Carisma 16 o più

Nei commenti a questo post alcuni scrittori da qualche tempo in attività sul Web hanno denunciato uno dei tanti, piccoli problemi che complicano questa bella ma complicata attività: la mancanza di feedback.
La faccenda è questa: molti scaricano ebook, specialmente gratuiti. Alcuni non li leggono nemmeno e una buona percentuale di quelli che invece lo fanno non lasciano alcun commento né all’autore né sul proprio blog o sui social network.
Altri ancora commentano solo per sottolineare quanto il libro/racconto in questione sia brutto, premurandosi di far sapere come lo avrebbero scritto loro e quali manuali l’autore dovrebbe leggere prima di riprovare un altro esperimento di questo genere. Se invece il libro/racconto gli è piaciuto liquideranno la questione con un semplice “non è del tutto da buttare“.
Che persone tristi, vero? Ma non è di questo che ci occuperemo, bensì di altro.
La domanda è questa: perché certi autori ricevono feedback e altri no?

La risposta semplice: perché lo scrittore deve sapersi anche vendere come “personaggio”. Una cosa di cui abbiamo già accennato nel post sul futuro della lettura.
Piaccia o meno il concetto di scrittore solitario e distaccato dal mondo è da considerarsi obsoleto e fallimentare.
I lettori vogliono interazione, vogliono partecipare alla fase creativa delle storie, desiderano dare del “tu” agli autori che seguono, ma anche dare consigli e fare richieste?
E’ giusto? E’ sbagliato? Chi lo sa. Però è così.
I social network hanno cambiato le regole del gioco, così come i blog e, prima ancora, i forum online.
Qui entra in gioco una seconda questione: lo scrittore può spaziare, non limitandosi a parlare soltanto dei suoi lavori, bensì esprimendo pareri in merito a una questione di argomenti, dalla recensioni ai programmi in TV, dalle belle donne (o bei fusti), dallo sport ai film.
Insomma, si rischia di finire nella categoria dei tuttologi, anche non volendo.
Ma, in definitiva, è un male?
Direi di no. L’idea che sta sotto questa trasformazione è in fondo basilare: lo scrittore si sveste della sua intoccabilità “artistica” e si pone al suo pubblico come amico, consigliere, compagnone.
Va da sé che non tutti sono portati a comportarsi così. Certe persone i social network li schifano a prescindere, o comunque non vogliono parlare dei fatti loro in pubblico.

C’è poi un secondo step da considerare: il carisma.
Molti scrittori sanno usare il linguaggio non solo nei racconti, bensì anche nello scambio di battute scherzose o negli articoletti che nulla hanno a che fare col loro lavoro. In men che non si dica diventano opinion maker (che fa figo dirlo in inglese, no?). Fanno tendenza. Esprimono la loro attitudine a diventare “esemplari alfa” di una comunità.
Al che i lettori, che sono un po’ amici e un po’ fan, faranno a gara per fornire allo scrittore il feedback sui suoi lavori. Feedback non necessariamente positivo, come è giusto che sia, ma pur sempre un feedback. Ossia passeranno parola, passaggio fondamentale dell’attività di qualunque artista in quest’epoca di condivisioni volontarie.
E’ come per i telefonini di ultima generazione: una delle applicazioni più importanti è quella che permette di condividere una foto, una canzone o un pensiero con un semplice click, direttamente su Internet. Se non condividi non sei nessuno. Se non condividi non esisti.
Ancora una volta: è giusto o sbagliato? La domanda in realtà è sciocca: la realtà è questa (adattati o muori, aggiungerebbe qualcuno).

Solo che lo scrittore deve sì condividere, ma soprattutto convincere il prossimo a fare lo stesso, passando parola ed esprimendo giudizi che siano un minimo costruttivi, e non insultanti.
Il rischio è però, come già accennato, quello di diventare tuttologi. Di esprimere giudizi che esulano la soggettività e diventano verità inoppugnabili.
Basta guardare in Rete. Di stolti che si proclamano “signori e padroni” di qualche argomento ce ne sono a bizzeffe. Signore del fantasy. Signore dei supereroi. Signore degli zombie (che poi…) Signore del giusto modo di scrivere. Signore del cinema. Signore dell’oplologia. Signore dei manga. (Etc etc). Di solito fondano il loro consenso su una base di fan-boys adoranti, che non fa altro che peggiorare la carica di follia e di esaltazione dei tizi in questione.
La cosa che fa specie è che si tratta una strategia di marketing che spesso paga, almeno all’inizio. Così come del resto in Italia paga ogni genere di polemica: calcistica, politica, economica, gossippare.
Qualcuno ha detto Grillo? No, pietà, fuori la politica da Plutonia!
Comunque se si arriva a tanto, ossia a diventare dei grotteschi personaggi con un grande seguito basato però sull’odio e sulle sparate clamorose, beh, sappiatelo: a un certo punto avete sbagliato strada e prima o poi vi perderete nel bosco.
Cosa che in effetti succede a tutti i demagoghi da due soldi.
Quindi, riassumendo tutto questo discorsone: è un gran casino trovare l’equilibrio tra l’essere troppo schivi e anonimi e il trasformarsi in rutilanti imbecilli. Ma vale la pena provare.

