
Anche un evento innocuo come il Festival di Sanremo è servito, come è noto, a inasprire il contrasto tra il cosiddetto “popolo” e la presunta élite.
I fatti sono noti, a meno che viviate su Urano: il vincitore del Festival, Mahmood, si è imposto sul secondo classificato, Ultimo, grazie alla giuria di qualità, che ha ribaltato il verdetto della giuria popolare, cioè di quelli che votano da casa, via SMS.
Gli stessi, quelli del popolo, che nel 2010 hanno portato sul podio (al secondo posto, nientemeno) Italia amore mio, l’inascoltabile, retorico brano di Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici. Il tutto a danno di Ricomincio da qui di Malika Ayane, una delle più belle canzoni italiani degli ultimi 20 anni.
Ah, nella medesima edizione, tanto per dire, il popolo decretò anche la vittoria di Valerio Scanu con Per tutte le volte che… (esatto, coi tre punti di sospensione nel titolo).
Forse vi stupirò dicendo che effettivamente l’Italia è un paese di caste.
Forse però dovremmo abbandonare un poco il complottismo e renderci conto che le élite, quelle che davvero trascinano il paese verso il basso, sono quelle piccole, che da anni praticano il clientelismo, in nepotismo, l’assistenzialismo.
Il vicesindaco che fa assumere suo nipote in Comune.
La redazione del giornale X che assume ragazzi senza pagarli, perché sa che c’è sempre chi è disposto a lavorare gratis.
Il tizio che lavora alle Poste e che trova un modo per tirare dentro il figlio del suo vicino di casa.
Lo zio monsignore che dà un aiutino alla nipote, in quel concorso pubblico a cui tanto tiene.
Il dentista che si pagare in nero dal vigile della municipale, che in cambio chiude un occhio sui suoi parcheggi nei posti riservati ai disabili.
L’assessore del paesino che concede spazio soltanto a quegli artisti che in cambio tirano voti al suo mulino.
Il giornale che si occupa di musica (o di libri, o cinema), ma che recensisce soltanto quelli delle scuderie amiche.

Queste sono le élite che personalmente odio da sempre. Le élite del clientelismo.
E forse, tempo fa, i movimenti “dal basso” del nostro paese erano propensi a combattere queste brutte abitudini. Si parlava di meritocrazia, di mettersi alla pari con gli standard europei.
Poi, con gli anni, i nemici sono diventati i “professoroni” che spiegano, dati alla mano, che quella manovra economica non si può fare, perché finiremmo tutti in mutande.
Oppure gli “espertoni” plurilaureati che dimostrano (sempre dati alla mano) che un’opera come il TAP in Puglia è sicura e che migliorerà le condizioni generali di quella regione, e non solo.
Così, polemica dopo polemica, chiunque abbia un titolo di studio è diventato parte dell’élite. Una laurea è un’onta, perché in fondo se il popolo vuole costruire un secondo sole che illumini soltanto Bari (esempio puramente casuale), chi sono gli astronomi per dire che un progetto simile è un’enorme cazzata?
Ed è in tal modo che in Parlamento si è arrivati a discutere di scie chimiche, di vaccini che provocano l’autismo, dei Protocolli dei Savi di Sion e della riforma del regolamento del Festival di Sanremo. Quest’ultima voluta nientemeno che dal Ministro del Lavoro in persona, pensate un po’.
Una volta, in un’epoca che ora quasi rimpiangiamo, ci lamentavamo perché qualche solitario parlamentare chiedeva un’interrogazione su un rigore non dato alla Roma o alla Juve.
Poi c’è chi questo clima lo cavalca, con un misto di furbizia e di ignoranza. Non parlo di politici.
Guadate il modo in cui Ultimo, arrivato secondo a Sanremo con una canzone che a mio parere poteva piazzarsi benissimo al decimo posto, ha sbroccato contro la legittima vittoria di Mahmood. In un video delirante ha invocato il tradimento del “volere del popolo” e si è scagliato contro un regolamento che, al momento di partecipare a Sanremo, aveva accettato di rispettare.
Andiamo dunque avanti così, nella delegittimazione delle regole, dei pareri che non gradiamo, nella denigrazione di chi esprime un giudizio di merito. Peggio ancora se chi lo fa è un “professorone”.
