi libri, sia un altro? Cioè che questi libri, sciocchi o meno che siano (ma soprattutto quelli meno sciocchi) presuppongono che tu abbia voglia di cambiare qualcosa per stare meglio.
    E lì si innesca il solito discorso, proprio soprattutto del nostro bel popolo, cioè il confronto tra chi in un modo o nell’altro di da consigli per migliorare e chi fa parte della grande tribù dei culipesanti.
    Per cui “il manuale è sciocco dice cose che già so/cose inutili/cose che a me non servono” spesso vuol dire “mi piacerebbe raggiungere l’obiettivo eh ma mica ho tempo/voglia/forza di cambiare la mia vita per farlo, quindi continuerò a lamentarmi e dare la colpa al mondo”.
    Di questi testi ne ho letti alcuni e molti li ho trovati utili, come dici tu, per avere un punto di vista diverso, a volte per dare un nome a cose che sentivo ma che non riuscivo bene a interpretare (comportamenti, schemi mentali,…).
    Poi uno è sempre libero di vivere come vuole ma si sa, la conoscenza è potere e la conoscenza di sé stessi (e degli altri) che può derivare da “perdere” un po’ di tempo a studiare con questi libri può regalare qualche freccia al nostro arco personale che prima non avevamo.
    E poi, ovvio, eh, tocca far fatica di tenderlo, quell’arco.
    Ma questa è un’altra storia 😉

    1. Questo è uno di quei commenti che migliorano l’articolo a cui fanno riferimento 🙂

      In effetti è proprio come dici tu. Il culopesismo è spesso ciò che ci porta a dire “tanto queste cose qui da noi non funzionano”.
      Che poi è pur vero, ma anche perché tutti non fanno il benché minimo sforzo di mettere in atto un 1% di quel che leggono. Preferiscono pensare che “tanto non funzionano”, così si tolgono il fastidio di ragionarci su.

      E allora tutto appare sciocco inutile e anche un po’ snob.
      Nel mentre il resto del mondo civile avanza con piccoli/grandi esperimenti sociali, mentre noi navighiamo nelle acque placide delle nostre poche consapevolezze…

      1. dicesti bene: mondo civile. Io so di vedere il bicchiere mezzo vuoto, ma veramente sembra che l’Italia sia ormai il paese del ristagno umano e tecnologico. Una specie di palude nel mezzo di una landa dove invece, pur con problemi, le cose o vanno meglio, oppure vengono affrontate con buon senso e logica.
        Qui da noi libri come quelli che citi tu sono guardati con sospetto e messi all’indice. La parola d’ordine da noi è: “Si è sempre fatto così!” (E’ anche il titolo di uno dei capitoli de I Vivi, i Morti e gli Altri, guarda caso, dove si dice che sono le parole più pericolose al mondo)
        E infatti affondiamo.

    2. Il problema è il cambiamento. È un evento radicale, e perché avvenga di solito è necessario un evento radicale che ti obblighi a cambiare. Altrimenti niente.
      O sei obbligato, e quindi il coraggio influisce poco sulla scelta, oppure non si cambia.
      Mi spiego, se si ha la fortuna (?) di avere un posto fisso, uno stipendio fisso, ma un lavoro insoddisfacente, è quasi impossibile decidersi a mollare e a cercare un sistema di vita che invece risponda alle nostre esigenze: per comodità. Perché ci si dà del tempo. “Magari, quando avrò ingranato, potrò dedicarmi alle cose che mi piacciono davvero…”
      E poi ci si ritrova dopo trent’anni a fare quello stesso lavoro, solo più vecchi, stanchi e incazzati.

      Per cui, niente, rispetto per quelli che fanno la scelta senza essere obbligati dalla vita o dalle circostanze: quello è il vero coraggio.
      Se poi un manuale li aiuta, tanto meglio.

      1. sono d’accordo. La vita ti passa davanti e scopri solo alla fine, se ne hai il tempo, che ti è scivolata dalle dita.

      2. già, è la considerazione che ho fatto io un paio di mesi fa. e così a fine mese probabilmente tornerò nell’avvincente mondo della disoccupazione, probabilmente per rimanerci fino alla fine dei miei giorni!

        però, ci credi che continuo a essere convintissimo della mia scelta?