29 commenti

  1. Ecco, ci stavo pensando proprio in questi giorni. Sul perché, nonostante sia scorbutico, scostante, e conceda davvero poco, abbia tutto sommato un seguito e gente che aspetta di leggere ciò che scrivo.
    Cosa che considero un onore, conoscendo alcuni di loro.
    Io dico sempre a me stesso di averne per tutti e di parlare chiaro, anche quando scelgo di non parlare. Finora sono stato me stesso, coerente quanto basta, irruente e… insomma, tu mi conosci più di tutti.
    E questa cosa dell’interazione con l’autore la trovo divertente, ma al tempo stesso limitante e deformante. Proprio nel momento in cui si arriva a considerare l’autore amicone, ecco, si rischia (non dico che succeda) di assumere un atteggiamento informale ( che normalmente non si avrebbe, nella vita reale, con estranei) che può causare incomprensioni e stizza.

    Vabbé, discorso interessante, magari ci scrivo qualcosa anche io, dato che gli ultimi film visti fanno inesorabilmente schifo. 😀

    1. Eh, interessante la tua ultima considerazione! L’interazione con l’autore dà automaticamente il via a una confidenza che in molti casi viene data per scontata anche da perfetti sconosciuti. Roba che nella vita reale non esiste…
      Per dire ieri ho conosciuto un architetto (per una roba di lavoro) che ha la mia età, ma nonostante questo ci siamo rapportati alla stregua di due lord inglesi molto ingessati.
      Mi viene da pensare che è un fenomeno che tange anche il mondo delle celebrità. Si riallaccia un po’ al discorso Canalis: con Twitter deve sorbirsi discorsi sulle pecore sarde, battute triviali etc etc… Da perfetti sconosciuti. Idem i fans che pretendono risposte e confidenza.
      Non so, forse tutti i rapporti sono oramai sfalsati…

  2. Questo post è curioso e affascinante, particolamente apprezzabile alle sei di mattina, soprattutto perchè racchiude in sè molte delle riflessioni che mi hanno accompagnato fino a ieri. Personalmente sono sicuro che il diffondere e il condividere i propri video o i propri post sia di per sè utile se si procede con tenacia, ma che non porti a grandi risultati se magari uno non riceve il feedback che si aspetta. Io dal canto mio il mio blog lo sto montando su mattone dopo mattone, con pazienza, e la prospettiva che un giorno un giorno uno ricondivida un mio post e parta il boom delle visualizzazioni, facendo di me una sorta di candidato ad un nuovo seggio sulla poltrona degli Illuminati beh… è una chimera che mi eccita e terrorizza allo stesso tempo. Magari è meglio così, al naturale.

    Per quanto riguarda il carisma beh, è naturale che qualcuno ce l’abbia e qualcuno no, o magari che per accaparrarsi sul web bisogni tirar fuori grinta e faccia tosta. E’ così che molta gente su Youtube, per fare un esempio, è riuscita a far successo (nella sfera italiana, mi viene da pensare per ora). Ed è anche un peccato che si vada a formare uno spacco così profondo tra coloro che hanno successo e migliaia di visualizzazioni, e che magari possono gestire da soli la qualità e la quantità dei post/video/etc, e quelli che invece hanno dieci lettori fissi messi in croce ma che magari hanno tanto talento… (lo dico perchè è scappata fuori una lite del genere proprio ieri tra gente che conosco).