Io direi di comprare una Luger e di prepararla, perché magari fra qualche anno potremo usarla quando qualcuno parlerà di cultura.
Che poi, ma questo è un parere mio, se Mahmood fosse stato un ragazzo di madre sarda e di padre svedese, tutte queste polemiche si sarebbero limitate nel solo ambito musicale, e non in quello politico, dove sono debordate.
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A questo giro non sono d’accordo almeno in parte con te.
Inutile premettere che non vedendo molto la televisione non ho visto il festival e nemeno ho sentito le canzoni né ho in programma di sentirle.
Il mio quindi è un giudizio a prescindere dai gusti personali. Nemmeno ho intenzione di buttarla in politica.
Il mio pensiero è che essendo il Festival di San Remo definito della canzone poolare e essendoci persone che hanno pagato per dare il loro parere, il loro voto dovrebbe pesare di più. Ma le regole devo essere rispettate fino a quando non vengono cambiate.Quindi se non piacciono si cambino!
Che poi abbia vinto una canzone piuttosto che un’altra mi frega poco. Così come che sia egiziano o svedese.
E le regole dicevano esattamente quale era il peso delle due giurie.
Se un qualunque artista o discografico non riteneva opportuno sottoporsi al giudizio di una giuria di qualità, magari anche adducendo buoni motivi, poteva non partecipare.
Che poi è un discorso che vale per lo sport, la politica, per i concorsi di bellezza etc.
I regolamenti sono sempre migliorabili, ma fin quando sono in vigore li si rispetta, oppure non si partecipa. Che è lecito, un po’ come non votare quando c’è da rinnovare le Camere.
Quindi sei d’acccordo con me.
Ciò non toglie che si possa criticare un sistema (l’archetipo di sistema) che non si condivide.
Il rischio è di passare dalla democrazia all’oligarchia.
“Lasciamo votare il popolo becero ma poi sarà un ristretto gruppo di saggi a decicere se avallare o ribaltare il voto popolare (impopolare)”
condivido ogni parola, e ci compiango
I miei due centesimi, sul caso “Sanremo”.
Ora mettiamo da parte troll e lo zero virgola di elettori di casapound, cos’è che ha irritato e fa parlare di elite?
Il parlare di complottismo.
Dire che la giuria ha ribaltato l’esito del tele-voto non è complottismo è un dato di fatto, poi possiamo parlare di regolamento e dire che era nelle regole e ci sta che sia andata in quel modo però, non si può delegittimare le opinioni che non piacciono con etichette senza argomentazioni.
Il voto da casa è stato ribaltato dalle due giurie? Si.
Dov’è il complottismo?
La storia degli esperti.
Le giurie possono sovvertire il risultato, è successo con la vittoria degli Avion Travel dove lo stesso Cotroneo in un’intervista del 2016 disse che -E correggere il destino, di tanto in tanto è la cosa migliore che si possa fare, oltre che un dovere, dopotutto-, e ci sta che lo si faccia per simpatie antipatie o per mandare “messaggi politici”, quello che non va è il fingersi ingenui, così si la giuria d’onore ha fin da subito votato Mahmood, e va bene perché aveva il diritto di scegliere chi voleva ma il farlo fingendo imparzialità non è andata giù.
Tra i nomi della giuria d’onore se ne notano alcuni che sicuramente non sono salviniani come Servegnini e la Dandini per dirne due e, a meno che non sia un omonimo, anche Mauro Pagani che avrebbe firmato l’appello della rivista rollingstone proprio contro Salvini.
Ora lasciamo da parte Salvini e i giudizi su di lui, ma tu credi davvero che quella giuria, tra l’altro non tutta di esperti musicisti, non abbia voluto mandare un segnale alla politica?
Da parte mia ti dico che anche così sarebbe stato lecito, giusto, nei suoi diritti.
La giuria d’onore poteva decidere secondo i suoi gusti e lo ha fatto come da regolamento però, poi non puoi ammantarti di imparzialità fingere sorpresa e stupirti in caso di polemica, non si può fingersi sorpresi per una scelta così palese che da subito in molti hanno cavalcato parlando di schiaffo alla politica.
Non credi che questo abbia alimentato le polemiche invece di attenuarle?
Non credi che sia passata come la lezione dei volti noti, dei VIP al popolo ignorante e che questo abbia potuto irritare?
