26 settembre
Il canale prosciugato che percorrono puzza di vegetali marci e di chiuso. È alto poco più di un metro e sessanta, perciò devono procedere chini, con le schiene che sfiorano il soffitto sporco di muschio.
Lungo il percorso ci sono diversi canali laterali, ramificazioni che si perdono chissà dove. Con un filo di voce White spiega che fanno parte della rete acquifera sotterranea di Malebolgia. Da quel che Massimo sa grazie alle chiacchierate con Nadia, quando il sortilegio postumo di Francesco Pliss ha dato vita al Borgo, esso era molto diverso. Dopo un primo scontro iniziale tra la fazione di suo nipote Gustav e i membri della Cerchia Alchemica c’è stata una spartizione quasi spontanea del territorio.
Col tempo il Borgo ha poi rivelato la sua essenza mutaforma, rispondendo alle sollecitazioni di Steno e del Sindaco, cambiando la sua morfologia.
A un certo punto White ferma i due compagni con un cenno del braccio. Massimo capisce perché: c’è qualcosa che si muove in un cunicolo alla loro sinistra. Non vede di chi si tratta ma lo sente con chiarezza mentre gratta sulla pietra, avvicinandosi.
È un pessimo déjà-vu di quanto accaduto nel vicolo con le Larve tentacolari. Poi quel qualcosa compare al margine del raggio luminoso delle torce. Si vedono artigli, braccia corte e rachitiche dal colore della pietra, ali da pipistrello che schiaffeggiano l’oscurità. I corpi no, quelli sono ancora nascosti al buio.
Maschera Bianca impreca in inglese ma reagisce subito. Estrae il candelotto di un fuoco a mano da una tasca del trench e lo accende sfregandolo sul muro. La fiamma rossa allarga notevolmente l’area illuminata.
Massimo ha una visione non più lunga di un secondo: un mostro dal corpo rettiliforme ma pietroso, sormontato da una testa zoomorfa. Una parola emerge dalle sue letture giovanili: gargoyle.
Ma le creature nel canale laterale sono almeno una mezza dozzina, alcune arrampicate sulle pareti come ragni o come aliens. Appena la luce rossa le tange si ritirano indietro, nelle tenebre, strillando come tacchini strangolati.
White fa cenno ai compagni di avanzare. «Non ci sfideranno, finché abbiamo questo. Ma statemi vicino. Forza, che siamo quasi fuori.»
Riprendono la marcia a passo svelto. In fondo al passaggio si vede una grata, quindi l’uscita. La raggiungono in tre minuti scarsi. Una volta arrivati il vigilante porge il candelotto a Somma e si dà da fare con l’acido per sciogliere le sbarre di ferro.
Massimo si guarda alle spalle. Sa che i mostri sono lì, al margine del bagliore rossastro. «Sono gargoyles?», domanda a White, involontariamente affascinato.
«Creature della Signora, omuncoli creati dalla sua magia, ma poi abbandonati come aborti.» Quindi sbircia oltre la grata, oramai divelta, e la sposta di lato. «Possiamo uscire. Non ci seguiranno là fuori.»
Fidandosi sulla parola Danilo e Massimo escono dal tunnel. Sono finiti in un altro fossato, meno profondo del precedente. Attorno e in lontananza ci sono case, palazzi, un panorama non troppo diverso da quello del quartiere del Sindaco. Da quel lato dei bastioni lo scrittore vede con più chiarezza una delle bandiere esposte sul camminamento.
Il simbolo che campeggia su sfondo bianco lo fa rabbrividire fino al midollo: è una svastica rossa nazista.
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ohhhh finalmente le naziste bionde con gli stivaloni ! 😀
scherzi a parte, mi intriga tantissimo
Bella commistione di elementi.
Passaggio sotterraneo, gargoyles e svastiche.
Davvero bello!C’è di che sorprendersi ad ogni riga.
Appassionante come sempre! 🙂
Cily
Questa blog-novel interessa sempre di più, anche le bandiere naziste ora! 🙂 Dai, dai, dai, ancora!
Ciao,
Gianluca
Gargoyle nazisti! 😀
Dai che Steno si avvicina…
Grazie a tutti! Mi ripeterò in modo noioso, ma questi vostri commenti sono il motore del Borgo 😉
Ti stai divertendo parecchio, la cosa è percepibile. A questo punto esigo, sottolineo esigo, qualche macchinario fine-di-mondo pseudoscientifico. Alimentato a orgoni, naturalmente.
Hell was here