    1. Ma infatti la cosa triste ê che conosco alcuni artisti – scrittori, cantanti, perfino uno scultore – molto molto in gamba, ma che fanno una fatica boia ad avere un minimo di visibilità perché sono anti-social. E poi invece ci sono delle persone di modestissimo talento ma che sanno vendersi bene e hanno dei riscontri incredibili.
      È sempre successo, ma nell’epoca del Web 2.0 il fenomeno si è moltiplicato all’infinito…

  3. E’ tutto vero, tutto condivisibile, il guaio è che viviamo nell’epoca dell’immagine e della comunicazione sfrenata ed inconsulta, e si premia l’immagine della persona non la persona in sè stessa.
    Faccio un esempio che magari non c’entrerà niente: vedi il caso dei grandi chef, prima magari non li conosceva nessuno, a parte forse Gualtiero Marchesi – perchè scriveva libri, e qui torniamo al punto di partenza- poi è bastato che Gordon Ramsay andasse in televisione a maltrattare la gente o che Jamie Olliver si mettesse a piangere e fare la vittima sempre in Televisione e …pouff…adesso li conoscono tutti anche quelli che di cucina non ne capiscono niente.
    Pensa allora a cosa succede con web che è molto più immediato e avremo la risposta.

    1. Sì, esempio calzante. C’è spazio per tutti per parlare di tutto e l’umiltà di ribadire “questo è un mio giudizio” è sempre più spesso una mera fantasia.
      Come ho scritto nel post a volte sono i lettori stessi a dare carta bianca a uno scrittore o a un blogger per trasformarsi in una specie di semidio delle cassate spacciate per verità.
      Ciò che accadeva anche in TV ora accade tra le persone qualunque, su internet.

  4. ogni epoca storica e letteraria ha i suoi tempi e modi, nell’ottocento Hugo scrisse questo al suo editore per sapere come andavano i miserabili : ? , l’editore ( te lo vedi Monadadori che fa lo stesso..) rispose due giorni dopo : ! . tempi, modi e conoscibilità diverse, oggi è più rapido farsi conoscere, ma la moltitudine di informazioni ci soffoca ed è difficile distinguere il grano dalla pula, commenti , opinioni sballate e quant’altro credo facciano parte del gioco, alla fine il tempo dovrebbe…dovrebbe , essere gentiluomo.

  5. Tutto vero!

    Io mi sono sempre rammaricato della mancanza di feedback (non lamentato, rammaricato), specie in quest’ultimo periodo, non tanto perché ho bisogno di sapere che là fuori qualcuno mi ama, mi legge, mi desidera, e aspetta con frenesia l’uscita del mio nuovo ebook… piuttosto perché sto vivendo una crisi interiore e sto cercando di capire se ha senso continuare a pubblicare i miei lavori (e spendere denaro per mantenere aperto il sito)… perché sinceramente l’interazione tra lettore e scrittore è bella, ma quando il lettore ti prende per il fondoschiena (e io ultimamente mi sento preso per il fondoschiena) passa la voglia di interagire e di farsi prendere per il fondoschiena (mi ripeto, eh?).
    Cito sempre la trilogia di Adamo… ho subito un pressing assurdo per mandarla avanti… di mio avevo in mente di seguirla con più attenzione e calma ma… dopo Adamo ho ricevuto non sai quante suppliche per avere presto il seguito, e il gran finale. E poi? E poi i feedback sono arrivati solo dai miei due affezionatissimi lettori (TIM e Ferruccio, che praticamente hanno commentato ogni mio ebook, e pochi altri). E i millemila (ok esagero un pochino) che mi facevano pressing? Si son fatti di nebbia. Neppure so se li hanno letti, i due seguiti di Adamo.
    Per cui… la domanda è sempre la stessa: a che pro?

    Io son pure disposto a fare marketing di me stesso ma… visto che lavoro gratis, che non mi torna indietro nulla… i cari lettori potrebbero pure sbattersi, dopo che si sono sbattuti per fare pressing, per scaricare ogni robaccia che ho messo online, a mandare un “ping” per far sì che io capisca che sono ancora lì. Oddio… capisco che molti sono rimasti delusi per la chiusura di 31 Ottobre… ma alcuni di questi hanno pure tentato di copiarne i contenuti e spacciarli sul loro blog come fossero propri (senza citare il link al mio articolo sul blog)… e ciò mi ha spinto a renderlo invisibile.

    Insomma… fare marketing di me stesso a che pro?