          1. anche considerato il fatto che mai tempi furono così foschi (guerre a parte, ovviamente)

  2. Il vero danno è che in questo paese certe opportunità sono stato di fatto troncate da questo modo di pensare, e dalla radicata sfiducia nel prossimo.
    A furia di dire “qui queste cose non sono possibili” la cosa si è rivelata fin troppo vera, diventando un aspetto radicato nel DNA di buona parte degli italiani.
    Che poi per me la delusione è rappresentata dai giovani, non dagli anziani, che almeno hanno la scusante di venire da un’epoca diversa.

  3. Sono un po’ perplesso stavolta, i titoli non mi sembrano adatti a chi voglia passare ai libri di motivazione… o forse non ho capito bene cosa intendi per motivazione 🙂
    Seth Godin è un esperto di marketing, e di suo ho letto La mucca viola, certo magari questo libro sarà diverso, ma seguo anche il suo blog (non spessimo) e non mi sento di classificarlo come motivatore
    De Masi è un sociologo del lavoro, almeno così mi sembra di ricordare

    Io per libri motivazionali intendo quelli di:
    Anthony Robbins
    Roberto Re
    Bob Briner (Gesù come manager è un piccolo gioiello)
    Og Mandino
    Mark Fisher
    Robert Shemin
    Frank Bettger

    Troppe americanate? Può darsi, alcune cose non sono affatto applicabili in Italia, ma mi sento di dire questi e non Godin, che semplicemente è un “creativo”, certo dà delle idee (ma le dà anche Kevin Roberts) ma non fa lavorare sulla persona, solo sui processi di marketing

    1. Ti assicuro che sono titoli volutamente provocatori 🙂

      Beh, a me gli autori che ho citato hanno motivato 😀
      Poi dipende in cosa si vuole essere motivati… per esempio a me di fare carriera, di smettere di fumare/bere/drogarmi, di imparare a convivere col capo etc etc me ne frega poco assai 😀

      Godin mi piace proprio perché non si perde in sermoni troppo psicologici; è perfetto per chi vuole già lanciarsi in qualche attività (soprattutto creativa) e non sa bene dove iniziare.
      Ecco, diciamo che per me è proprio così: non voglio pipponi da reparto di psiichiatria, bensì “motivazioni” (poi magari si chiamano in altro modo, boh) pratiche su come passare da cosa ho/avrei già intenzione di fare, al farlo.

      Riguardo a De Masi il discorso è il medesimo, almeno per il suo libro che indico nell’articolo.
      Meno concentrato sul marketing rispetto a Godin, dà comunque un punto di vista diverso su come concepire il lavoro e la vita sociale, spiegando in pochi semplici passaggi perché è possibile un’alternativa rispetto allo standard.

      Un motivatore “puro” tra quelli che leggo di tanto in tanto è Joe Vitale, ma scivola spesso verso il “training psicologico d’assalto” che, come avrai capito, non amo particolarmente…

      1. Basta mettersi d’accordo sulle parole. Hai risposto in modo esauriente, io invece avevo capito i motivatori “puri”.
        In un tempo passato ne ho letti diversi, per diletto, per passione e per lavoro (ho tenuto dei corsi di memoria e speed reading) tra la fine dello scorso e l’inizio del nuovo millennio. Però stò Vitale non lo conosco… che tu sappia usa le tecniche della PNL??

        1. No, ma guarda, non è che voglio incaponirmi… sulla parola “motivatori” hai senz’altro più ragione tu di me 🙂

          Joe Vitale usa anche il PNL… è un tipo strambo, anche molto furbo… Per farti inquadrare il tipo, è colui che ha diffuso il libro “The Secret” in mezzo mondo.

          1. No, ma guarda, non è che voglio incaponirmi… sulla parola “motivatori” hai senz’altro più ragione tu di me

            Ecco un esempio, il mio, di come usare male le parole. Neanche io avevo intenzione di incaponirmi, ma a rileggere i miei post potrebbe anche trasparire che volessi affermare di avere IO in tasca chissà che verità 🙂
            Ti assicuro che i miei interventi non volevano essere polemici

            Detto ciò, chiederò un po’ in giro ai miei amici sul campo se conoscono Vitale
            Ciao

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