Se poi si parla di Esperti contrapposti alla gggente, come credi che il comportamento di questi esperti sia d’esempio come nel caso di di Ultimo e della giuria dei giornalisti?
Ultimo non avrà saputo perdere, non avrà avuto una buona canzone, forse meritava di stare in posizioni più basse ma il vederlo piccarsi con i giornalisti, altra giuria di esperti, con questi che a quanto pare lo irridono con “ma chi sei” o “stronzetto” fanno venire dubbi sul quanto siano migliori rispetto ai comuni mortali, il vederli poi dare delle merde ai Volo, non va a vantaggio della categoria esperti, e non credi che la gggente si sia chiesta: “loro sarebbero migliori di noi?”
Il vincitore?
La vittoria di Mahmood è sacrosanta, c’erano le regole e sono state rispettate, ma lo vogliamo ammettere che in molti hanno pensato che se il padre fosse stato svedese o solo italiano primo non ci sarebbe mai arrivato?
Vogliamo dire che è sembrato come il solito raccomandato della solita parte politica?
Ecco perché si è parlato di elite, almeno in questo caso specifico, non è delegittimazione delle regole, non è un andar contro i “professoroni”, e non è roba da terrapiattisti o scie chimiche.
Se poi vogliamo parlare del perché c’è odio verso questa strana entità chiamata “elite” e da dove arriva, allora c’è da parlare tanto.
Io credo che la giuria abbia espresso soprattutto un giudizio di merito.
La canzone vincitrice è più attuale – parlo di sound – infatti sta facendo furori nelle chart mondiali (non solo in quelle italiane). E’ moderna, vendibile, mentre quella di Ultimo è prettamente sanremese. Avrà sicuro successo in patria, ma io credo che la giuria abbia espresso un voto basato su valutazioni simili, che tra l’altro sono facili da fare, pur non essendo dei discografici.
Che poi abbiano voluto mandare un messaggio politico non lo so. Non credo che Mahmood, essendo italiano, si presti granché a giochini del genere.
E comunque, ripeto, la questione non si pone. Il regolamento era quello, o lo si accettava, o non si partecipava. Tutto il resto appartiene alle chiacchiere.
Mettiamo da parte il regolamento, anche da parte mia ho detto ripetuto e sottolineato che è stato tutto regolare quindi lasciamolo da parte.
Non metto in discussione la canzone di Mahmood, va molto bene ma quanto ha aiutato che se ne sia parlato così tanto?
Una delle regole della pubblicità è che si parli del prodotto, bene o male ma purché se ne parli, fai caso alla Gillette, ha fatto uno spot tra i più odiati in pieno stile “WOKE” ma al tempo stesso ha fatto un gran colpo, tutti ne hanno parlato ne parlano e ne parleranno, e questo avrà un suo peso, così per Mahmood questa polemica è oro, ma questo non avrebbe avuto importanza per il nostro ragionamento se non fosse che il messaggio politico c’è stato. Ti ripeto tralascia la risposta pavloviana dello zero virgola di veri razzisti, ma che Mahmood non sia considerato un semplice italiano,lo si può capire facilmente da come i favorevoli alla sua vittoria hanno commentato, nello stesso modo con cui hanno commentato il primo corazziere nero nello stesso modo con cui hanno commentato, questa volta in modo negativo, il primo senatore nero leghista, così se per te non hanno voluto mandare alcun messaggio per me invece, che vengo da quella parte politica e quindi conosco i miei “polli” come ragionano e cosa hanno detto/fatto alcuni membri della giuria d’onore, ti dico e sono sicuro di si, che il messaggio c’era era voluto ed è stato inviato forte e chiaro e recepito, e lo dico per esperienza.
Mahmood è solo un piccolo tassello, se lo guardiamo da vicino hai del tutto ragione tu, ma se lo guardiamo un po più da lontano e uniamo tutti i fili credo, temo, che l’accusa di elitismo abbia più di un fondamento poi si, ci sarebbe molto da dire su cosa sia “elite” e del fatto che come tutte le etichette essa venga appiccicata spesso ad azzum, ma oltre il fumo c’è altro, ma questa è unì’altra storia.
Oh sia chiaro questi sono solo i miei due centesimi, poi magari chissà le mie sono solo balle quindi e aripoi sono solo canzonette…
Comunque ti ringrazio per la risposta.