    1. Glauco, ciò che dici, il tuo rammarico e tutto il resto, è condivisibile. Eppure credo che proprio la chiusura di 31 Ottobre sia coincisa, almeno nell’immaginario, in una volontà di distacco dall’interazione coi tuoi lettori di sempre.
      Magari le tue intenzioni erano esattamente opposte, o comunque non queste, ma tante persone si fermano ai segnali, alle impressioni immediate, senza approfondire.
      Certo, fa girare il pressing per concludere in fretta alcuni ebook e poi non dare nemmeno un riscontro di tre righe. Io sto leggendo pochissimo (rispetto ai miei standard) in questo periodo e mi dispiace non aver “tritato” nulla di tuo nel breve periodo, ma spero almeno di non aver fatto false promesse.
      Eppure la tua saga del detective privato sembra avere riscontri positivi… O è una mia impressione?
      Comunque da quel poco che ho imparato in questi anni direi che lasciarsi pressare dai lettori è una strategia che paga poco, proprio per i motivi che enunci tu.

      1. Eccomi… più che altro perché temevo di aver espresso male i concetti che avevo in mente. Mi concedo due righe per chiudere il discorso, e poi passo direttamente a rispondere alla tua replica.

        Il fatto di non ricevere feedback “in assoluto” non mi da grossi problemi. Ciò che mi opprime sono le situazioni in cui i lettori fanno pressing, e poi quando li soddisfi scompaiono. Ecco… questo mi pare ingiusto. Se uno si prende la briga di contattarmi, perché abbandonare questo “dialogo” a metà? Si tratta di una questione di pura educazione.
        A me, di avere carisma, di essere simpatico a tutti, di essere amato… frega il giusto. Preferisco mostrarmi per quello che sono. Non mi piace recitare, non amo neppure di fingere cordialità nei confronti degl’altri. Ecco… tutto qui!

        Torno a te e alla tua replica.

        Sono perfettamente d’accordo con te. La chiusura di 31 ottobre è stata sicuramente fraintesa… del resto non potevo, ne posso, ne potrò mai spiegare tutte le motivazioni per cui il blog ha cessato l’attività. E non mi pareva neppure giusto mutarne i contenuti in maniera estrema rovinandone l’integrità. Ho preferito chiudere e ricominciare… conscio che i 400/500 lettori giornalieri si sarebbero ridotti a un pugno di affezionati. Era previsto e sono sereno anche quando vedo che il mio ranking è sceso da 350 a 2650… chissene!

        In generale non sono affamato di feedback, né di notorietà… ma sono deluso del fatto che i lettori che hanno cercato un contatto diretto ‘volontariamente’ (non li ho certo cercati io), poi sono scomparsi quando hanno ottenuto ciò che chiedevano. E a me queste cose non piacciono per niente… ragazzuò, neppure un grazie! Questa è maleducazione.

        Per cui… va bene cazzeggiare su FB, avere scambi di opinioni sui social o sul blog… ma quando si parla di scrittura, sorry. Son deluso! Per cui non risponderò più a certi tipi di richieste. Se va bene ciò che offro, ok… altrimenti, in Italia si pubblicano ufficialmente più di 60000 titoli all’anno… 164 titoli al giorno, qualcosa di buono da leggere lo troveranno sicuramente, non credi anche tu?

        Per cui hai ragione: il pressing dei lettori frega… ascoltarli, a volte, frega due volte.

        La saga di MB ha successo? Sai che non lo so? Di sicuro piace a TIM e a Gianluca piace parecchio… visto che la seguono assiduamente. Io, lo ammetto, l’ho scritta per me stesso. Sai che mi piace sperimentare!

        PS.
        Nel mio precedente commento ho fatto un errore… ho citato Ferruccio al posto di Gianluca. Entrambi non me ne vogliano… arrivavo dal blog di Ferruccio e il suo nome mi è rimasto impresso, così quando ho citato i due big dei commentatori, ho avuto un lapsus terribile. Chiedo scusa a entrambi!!

        1. No, tranquillo, avevo capito cosa volevi dire 🙂

          In effetti sottolinei cose che a più riprese noto anch’io.
          Solo che io sono un cazzeggione nato, perciò alla fine risolvo con un alzata di spalle e mi butto sui social network a scherzare e a giocare.
          Non di meno quando ho modo e tempo di fare qualche riflessione più elaborata noto che il ruolo dello scrittore è oramai bistrattato da più parti.
          Deriso, schernito, blandito, obbligato a scrivere sequel… E ovviamente guai a chiedere soldi!

          Una sola cosa non condivido (ma te lo dico con serenità, non fraintendere!): per me chi gestisce un blog in qualche modo cerca di essere letto. Vuole essere letto. Non lo si fa mai per noi stessi, altrimenti la noia di parlare da soli diventerebbe troppo oppressiva.
          Ma forse, anche qui, non tutti siamo uguali…

          1. No… no… Assolutamente! Il blog nasce per la condivisione e sarebbe da matti scriverlo per sé stessi.
            Intendevo dire che è la saga di Mauro Bianchi che scrivo per me stesso. Volevo capire se ero in grado di buttar giù qualcosa che mischiasse ironia, mistero, e poliziesco. Un mio esperimento letterario.

            Il blog è ovviamente rivolto agl’altri… ma non posso pretendere che gli argomenti trattati possano piacere a tutti. Diciamo che gli argomenti di 31 Ottobre cominciavano a farmi sbattere contro innumerevoli muretti e… ero stanco di darmi il Lasonil sui lividi! ^_^

  6. Linee di confine. Io pubblicizzo i miei lavori solo in lidi conosciuti, e fortunatamente ne ho un po’. Non mi andrebbe di passare come uno “spammone”, che forse è anche peggio della consapevolezza di non essere letti.
    Per quanto riguarda i feedback, beh, sono pochi. I lettori ci sono, i miei eBook vendono (tanto da essere sicuro di essere uscito dalla solita cerchia di amici e parenti) ma i riscontri effettivi sono pochi. Quando arriva una mail o un post di un perfetto sconosciuto è sempre un piacere, ma li conto sulle dita di una mano.

    1. Tu Enzo sei fin troppo un signore. Lo dico davvero: sei troppo educato e gentile.
      Purtroppo in questi nostri tempi strani può sembrare perfino un difetto. Ma non cambiare!

      1. Ahaha… tanto educato e gentile da far quasi schifo. Ma, alla fine, anche a me interessa quello che interessa a tutti noi scribacchini: vendere una fottuta copia in più 😉

  7. Quella del rapporto diretto col pubblico è sempre stata una delle chiavi essenziali della scrittura popolare in giro per il mondo.
    Penso a Wilbur Smith che lascia in attesa il sindaco di Torino perché prima deve finire di firmare autografi e chiacchierare coi suoi lettori.
    Penso a Cussler che mi manda messaggi su Facebook per sapere se anche a me piacciono le rosse,perché lui nel prossimo romanzo pensava d metterci una protagonista coi capelli rossi.
    Penso a Drake, Flint, Weber e tanti altri che chattano col pubblico una sera a settimana sul forum della loro casa editrice (e Drake pubblica le outline dei suoi lavori e ne discute con gli aspiranti scrittori).
    Fino al recente dibattito su Night Bazaar, in cui uno degli autori si è abbandonato ad un delirio politico per lo meno inelegante (oltre che zeppo di baggianate), e non solo è stato grigliato da colleghi e lettori, ma in una settimana le vendite del suo romanzo sono crollate.

    Da noi questa cultura non esiste – si è passati dall’autore come quello che leggi intervistato sul giornale o vedi in TV che si pavoneggia, a quello a cui puoi mandare delle mail in cui gli dici “te di ‘ste cose non ciai capito gnente”, quello che dovrebbe regalarti i libri perché tanto glieli puoi rubare, quello che, in combutta con editori truffaldini e librai malvagi vuole solo abbindolarti, quello che “adesso te la faccio vedere io!”

    La comunicazione resta fondamentale.
    Il carisma si può accrescere imparando a relazionarsi con gli altri.
    Sperando sempre di avere interlocutori sensibili, e non frustratelli desiderosi di “metterti al tuo posto”.

    1. E dire che oggi come oggi ci sono anche molti più mezzi per confrontarsi con il pubblico di lettori.
      Se poi uno non è portato c’è poco da fare, eppure continuo a vederlo come un limite (non come un difetto, è diverso).
      Certo, occorre mettere un filtro. Perché io di quello che mi contatta via mail per dire “lo steampunk non è quello che scrivi tu” non lo vorrei proprio più vedere. Ma qui rientriamo nella comunissima e fantomatica educazione, o netiquette. Questa sconosciuta…

      1. C’è anche da dire che, bazzicando il genere, pur avendo un sacco di lettori fantastici e che ci sostengono con entusiasmo, spesso i più vocali coi quali abbiamo a che fare sono nerdazzoni orridi, che di solito hanno più rapporti sociali con le proprie action figures che non con degli esseri umani reali… per cui pensano che abbandonarsi ad atteggiamenti e linguaggio visti in qualche film di Van Damme sia un modo per apparire colti e cosmopoliti.
        Quindi spesso all’atteggiamento totalitario dell’appassionato si accoppia l’assoluta incapacità di comunicare in termini umani.
        I risultati li conosciamo bene.

        1. Capita anche a me… Destino comunque per chi bazzica il genere, mi sa.
          Che poi, fin quando certe discussioni nerd rimangono sul binario del gioco sono davvero sfiziose. Quando diventano tremendamente seriose, bah, a me cadono le palle (per dirla semplice).

  8. Credo che la mancanza di feedback di una lettura ha una serie di variabili numerose. Non credo che tutti coloro che scaricano e leggono un eBook abbiano un blog o un sito su cui esternare il loro parere. Qualcuno potrebbe anche pensare “Ci sono i contatti dell’autore, ma mi vergogno. Chi sono per mandargli un’email o un messaggio su Facebook per dirgli che il libro m’è piaciuto/m’ha fatto schifo?”. Sicuramente entra in gioco anche una pigrizia di fondo.
    Volendo allargare il discorso (e parlando in prima persona) mi riesce difficile parlare e scrivere sul blog di tutti i libri e i fumetti che leggo, di tutti i film e telefilm che vedo, o di tutti gli argomenti che mi stanno a cuore. Quindi entra in gioco anche il fattore “scelta”. 🙂

    Per quanto riguarda il parere sull’opera in particolare, ho sempre pensato che finchè si è sinceri con sè stessi e si ha la libertà di dire quello che si pensa, con l’opera che si è letta/vista non ci sono problemi. Difendo a spada tratta soprattutto il diritto di critica, che è sempre sacrosanto, ammesso che si rimanga nei binari del buon gusto e della decenza.

    1. Con tutta la buona volontà nemmeno io riesco a dare tutit i feedback che vorrei.
      Cerco di recensire le cose che proprio mi sono piaciute, ma a volte ci vogliono molte settimane prima di poter pubblicare qualcosa di senso compiuto.
      Giustissima la precisazione su chi non ha un blog dove recensire. Potendo farlo, consiglierei di lasciare almeno due righe sui social network (che hanno più o meno tutti). Il passaparola è l’unica arma promozionale in possesso di chi non può/non vuole agire attraverso i media tradizionali.

      Riguardo al diritto di critica il problema è proprio quello che paventi tu: il limite della decenza è sempre più un ricordo…

  9. Credo vagamente di essere tra gli ispiratori del post… 😛

    Per quanto mi riguarda, ho deciso di spostare tutti i discorsi sui “making of” dei miei lavori sul tumblr, per evitare di affollare il blog con cose che riguardano solo me e i miei eBook, e lasciar spazio a recensioni, cazzeggio, top 5, approfondimenti etc. Ritengo sia una mossa corretta, ma, dati alla mano, non ha pagato affatto. Il tumblr non viene granché seguito, e giusto ultimamente con Il Mistico si sta iniziando a vedere qualche visita.
    La cosa mi fa intuire che – evidentemente – ho poco carisma, per metterla in termini D&Deschi, oppure condivido troppo poco. Per la implicita paura di essere pesante e ossessivo a spammare troppo i link. 😛
    Insomma, come dici alla fine, trovare un equilibrio è complesso.

    Ciao,
    Gianluca

    1. Vagamente 🙂

      Gianluca, tu sei troppo educato, maturo, cordiale ed equilibrato… Per questo magari fatichi ad avere commenti/feedback. Sparassi una polemica furibonda contro qualcosa, tutto cambierebbe.
      Ma NON farlo, perché Redrum è bello proprio in quanto si respira armonia e serenità. Pian piano i risultati arriveranno 😉

      1. Grazie delle belle parole, Alex… *O* Significano molto. 🙂

        Avevo iniziato a prendere una piega polemica, qualche mese fa, con una serie di articoli del lunedì. Che effettivamente ogni volta facevano il botto di visite e commenti, però li ho abbandonati. E non ne sento la mancanza. 😉

        Ciao,
        Gianluca

  10. Non posso assolutamente non commentare: ai ragione sotto ogni punto di vista.
    Però ho da fare una piccola aggiunta: secondo me è sempre stato così, sono pochi gli artisti che hanno vissuto ritirati e che sono diventati famosi. Chi più, chi meno, ha condiviso i suoi interessi, pensieri, paure, nel modo giusto per la sua epoca.

    Quindi,la scrittura (ma anche la pittura, il disegno, la musica….) richiedono interazione, e mi pare anche logico.

    Tutto IMHO, ovvio ^^

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